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«Studi Cassinati», anno 2020, n. 1-2
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di Alberto Mangiante
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A Cassino nell’anteguerra l’unico monumento al centro della città che riscuoteva un certo interesse, sia dal punto turistico sia da parte di molti studiosi di architettura, era la chiesa di Santa Maria delle Cinque Torri, conosciuta ai più come «il Riparo». Non starò a ripetere argomenti già riportati dai vari studiosi che se ne sono occupati, partendo da Gattola e più recentemente Vizzaccaro, Pantoni e il nostro Emilio Pistilli, ma mi aveva sempre incuriosito una nota del Ponari nel suo volume Ricerche sulle antichità di Cassino, stampato a Napoli nel 1867. Infatti discorrendo riguardo a un bollo, impresso su alcuni mattoni rinvenuti durante dei lavori nella chiesa, a pag. 203, nel documento G riporta quanto segue: «essendosi voluto, non a guari, con poco giudizio, demolire la volta di una delle tre nicchie, che sono nel detto tempio al lato di fronte alla porta principale, si trova, che la medesima era formata da mattoni, che avevano nel mezzo la medesima iscrizione, e che sono lunghi circa un metro, larghi mezzo metro». La scritta notata dal Ponari era «MARICI» e aveva attribuito il nome al culto della dea Marica, venerata in un santuario presso Minturno. Questi mattoni erano stati recuperati con l’abbattimento delle absidi del “Riparo” al posto delle quali era stata costruita una nuova abside con locali adiacenti. Però questa ipotesi del Ponari venne corretta da Pantoni nel dopoguerra con il recupero di elementi simili da una delle finestre scampate al disastro della guerra, che egli datò all’Alto Medioevo, coevi alla costruzione dell’edificio.
Altri lavori alla sacrestia e alla Chiesa furono eseguiti nel 1872. Ma dopo questi lavori ottocenteschi, come erano le condizioni della Chiesa? Emile Bertaux, nella sua opera monumentale L’art dans l’Italie Meridionelle pubblicata nel 1903, annota la presenza di impalcature e lavori che ingombravano l’edificio, mentre la nota fatta dell’ing. Fulvio, per conto della Sovraintendenza ai monumenti di Terra di Lavoro del 1907, per i lavori di ripristino delle vecchie tubature di scarico delle acque, la riporta in buone condizioni.
Tra le varie pubblicazioni dell’epoca che ho potuto consultare, ho trovato risposte molto esaurienti nei volumi della Commissione Conservatrice dei Monumenti di Terra di Lavoro anni 1884 – 1888.
Nel verbale della tornata 2 gennaio 1884 il presidente espone il rapporto che l’ispettore degli scavi e monumenti di Cassino Filippo Ponari ha inviato al Ministero, dove descrive lo stato di abbandono in cui versa la chiesa di Santa Maria delle Cinque Torri o «del Riparo», tanto da minacciare il crollo del tetto. Il ministero prima di intervenire chiede il parere della Commissione e autorizza il prefetto della Provincia a provvedere direttamente e a mandargli il conto delle spese. Il prefetto precisa che trattandosi di semplici riparazioni non richiederà grandi somme e la Commissione incarica i soci Toti e Iannelli di visitare il monumento in questione per quantificare i danni e vedere l’importanza dell’edificio per informare il prefetto.
E Iannelli il 6 febbraio 1884 riferisce della visita fatta alla chiesa, accompagnato dal sig. cav. Loreto Lena e da altri maggiorenti della città, e non avendo trovato il canonico Ponari (morirà pochi mesi dopo), si limita a leggere il passo del Cronicon dove è descritta la fondazione della Chiesa da parte dell’abate Teodomaro (778-797) e, dopo aver fatto la descrizione architettonica dell’edificio con un intervento del sig. Francesco Petrarcone, che assicurava che l’attuale pavimento costruito per contenere lo sversamento delle acque sorgive poggiava su di un pavimento più antico fatto a mosaico, si passò poi alla quantificazione dei danni: era crollato del tutto il piano in legno che copriva la torre centrale e vi erano gravi lesioni in uno degli archi. Vista la gravità del danno, la Commissione deliberava la richiesta da inoltrare al Genio Civile e quindi di trasmettere la perizia al Ministero della Pubblica Istruzione e aspettare i relativi provvedimenti.
Lo stesso Iannelli fa notare alcune iscrizioni romane conservate all’interno della chiesa: la prima riportata dal Mommsen al numero 5290 del CIL «in atrio ecclesia quinque turrium, dedecta die 20 aprilis 1752»
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D . M
STATILIAE
PRIMITIVAE
AGATHIAS
CONIUGI
MERENTI
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La seconda, di epoca medioevale del secolo XIV, una lunga pietra sepolcrale in parte sepolta nel pavimento che dovrebbe trovarsi ancora in situ, in quanto descritta nella guida del T.C.I come una lastra tombale del ‘300, notevole per il costume della defunta rappresentatavi a graffito. Seguono nella relazione altre due iscrizioni romane ma, non essendo di pertinenza della chiesa, evito la loro descrizione.
Il 10 aprile l’ingegnere capo del Genio Civile di Caserta trasmette la perizia estimativa dei lavori da eseguirsi al tetto e alla massa muraria della chiesa del Riparo nell’importo di L. 4.500, dichiarando i medesimi di massima urgenza e disponendone l’invio al Ministero. Il 28 giugno 1884 il Ministero risponde che prima d’impegnarsi in una spesa non proprio piccola, come riportato nella perizia del 10 aprile, e non essendo la Chiesa iscritta nell’elenco dei monumenti, desidera avere con la massima urgenza una relazione della sua importanza storica ed artistica corredata da rilievi fotografici. Dà, quindi, ordine al prefetto di eseguire i pochi lavori di prima necessità.
Il Ministero, il 22 agosto 1884, osserva che la perizia dei lavori urgenti da eseguirsi nella Chiesa del Riparo deve essere completata con il capitolato d’appalto per essere sottoposto all’esame del Ministero dei Lavori Pubblici però, con foglio del 4 novembre, rinvia la perizia dei lavori, confermata per L. 4.900, al mittente in quanto la Chiesa non risulta iscritta nell’elenco dei monumenti e il Ministero non può prendere a proprio carico la spesa occorrente che invece deve essere a carico del Comune di Cassino e della Confraternita del SS. Sacramento che ne ha il possesso. La Commissione, a tal proposito, invita il Genio Civile alla stipula del contratto e sollecita il Comune e la Confraternita a dare una risposta delle proprie diponibilità. L’ingegnere capo del Genio Civile, con una nota del 13 settembre, trasmette la perizia estimativa dei lavori urgenti da eseguirsi al tetto della Chiesa delle Cinque Torri alla Commissione, da inoltrarsi al Ministero della Pubblica Istruzione. Il sindaco di Cassino, con nota del 18 novembre, si trova d’accordo con il Ministero per l’urgenza dei lavori da farsi, ma si dichiara impossibilitato a concorrere finanziariamente trovandosi in ristrettezze finanziare. La Confraternita si dichiara nella medesima situazione in quanto non in possesso di rendite.
I lavori dovettero eseguirsi durante tutto il 1885 ma non sono documentati in quanto mancano i relativi fascicoli. La documentazione prosegue per l’anno 1886 e, nella tornata del 13 gennaio, si dà notizia all’abate Luigi Tosti, soprintendente generale dei Monumenti Sacri Nazionali, di avere destinato L. 100 per il compimento dei lavori eseguiti alle finestre della Chiesa delle Cinque Torri e altri piccoli lavori per i quali si dovrà fare un conto a parte da vistare dal Genio Civile. La somma è riconfermata con notifica del 3 febbraio.
L’ingegnere capo del Genio Civile, nella tornata del 7 aprile con una nota del 3 marzo, invia la contabilità finale dei lavori eseguiti dall’impresa Lamanna nella Chiesa in base ai contratti stipulati il 3 dicembre 1884 e 14 agosto 1885 e raccomanda il sig. Vincenzo Scognamiglio, assistente ai lavori principali, perché gli sia riconosciuta una speciale gratifica. Infine, con una nota del 23 marzo, si assicura di poter rilasciare la cauzione depositata dall’impresa Lamanna per eseguire i lavori all’edificio, svincolo avvenuto il 21 aprile.
Il 14 maggio l’impresa Lamanna viene liquidata con una somma di L. 1.549,69 a saldo dei lavori di riparazione nella Chiesa del Riparo, mentre il geometra Scognamiglio viene retribuito con la somma di L. 75 per la sua assistenza ai lavori supplementari allo stesso edificio.
Una cosa balza subito interessante, la celerità degli appalti dati dal Ministero e la sua liquidazione. Un altro elemento interessante è sapere che molto probabilmente in qualche Archivio ministeriale vi sono delle foto della chiesa prima del suo rifacimento.
Nell’immediato dopoguerra, con lo sgombero delle macerie, i frammenti di colonne e i capitelli, in numero di dieci, furono sistemati nella zona presbiteriale della Chiesa. Fra i vari reperti vi era una base dalla forma particolare, recuperata forse nel pozzetto lasciato dall’ing. Fulvio, con il plinto di forma ottagonale mentre la scozia rotonda aveva una decorazione dentellata a forma di ovoli, il tutto sormontato da toro rotondo. Questa base è scomparsa già durante lo spostamento in seguito ai lavori di bonifica, mentre un altro capitello, molto danneggiato, fu ritrovato durante lo scavo delle fondazioni del fabbricato Martini-Imbimbo e fu trasportato dal sig. Fardelli al deposito del Crocifisso.
Da un po’ di tempo si sta cercando di riportare alla luce ciò che rimane della Chiesa, con molte difficoltà per via delle sorgenti che affiorano dal sottosuolo e di fatto i lavori sono attualmente sospesi per le oggettive difficoltà. Lungo la linea che comprende la zona che va da palazzo Martini-Imbimbo fino all’incrocio con via De Nicola, vi sono tre gruppi di sorgenti: la prima detta del Riparo, la seconda detta Fontana Rosa e la terza detta De Luca.
Un’analisi approfondita del sistema idrogeologico dell’area, con una verifica dettagliata del regime idraulico e delle caratteristiche degli acquiferi e dei livelli stratigrafici del sito, favorirebbe la progettazione di un adeguato sistema per l’abbattimento e la regolarizzazione della falda. Questo, attraverso la realizzazione di un apparato drenante perimetrale, tale da isolare adeguatamente il piano di posa della chiesa, potrebbe allontanare le acque con la possibilità di utilizzare anche parte delle canalizzazioni esistenti presso il vicino basamento del vecchio campanile. Tale soluzione, tra l’altro, è in linea con le operazioni che furono fatte dall’ing. Fulvio, nella realizzazione del pozzetto spia tra le due colonne.
Di certo la soluzione andrà studiata più a fondo con i tecnici e solo così si potrebbe bonificare la zona e restituire quello che era, e che potrà essere nuovamente, la zona più interessante della città, con il riposizionamento sul posto dei vari frammenti superstiti e perché no, costruendo una struttura in gabbia di ferro con le forme della Chiesa, già sperimentata in altri luoghi.
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RIFERIMENTI BIBLIOGRAFICI
– Ponari, Ricerche storiche sulle antichità di Cassino, Napoli 1867.
– Pantoni, Santa Maria delle Cinque Torri. Risultati e problemi, Roma 1975.
– Vizzaccaro, Montecassino e Cassino. Storia, monumenti ed arte, Casamari 1966.
– Pistilli, Il Riparo. La chiesa di Santa Maria delle Cinque Torri di Cassino, Edizioni CDSC, Cassino 2000.
– Atti Commissione dei Monumenti ed Oggetti di Antichità e Belle Arti nella Provincia di Terra di Lavoro, Anni 1884-1886, Archivio di Stato di Caserta.
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