.
«Studi Cassinati», anno 2019, n. 1
> Scarica l’intero numero di «Studi Cassinati» in pdf
> Scarica l’articolo in pdf
.
di Alberto Mangiante
Dopo la morte di mio padre, nel gennaio 1986, tra le sue carte trovai un’agendina di quelle usate per annotare piccoli appunti. Era tedesca, del periodo di guerra e su cui mio padre aveva annotato tutti gli avvenimenti che si erano succeduti nel periodo che va dal 1 gennaio 1944 fino a novembre dello stesso anno. L’agenda veniva distribuita ai lavoratori stranieri in Germania, conteneva le loro generalità ed era completata con un piccolo vocabolario lessicale in tedesco. Gli appunti sono scritti con matita e con il tempo stavano scomparendo, così ho deciso di scansionarli e pubblicarli, anche con una certa ritrosia in quanto sono pur sempre espressione di qualcosa di privato.
Tra il 1940 e il 1941 mio padre si ritrova senza lavoro perché il cinema dove lavorava, la Sala Dante, chiuse per la morte improvvisa e in circostanze misteriose di uno dei proprietari. Partecipò così ad una selezione per il reclutamento di lavoratori specializzati per la Germania, fu scelto e quindi partì.
La località descritta nel diario si riferisce alla città di Salzgitter1, centro minerario in Bassa Sassonia dove era stato assunto come elettromeccanico alla manutenzione.
.
GENNAIO
1 Oggi il primo dell’anno in allegra compagnia dei miei amici.
2 Si incomincia il nuovo anno di lavoro.
3 Si lavora.
4 Il mio pensiero è rivolto a casa, chi sa dove sono? Cosa faranno? Ma si continua sempre a lavorare.
5-6 Si lavora.
7 Ricevo per la prima volta notizie da casa.
8 Vado dal console italiano a Braunschweig2 per vedere se posso andare in licenza e mi si risponde che le frontiere sono chiuse, tutto sta alla ditta se mi concede la licenza.
10 Vado all’ufficio della mia ditta per chiedere la licenza e mi promette per il giorno 14.
14 La ditta mi concede una licenza speciale di 14 giorni.
15 Vado dal console per fare vistare la licenza.
17 Vado dall’Arbeitsamt3 sempre per vistare la licenza e mi si nega.
18 Incomincio a girare per gli uffici sempre per la licenza.
25 Avevo perso ormai ogni speranza.
26 Interviene così un accordo fra l’Arbeitsamt con l’ufficio della mia ditta.
27 Mi si concede una nuova licenza di 20 giorni.
28 L’Arbeitsamt mi mette il visto sulla licenza.
29 L’Arbeitsfront4 mi mette il visto anch’esso sulla licenza.
30 Bombardamento di Watenstedt, molti danni.
31 La polizia mi mette il visto sul passaporto ed alle ore 8 di sera parto da Braunschweig per l’Italia.
FEBBRAIO
1 In viaggio per l’Italia.
2 Arrivo a Firenze alle 2 del pomeriggio. I treni non proseguono per Roma perché la linea è interrotta.
3 Viaggio attraverso gli Abbruzzi con macchina tedesca.
4 Sempre in viaggio con macchina tedesca.
5 Arrivo all’ospedaletto di Arce a mezzanotte, resto fino al mattino in attesa di un altro mezzo per proseguire.
6 Arrivo a Cassino alle ore 10 e non trovo che macerie. Perdute le speranze torno indietro a piedi fino ad Arce.
7 Giro per la campagna d’Arce e passo domandando notizie della mia famiglia – nulla.
8 Vado a Frosinone.
9 Vado a Ferentino trovo dei paesani ma nulla della mia famiglia.
10 Vado ad Alatri – nulla – e dormo per la prima volta a letto.
11 Proseguo così il mio pellegrinaggio paese per paese ma nulla.
12 Proseguo sempre avanti diretto verso Roma.
13 Arrivo a Roma alle 7 di sera dopo il coprifuoco e non potendo girare vado a dormire al Celio.
14 Vado al comando tedesco ed incomincio a girare per Roma in cerca di notizie – nulla.
15 Stanco ormai decido di continuare le ricerche in Alta Italia ma in via Marsala incontro Lanciano il quale mi assicura che la mia famiglia l’ha vista a Cassino, in Campo di Monaci il 18 gennaio.
16 Parto così di nuovo alla volta di Cassino.
17 Ma ad Arce sono costretto a fermarmi perché Cassino era stata occupata temporaneamente dagli Inglesi.
18 Torno a Ferentino dove tutti i giorni affluiscono i profughi di Cassino e dintorni.
19 Incontro a Ferentino Coppotella ma nulla di nuovo.
20 Sono stanco e abbattuto e questo l’ultimo giorno che resto a Ferentino.
21 Riparto così alla volta di Roma sempre con la speranza in cuore.
22 Vado per la prima volta alla Breda5 posto di concentramento di profughi a 13 km da Roma – nulla.
23 Incontro a Roma Tarallo il quale mi porta a casa sua e di altri paesani – nulla.
24 Lo stesso Tarallo mi porta a casa della Triestina che abitava da Fardelli ma anch’essa non sa dirmi dove si trovano i miei.
25 Incontro il compare Gino il quale mi porta a casa sua, torno di nuovo alla Breda – nulla.
26 Vado a casa di Salveti dove Felicetta mi fa buona accoglienza.
27 Perso ormai tutte le speranze decido di tornare in Germania.
28 Vado per l’ultima volta alla Breda e vado a casa di Pietro Pontone zio di mia moglie ma nulla.
29 Vado al comando tedesco per un lasciapassare di circolazione su macchina loro.
MARZO
1 Parto alla volta di Firenze con automezzo.
2 Parto da Firenze col rapido Firenze-Berlino sto digiuno da due giorni.
3 Arrivo a Braunschweig nel pomeriggio.
4 Sto tutta la giornata a letto per la stanchezza del viaggio.
5 Ancora riposo.
6 Riprendo il lavoro ma la mia testa non ragiona più.
7 Lavoro ma con poca volontà.
8 Lavoro ma il mio pensiero è rivolto al mio disgraziato viaggio.
9 Una forte tosse mi prende e ributto tutto fuori, sono costretto a rimanere a letto.
10 Mi ricoverano all’infermeria.
11 Sto nell’infermeria ma il male è sempre più forte.
12 Sempre all’infermeria ma nessun miglioramento.
13-14 All’infermeria.
15 All’infermeria forte bombardamento a Watenstedt.
16 All’infermeria con miglioramento.
17 All’infermeria sempre meglio.
18 All’infermeria quasi completamente guarito.
19 All’infermeria ultimo giorno.
20 Uscito dall’infermeria il dottore mi da due giorni di riposo.
21 Riposo.
22 Riprendo il lavoro.
23 Lavoro ma sono molto debole.
24 Lavoro – il mio maestro è andato in licenza mi tocca lavorare di più.
25-26-27-28-29-30-31 Lavoro.
APRILE
1-2-3-4-5-6-7-8 Lavoro.
9 La Pasqua di quest’anno è stata per me male, sono di nuovo malato.
10 Sto quasi tutta la giornata a letto.
11 Dopo il mio viaggio ho ricevuto da casa la prima lettera.
13 Vado dal dottore per la visita e mi manda subito all’ospedale.
14 Vado dalla ditta per la base di passaggio per l’ospedale.
15 Oggi sono entrato nell’ospedale.
16-17 Nell’ospedale.
18 Nell’ospedale in via di guarigione.
19 Nell’ospedale ho ricevuto da casa la seconda lettera.
20 Nell’ospedale completamente guarito.
21 Oggi sono uscito dall’ospedale.
22-23 Riposo.
24 Riposo oggi hanno arrestato Marino.
25-26-27-28-29-30 Lavoro.
MAGGIO
1 Oggi festa.
2-3 Lavoro di notte dalle 18 alle 6.
4-5-6-7 Lavoro.
8 Oggi alle dieci hanno bombardato Watenstedt.
9 Lavoro.
10 Lavoro sempre di notte.
11-12-13 Lavoro.
14 Riposo.
15 al 22 Lavoro.
GIUGNO
2 Oggi ho ricevuto da casa la terza lettera.
14 Ho inviato a casa un messaggio tramite la Croce Rossa Italiana.
AGOSTO
5 Oggi (7500) apparecchi hanno sorvolato la nostra zona.
12 Un forte bombardamento è avvenuto questa notte e parecchie bombe sono cascate a poca distanza da me.
14 Incomincio di nuovo a lavorare di giorno.
OTTOBRE
3 Riposo.
NOVEMBRE
2-12 Riposo.
19-21 Riposo.
.
Qui le annotazioni finiscono.
.
In conclusione del testo dell’agenda voglio aggiungere alcune notizie, sempre di quel periodo, che mi aveva raccontato mia madre e una riflessione riguardo un articolo apparso su «Studi Cassinati» anno IX, n. 4, 2009.
Mia madre abitava con la sua famiglia6 in via Vagni, zona Colosseo, e la sua casa era situata sul ciglio della scarpata, scendendo verso il fiume Gari, da dove dominava tutta la vallata verso la stazione. Era una zona tutto sommato tranquilla anche dopo l’8 settembre. Con l’occupazione tedesca ebbero solo una requisizione di animali e alle loro rimostranze i soldati tedeschi risposero «dopo passare Badoglio e pagare». Nei mesi successivi mia madre aveva assistito ai vari bombardamenti della città e aveva anche assistito alle acrobazie di un aereo tedesco tra i cavi della funivia fino a quando questo non tranciò i cavi precipitando al suolo, andando a schiantarsi dopo il ponte di S. Angelo verso i terreni adiacenti le Terme Varroniane. Quando mia madre lo raccontava faceva il paragone tra il solco lasciato nel terreno dall’aereo precipitato e il campo ruspato dalle galline.
Successivamente mio nonno decise di trasferirsi a Campo di Porro, località dietro il vecchio ospedale, ritenendo il posto più sicuro per la loro incolumità. Durante il tragitto, per sfuggire ad una incursione aerea, mia madre cadde sopra uno spuntone di roccia lacerandosi la gamba e per questo fu costretta a rimanere a letto.
Uno giorno, mentre riposava a letto insieme a mio fratello Ercole di tre anni, avvenne un episodio increscioso; dalla finestra che dava verso la montagna entrò un militare tedesco armato di pistola che le fece segno di stare zitta, chiuse la porta a chiave e incominciò a rovistare nelle varie valigie. Nel rovistare nella cassetta di legno di mio nonno il militare si tagliò una mano con il rasoio e vedendo il sangue, l’uomo incominciò a imprecare attirando così l’attenzione delle persone che stavano fuori. Queste, spingendo la porta per sfondarla, costrinsero l’uomo a fuggire dalla finestra. Questo episodio, insieme al rastrellamento degli uomini da parte dei tedeschi, indusse mio nonno ad accettare l’invito di Alessandro Fardelli a trasferirsi da loro con tutta la famiglia tanto, dicevano, gli Alleati avevano occupato la stazione e di lì a poco avrebbero conquistato Cassino.
Il palazzo Fardelli era stato costruito intorno al 1929 ed era situato in via Vagni, antica strada che collegava la zona sud del Cassinate con la città, a duecento metri dalla loro casa e sopra una rupe che dominava tutta la vallata del Gari.
Lì avevano viveri e acqua a sufficienza.
Nella stessa casa Fardelli c’era una postazione tedesca con degli ufficiali, tra cui un medico che prestò delle cure a mio fratello. Parlando con questo ufficiale, mia madre gli raccontò che aveva un marito che lavorava in Germania e che non riusciva a mandargli delle lettere. Questi, allora, si offrì gentilmente di spedirle insieme alla sua posta per farle arrivare a destinazione.
Da questo rifugio la mattina del 15 febbraio tutti assistettero terrorizzati al bombardamento di Montecassino e resistettero sul posto fino alla fine di febbraio quando, un violento cannoneggiamento sul palazzo, li costrinse a lasciare il loro rifugio dopo essersi salvati per miracolo rifugiandosi sotto le scale. Nel pomeriggio, raccogliendo le poche cose che avevano, si avviarono sulla Casilina verso Roma.
Arrivati al vecchio seminario furono intercettati da una pattuglia tedesca che chiese loro chi fossero e che facessero lì. Mio nonno spiegò che erano scampati al bombardamento di un palazzo poco distante mentre mia madre aveva intanto notato alle finestre del seminario soldati tedeschi appostati con mitragliatrici. Fatti passare si avviarono verso Roma arrivando così a tarda sera ad una casa abbandonata in località Solfegna, dove si rifugiarono per passare la notte ma la mattina, al risveglio, si ritrovarono pieni di pidocchi. Proseguendo verso Roma, dopo la località Santa Scolastica, la famiglia Fardelli continuò verso la capitale mentre mio nonno con la sua famiglia risalì la montagna per raggiungere Terelle: volevano restare nei dintorni, sempre con la convinzione che gli Alleati sarebbero arrivati presto. Verso Terelle, in località Terra Rossa, mia madre per sfuggire al mitragliamento di aerei alleati fu costretta ad abbandonare la sua valigia per portare meglio mio fratello Ercole.
Dopo varie peripezie arrivarono a Sora, accolti non favorevolmente dalla popolazione locale e da lì, poco dopo, furono caricati su un camion alleato e portati verso Caserta dove, dopo essere stati disinfettati con DDT a causa dei pidocchi, furono trasferiti a Napoli e imbarcati per la Sicilia. Sbarcati a Palermo si sistemarono ad Agrigento, in località San Leone, fino a quando verso marzo del 1945, con mezzi di fortuna, fecero ritorno a Cassino dove si adattarono alla meglio tra le mura della loro casa distrutta. Ricominciava così la nuova vita tra residui di mine, crolli e soprattutto la malaria che colpì sia mia madre che mio fratello.
Il numero 4 del 2009 di «Studi Cassinati» ospitò la testimonianza di un medico tedesco, Harald Schottle, che ricordava il padre, anch’egli medico, morto in località Colosseo e, secondo la sua ricostruzione, durante il bombardamento del vecchio seminario.
Ma analizzando i vari passaggi della descrizione dell’avvenimento posso affermare con sicurezza che la morte dell’ufficiale medico tedesco avvenne presso il palazzo Fardelli e che, quasi sicuramente, l’ufficiale fu lo stesso che si prodigò affinché la corrispondenza di mia madre fosse inoltrata in Germania. Quindi la morte doveva essere avvenuta durante il cannoneggiamento della fine di febbraio. Nella descrizione della lettera si parla di una casa distrutta con un bunker sotterraneo e infatti, prima di raggiungere la postazione tedesca in via Vagni, la casa di mio nonno era stata abbattuta a livello stradale e al di sotto di questo si trovavano le cantine che rimasero intatte e che potrebbe essere il bunker di cui si parla proprio nell’articolo. Poco più avanti vi era un capannone con deposito di fieno, perché la famiglia Fardelli si occupava anche dell’allevamento dei cavalli, e subito dopo c’era palazzo Fardelli sede dell’infermeria tedesca.
In effetti, quando Schottle parla di fienile si riferisce a questo capanno adibito a deposito di fieno e la morte dell’ufficiale tedesco avvenne, come descritto nell’articolo, proprio in un fienile.
.
NOTE
1 Salzgitter è una città extracircondariale della Bassa Sassonia. La zona è ricca di giacimenti di ferro e proprio per questo motivo nel 1937 il governo tedesco vi stabilì la Reichwerke Hermann Göering che si occupava di estrazione mineraria e industria siderurgica e vi furono costruiti numerosi campi di lavoro. Nel 1942 la città e 27 distretti furono incorporati in un’unica municipalità, conosciuta fino al 1951 come Watenstedt – Salzgitter. La città fu pesantemente distrutta da numerosi bombardamenti alleati.
2 Città extracircondariale della Bassa Sassonia. Nel 1937 furono impiantate le acciaierie e dall’8 aprile all’11 ottobre 1942 il sobborgo di Fallersleben, situato a nord-est della città, ospitò il «Campo di lavoro forzato Arbeitsdorf» («villaggio del lavoro») destinato alla produzione di automobili. La città fu bombardata il 15 ottobre 1944.
3 L’Ufficio del lavoro.
4 Fronte tedesco del lavoro, ente parastatale della Germania nazista in cui confluirono obbligatoriamente tutti i sindacati che persero così la loro autonomia. Rimase vigente dal 1933 al maggio 1945, quando venne sciolto dalle autorità militari alleate occupanti.
5 La Società Italiana Ernesto Breda per le Costruzioni Meccaniche fu fondata a Milano nel 1886 e operò nei settori metalmeccanico, siderurgico, navale e armiero. Nel 1938 iniziò la costruzione del Villaggio operaio a Roma che durante la Seconda guerra mondiale ospitò un campo per sfollati.
6 La famiglia era composta da mio nonno e mia nonna, mia madre e mio fratello Ercole, le due sorelle di mia madre e il fratello.
.
(224 Visualizzazioni)