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«Studi Cassinati», anno 2018, n. 3
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Venerdì 31 agosto 2018 l’Azione Cattolica di Cervaro, nell’ambito delle celebrazioni che precedono i festeggiamenti dell’8 settembre della Madonna de’ Piternis, ha inteso organizzare, nello splendido scenario del locale Santuario Diocesano, un pomeriggio di raccoglimento e di ricordo alla presenza del sindaco della città, Angelo D’Aliesio, di autorità politiche e religiose, della presidente dell’Azione Cattolica Diocesana Iole Falese e di quella di Cervaro, Ornella Bianco, e di molti fedeli amorevolmente ospitati dal parroco p. Roderick Ignacio (MF). Per l’occasione sono state apposte due lapidi ed allestita la mostra itinerante sui 150 anni di storia dell’Azione Cattolica nella Diocesi di Sora, Cassino, Aquino, Pontecorvo. Nel corso del pomeriggio è stato provveduto allo scoprimento delle lapidi e all’esposizione dei vari pannelli i quali ripercorrono l’impegno profuso nell’arco di un secolo e mezzo da uomini, donne, giovani a livello nazionale e nelle varie parrocchie della Diocesi. Per informare sulle motivazioni dell’apposizione delle lapidi e sulla storia dell’Azione Cattolica si sono alternati, con approfonditi e interessanti interventi, Gaetano de Angelis-Curtis e Melania Marrocco.
Le due lapidi che da ora arricchiscono il Santuario de’ Piternis, sono state posizionate sul muro che fiancheggia il cancello d’ingresso e sono dedicate a due benedettini cassinesi, un abate e un monaco-ingegnere, in quanto la storia di Cervaro, non solo quella religiosa ma anche quella civile e sociale, è intimamente connessa con quella di Montecassino.
Cervaro, fin dagli albori della sua edificazione, ha fatto parte del territorio governato dall’abbazia, la cosiddetta «Terra Sancti Benedicti», cioè Terra di San Benedetto. Poi quando è terminato il potere temporale cassinese, ha continuato a far parte della diocesi (prima nullius, poi territoriale) di Montecassino fino al 24 ottobre 2014 quando tutta la diocesi è entrata a far parte di quella di Sora andando a costituire la Diocesi di Sora, Cassino, Aquino, Pontecorvo.
La prima lapide ricorda Enrico Tomacelli, 83° abate di Montecassino che governò per diciassette anni, dal giugno 1396 al giugno 1413.
La tradizione di Cervaro tramanda una duplice apparizione della Madonna, avvenuta sul finire del 1300 ad una pastorella. Alcuni documenti conservati presso l’Archivio dell’Abbazia di Montecassino attestano che l’abate Tomacelli fosse stato informato dei numerosi miracoli, dei «visibili segni divini» che a partire dal 1396 accadevano a coloro i quali pregavano devotamente davanti all’immagine della Beata Vergine posta in una cappellina edificata forse attorno all’anno 1000. L’abate cassinese dovette rimanere profondamente convinto dei miracoli che accadevano a Cervaro tanto da emanare due decreti, uno il 20 gennaio e l’altro il 31 gennaio 1399, con cui autorizzava la vendita di alcuni beni appartenenti alla locale chiesa il cui ricavato fu utilizzato per la spese di fabbricazione di un edificio religioso. Per la sua costruzione ci vollero una decina d’anni e appena terminata l’edificazione fu lo stesso abate Tomacelli a consacrare la Chiesa de’ Piternis nel 1408.
Un aspetto particolare discende proprio da quei due decreti emanati dall’abate Tomacelli. Infatti le apparizioni della Madonna popolano le tradizioni delle comunità di fedeli di molti paesi e città di questo e di altri territori. Tuttavia se le altre apparizioni della Madonna coeve o precedenti quella di Cervaro si basano esclusivamente su una tradizione orale, tramandata di generazione in generazione, per il caso di Cervaro, invece, ci troviamo di fronte a un’apparizione trasmessa da un’autorità ecclesiastica cioè dall’abate Enrico Tomacelli il quale con i suoi due decreti del 1399 certificò che a Cervaro accadevano eventi e segni prodigiosi ai veneratori della sacra effigie, che a Cervaro si erano «mostrati moltissimi miracoli a molti che accorrevano a quell’immagine della Beata Vergine». In sostanza ci troviamo di fronte a un avvenimento sacro e divino che si può ricostruire l’attraverso una documentazione prodotta da una fonte autorevole, importante e prestigiosa, come un abate a capo della diocesi di Montecassino. Dunque l’apparizione della Madonna de’ Piternis è nella storia bimillenaria della Chiesa una delle prime apparizioni mariane, se non la prima, certificata da un’autorità della Chiesa.
Come ebbe a scrivere don Angelo Pantoni, «l’abate Enrico Tomacelli, [ha] collegato durevolmente il suo nome con Cervaro, in virtù degli atti» che emanò, «specialmente quelli per la chiesa de’ Piternis». Prendendo proprio spunto da quest’implicita sollecitazione tesa a caldeggiare nella comunità cervarese la memoria di Enrico Tomacelli, si è creduto opportuno ricordare, a distanza di sei secoli, l’abate cassinese.
La seconda lapide è dedicata ad un altro benedettino, don Angelo Pantoni, monaco cassinese, ingegnere, profondo studioso di molteplici aspetti storici del territorio. Era nato a Firenze il 5 giugno 1905 e subito dopo essersi laureato in ingegneria civile nel 1928 presso l’Università di Padova entrò a Montecassino, dove morì il 4 maggio 1988. Gli interessi di don Angelo si rivolsero all’archeologia, all’arte cassinese medievale (a lui si deve, fra l’altro il salvataggio degli affreschi della chiesa di S. Maria di Trocchio), alla storia del monastero di Montecassino e dei paesi della Terra di San Benedetto, fra cui Cervaro. A don Angelo i cervaresi devono la ripresa degli studi storico-religiosi, pregevoli, rigorosi e approfonditi, delle loro Chiese, tra cui, naturalmente, quella della «Madonna de’ Piternis». Gran parte di quel che si conosce sulla Cervaro in età medievale proviene proprio da quegli studi. Inoltre a don Angelo si deve il disegno dell’«altare maggiore, artistica opera in marmi policromi a intarsio» collocato nello stesso Santuario della Madonna De’ Piternis. L’altare, realizzato dalla ditta Arciero di Cassino, denota un eccellente gusto artistico e ben si adatta al contesto storico, religioso e sacro del Santuario. è «situato innanzi la riaperta abside, che conserva ancora in larga parte l’originale decorazione pittorica dei primi anni del Quattrocento» In esso furono poste le reliquie di S. Faustino e S. Felicita il giorno della sua consacrazione avvenuta il 7 settembre 1970 che, come ebbe modo di rilevare d. Faustino Avagliano, è un’«altra data da scrivere a caratteri d’oro negli annali del Santuario di S. Maria de’ Piternis». Infatti in quella data si svolse la «dedicazione» del Santuario dopo i lavori di risistemazione e ristrutturazione fatti eseguire dall’allora arciprete di Cervaro, d. Adolfo Zambardi. Fu l’abate-vescovo di Montecassino, d. Ildefonso Rea, a riconsacrare il Santuario. In un articolo di giornale conservato nell’archivio privato della famiglia Cataldi-Fargnoli (a cui vanno i ringraziamenti della comunità cervarese per averlo voluto mettere a disposizione, al pari di coloro che si sono prodigati per l’organizzazione odierna, Franchino, Mario, Enrico), si legge che l’«eccezionale evento» si svolse alla presenza di autorità civili e religiose, di numerosissimi cittadini anche residenti all’estero, di vari parroci come d. Lucio Marandola di S. Pietro Infine, d. Donato D’Epiro di S. Angelo in Theodice, d. Luigi Viola di S. Antonino, oltre a sacerdoti di origine cervarese come d. Romano Misischi, d. Roberto Arciero, d. Giuseppe De Simone (gdac).
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