La scomparsa di Cosmo Barbato

«Studi Cassinati», anno 2019, n. 4
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24Barbato_1Il 31 ottobre 2019 è tornato alla Madre Terra Cosmo Barbato, giornalista e uomo di cultura, attento osservatore delle dinamiche sociali e della vita culturale del nostro paese. E, per quanto ci riguarda, testimone della immane tragedia di Cassino e della sua distruzione, di cui conservava vivo il ricordo degli avvenimenti. Nato a Cassino nel 1930 era rimasto profondamente legato alla sua cittadina natia, nella quale aveva trascorso tutta la sua adolescenza e di cui aveva sempre un grande rimpianto. Quando veniva a Cassino da Roma, ogni anno, per visitare i suoi cari al cimitero, come per incanto spariva l’accento romano, sostituito dal colorito dialetto cassinate. Da lui mi facevo raccontare aneddoti, personaggi, luoghi vissuti. L’amava molto Cassino, la sua amata Cassino. Accanto al letto, nella casa di Roma, c’è un piccolo quadro che riassume tutta la sua nostalgia e il suo attaccamento alla cittadina. Aveva vissuto il primo terribile bombardamento di Cassino, a tredici anni, il 10 settembre del 1943, due giorni dopo l’armistizio. Fu quello il primo degli infiniti altri che nei successivi otto mesi non lasciarono di quella città pietra su pietra. Una bomba piombò anche sulla scuola, dove si trovava sua sorella di dieci anni: la bambina restò per alcune ore sotto le macerie, fortunatamente incolume.
«Il primo bombardamento del 10 settembre 1943 mi colse nei giardini pubblici davanti al liceo Giosuè Carducci, dove mi godevo in compagnia di amici la mattinata al sole, due giorni dopo l’annuncio dell’armistizio che credevamo avesse preannunciato la fine della guerra. In attesa della imminente riapertura della scuola, curiosavamo tra gli automezzi dei militari tedeschi che in quelle ore, discretamente, occupavano l’edificio delle scuole elementari per installarvi un ospedale militare. Sul tetto avevano disteso un telo con un enorme croce rossa. D’improvviso un rombo assordante di motori e una serie di esplosioni e l’urlo della sirena fino a quel momento udita solo nel corso di qualche prova di allarme. Non riuscivo a capire che cosa stesse succedendo. Mi sembrava assurdo che, appena stipulata una tregua d’armi, gli alleati bombardassero una cittadina inerme come Cassino, per giunta nel momento in cui vi si installava un ospedale pur se militare». «Per la prima volta la guerra fu sulla mia pelle», diceva Cosmo. «Il sibilo delle bombe ed il fragore che seguiva … Beh, poi, nello stesso giorno, con la mia famiglia scappai via da Cassino. Ci spostammo verso le montagne della chiostra che circonda la valle del Liri. Prima sosta nel paese di Sant’Elia, dove trovammo un alloggio di fortuna. Qualche giorno dopo ci spostammo più in alto, a Valvori, dove qualche tempo dopo si installò il comando del generale tedesco Kesselring. A metà gennaio del ’44 forzosamente ci sfollarono a Ferentino, dove ci fermammo una decina di giorni a Ferentino». Anche lì tanti pericoli, tante peripezie, Cosmo e i suoi, rifugiatisi in una casa bombardata, stavano per vedersela brutta ed essere deportati chissà dove dai tedeschi, ma, fortunosamente, riuscirono a salvarsi. Da Ferentino ad Alatri e poi, all’inizio della primavera del 1944, i Barbato sono a Roma. Mesi difficili. Il giorno dell’arrivo delle truppe alleate a Roma, il quattro giugno, Cosmo con altri ragazzi va a Viale Mazzini, alla chiesa di Cristo Re, a suonare a stormo le campane.
Nel ’49, la famiglia Barbato viene ad abitare alla Garbatella, grazie all’assegnazione di una casa Iacp, ma furono anni di vere difficoltà economiche. Iscritto al Partito Comunista già da quattro anni, alla fine dell’estate del 1950, arrivò la sua occasione di lavoro. Ebbe la fortuna di incontrare Franco Funghi, il redattore capo di “Vie Nuove”, settimanale fondato da Luigi Longo, che qualche mese più tardi lo assunse come praticante in quel giornale. Fu così che cominciò la sua attività di giornalista. Tre anni dopo Cosmo divenne il segretario di redazione di «Vie Nuove». Alla vigilia di Natale del ’54, l’incontro di Cosmo con Gabriella Tosi, la donna della sua vita, laureata in Matematica e Fisica, assistente alla Sapienza e poi insegnante in una scuola media. Nel 1969, Cosmo è assunto a «Paese Sera» dove gli vengono presto assegnati compiti di responsabilità, dalle pagine speciali agli interni, poi la segreteria di redazione. Ma Cosmo aveva tanti interessi oltre alla scrittura, uno in particolare, l’archeologia. Fino a che le sue ginocchia lo ressero, insieme a Gabriella, fu un grande viaggiatore, un visitatore entusiasta dei siti archeologici in Italia e nel Medio Oriente. Ricordo, in occasione di un nostro viaggio insieme a Cassino, che mi fece da guida e mi illustrò, lasciandomi senza fiato per la dovizia di particolari, il sito archeologico di Cassino, in particolare la presunta tomba di Ummidia Quadratilla. Era affascinato dalla storia dell’antica Roma, di cui era un conoscitore profondo e un affabulatore avvincente.
Fu anche uno studioso di cose locali. Ha scritto su questa rivista, con riferimento alle vicende di Cassino Un piccolo frammento di storia cassinate. La sirena che annunciò il primo bombardamento e un articolo su «Il Rapido», un foglio settimanale di quattro facciate che, dal 3 dicembre 1945 al 19 maggio 1949, accompagnò e spesso indirizzò la ricostruzione di Cassino, curato da suo padre, l’avv. Guido Barbato, perseguitato dal fascismo a Cassino e, dopo la guerra, licenziato da Zeppieri per le sue idee di sinistra.
A Roma erano noti a tutti i servizi che Cosmo scriveva prima sulla Gazzetta dell’Undicesima Circoscrizione e poi sul periodico «Cara Garbatella», che per tanti anni sostenne con tutte le sue forze. Attraverso i suoi racconti e i suoi articoli abbiamo conosciuto i personaggi della Resistenza, uomini e donne della Garbatella.
Il Quaderno della Resistenza Garbatella-Ostiense di Cosmo Barbato rimane un testo fondamentale, che ricostruisce le figure e la storia della guerra e dell’occupazione tedesca della città di Roma. Ricco di curiosità e di amore per la vita, non lesinava incisive critiche a taluni aspetti della vita sociale di oggi, ai comportamenti non corretti degli individui, a una distorta visione della politica.
Dal 19 dicembre le sue ceneri riposano nel Cimitero di Cassino, nella tomba di Famiglia, accanto ai suoi genitori.

                                                                   Luciano Barbato

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