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«Studi Cassinati», anno 2019, n. 4
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di Giovanni Petrucci
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Torniamo su due ricerche effettuate negli anni passati e pubblicate in «Studi Cassinati»1 per aggiungere alcune precisazioni. La chiesa di Palombara si trovava e si trova a S. Elia Fiumerapido nel territorio di «Croce» ampiamente popolato da centinaia di abitanti fin dal tredicesimo secolo. Nella valle sottostante scorre il Rapido, che, nel corso della sua storia, erose due intere contrade: una in tempi remoti, la Chiesa di Fiumecappella con le case sparse all’intorno, sotto di essa2; l’altra, prima del 1873, chiamata «La Limata», con un ampio agglomerato, la Chiesa di S. Onofrio, un frantoio e un opificio3.
Anche se nell’inventario stilato dal notaio Antonio Nigro il 2 gennaio 1411 tale chiesa risulta modesta, rurale, dipendente dal Monastero di Valleluce4, non elevata a parrocchia, aveva una rilevante importanza per il castrum. Infatti la frequentavano i residenti nel territorio che va dalla Cartiera fino alle ultime case della contrada, perciò non risultano rubricati negli Stati delle Anime delle quattro circoscrizioni ecclesiastiche di S. Elia (S. Maria La Nova, S. Biagio, S. Pietro e S. Cataldo); ciò durava fino al tempo del Catasto Onciario del 17545. Non godevano del privilegio nemmeno Valleluce e Olivella. Qui le parrocchie vennero create rispettivamente nel 1854 e nel 19276.
La chiesa di Palombara, come tutte le altre chiese rurali, era ed è costituita da dell’entrata, nella parte bassa dell’abside, sul basamento preesistente fu costruita una semilunetta concava; nel bordo anteriore, piuttosto irregolare, sembra riconoscere una malta in coccio pesto grossolano. È stata messa a nudo durante i recenti lavori di ripristino del 2005, progettati dall’arch. Giuseppe Picano. Potrebbe essere stata una sorta di fonte battesimale, visto che nella struttura non vi era altro posto idoneo7. In questo caso è un unicum fra le ventisei chiese della campagna e le quattro del centro di Sant’Elia.
Oggi certamente la sua importanza è legata essenzialmente a quanto resta degli affreschi, ampiamente trattati da vari studiosi, ma noi non sottovalutiamo l’eccezionalità del fonte battesimale, se tale era. Gli esperti potrebbero fornire precisazioni su questa nostra fantasia.
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NOTE
1 G. Petrucci, La Cappella del Casale di Palombara in Sant’Elia Fiumerapido, in «Studi Cassinati», anno IV, n. 1-2 (gennaio-giugno 2004), p. 3 e Id., Restaurata la cappella di Palombara, in «Studi Cassinati», anno VI, n. 4 (ottobre dicembre 2006), p. 40.
2 M. Lanni, Sant’Elia sul Rapido. Monografia, Napoli 1873, p. 8, nota n. 3: «Niun vestigio è restato di questa Chiesa (Fiume Cappella) … colle case accosto la Parrocchia, di cui veggonsi ancora i ruderi nel declivio dell’erta montagna; non essendo verosimili, che fosse tutta isolata. Anzi la coesistenza di quattro Chiese, Fiume Cappella, Santa Maria di Palumbara, S. Maria Maggiore e SS. Annunziata, e queste due ultime Parrocchiali, in tanta vicinanza, dimostra, che in quel sito dovevano essere aggruppate molte case».
3 J.F. Guiraud, Économie et Société autour du Mont-Cassin au XIIIe Siècle, Montecassino 1999, p. 33.
4 E. Gattola, Historia Abbatiae Cassinensis, Venezia 1733, p. 206: «Plures huic cœnobio ecclesiæ parebant:[…] cappella S. Maria sita, ubi dicitur Palommaria […]».
5 Catasto Onciario dell’anno 1754, Archivio di Stato di Napoli della R. Camera della Sommaria, vol.1430.
6 M. Lanni, Sant’Elia sul Rapido … cit., p. 59: La «chiesa per rescritto reale de’ 26 giugno 1854 è stata eretta a Parrocchia»; la seconda con decreto del 15 novembre 1927 dell’Abate Gregorio Diamare.
7 Di solito, in base ad una concezione simbolica, il fonte battesimale era posto nella prima cappella di sinistra di una chiesa; ma ciò non era possibile in Palombara, ad aula unica.
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