Studi Cassinati, anno 2014, n. 1
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di Rita Cacciami
Settanta anni fa «qui si fermava la guerra, dapprima con il bombardamento di Aquino nel luglio 1943 fino ad arrivare alla distruzione totale del 15 marzo 1944. Un sacrificio immane». Risuonano agghiaccianti le parole di Gaetano De Angelis Curtis, presidente del Centro Documentazione e Studi Cassinati che ieri ha rievocato, nel palazzo di giustizia, la figura del primo sindaco del dopoguerra, Gaetano Di Biasio. Un doveroso quanto sentito tributo della comunità forense a “don Gaetanino” come familiarmente veniva chiamato. Nell’aula di Corte d’Assise in tanti hanno voluto ascoltare le testimonianze all’interno del convegno dal titolo «Cassino: dalla distruzione alla ricostruzione». Il tributo a questa figura storica cui la Città Martire deve davvero tantissimo rientrava tra le iniziative per le celebrazioni del 70° anniversario della distruzione ed è stato organizzato dall’Ordine Forense, dal Comune di Cassino e dal Comitato per il 70°. Sulla figura del giurista, letterato e politico hanno relazionato, oltre a De Angelis Curtis, presidente del «Centro Documentazione e Studi Cassinati», anche il presidente dell’Associazione «Battaglia di Cassino», Centro Studi e Ricerche, l’avvocato Roberto Molle.
L’esperto e documentatissimo avvocato, che peraltro è direttore del museo Historiale, con dovizia di particolari ha affrontato il tema de La battaglia di Cassino. Ha chiuso i lavori l’architetto Assunta Pelliccio, docente del Dipartimento di ingegneria civile e meccanica dell’Università di Cassino e del Lazio Meridionale con un’articolata relazione su L’analisi della trasformazione del tessuto urbano.
Non sono stati meno rilevanti gli indirizzi di saluto, in primis quello del presidente dell’Ordine Forense, l’avvocato Giuseppe Di Mascio. «Senza il Tribunale, Cassino sarebbe stata una città diversa. Possiamo dire oggi che non sarebbe stato possibile ricostruirla così com’era e dov’era ed oggi risuonano dolorose ma molto realistiche le parole del professor Gigante che parla di “macerie riaffioranti dalle acque del Gari”». A seguire è stato il presidente del Tribunale, Amedeo Ghionni, ad attirare l’attenzione della platea di avvocati, magistrati ed amministratori comunali verso «questo luogo che mi è familiare e caro. In Corte d’Assise ho passato molti anni e trovo che sia un luogo in cui vengono messi in rilievo le debolezze umane e le macerie. Qui ha operato Di Biasio per molto tempo e questo sindaco del passato è un ricordo e un monito per tutti». Sente tutto il disagio di non avere radici cassinate il procuratore capo della Repubblica Mario Mercone, che nel suo intervento ha sottolineato come sia difficile «parlare di Cassino per me che di Cassino non sono. Ero piccolo quando veniva distrutta questa città e mi trovavo nell’alto casertano. A quattro anni si può intuire ma è il tempo che fa acquisire il valore degli eventi». Calore vero, invece, nelle parole del sindaco e avvocato Giuseppe Golini Petrarcone, che ha anticipato come la figura di Di Biasio e quella del senatore Pier Carlo Restagno, sarebero stati al centro del discorso previsto in occasione della visita del presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano. «Oggi ricordiamo la figura di Di Biasio ma anche la tragedia di un popolo che ha saputo trovare la forza di risorgere. Il primo sindaco del dopoguerra ha saputo dare la forza a questo popolo, lo ha guidato prima come commissario prefettizio e poi come primo cittadino verso la ricostruzione. Una figura imponente per dialettica (epici i suoi duelli verbali con il suo antagonista Restagno)». Il consigliere regionale Marino Fardelli ha puntato l’attenzione sulla classe forense (in particolare citando gli avvocati Assante, Casale, Varlese) «che hanno operato in questo palazzo di giustizia ed hanno contribuito a fare di questa città ciò che è oggi. I miei figli di 9 e 7 anni con le loro scuole stanno vivendo queste celebrazioni e saperli domani (15 marzo, ndr) parte attiva in questa giornata memorabile mi inorgoglisce davvero». Danilo Salvucci, presidente del Comitato per il 70°, ha ricordato come le «macerie si trasformarono in barriere anticarro. Resta la tristezza e la rabbia – ha aggiunto il consigliere comunale – per tante perdite umane e per quel patrimonio mai più riconquistato. La rinascita non fu scontata e ricordare Di Biasio è per noi un tentativo di riavvicinamento. Una gran bella figura di uomo politico».
Molto è stato detto, ieri, tanto è stato taciuto solo per sofferenza vera in quel Tribunale che può essere indicato a pieno titolo, come ha affermato De Angelis-Curtis, come simbolo della ricostruzione della «città martire», così come Cassino è stato il simbolo della «ricostruzione della Patria».
Davvero commovente ripercorrere la vita di questo primo sindaco che ha portato alla rinascita della città martire: era figlio di un calzolaio, originario di S. Elia Fiumerapido, e di una venditrice di frutta secca. Una famiglia umile, la sua, tanto da non permettergli il pagamento della retta (troppo alta) da convittore presso il Liceo Tulliano di Arpino. Per questo motivo, pur di conseguire l’ambito diploma, lo frequentò da esterno. A quest’uomo così eclettico e di alta levatura sono state dedicate, in città una strada e una scuola, a dimostrazione dell’importanza del suo operato e della grandezza della sua personalità.
Un silenzio e una grande compostezza hanno accompagnato, ieri, i lavori di questo convegno preparato nei minimi dettagli dai promotori.
Tutti e tre i relatori si sono avvalsi dell’ausilio di videoproiezioni per mostrare alla folta platea di professionisti una lunga serie di documenti storici, foto, stralci di libri antichi, cartine e piani urbanistici. A futura memoria. Per non dimenticare le proprie radici e chi ha contribuito a fare di noi ciò che siamo ora.
In Aula, con le coccarde tricolori al bavero, anche gli attuali amministratori: gli assessori Mario Costa, Antimo Pietroluongo, Danilo Grossi e il consigliere Velardocchia.
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