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«Studi Cassinati», anno 2018, n. 4
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di Luciano Coletta*
In occasione del 70° anniversario della Costituzione Italiana sono stato invitato da «Studi Cassinati» a stilare una pagina semplice ma significativa sulla figura “cervarese” del prof. Giuseppe Cataldi, che soleva trascorrere le sue vacanze a Cervaro nella sua abitazione posta al centro del paese, ove i Cervaresi trascorrono il loro tempo libero a passeggiare o a riposare nelle vicine “villette comunali”. Giuseppe Cataldi ritornava al natio borgo anche quando fu eletto presidente della Corte dei Conti; lontano dalla frenetica vita romana, «a Cervaro – soleva dire – mi ristoro serenamente».
Appassionato cultore della storia locale, studiava il folclore, il dialetto, le poesie e le abitudini, ricercava oggetti di utensileria domestica, arricchendo la sua casa di cimeli storici e facendola diventare un piccolo museo di arte locale.
Mi risulta che nei giorni di permanenza a Cervaro ascoltava la viva voce degli anziani, chiedeva di visionare le loro opere, che a volte comprava a volte riceveva in regalo e portava a casa per la sua collezione.
Il Nostro non trascurava la raccolta di libri dai contenuti vari ed è un fatto molto significativo che gli eredi di casa Cataldi abbiano donato la ricca collezione di libri al Centro Servizi Bibliotecari di area giuridico-economica di Cassino, costituendo così il centro di cultura «Fondo librario Cataldi».
Non va dimenticata l’opera di valorizzazione del Centro Storico di Cervaro che il professore ha sempre sostenuto: lì erano le botteghe dei maestri (cervarese “mastri”) che coniavano le loro opere con perizia e maestria e che poi portavano a casa con il carretto trainato dall’asino attraverso delle viuzze piccole e strette, con una pavimentazione (cervarese “basolato”) conforme ai canoni dell’edilizia romana.
Il Cataldi, anche quale cattolico praticante, si è reso promotore della valorizzazione del Santuario de’ Piternis, favorendo la venuta da Roma di studiosi ed esperti di restauro della Sovrintendenza delle Belle Arti con risultati a tutti noti.
Così pure si è adoperato per la rivalutazione della chiesa di Santa Maria di Trocchio, posta tra le alture del monte omonimo, edificata nel secolo X al tempo del grande splendore dell’abate Desiderio, i cui resti dell’abside principale sono bellamente esposti in una stanza della Loggia del Paradiso di Montecassino.
Il professore ha contribuito infine alla “identità del territorio” non solo con ricche premesse e introduzioni varie ai libri di alcuni scrittori cervaresi, ma soprattutto ha messo a disposizione agli studiosi la sua casa per ogni tipo di ricerca.
Di particolare importanza ritengo che siano le epigrafi romane conservate nella sua abitazione e per la cui traduzione ci siamo avvalsi del contributo culturale di don Angelo Pantoni, monaco cassinese e studioso di fama nazionale delle opere rinvenute in Cassino e dintorni.
Per concludere, per ristretti motivi di spazio, chi avrà la fortuna di entrare nella abitazione del prof. Cataldi, avendo così la possibilità di contemplare i resti delle cosiddette “arti minori”, ne uscirà naturalmente edificato ed estasiato.
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* Si ringrazia vivamente Luciano Coletta, funzionario della Presidenza della Repubblica, per aver accettato, con entusiasmo, di tracciare un breve ma significativo ricordo del prof. Giuseppe Cataldi. L’amore per la storia del suo paese aveva portato Luciano Coletta, dopo la laurea in Storia della cultura benedettina presso l’allora Magistero di Cassino, a frequentare il prof. Cataldi (“don Peppe” come era chiamato a Cervaro) che proprio in quei momenti era tornato a vivere, con la quiescenza, nei suoi luoghi d’origine. Così Giuseppe Cataldi stimolò, aiutò e sollecitò Luciano Coletta a perseverare nelle sue ricerche che trovarono dignità di stampa in una serie di monografie capaci di riaprire il filone di studi su chiese, personalità, dialetto, proverbi della cultura cervarese e che poi sono divenute punto imprescindibile e ineludibile per chi si appresta a integrarli, svilupparli e approfondirli.
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Articolo 97 della Costituzione Italiana
L’art. 97 della Costituzione Italiana è incluso nella «Sezione II – La pubblica amministrazione» del «Titolo III – Il governo», «Parte seconda – Ordinamento della Repubblica» della Costituzione. Fu approvato nella seduta pomeridiana dell’Assemblea Costituente del 24 ottobre 1947. è dedicato alla Pubblica Amministrazione e individua alcuni principi fondamentali. Fra questi, al secondo comma, vi è quello del buon andamento della Pubblica Amministrazione, o più semplicemente della «buona amministrazione», il quale stabilisce che l’attività della pubblica amministrazione, volta alla realizzazione dell’interesse pubblico, si conformi ai criteri dell’efficacia ed efficienza.
La norma recita infatti:
I pubblici uffici sono organizzati secondo disposizioni di legge, in modo che siano assicurati il buon andamento e l’imparzialità dell’amministrazione.
Nell’ordinamento degli uffici sono determinate le sfere di competenza, le attribuzioni e le responsabilità proprie dei funzionari.
Agli impieghi nelle pubbliche amministrazioni si accede mediante concorso, salvo i casi stabiliti dalla legge.
L’articolo 97 della Costituzione è stato modificato dalla legge costituzionale 20 aprile 2012 n. 1 che ha introdotto il principio del pareggio di bilancio. Sostanzialmente l’impianto base e i principi informatori sono rimasti immutati in quanto il primo comma è premesso dal seguente:
Le pubbliche amministrazioni, in coerenza con l’ordinamento dell’Unione europea, assicurano l’equilibrio dei bilanci e la sostenibilità del debito pubblico.
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Giuseppe Cataldi
(Cervaro 22.6.1906 – Cervaro 3.9.1994)
Fin dagli anni giovanili si interessò della tutela dei beni storici, artistici e culturali di Cervaro. Ad esempio nel 1924 aveva provveduto a segnalare delle situazioni di criticità locali anche se rimasero disattese. Il profondo amore per la sua terra lo portò «ad approfondire temi storici che riguardavano il Cassinate e in particolare il territorio di Cervaro» iniziando «così a collezionare reperti antichi (fra i quali alcune iscrizioni romane), documenti e vecchi strumenti di lavoro» (M. Rizzello, M. Mollicone, Cervaro Storia-Arte-Tradizioni, Amministrazione Comunale di Cervaro, Cervaro 2000, p. 322). Nel corso dei lavori di ricostruzione della Chiesa di S. Antonio a Cassino su sua sollecitazione si giunse al recupero di alcuni reperti del vecchio campanile collocati sulla facciata esterna del nuovo edificio.
Si laureò in Giurisprudenza e poi in Scienze Politiche. Sposò la sig.ra Maria De Rosa figlia dell’avvocato Benedetto, «esimio professionista», scomparso l’8 febbraio 1949 a causa di un male «ribelle a tutte le cure», lasciando la consorte, N.D. Pierina Cantarano e tre figli (E. Renzi, Cervaro. Un lutto, «Il Rapido», a. V, n. 3, 24 marzo 1949).
Nel corso degli anni di guerra di trovava sfollato a Roma dove poté entrare in contatto con organismi alleati e con le nuove istituzioni italiane. Ancor prima della fine della guerra e della liberazione nazionale, domenica 4 dicembre 1944, si giunse alla costituzione del «Comitato per la ricostruzione del cassinate» di cui entrò a far parte Giuseppe Cataldi. Il Comitato, che aveva sede in via Quirino Visconti a Roma e che fu di lì a poco riconosciuto dal governo nazionale, risultò composto da una quindicina di persone del cassinate fra cui gli avvocati Luigi Montanelli, Guido Barbato ed Ezio Antonio Grossi e l’ing. Mario Pinchera mentre ne assunse la presidenza l’avv. Gaetano Di Biasio (ACS, Presidenza del Consiglio dei Ministri, 1944-47, 1.6.1. n. 27847, Cassino, voti per elevazione a Provincia).Il Comitato si prodigò nell’avanzare la richiesta, sottoposta il 14 febbraio 1945 al presidente del Consiglio Ivanoe Bonomi, della costituzione della provincia di Cassino (Archivio storico del comune di Cassino, Provincia di Cassino. Comitato per la istituzione della provincia di Cassino, rep. 18, f. 1), quindi prospettò l’adozione di un piano di ricostruzione teso alla riedificazione di una serie di immobili, poi operò nell’organizzazione della cerimonia del 15 marzo 1945 per il Primo anniversario della distruzione nonché si adoperò per la costituzione della «grande Cooperativa Edilizia delle Mainarde e degli Aurunci» («La Voce di Cassino», a. II, n.11, 18 luglio 1946).
Nel 1945 fu incaricato dal Governo provvisorio alleato di svolgere una relazione sullo stato del patrimonio artistico di Cervaro e Cassino dopo le distruzioni belliche. Stese così una relazione inviata all’AMG (Allied Military Gouvernement) includendovi un elenco di provvedimenti urgenti di salvaguardia da adottare.
Il primo marzo 1949 Giuseppe Cataldi, in qualità di rappresentante della presidenza del Consiglio partecipò, assieme ad autorità politiche, giudiziarie e religiose, all’inaugurazione del nuovo Palazzo di giustizia di Cassino con concomitante ritorno nella sede istituzionale della «città martire» del Tribunale dal 1943 operante prima a Pescosolido e poi a Sora (ASCC, Atti deliberazioni del Consiglio comunale, Tribunale di Cassino, Rep. 1, R. 3)
Entrato in magistratura «compì una splendida carriera» e divenne presidente della Corte dei Conti. La profonda preparazione in campo amministrativo lo portò a contribuire alla stesura dell’art. 97 della Costituzione Italiana entrata in vigore il 1° gennaio 1948.
Docente di Diritto amministrativo presso l’Università di Roma, fu tra i fondatori dell’Istituto internazionale di Scienze amministrative. Ha diretto per oltre venticinque anni la rivista «Scienza e Tecnica dell’Organizzazione della Pubblica Amministrazione» e molte sono state le sue pubblicazioni in materia giuridico-amministrativa, «sempre pregevoli e di notevole spessore».
All’inizio degli anni ’50 Giuseppe Cataldi si occupava di questioni relative ai cambiamenti e alle ristrutturazioni dell’apparato statale che avevano determinato una certa confusione nelle attribuzioni ministeriali. Su riviste specialistiche scriveva, infatti, che nell’amministrazione pubblica mancava un «coordinamento di competenza» e la politica aveva finito per utilizzare delle soluzioni di compromesso per cui «la competenza in determinate materie, invece di essere assegnata ad un ministero piuttosto che a un altro, a una piuttosto che a un’altra direzione generale, [veniva] assegnata a entrambi i ministeri od a più direzioni». Tutto ciò impediva di seguire un «comune indirizzo» e finiva per generare delle «interferenze» che si andavano a ripercuotere «sulla tempestività e sulla efficienza dei provvedimenti». D’altro canto, però, lo stesso Cataldi riconosceva che, «data la natura di talune materie», non sempre era possibile «lo spezzettamento delle competenze», così come «giungere all’unificazione degli affari nell’ufficio maggiormente interessato e idoneo» (G. Cataldi, Nuovi indirizzi nell’organizzazione delle amministrazioni centrali, in «Rivista Trimestrale di Diritto Pubblico», a. 1, 1951, pp. 462-463).
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