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«Studi Cassinati», anno 2019, n. 3
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di Valentino Mattei
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La motivazione con cui è stata concessa la Medaglia di Bronzo al Valor Militare alla memoria del cassinate Gualtiero Fardelli, che oggi riposa nella cappella di famiglia nel cimitero di Cassino, così recita:
«Partecipava in qualità di capo carro a combattimenti contro i tedeschi. Avuto il carro colpito ed immobilizzato, l’equipaggio fuori combattimento ed egli stesso ferito, non desisteva dalla lotta, finché un nuovo colpo non lo raggiungeva in pieno stroncando la sua nobile vita. Alto esempio di fede e di virtù militari» – Roma, Porta San Paolo, 10 settembre 1943.
Firmato l’armistizio a Cassibile, in Sicilia, dall’8 settembre 1943 l’Italia assunse il ruolo di potenza cobelligerante con le forze anglo-americane. La cobelligeranza è un termine appositamente coniato in quel periodo proprio per definire la «condizione di uno Stato che si trova in guerra contro lo stesso nemico di un altro Stato o di una coalizione di altri Stati ed è da tale Stato o da tale coalizione riconosciuto come partecipe alla guerra comune ma non gode dell’eguaglianza giuridica di solito consacrata in un patto di alleanza o di associazione: esso viene quindi a essere in certo modo subordinato alla volontà e agli interessi degli altri Stati, sia per la condotta della guerra sia per la conclusione della pace. Il concetto di c. è stato precisato in relazione alla partecipazione dell’Italia alla guerra degli Alleati contro la Germania (dal 13 ottobre 1943) e contro il Giappone (dal 15 luglio 1945)»1.
Tale condizione generò un forte disorientamento istituzionale vista l’iniziale mancanza di “indicazioni” sui comportamenti da assumere nei confronti dell’ormai ex-alleato tedesco che, da quel momento, divenne oltre che nemico anche invasore.
Cosa accadde dopo l’8 settembre è noto: all’alba del 9 settembre 1943 il Re, Vittorio Emanuele III, Badoglio e le autorità militari lasciarono Roma senza impartire nessuna direttiva precisa, lasciando l’Esercito nella più assoluta incertezza che determinò anche la nascita nel nord Italia della Repubblica Sociale Italiana con a capo Mussolini.
Fu in questo clima di incertezza che i tedeschi, all’atto della comunicazione ufficiale della sottoscrizione dell’armistizio e della ricezione del messaggio in codice «Il grano è maturo, Alarico subito»2 diedero seguito ad un piano studiato da tempo volto a occupare punti strategici e nodi stradali per avere il pieno controllo dell’intero territorio italiano3.
Gualtiero Fardelli, classe 1922, figlio di Gaetano e Amelia Del Duca, che ebbero altri 5 figli, due femmine e tre maschi, venne arruolato il 4 gennaio 1941 all’età di 19 anni e destinato al 4° Reggimento Fanteria Carristi. Gualtiero perse la vita durante gli scontri di Porta San Paolo in Roma il 10 settembre 1943, scontri che segnarono l’ultimo atto prima della firma della resa ai tedeschi e il loro ingresso a Roma. Morirono, solo negli scontri di Porta San Paolo, circa quattrocento civili oltre ai militari rimasti fedeli al Re. Tale episodio può essere considerato come l’esordio della Resistenza Italiana unitamente ad un altro tragico avvenimento che si stava consumando in quelle stesse ore fuori dal suolo patrio: l’eccidio di Cefalonia di cui fu testimone un altro cassinate, Antonio Galasso.
Il nome di Gualtiero Fardelli, sergente del 4° Reggimento Fanteria Carristi, deve essere ricordato al pari di altri personaggi più noti come Sandro Pertini, Ugo La Malfa, Emilio Lussu, etc. che hanno contribuito a scrivere la storia d’Italia e di Roma.
In quei fatti d’arme del 10 settembre 1944 il sergente Gualtiero Fardelli perse la vita guadagnandosi sul campo la Medaglia di Bronzo al Valor Militare alla memoria.
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NOTE
1 – www.treccani.it
2 – Resistenza a Roma – Una cronologia, a cura di Aldo Pavia.
3 – https://digilander.libero.it/lacorsainfinita/guerra2/43/labattaglia.htm
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