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Studi Cassinati, anno 2017, n. 4
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di M. Zambardi
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Domenica 17 settembre 2017, in Piazza Risorgimento a San Pietro Infine, durante la consueta processione dell’Addolorata, si è svolta una cerimonia commemorativa con scoprimento di una targa a ricordo del giovane sampietrese Domenico Di Zazzo, morto tragicamente durante i lavori di ricostruzione del dopoguerra. La targa è stata voluta e posizionata, nel 70° della ricorrenza, dall’Amministrazione comunale di San Pietro infine su segnalazione dell’Associazione culturale «Ad Flexum». Durante la cerimonia, presieduta dal sindaco Mariano Fuoco e officiata da Monsignor Lucio Marandola, sono stati ricordati anche tutti coloro che si sono adoperati nel dopoguerra per ricostruire il paese distrutto e martoriato dalla guerra.
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Nel mese di settembre del 1947, durante i lavori per la ricostruzione postbellica del nuovo centro di San Pietro Infine un giovane lavoratore del paese dette anch’egli il suo tributo di sangue alla guerra, che pure era già finita da un pezzo2. L’operaio si chiamava Domenico Di Zazzo ed era uno dei sette figli3 di Francesco Di Zazzo e di Maria Carmina Rossi. Era nato a San Pietro Infine il 3 febbraio 1926, per cui quando, nel 1947, morì, aveva solo 21 anni, ed era celibe. Era un giovane operaio che, come tanti altri del paese, si dava da fare per guadagnare il pane per sé e per la sua famiglia, lavorando alla costruzione del nuovo paese.
Ma vediamo un po’ più da vicino che cosa accadde quel triste giorno, e facciamo che rimanga sempre vivo il ricordo di Domenico4. Era il pomeriggio5 di giovedì 18 settembre del 1947, mancava poco alla fine della giornata lavorativa nell’ampia area del cantiere di quella che diventerà poi Piazza Risorgimento. Alla sinistra della seconda rampa di scale, a partire dalla piazza, Domenico Di Zazzo e il suo collega di lavoro e amico Donato Carciero, di due anni più giovane di lui6, stavano cavando della breccia che, impastata con sabbia e calce, serviva per realizzare le case popolari del nuovo paese. Per cercare quella più adatta, e cioè con una pezzatura uniforme di piccole dimensioni, si era creata una piccola cavità. I due si davano da fare per avvantaggiarsi il lavoro per il giorno dopo ma,all’improvviso, la grotta franò sui due operai. Domenico, che si trovava più all’interno, rimase completamente sepolto dalla sabbia. Donato, invece, fu più fortunato perché a rimanere sepolte furono solo le gambe e in breve tempo riuscì da solo a liberarsi. Incredulo e spaventato si mise a urlare a più non posso chiedendo aiuto. Accorsero sul posto molte persone e iniziò una corsa frenetica per liberare il ragazzo. C’era chi scavava con le mani nude e chi con un badile, ma, purtroppo, nonostante la prontezza dell’intervento, non si fece in tempo a salvarlo. Domenico fu trovato ripiegato su se stesso. La volta franando lo aveva sorpreso e lo aveva schiacciato al suolo. Anche Antonio Zambardi, che quel giorno era a casa del nonno Adolfo, a circa cento metri di distanza dal luogo della tragedia, ancora ricorda che sentì le urla disperate di aiuto di Donato, nonostante la distanza. Accorse immediatamente sul posto e dette anche lui una mano a scavare ma tutto fu vano.
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NOTE
1 La Processione, denominata «La Rancanessa», si svolge ogni anno, come voluto da un antico “lascito testamentario”, la seconda domenica di settembre, in pratica la settimana successiva a quella della festa patronale, dedicata alla Madonna dell’Acqua.
2 Il suo nome è infatti riportato nell’elenco dei civili sampietresi caduti a causa della Seconda guerra mondiale.
3 Questi erano: Antonietta, Carmine, Ludovico, Antonio, Gennaro, Elisabetta e Domenico.
4 Le notizie le ho apprese, negli anni ’90, dalla viva voce di un testimone, il compianto Donato Carciero.
5 Secondo l’atto di morte, redatto da Olindo Calleo, erano le ore 17,00.
6 Donato era infatti nato il 9 febbraio 1928, da Luigi e Maria Di Stefano.
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