Studi Cassinati, anno 2015, n. 1
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Il 23 marzo 2015 si è svolta presso la Sala S. Benedetto della Banca Popolare del Cassinate l’Assemblea ordinaria dei soci del Cdsc-onlus seguita, come è ormai da consolidata prassi, dalla presentazione di un volume, nella fattispecie, quello di Robert Schomacker intitolato Quanto si sa di un passato ebraico a Cassino? di cui il Cdsc-onlus ha fatto da editore nonché alcuni suoi soci, Emilio Pistilli, Gaetano Lena, Sergio Saragosa e Anna Maria Arciero, hanno assistito, sostenuto e incoraggiato l’autore nella sua ricerca. Infatti, come ha avuto modo di scrivere Emilio Pistilli nella Presentazione, il lavoro editoriale di Robert Schomacker «costituisce un interessante e prezioso elemento di novità nella storiografia locale, “una storia mai ricercata” appunto, che va spesso a innestarsi, con frequenti riferimenti, alla più vasta storiografia dell’Europa postmedievale».
Robert Schomacker è un ingegnere di Amburgo la cui mamma era originaria di Cassino. Il bisnonno era Tommaso Vittiglio, nato nel 1839 a S. Germano, come si chiamava allora Cassino, un garibaldino come tramandato in ambito familiare, trasferitosi nel 1873 a Napoli avendo trovato lavoro come contabile presso gli stabilimenti metallurgici di Pattison. Portò con sé la famiglia, moglie e due bambini piccoli uno dei quali si chiamava Roberto. Una figlia di quest’ultimo sposò il sig. Schomacker di Amburgo e da quell’unione nacque Robert. Quando nella Germania nazista venne adottata la politica razziale con il varo, nel 1935, delle cosiddette leggi di Norimberga, Schomacker padre per essere considerato di «sangue tedesco» si trovò costretto, come funzionario dello Stato tedesco, a provare di avere quattro nonni tedeschi del suo ramo e di quello della moglie. Dalle ricerche anagrafiche condotte emerse che alcuni antenati della consorte provenienti da Cassino avessero un cognome, quello «Lia», che poteva far presupporre una qualche ascendenza ebraica. Al termine della guerra, sconfitto il nazismo, caddero i timori provocati da tale questione che finì, dunque, nell’oblio familiare finché qualche anno fa Robert Schomacker, incuriosito, volle riprenderla. Venne due volte a Cassino, nel 2002 e nel 2004, per effettuare delle ricerche ma constatò che non solo non esisteva alcuna pubblicazione o studio specifico in merito alla presenza ebraica in città (tranne qualche cenno rintracciabile nei tre volumi di Luigi Fabiani dedicati a La Terra di San Benedetto) ma che di insediamenti ebraici ne erano all’oscuro gli storici locali al pari dell’archivista di Montecassino, d. Faustino Avagliano, il quale attestò che «in tutti i documenti dell’Archivio c’è silenzio assoluto sul passato ebraico di S. Germano» con un’unica eccezione rappresentata dall’indicazione sui Regesti del 1232 della Giudecca. Allora l’ing. Schomacker, ancor più interessato all’argomento, volle svolgere delle ricerche. In mancanza di altra documentazione, la sua indagine è stata condotta essenzialmente sulla base di due aspetti: l’onomastica e la toponomastica della città. Sul primo, partendo dalla considerazione che vari cognomi di Cassino sono gli stessi che si ritrovano in comunità ebraiche in Turchia, ha tratto dai catasti della città del 1693, 1742 e 1811 e da quelli di Caira e Pignataro Interamna i cognomi in essi riportati. Ne ha pure verificata la diffusione in tutta Italia, o ne ha elencato gli aspetti cronologici, oppure ha provveduto al raffronto con i prenomi ebraici presenti nel Lazio. Per il confronto ha dovuto tener conto anche dell’evoluzione fonetica della lingua italiana e della scrittura ebraica, dei nuovi cognomi adottati dagli ebrei con il battesimo o assegnati dalle autorità, delle modifiche e variazioni nella registrazione in registri e documenti, dell’adattamento operato da famiglie ebraiche per dissimulare la loro origine, della provenienza da insediamenti precedenti, ecc. La ricerca si è rilevata dunque molto complessa e laboriosa. Tanto per citare un esempio il cognome Pinchera diffuso ancor oggi a Cassino ha una forte somiglianza con cognomi similari presenti in Spagna, Pincheiro, e Portogallo, Pincheira (da pineiro=pino, pinao= pinolo) secondo l’uso di alcuni cognomi ebraici formati dal nome di alberi da frutto. Tuttavia nel Regesto del 1501 è menzionato in territorio di S. Germano il toponimo «la Pinchera» dove era presenta una fornace (lavoratori di laterizi=pincarii). Anche rifacendosi al caso specifico e personale, l’ing. Schomacker non scioglie il dubbio se il cognome «Lia» del ramo materno della sua famiglia fosse un matronimico oppure derivasse dal nome Elia, d’Elia, de Lia.
L’altro aspetto indagato da Robert Schomacker da cui desumere la presenza di una comunità ebraica a Cassino nel corso dei secoli, fa riferimento alla sua toponomastica. Ad esempio in una pianta della Cassino prebellica era menzionato un «Borgo Ebrei» formato da quattro vicoli (Vico 1° Ebrei, 2° Ebrei, 3° Ebrei, 4° Ebrei), ubicato nelle vicinanze della chiesa di S. Pietro in Castro (luogo “detto Lo Monte”) e nel quale si potrebbe presupporre la presenza del ghetto anche se il Borgo non risultava recintato e chiuso da porte di acceso e uscita. il Borgo Ebrei, inoltre, non appare menzionato né nei Regesti né nei catasti del 1693 e del 1742 (in cui è presente il toponimo «sotto S. Pietro»). Un altro luogo che potrebbe essere legato alla presenza ebraica a Cassino è rappresentato da «La Giudecca», una piazza ubicata nel centro della città, edificata almeno dal 1232, riportata nei documenti con nomi diversi: nel 1562 è chiamata «La Piazza o Le Bucciarie», nel 1626 «La Piazza pubblica ossia Le Chianche», nel 1673 «Piazza Giudea o Le Chianche», nel 1730 «Piazza detta La Giudecca in località Le Buccerie» e corrisponderebbe con il luogo chiamato, nell’anteguerra, «Largo Fontana Rosa». Come indica il toponimo (nel dialetto napoletano «chianca» o «vucciaria-bucciaria» è la macelleria) si trattava del luogo delle macellerie (probabilmente il kasher ebraico, ipotizza Schomacker). Tuttavia il toponimo non risulta inserito né nel catasto del 1693, né riportato nella pianta di Cassino del 1943. L’ipotesi di un insediamento ebraico nella Giudecca-Giudea, secondo Schomacker, verrebbe suffragata da vari aspetti e cioè dalla ubicazione centrale della piazza (tendenzialmente le comunità ebraiche si stabilivano nelle vicinanze oltre che sotto la protezione delle autorità locali); dalla relazione tra Fontana (della) Rosa e il cognome ebraico Della Rosa, de Rosa (rosa è il colore simbolo della tribù ebraica Naftali); dalla presenza lì nei pressi della chiesa di S. Maria delle cinque torri (“Il Riparo”) dotata di due porte di acceso che potrebbe rifarsi alla tradizione ebraica e quindi presupporre una edificazione originaria come sinagoga. Quando poi anche a Cassino si giunse a introdurre il divieto di convivenza tra cristiani ed ebrei, con questi ultimi obbligati o a convertirsi al cristianesimo oppure a trasferirsi nella periferia della città, per Schomacker si sarebbe venuto a determinare lo spostamento della comunità ebraica locale da un’area centrale come quella de La Giudecca-Largo Fontana Rosa a una più periferica, come il Borgo Ebrei.
Un’altra area di possibile insediamento ebraico sembrerebbe essere rappresentata dalla zona di «Campo dei Fiori» ubicata nei pressi della Chiesa di S. Antonio in quanto in varie città italiane a ridosso di luoghi abitati da comunità ebraiche si trova una piazza denominata Campo dei Fiori (anche a Roma, vicino al ghetto, c’è tale piazza priva di chiese) destinata a cimitero e il cui nome non deriva dai fiori portati sulle tombe (nella tradizione ebraica vi si pongono i sassi) ma dai motivi decorativi incisi sulle lapidi in cui spiccano dei gigli oppure un fiore a otto o sedici petali con due corolle.
Ulteriori luoghi ebraici parrebbero essere la «Piazza degli Agorai» (ubicata presso il largo Fontana Rosa e che trae il nome dal luogo dove si esercitava il mestiere di produttori di aghi), oppure gli insediamenti denominati dei «Greci», gli stranieri più numerosi secondo Fabiani, toponimi presenti anche in altri paesi del Cassinate (Cervaro, S. Vittore), che con il nome di Greci starebbero a indicare gli Ebrei di lingua greca provenienti dalla Puglia che si distinguevano tanto per rituale religioso quanto per cultura in genere.
Lo studio di Robert Schomacker, lungi dal giungere a una sistemazione definitiva della questione, pone tutta una serie di domande e quesiti da risolvere come si intuisce da quell’inusuale punto interrogativo posto alla fine del titolo del volume pubblicato (Quanto si sa di un passato ebraico a Cassino?) e dal sottotitolo (Spunti per l’apertura di una storia mai ricercata). In definitiva alcune delle questioni poste da Schomacker fanno riferimento a tali aspetti:
Nei Regesti e in altri documenti non viene mai menzionata la presenza di una comunità ebraica a Cassino: perché?
Secondo Fabiani fino al XIII sec. a Cassino ha operato una fiorente comunità ebraica: ma quando sono giunti a Cassino gli Ebrei?
Vi giunsero perché l’ordine benedettino era più tollerante e consentì il loro insediamento in città e negli altri paesi della Terra Sancti Benedicti?
Lo Status animarum del 1693 non riporta nominativi di Ebrei. Tuttavia le fonti storiche relative ai secoli precedenti non menzionano di una loro cacciata da Cassino, né che siano stati perseguitati o uccisi: dunque si convertirono al cristianesimo? (GdAC).
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Robert Schomacker, Isarweg 24, 22393 Hamburg
Centro Documentazione e Studi Cassinati
c/o Prof. Gaetano Lena
26.02.2015
Gentili Signore e Signori,
veramente vale sempre la pena fare un viaggio in Italia. Inoltre, se si è invitati da persone gentili per una manifestazione così onorevole in una città così simpatica come Cassino, sarebbe particolarmente allettante. Spero mi perdoniate che nonostante ciò, io non sia presente oggi. Essendo anziano, non posso più viaggiare come quando ero giovane. Inoltre mi trovo nella fase finale della pubblicazione di un altro libro, che sarà stampato a marzo.
Per quanto riguarda la storia della nascita del mio lavoro sul passato ebraico di Cassino, devo dire che all’inizio, durante il mio primo soggiorno nella vostra città, avevo soltanto alcune domande da fare, ma alla fine ho scritto un libro.
Le domande riguardavano la storia della mia famiglia. Un quarto dei miei antenati viveva a Cassino. Tra questi si trovano cognomi come Vittiglio, Lia, Mazzaroppi, Piscitelli, Tagliente, Di Giorgio. Soprattutto il cognome Lia mi dava vaghe supposizioni di una discendenza ebraica. Volevo saperne di più, ma poiché non ho trovato molte risposte, allora ho cominciato a fare ricerche da solo.
Ho così iniziato un’avventura intellettuale, e quanto potesse essere lunga all’inizio non ne avevo idea. Alla fine ho messo per iscritto i miei risultati. E per discuterli sul posto, l’ho fatto anche in lingua italiana. Ho poi mandato il mio scritto al sig. Emilio Pistilli, che mi ha incoraggiato a pubblicare le mie ricerche in un libro, che oggi è l’argomento di questa assemblea a Cassino.
Oltre ad Emilio Pistilli, il mio ringraziamento in special modo va al Prof. Gaetano Lena e alla sig.ra Anna Maria Arciero. Ringrazio anche il sig. Sergio Saragosa, Don Germano Savelli (O.S.B.) e il purtroppo defunto precocemente Don Faustino Avagliano (O.S.B.).
È vero che il titolo del mio libro è espresso in forma interrogativa. Il mio lavoro solleva molte domande, a cui purtroppo non sempre si può dare spiegazione. È vero, potevo trovare qualche risposta ben fondata, ma dovevo limitarmi a focalizzare certi dettagli molto interessanti riguardanti il passato della Terra di San Benedetto, ma molti punti purtroppo restano ancora non molto chiari.
Uno dei fatti più significativi da me scoperti è il numero estremamente grande dei cognomi nella vecchia S. Germano che lasciano desumere una discendenza ebraica. Anche se si può discutere qualche caso particolare, e se non si considerano le quote calcolate da me come numeri assoluti, rimane il fatto che ancora nel 1742 la parte predominante della popolazione di Cassino, Caira e Pignataro proviene da famiglie che una volta erano ebraiche.
Un altro punto da me scoperto e provato è il fatto che a Cassino l’insediamento ebraico iniziale, e non solo, non avviene nel Borgo Ebrei (detto così fino al 1943), ma nella Giudecca originale, che era situata nel centro della città antica, presso la Piazza della Fontana Rosa (v. pag. 43/44).
Insomma il mio lavoro fornisce soprattutto qualche ipotesi che mi sembra plausibile, e – come dice il titolo – fornisce “spunti per lo studio di una storia mai ricercata”. Forse gli storici professionisti e residenti in loco, quando un giorno avranno accesso illimitato ai documenti dell’Archivio di Montecassino, riusciranno a ricercare tutta la storia profonda della propria città. Io spero di vivere fino ad allora.
Come è stato in altri casi, anche a Cassino avrei potuto fare nuove esperienze e ricerche collegate al destino di qualche antenato nell’ambito della storia locale, inquadrate negli avvenimenti di quei tempi passati. In conclusione, posso dire che le varie provenienze dei miei antenati, le loro tradizioni casuali e divergenti di nazionalità, di religione, di stato sociale, sono un arricchimento della coscienza della propria vita. E per me il torto che hanno a volte sopportato è un incitamento alla tolleranza e ad una civiltà secolare ed illuminata, dove i diritti umani valgano per tutti.
Vi auguro un’assemblea piena di discussioni interessanti. E in caso di novità riguardanti il mio argomento, spero che mi facciate sapere.
Cordialissimi saluti
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