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«Studi Cassinati», anno 2018, n. 4
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di Gaetano de Angelis-Curtis
L’articolo di Emilio Pistilli incentrato sulla figura del prof. Tommaso Piano (al netto delle difficoltà incontrate nella ricerca) ci offre un concreto esempio sulla rilevanza della toponomastica cittadina come funzione di ricordo e di memoria nell’ambito di una comunità locale. Purtroppo oggi giorno le Amministrazioni comunali tendono, molto spesso, a sottovalutare l’importanza della toponomastica o, peggio, a utilizzarla per altri fini piegandola, ad esempio, a oggetto di ricerca del consenso (elettorale o personale).
Se al prof. Tommaso Piano, a suo tempo, non fosse stato deciso di intitolare un strada si sarebbe completamente perso il suo ricordo a Cassino a neppure 75 anni dalla sua tragica scomparsa.
Un aspetto connesso alla toponomastica è fornito dalla inveterata e malsana abitudine di sindaci e Amministrazioni locali di cancellare titolazioni precedenti per sostituirle con altre. A Cassino, ad esempio, l’area chiamata per secoli «Campo Boario» oggi è definita come «Parco Baden Powell». Non si vuole togliere alcunché all’importanza del fondatore del movimento dei Boy Scout (nonostante gli fosse già stata riservata la titolazione della parte centrale della villa comunale), ma il risultato finale è che si è dato avvio alla scomparsa di quel toponimo che indicava il luogo dove generazioni e generazioni di abitanti di Cassino, del Cassinate e non solo, hanno svolto un’attività economica preminente e fondamentale per la loro sussistenza cioè quella del commercio degli animali destinati all’alimentazione oppure al lavoro nei campi. Oggi non sappiamo più perché gli antichi abitati di Cassino abbiano attribuito, nel corso dei secoli, toponimi come Arigni, Folcara, Porta Palda ecc. e dunque non sappiamo cosa rappresentassero, tuttavia questa odierna mancanza di conoscenza non può essere motivo o pretesto di cancellazione e sostituzione con altre titolazioni.
Inoltre Cassino non solo tende a dimenticare i benefattori del passato (eppure a Montecassino è stato dedicato loro un «chiostro», con tanto di statue) ma ben poco ha fatto per ricordare il martirio subito nella Seconda guerra mondiale, nonché le migliaia di uomini morti di ogni nazionalità che hanno combattuto a Cassino e qui hanno lasciato la propria vita o per le unità militari che si dissanguarono per liberare la città o i loro comandanti. Così che non si ha nessuna memoria di Ummidio Quadrato mentre sono dovuti trascorrere settant’anni per includere nella toponomastica il ricordo di uno degli eroi della guerra perché solo nel 2014 è stata inaugurata «piazza Wladislaw Anders» (e neanche nel cuore della città) dedicata al generale comandante del Corpo polacco che si dissanguò nella conquista di Montecassino. Inoltre a Cassino ci sono alcuni personaggi che si sono distinti e hanno avuto la loro importanza nelle varie epoche storiche ma che oggi gli amministratori locali hanno condannato a una sorta di damnatio memoriae cancellandoli dalla toponomastica e decretandone il loro definitivo oblio. Ad esempio si è giunti, addirittura, alla cancellazione e rimozione della titolazione della strada di colei che pagò le spese di edificazione del cosiddetto mausoleo, dell’anfiteatro romano e fece riparare il teatro (sua poecunia fecit) e cioè quell’Ummidia Quadratilla che è stata intestataria di una strada dell’area archeologica dal 1961 fino al 2008 quando la titolazione è stata sostituita con quella di «via d. Angelo Pantoni» (monaco cassinese, ingegnere e importantissimo studioso, ma si ricorderà l’imbarazzo dell’indimenticato d. Faustino Avagliano il giorno dell’inaugurazione nella sede del Museo «Gianfilippo Carettoni» quando dichiarò che non era stato Montecassino ad aver voluto la sostituzione della titolazione, nonché l’articolo pubblicato su «Studi Cassinati», a. VIII, n. 2, aprile-giugno 2008, pp. 82-85). Un altro esempio è rappresentato dal «Campo Miranda», nome attribuito al campo sportivo della Cassino appena ricostruita, ubicato lungo via Verdi, e dedicato, appunto, a Dario Miranda giovane cassinate che eccelleva negli studi classici e nello sport morto in terra d’Africa nel corso della guerra. Quando furono realizzati i nuovi impianti sportivi di via Appia, all’ingresso sud della città, per lo stadio comunale fu deciso di abbandonare la denominazione per privilegiare una nuova titolazione e «Campo Miranda» rimase a indicare l’ampia area dove venne ricavato un parcheggio, uno spiazzo che però dal 2009 ha cambiato nome divenendo «piazza Benedetto XVI», in occasione della storica visita del pontefice alla città, e quindi Dario Miranda (già dimenticato dalle generazioni odierne) si è visto espropriato prima dell’intitolazione dello stadio e poi di quella dell’aerea utilizzata a parcheggio. Parimenti Francesco Acciaccarelli, il poeta-fabbro di Cassino, che non è più ricordato nonostante fosse presente una strada a lui dedicata nella toponomastica della città prebellica ma non in quella postbellica. Invece per il cassinate Luca Lancia, apprezzato scultore in Belgio dove morì nel 1533, si è scelta una strada alla periferia di Caira anziché il più centrale spiazzale/parcheggio in prossimità di piazza XV febbraio. Al pari nessuna titolazione ricorda S. Benedetto. Né mai alcuna Amministrazione Comunale di Cassino ha inteso interessarsi delle richieste avanzate dal Cdsc-Onlus tese a ricordare nella toponomastica locale alcuni emeriti cittadini come Torquato Vizzaccaro, colui che riaprì gli studi storici, le ricerche e gli interessi culturali sulla medievale S. Germano e sulla Cassino prebellica, oppure a rimediare alla cancellazione nella toponomastica di Ummidia Quadratilla dedicandole il piazzale/parcheggio antistante in Teatro romano nonostante l’adesione espressa da funzionari della Soprintendenza archeologica.
Altra questione concerne la predisposizione della segnaletica stradale e degli errori insiti in essa. Clamorosa, a Cassino, è stata la svista quando fu offerta la nuova denominazione dell’ex piazza Zeppieri (come chiamata dai più anziani) divenuta «piazza XV febbraio» (a ricordare la quarta distruzione di Montecassino nel 1944), ma la targa apposta nel largario riportava l’erronea datazione di XIV febbraio ingenerando una errata dizione tanto che per molto tempo è stata chiamata «piazza XIV febbraio». Caso similare per «via Zamosc», cittadina polacca che Cassino ha inteso ricordare intitolando la strada che da piazza Pier Carlo Restagno sbuca su via Enrico De Nicola; ebbene il nome esatto in lingua polacca è senza la «h» finale ma quando furono posti i cartelli stradali comparve l’acca finale, «via Zamosch», che è il nome in tedesco della città polacca. Successivamente, soprattutto per merito del nostro socio Guido Vettese, venne corretto l’errore ma strutture anche comunali (come la scuola) oppure enti pubblici come l’Università, che ha lì alcune sue sedi accademiche, hanno sempre utilizzato e continuano tutt’ora a usare la dizione errata né mai qualcuno si è premurato loro di segnalarlo. Anche la denominazione di «via Marsella» è sbagliata poiché il personaggio cui è dedicata la strada è Nicola Marselli (generale e senatore del Regno) e mai si è provveduto ad adeguarla.
Altra questione, ancora, concerne la realizzazione delle targhe stradali. Negli anni ‘80-90 un po’ in tuttaItalia si è assistito al massimo della spersonalizzazione delle titolazioni. Le targhe riportavano il minimo indispensabile: via, viale, corso, piazza ecc. seguiti (nel caso di personaggi) dal nome puntato e dal cognome, il tutto anche in minuscolo (oltretutto contravvenendo alle stesse regole grammaticali italiane), con nessun rifermento cronologico per collocare storicamente il personaggio né qualche indizio dal quale desumere il motivo che aveva indotto la titolazione. Ciò ha determinato l’instaurarsi di fenomeni particolari. A Cassino nelle adiacenze di piazza S. Giovanni ci sono due strade le cui targhe semplicisticamente riportano, rispettivamente, «via a. desiderio» e «via a. aligerno» e da ciò sembrerebbe che siano esistiti due personaggi il cui nome iniziasse per «a» e che di cognome facessero uno «Desiderio» e l’altro «Aligerno». Invece «a.», per ambedue, sta per «abate» e dunque si è inteso ricordare l’abate Desiderio e l’abate Aligerno, il primo è stato il più insigne abate di Montecassino (tant’è che il tempo del suo governo abbaziale è ricordato come «età desideriana») divenuto poi papa con il nome di Vittore III, così come anche l’altro è stato anch’egli uno dei più importanti abati, ricostruttore del cenobio cassinese dopo la seconda distruzione.
Allo stesso modo nella targa posta nel centralissimo slargo di Cervaro, su cui si affaccia il Palazzo municipale, si legge «piazza V. Emanuele» e anche in questo caso sembrerebbe che sia esistito un personaggio il cui nome iniziasse per «V.» e il cui cognome fosse «Emanuele». Invece si tratta di un sovrano, Vittorio Emanuele, e nella furia distruttiva è stato omesso anche il numero ordinale perché nella storia della penisola si sono avuti ben tre re denominati Vittorio Emanuele: I, II e III di cui gli ultimi due più strettamente connessi alla storia d’Italia. Nel caso di Cervaro si tratta di Vittorio Emanuele II, il padre della patria, che nel 1861 sancì l’Unità d’Italia ed ora risulta lì ridotto a un anonimo «V. Emanuele». Ancora a Cervaro, i locali amministratori comunali all’indomani del referendum istituzionale del 2 giugno 1946 si affrettarono a rinominare la strada principale del paese che da via Roma (titolazione assegnata su sollecitazione del fascismo sostituendo il toponimo precedente di «vi’ nova») è divenuto «corso della Repubblica» mentre invece furono mantenute inalterate le centralissime titolazioni di piazza Vittorio Emanuele II e di viale Regina Elena (moglie di Vittorio Emanuele III e dunque regina d’Italia). Anche a Cassino si giunse a rinominare via Roma che è divenuta via Gaetano Di Biasio mentre invece in altri Comuni perdura tutt’oggi (a S. Vittore, a Viticuso ad esempio).
In merito alla questione della spersonalizzazione delle targhe stradali sembra che da qualche tempo si stia registrando un’auspicabile inversione di tendenza così a Cassino per l’ex piazza Varrone ora piazza Giovanni Acquaderni (il cui nome potrebbe sfuggire ai più per cui sono opportunamente riportate le date di nascita e morte e soprattutto l’indicazione di essere stato uno dei fondatori dell’«Azione Cattolica») o a Esperia per piazza Giovanni Moretti (avvocato, sindaco della cittadina).
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