Studi Cassinati, anno 2015, n. 3
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di Fernando Sidonio
Passeggiando lungo le strade della nostra Cassino, capita spesso che alla vista delle targhe che ne indicano in nome, il pensiero corra a soffermarsi sui toponimi e, in particolare, sui nominativi delle personalità entrate nella toponomastica locale alle quali sono state intitolate le vie della città. Sarebbe veramente interessante e utile, soprattutto per i più giovani, se le targhe poste agli angoli delle vie specificassero il motivo per cui quelle persone hanno meritato un tale riconoscimento indicando, quantomeno, l’attività svolta o il ruolo ricoperto in vita (poeta, politico, giurista, giornalista etc.) nonché i loro estremi cronologici. Quelle targhe, del tutto silenziose, assolverebbero così a un’importante funzione civica e divulgativa, come quella svolta esemplarmente dalla targa apposta nel giardino ubicato in Piazza Labriola a fianco del Tribunale, intitolato a «Peppino Impastato», poiché essa ricorderà per sempre a tutti i passanti e ai ragazzi che usano riunirsi proprio lì vicino che Impastato fu «Giornalista coraggioso vittima della mafia».
Tra le varie strade del centro cittadino ce n’è una che mi ha colpito particolarmente e cioè «Via Marsella», una traversa di Via Enrico De Nicola, la prima a sinistra dopo il semaforo all’incrocio con Via Guglielmo Marconi. Ho provveduto a chiedere in giro chi fosse tale «Marsella» ma solo un amico, dopo avermi fatto notare che il cognome esatto era «Marselli», mi ha saputo dire unicamente che era stato un ufficiale dell’Esercito Italiano. Allora, ancor più incuriosito, ho cominciato a fare delle ricerche per avere maggiori notizie sul personaggio e sulla sua famiglia.
A Cassino il cognome Marselli o Marsella1 si trova menzionato per la prima volta nel 1430 con il giudice Giovanni Marsella2 e poi di seguito nel 1457 riferito al notaio Antonio. Quindi nel XVI secolo con i nomi di Fenice, Rina, Antonia, Ovidio, Cesare e Muzio. Invece nel 1601, per la prima volta, si trova il cognome Marselli con Giacinto registrato nell’ambito di un «patto per le nozze con Antonia Ciolfi»; poi nei secoli XVII e XVIII è citato con Benedetto, Ettore, Beatrice, Antonoro, Luigi e nel 1709 con Girolamo Marsella.
Va ricordato inoltre che nel dicembre del 1521 Diomede e Sebastiano Marsella, nobili di San Germano (attuale Cassino) parteciparono a una rivolta della città nei confronti della Badia di Montecassino. La rivolta, fallita, costò loro l’abbattimento delle case, la confisca dei beni da parte del fisco e la pubblica espiazione nella Basilica Cassinese, condotti a chiedere perdono all’abate Ignazio Squarcialupi legati con una fune al collo3. Nel 1696 sono menzionati in una descrizione della Chiesa Collegiata di S. Germano ove si cita una «cappella di S. Agnese, vulgo chiamata S. Annessa, che è governata dalla famiglia de’ Signori Marselli»4. Un Niccola Marselli viene menzionato in un libro scritto dall’Abate Domenico Romanelli5, dove tra l’altro si legge: «Invitato in gentil maniera dall’egregio, e buon amico D. Niccola Marselli da S. Germano, io colsi il felice momento di fare questo giocondo, e per me desiderato viaggio». Lo stesso don Nicola, questa volta con una sola “c”, appare anche nel «prospetto delle vendite» dei beni del soppresso Monastero di Montecassino come acquirente (17/11/1807) di un mulino a due ruote ubicato in S. Elia Fiume Rapido, nonché dell’acquisto in S. Germano di un orto e dieci tomoli di terreno per un costo totale di 41.488 ducati6. Appena dopo l’Unità d’Italia faceva parte del primo Consiglio Comunale della città di S. Germano (1861) Nicandro Marselli7 che l’anno seguente fu sostituito da Francesco Marselli8.
Invece di Nicola (o Niccola) Marselli si conosce ben più. Nacque a Napoli il 5 novembre 1832, da Luigi, capitano di uno dei reggimenti della guardia reale, originario di Cassino, e Marianna Macaluso. Nella città partenopea fu allievo del Collegio militare della Nunziatella dove, dal 1842 al 1850, trascorse «otto lunghi e brutti anni»9. La sua formazione scolastica si avvalse anche degli insegnamenti di Francesco de Sanctis, il grande storico della letteratura italiana, che gli trasmise «l’amore per la libertà e l’aborrimento verso la presente servitù»10. «Nel 1848, quando il collegio fu occupato militarmente e lo stesso De Sanctis fu percosso (e poi allontanato dal collegio), il giovane Marselli chiese di essere mandato a combattere in Lombardia, attirandosi la severa censura dei superiori. In urto con il padre per le sue idee, lettore clandestino di V[incenzo] Gioberti e simpatizzante per il neoguelfismo, studiò il tedesco e s’infiammò per la filosofia hegeliana»11. Terminati gli studi nel 1850, a soli 18 anni divenne ufficiale del Genio, ma, incluso in una lista di sospetti, «venne destinato per punizione al battaglione degli zappatori e dei minatori e sottoposto a sorveglianza speciale»12. L’11 agosto 1859 sposò Guglielmina Walter, dalla quale ebbe una figlia, Anita, e un figlio, Arnaldo.
Dopo l’Unità entrò nell’Esercito italiano prestando giuramento a Reggio Calabria il 5 febbraio 1861 e fu nominato da Garibaldi capitano di prima classe dell’arma del genio.
Nel 1866 partecipò alla terza guerra d’indipendenza e fu autorizzato a fregiarsi della medaglia a ricordo delle guerre combattute per l’Indipendenza e l’Unità d’Italia e della medaglia col motto «Unità d’Italia 1848-1870».
Nel 1867 fu chiamato a insegnare storia generale e storia militare presso la Scuola superiore di guerra a Torino. Nel settembre 1868 fu promosso maggiore, poi dal 28 febbraio 1878 fu colonnello, dal 2 novembre 1884 maggiore generale con comando della divisione militare di Catanzaro, dal 2 novembre 1890 al 27 ottobre 1897 tenente generale, prima comandante in seconda del Corpo di Stato maggiore e poi, dal gennaio 1895, comandante del VI corpo d’armata a Bologna. Fu anche segretario generale del Ministero della guerra (12 novembre 1884-20 febbraio 1887). Oltre che militare di professione e studioso, fu noto come uno dei più significativi scrittori italiani di cose militari, intraprese la carriera politica. Venne eletto alla Camera dei deputati per sei legislature, dalla XII alla XVII (dal 1874 al 1892) in collegi dell’Abruzzo, tre volte in quello di Pescina13 e altrettante in quello di L’Aquila II-Sulmona14. Il 10 ottobre 1892 fu nominato senatore del Regno.
Nel novembre del 1897 fu collocato in pensione per motivi di salute. Negli ultimi anni della sua vita, trascorsi a Roma in una casa in piazza dell’Esquilino, fu «invaso da una specie di misantropia. Pranzava solo nel suo salottino e passava quasi tutta la giornata scrivendo». Colpito da disturbi mentali, era rimasto vedovo dal 1885 e anche il figlio, che aveva sposato la baronessa Grella di Avellino, era morto giovane a causa di una polmonite, contrariato dai progetti di matrimonio della figlia, si suicidò in concomitanza delle nozze, il 26 aprile 1899. La ventiseienne figlia Anita si sposò in quel giorno con il tenente colonnello Luigi Amadasi «all’insaputa del generale, per evitargli il dolore di una separazione. La cerimonia religiosa fu infatti celebrata alle 8 di mattina nella chiesa di Santa Maria Maggiore». Tuttavia in quella stessa giornata Nicola Marselli pose fine alla sua esistenza. Quando gli sposi tornarono a casa andarono a salutare il «generale nel suo salottino. Lo lasciarono avanti al suo tavolino, e sembrava scrivesse. Erano appena usciti dietro la porta del salotto; dal buco della serratura, lo sorvegliava come sempre la sua governante. All’improvviso ella lo vide levarsi dal tavolo e avviarsi alla finestra. Essa si precipitò verso il generale, lo raggiunse, ma, egli che aveva già scavalcato il parapetto, riuscì a svincolarsi e si gettò in piazza dell’Esquilino. Fu raccolto che non aveva perduto i sensi; gridava e si dibatteva. Aveva fratturata una gamba e le coste; una scheggia di queste gli aveva forato il polmone, e mandava sangue dalla bocca. Nonostante tutte le cure alle quattro e tre quarti il generale cessava di vivere … È ormai accertato, che quest’insigne uomo commise l’atto insano in un accesso di sovraeccitazione nervosa, alla quale andava soggetto, in seguito a dolore della perdita del figlio, e per il soverchio lavoro intellettuale»15. Le spoglie furono tumulate al Verano ma nel 1902 furono traslate nel cimitero di Napoli, a Poggioreale, nel recinto degli uomini illustri, dove, per pubblica sottoscrizione, gli fu eretto un monumento opera di Mossuti e apposta una lapide con la scritta: «Fece della scienza / l’anima della storia / volle l’esercito italiano / anima della patria / sarà il labaro / del nostro esercito rinnovato / sarà per la cittadinanza / l’ara ispiratrice di virile italianità»16.
Subito dopo la sua morte a Cassino gli fu intitolata una piazza cambiando la toponomastica locale per cui la «piazza degli alberghi» divenne «piazza Nicola Marselli»17. Si tratta della piazza, oggi scomparsa, su cui si affacciava l’hotel Cassino e l’hotel Varrone e che oggi corrisponderebbe all’incrocio di via Marconi con via De Nicola. Nel 1904 «Il Fuoco», il giornale fondato da Gaetano Di Biasio, scriveva: «Piazza Nicola Marselli è il punto più simpatico di Cassino, poiché è circondata dai migliori palazzi e dai migliori alberghi. Ebbene non si è mai pensato di riattarla; il suolo è ingombro di fossi e di immondizie e il livello … è senza livello. Perché dunque se non la si vuole lastricare non si dissoda il terreno, si appiana e si tiene sempre pulita? Perché non vi si piantano degli alberi? Perché non vi si tracciano due o tre aiuole? Non acquisterebbe di più Cassino?»18.
A titolo di cronaca può apparire interessante ricordare che l’attuale sindaco di Cassino, avv. Giuseppe Golini Petrarcone, ha dei lontani vincoli di parentela con i “Marselli” in quanto una sua prozia, Maddalena Golini Petrarcone, sposò Bettino Marselli.
Al termine di questo breve excursus vale la pena concludere citando proprio il figlio di Bettino Marselli, Gilberto Antonio, illustre sociologo del XX secolo, nato il 7 ottobre 1928 a Caserta, città in cui il padre prestava servizio come ufficiale di artiglieria. Negli anni della seconda guera mondiale Bettino Marselli fu trasferito a Bologna. Dopo l’8 settembre 1943 entrò in clandestinità rifugiandosi sulle colline emiliane. Un giorno il giovane Gilberto Antonio, all’epoca quindicenne, fu arrestato dalle Brigate Nere mentre con una bicicletta portava informazioni ai partigiani, tra cui il padre, nascosti sulle alture circostanti. Venne condannato a morte e trascorse due mesi in carcere dove ebbe modo di conoscere tra gli altri anche Massimo Cordero, il padre di Luca di Montezemolo. Quindi fu portato presso i Prati di Caprara per essere fucilato assieme ad altri partigiani. Tuttavia proprio mentre le esecuzioni erano in corso, furono sospese per via dell’intervento dell’arcivescovo di Bologna, il cardinale Giovanni Battista Nasalli Rocca, che aveva protestato presso le autorità fasciste poiché si sarebbero fucilati dei minorenni, e fu così che Gilberto Antonio si salvò.
Dopo la liberazione la famiglia si trasferì a Portici. Gilberto Antonio si iscrisse alla Facoltà di Scienze Agrarie e si laureò nel 1951, interrompendo così un passato familiare di generazioni di ufficiali. A Napoli fu discepolo del grande economista, nonché politico e accademico, Manlio Rossi-Doria che fu relatore della tesi di laurea di Gilberto Antonio incentrata sui danni causati dalla guerra all’agricoltura a Cassino. Divenuto assistente e collaboratore di Rossi-Doria, fu chiamato proprio da quest’ultimo a redigere un piano sulla riforma agraria fortemente voluta dall’allora ministro Antonio Segni. Nel 1950 conobbe il poeta lucano Rocco Scodellaro che si era recato a Portici per guidare un’indagine sulla scuola in Basilicata e con il quale strinse una profonda amicizia intellettuale. Fu a Roma che Scodellaro gli presentò Carlo Levi, all’apice dell’enorme successo del suo libro Cristo si è fermato a Eboli. Nel 1960 si recò in America dove conseguì un dottorato in sociologia presso la Cornell University. Tornato a Napoli, insegnò Sociologia presso la Facoltà di Economia dove chiuse la sua carriera nel 2003 19.
1 T. Vizzaccaro, Cassino dall’Ottocento al Novecento, S.E.L. Editrice Roma, p. 395.
2 T. Leccisotti, F. Avagliano, I regesti dell’Archivio, Abbazia di Montecassino, Tipografia Editrice M. Pisani Isola del Liri, 1977.
3 L. Tosti, Storia della Badia di Monte-Cassino, Dallo Stabilimento Poligrafico di Filippo Cirelli, Napoli 1843, Tomo III, pp. 258-260.
4 F. Avagliano, L’Altare Maggiore e la Cappella del Salvatore nella Chiesa Collegiata di S.Germano in una descrizione del 1696, in www.cassino2000.com.
5 D. Romanelli, Viaggio da Napoli a Montecassino e alla celebre cascata d’acqua nell’Isola di Sora, Dalla Stamperia Francese, Napoli 1827.
6 L. Fabiani, La Terra di S. Benedetto. Studio storico-giuridico sull’Abbazia di Montecassino dal VIII al XIIII secolo, Montecassino 1968 (Miscellanea Cassinese) vol. III, Tipografia Editrice M. Pisani, Isola del Liri 1980.
7 Nicandro Marselli era marito di Pasqualina Molle. Quest’ultima assieme alla sorella Antonietta avevano avuto per diritto di successione la proprietà della Rettoria di S. Michele (E. Pistilli, Vertenza sulla proprietà della sorgente Capo d’Acqua di Cassino. I confini della rettoria di S. Michele nel 1534, in «Studi Cassinati», a. II, nn. 3/4, settembre-dicembre 2002, p. 215).
8 G. de Angelis Curtis, Le variazioni della denominazione dei comuni dell’Alta Terra di Lavoro, Edizione CDSC-onlus, Cassino 2013, p. 113.
9 L’istruzione militare e l’economia. Lettere di Niccola Marselli, Torino 1864, p. 26.
10 N. Marselli, Gl’Italiani del Mezzogiorno, Roma 1884, p. 31.
11 Dizionario biografico degli Italiani, Istituto dell’Enciclopedia Italiana Treccani, vol. 70, Roma 2008, Niccola Marselli, ad vocem, pp. 737-741.
12 A. Lauri, Dizionario dei cittadini notevoli di Terra di Lavoro, V. D’Amico, Sora 1915, p. 109.
13 Per la XII legislatura fu eletto l’8 novembre 1874. quindi dichiarato decaduto per promozione a tenente colonnello, fu rieletto il 30 maggio 1875. Per la XIII legislatura fu eletto il 5 novembre 1876. Anche in questa occasione decadde dalla carica in seguito alla promozione a colonnello, ma fu rieletto il 31 marzo 1878. Per la XIV legislatura fu eletto il 16 maggio 1880. Dopo l’annullamento dell’8 dicembre 1880 per incompatibilità in quanto capo di stato maggiore del VII corpo d’armata nel cui perimetro era compreso il collegio di Pescina, fu rieletto il 9 gennaio 1881. Tuttavia anche quest’ultima elezione fu annullata per essere completo il numero dei deputati impiegati.
14 Le elezioni dei tre turni della XV, XVI e XVII legislatura si tennero sulla base della legge elettorale «Depretis», con un sistema incentrato sullo scrutinio di lista a collegi plurinominali. Il 29 ottobre 1882, per la XV legislatura, si candidò sia nel collegio di Ariano-Avellino II dove ottenne 1.686 preferenze, sia in quello di Cassino III-Caserta dove ottenne 2.068 voti, non sufficienti, in tutti e due i casi, alla elezione. Fu invece eletto il 30 novembre 1884 nel collegio di L’Aquila II-Sulmona con 8.159 voti di preferenza. In quel collegio abruzzese fu eletto anche il 23 maggio 1886 (XVI legislatura) e il 23 novembre 1890 (XVII legislatura).
15 «Corriere illustrato della domenica», 7 maggio 1899, a. I n° 30, Fratelli Treves Editori, Milano.
16 A. Lauri, Dizionario dei cittadini … cit., p. 110.
17 O. Del Foco, Cassino e le sue acque, Vallardi, Milano 1902, p. 28.
18 «Il Fuoco», a. 1, n. 23, 18 settembre 1904.
19 A. Brunetti, Gilberto Marselli – il sociologo che visse due volte, in «La Repubblica», 27 giugno 2010.
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