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«Studi Cassinati», anno 2019, n. 1
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Abbiamo ricevuto da un affezionato lettore la seguente nota di precisazione che pubblichiamo.
All’attenzione del Direttore
di «Studi Cassinati: Bollettino trimestrale di studi storici del Lazio Meridionale»
In internet ho letto con molta sorpresa l’articolo dal titolo C.I.L. 5163: L’epigrafe rupestre di Casalucense a firma di Benedetto Di Mambro, edito nel vostro trimestrale n. 4, ottobre/dicembre 2018, pp. 248-252.
Il testo dell’epigrafe è il seguente: Numphis aeter- / nis sacrum. Ti. Cl. Praec. Ligar. / Magonianus. per / Praecilium. Zoticum / patrem. aqua. induxit.
Si tratta di una iscrizione rupestre con dedica alle “Ninfe Eterne”, iscrizione già edita da alcuni studiosi anche nell’interpretazione dei particolari elementi onomastici del dedicante. Nell’articolo nel vostro Bollettino trimestrale si propone una lettura, e quindi una interpretazione, della stessa a dir poco incredibile. A parte il fatto che il testo qui viene proposto senza alcuni dettagli come i segni di interpunzione già riconosciuti nelle prime edizioni e naturalmente anche in CIL X 5163, ma questo è un male trascurabile. è la singolare lettura di una parte dell’onomastica interpretata come una datazione che fa sospettare che si tratti di uno scherzo dell’autore dell’articolo indirizzato ai lettori.
Il personaggio che dedica l’iscrizione, che sfoggia una sequela di “referenze” onomastiche, tra gentilizi e cognomi (= cognomi di famiglia e nomi personali nella nostra moderna nomenclatura), è senza dubbio un tale Tiberius Claudius Praecilius Ligarius (o Ligarianus per un sospetto eventuale secondo cognome = moderno nome) Magonianus (questo, anche se strano, è cognome = moderno nome) e costui aveva una discendenza schiavistica (più o meno lontana). Dalle caratteristiche onomastiche e grafiche l’epigrafe è databile al II sec. d.C.
L’autore dell’articolo non entra correttamente nel merito di questi problemi onomastici… (evidentemente confuso dalla insolita polinomia)… ma passi pure, se non che si inventa che Ti. Claudius, l’altro probabile gentilizio (il moderno cognome), è una formula che rappresenta una datazione: proprio così! Perciò quell’insolito gentilizio viene letto niente meno che «al tempo dell’imperatore Tiberio Claudio»! Incredibile, ma vero!
Tanto mi premeva far presente perché quando si fanno circolare tali fantasticherie c’è il rischio che qualcuno possa prenderle per buone: una responsabilità da non sottovalutare, soprattutto per un Bollettino di studi storici. Direi che per sostenere queste bizzarre fantasie bisogna ancora aspettare che l’uomo metta prima le ali e impari a volare.
Antonio Marzi
Roma 8 febbraio 2019
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