Una epigrafe settecentesca Giuseppe Lavioso: il novello Anfitrione di Monte Maggio a Cassino.

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«Studi Cassinati», anno 2019, n. 4
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di Emilio Pistilli

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Verso la cima di Monte Maggio, la collina posta a nord di Rocca Janula che si chiude con una profonda dolina, al termine dell’omonima strada, sorge un casolare di due piani, attualmente di proprietà del signor Benedetto Miele. La visitai agli inizi degli anni Settanta su invito del proprietario dell’epoca, geometra Raffaele Varlese, nostro compianto socio. L’amico Raffaele volle mostrarmi una epigrafe murata in alto sulla facciata della casa, risalente al Settecento. La fotografai pensando di segnalarla, ma poi, non so per quale motivo, non ritrovai più la foto. Della stessa iscrizione, dopo la ristrutturazione del fabbricato, non si ebbe più alcuna traccia.

Ora è riapparsa, ma in modo strano. Me ne ha dato una foto l’amico Alessandro Barbieri il quale, non conoscendone l’origine, annota: «L’hanno portata in un’abitazione, insieme ad altri ritrovamenti (parti di basamenti, colonne, resti bellici) ed è abbastanza grande e pesante!», ma non specifica in quale abitazione.

Riporto qui la foto, sommariamente ritoccata, con la lettura del testo.

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JOSEPH LAVIOSI CASINAS

SUA PECUNIA

DIVERSORIOLUM HOC

AMICIS SIBIQ [UE]

CONSTRUXIT

ANNO DOMINI

MDCCLXXV

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Da essa si deduce che la palazzina fu costruita nel 1775, con proprio denaro, da una certo Giuseppe Lavioso, cassinate, come luogo di ritrovo per sé e per i suoi amici.

Il casolare di Monte Maggio sulla cui facciata era infissa la lapide.
Il casolare di Monte Maggio sulla cui facciata era infissa la lapide.

Il cognome Lavioso non è originario di Cassino ma lo troviamo nel Catasto Onciario di San Germano (odierna Cassino) del 1742 tra i foresteri residenti laici. In esso è riportato un certo Domenico Lavioso “napolitano privilegiato cositore”, dunque un sarto napoletano, sposato con Gaetana Pagliaro, probabilmente originaria di Belmonte Castello. Il Catasto ci informa che abitava in una casa di proprietà di Montecassino, mentre era proprietario di una casa affittata a Michelangelo Petraccone; inoltre possedeva una bottega data in affitto in Piazza Lunga; ancora, era proprietario di un terreno di oltre quattro tomoli alberato e coltivato a viti in località Ponte Amicolo (?) confinante con Angelo Massaro e Simone Pirollo. Inoltre teneva in affitto un locale sopra la bottega di Piazza Lunga di proprietà di Montecassino.

Ovviamente questo Domenico non è il nostro Lavioso dell’epigrafe, che invece si chiamava Giuseppe: neppure tra i suoi figli, anch’essi sarti, compare un Giuseppe.

Il facoltoso costruttore della casa di Monte Maggio potrebbe essere dunque un nipote di Domenico, visto che tra le annotazioni del Catasto e la data della lapide sono trascorsi 33 anni. Magari un nipote che aveva fatto carriera nella scala sociale di San Germano, come è mostrato dal tenore dotto dell’iscrizione.

Tuttavia da quel periodo del Settecento in poi non si è avuta più alcuna notizia della famiglia di questo Lavioso, che pur si definisce «casinas».

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