Ricerche sull’arte medievale del Lazio meridionale (I). I dipinti murali di S. Maria Egiziaca presso Sant’Ambrogio sul Garigliano.

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«Studi Cassinati», anno 2019, n. 4
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di Lorenzo Riccardi

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1. Montecassino, abbazia: frammento staccato raffigurante un angelo (Archivio della Soprintendenza archeologia, belle arti e paesaggio per le province di Frosinone, Latina e Rieti, neg, n. 4674).
1. Montecassino, abbazia: frammento staccato raffigurante un angelo (Archivio della Soprintendenza archeologia, belle arti e paesaggio per le province di Frosinone, Latina e Rieti, neg, n. 4674).

Nella sua monografia del 1991, Lucinia Speciale pubblicava l’allora inedito lacerto di dipinto murale raffigurante un angelo conservato nel Museo dell’Abbazia di Montecassino (fig. 1), riferendolo – «a quanto sembra», scrive – alla «distrutta chiesa di S. Maria Egiziaca o dell’Acqua»1. In nota la studiosa – sulla scorta delle ricerche di Herbert Bloch – aggiungeva che a questa santa era dedicata una chiesa ricordata in un diploma di Clemente III del 1188 e che, quindi, potesse essere identificata con una pertinenza del monastero di S. Onofrio a Campodimele2. Nove anni dopo, nel 2000, Fabio Simonelli, riprendendo l’ipotesi di Speciale, aggiungeva che «l’unica immagine dell’edificio di Santa Maria Egiziaca o dell’Acqua è visibile dal disegno ad acquerello del territorio di Sant’Apollinare eseguito tra il 1715 e il 1717 dall’architetto Marcello Guglielmelli»3.

Alla luce della scarna documentazione e di due rare foto reperite presso l’archivio della ex Soprintendenza ai Monumenti (figg. 2-3) è oggi possibile precisare che il lacerto dipinto provenga proprio dalla distrutta (ma altrimenti nota) chiesa di S. Maria Egiziaca, che ricadeva però nel comune di Sant’Ambrogio sul Garigliano. Il 6 luglio 1953, infatti, la Soprintendenza ai Monumenti del Lazio affidava al restauratore Arnolfo Crucianelli una lettera indirizzata al parroco del paese mettendolo a conoscenza che il Ministero della Pubblica Istruzione aveva «deciso di distaccare i resti di decorazione pittorica esistente nel rudere di S. Maria Egiziaca» e che essi «saranno depositati presso l’Abbazia di Montecassino». Esecutore dell’intervento sarebbe stato il latore della lettera, Crucianelli, «al quale si prega di volere agevolare l’esecuzione del distacco»4. Il restauratore era d’altronde noto nel cassinate per aver staccato i dipinti murali della chiesa del Crocifisso/ Tomba di Ummidia Quadratilla nell’autunno 1950 e poi quelli di S. Maria di Trocchio a Cervaro sempre nel 19535.

Al complesso di S. Maria Egiziaca ha dedicato nel 1965 alcune importanti pagine don Angelo Pantoni in uno dei suoi contributi sul comune frusinate, da un lato sviscerando le fonti dell’archivio di Montecassino e dall’altro rendendo testimonianza autoptica del suo miserevole stato di conservazione nel dopoguerra.

Grazie alle sue ricerche sappiamo che la chiesa aveva tre navate divise da colonne, per una lunghezza (tradotta da palmi a metri) di 13,46 m, la larghezza di 11,88 m e l’altezza di 8,71 m6 e che presentasse – come apprendiamo da un inventario del 1767 – «la magior parte pittata di pitture antichissime»7. Dal punto di vista storico, Pantoni non rintraccia menzioni della chiesa precedenti il XVI secolo, né l’associa alla chiesa di S. Maria Egiziaca menzionata nel diploma di Clemente III, che pure doveva essergli noto da Gattola e dai regesti di Leccisotti dell’anno precedente8. Tale identificazione andrà forse vagliata con maggiore attenzione intrecciando i dati a disposizione, considerando che nella prima menzione del 1555 l’edificio era definito «ecclesia ruralis Sanctae Mariae de li Gizi grancia S. Blasii extra et prope castrum», ossia – come riferisce lo studioso – «una dipendenza della chiesa arcipretale»9.

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2-3. La chiesa di S. Maria Egiziaca a Sant’Ambrogio sul Garigliano in due foto del dopoguerra (Archivio della Soprintendenza archeologia, belle arti e paesaggio per le province di Frosinone, Latina e Rieti, neg. nn. 443-444).

Più interessante, ai nostri fini, sono le informazioni che Pantoni fornisce sull’edificio, di cui poco o nulla rimaneva già al suo tempo, se non «informi rovine» tra cui «il troncone del campanile con aderente una parte dell’abside principale, volta a oriente, che reca qualche avanzo di pitture divenute illeggibili»10. Quanto descritto dallo studioso va quasi sicuramente identificato con le murature delle fotografie qui presentate. Ciò consente di restituire al lacerto, oggi “steso” su una superficie piana, la sua originaria collocazione nella calotta absidale, in alto a destra11. Vi è raffigurato un angelo in volo con «gambe e testa rivolti a sinistra, busto e braccia verso destra»12. Nella foto più particolareggiata si nota al di sotto dell’angelo una seconda figura, di cui a stento si percepisce il profilo e che non è possibile identificare con certezza: se un secondo angelo, anche se mancherebbe l’ala, o un santo stante. Per la loro posizione è plausibile immaginare che nel catino absidale vi fosse raffigurata un’Ascensione: un’ulteriore testimonianza, quindi, di tale iconografia nel territorio cassinate tra XI e XII secolo oltre a quelle già note della grotta di S. Angelo a Caprile (Roccasecca), S. Antonio Abate a Castelnuovo Parano, S. Maria del Monacato a Castrocielo, S. Maria di Trocchio a Cervaro (ora a Montecassino), S. Angelo a Lauro (ora a Caserta), solo per restare in Terra Sancti Benedicti13. Testimonianza particolarmente preziosa, inoltre, data l’alta qualità formale del lacerto che mostra, come hanno scritto Speciale e poi Mathis, un grado di bizantinismo prossimo a quello dello scriptorium dell’abbazia e molto più marcato che non negli altri esempi della pittura murale dell’intera area (compresa anche S. Angelo in Formis).

Della costruzione non pare sopravvivere alcunché, ma ancora negli anni ’80 del secolo scorso restavano tracce delle strutture di fondazione e qualche concio di pietra, nonché erano ricordate dalla popolazione locale ossa umane sparse per il terreno14. L’edificio doveva essere il fulcro di un agglomerato rurale, sorto su un terrazzo leggermente rialzato e presso un antico incrocio viario15. Circa la sua origine, è lecito immaginare – come è stato fatto – che la chiesa potesse essere stata fondata da una comunità bizantina, alla stregua delle altre note nei dintorni di Montecassino16.

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NOTE

* Funzionario della Soprintendenza archeologia, belle arti e paesaggio per le province di Frosinone, Latina e Rieti e attento studioso con cui «Studi Cassinati» si augura di sviluppare una duratura e proficua collaborazione.
1 L. Speciale, Montecassino e la Riforma Gregoriana. L’Exultet Vat. Barb. lat. 592, Roma 1991, p. 104 e nota 160.
2 Ibidem. Sul monastero di S. Onofrio vedi M. Dell’Omo, Insediamenti monastici a Gaeta e nell’attuale diocesi, Montecassino 1995, pp. 55-56.
3 F. Simonelli, in Affreschi in Val Comino e nel Cassinate, a cura di G. Orofino, Cassino 2000, p. 135.
4 Soprintendenza archeologia, belle arti e paesaggio per le province di Frosinone, Latina e Rieti, Archivio Storico (= SABAP FR-LT-RI, AS) (sez. architettonico-paesaggistica), FR 635 (S. Ambrogio sul Garigliano – Edifici Artistici): Minuta firmata per il Soprintendente (illeggibile) al parroco di S. Ambrogio (prot. 4753 del 06.07.1953).
5 In attesa di approfondimenti – ancora in corso – sulle vicende conservative di tali pitture si rimanda alle schede in Affreschi in Val Comino cit., pp. 127-134, 137-141. Sulla figura di Crucianelli si veda M. Mari, Arnolfo Angelo Crucianelli, in Restauratori e restauri in archivio, I, Profili di restauratori italiani tra XVII e XX secolo, a cura di G. Basile, Firenze 2003, pp. 51-61.
6 A. Pantoni, S. Ambrogio sul Garigliano, in «Bollettino Diocesano. Diocesi di Montecassino e Prepositura di Atina», XX (1965), 3 (luglio-settembre), p. 98. Più recentemente A. Riccardi, M. Broccoli, Sant’Ambrogio sul Garigliano dalle origini al XX secolo, Minturno 2004, pp. 252-253.
7 A. Pantoni, S. Ambrogio … cit., p. 99.
8 E. Gattola, Historia abbatiae Cassinensis …, Venetiis, Coleti 1734, pp. 340-343 e T. Leccisotti (a cura di), Abbazia di Montecassino. I regesti dell’archivio, I, Roma 1964, p. 16, n. 21.
9 A. Pantoni, S. Ambrogio … cit., p. 97.
10 Ivi, p. 100.
11 Proprio per la superficie piana P. Mathis lo giudicava non assegnabile «con sicurezza» alla decorazione di una calotta absidale: P. Mathis, in Affreschi in Val Comino … cit., p. 135.
12 Ibidem.
13 G. Orofino, All’ombra di Montecassino: programmi iconografici nella Terra di san Benedetto, in De lapidibus sententiae: scritti di storia dell’arte per Giovanni Lorenzoni, a cura di T. Franco, G. Valenzano, Padova 2002, pp. 285-293.
14 SABAP FR-LT-RI, AS (sez. architettonico-paesaggistica), FR 634 (S. Ambrogio sul Garigliano – Chiesa di S. Maria Egiziaca).
15 G.R. Bellini, R. Donnici, M. Lauria, S.L. Trigona, Sant’Ambrogio sul Garigliano (FR). Carta archeologica del territorio comunale, in Lazio e Sabina, 4, Atti del convegno (Roma, 29-31 maggio 2006), Roma 2007, pp. 257-268: 263, 267.
16 Ibidem.

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