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«Studi Cassinati», anno 2020, n. 1-2
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Il 25 marzo 2020 è scomparso, novantottenne, il nostro socio Sabatino Di Cicco. Insegnante, storico, ricercatore, aveva pubblicato vari libri sull’archeologia, sugli usi e tradizioni di Sant’Elia Fiumerapido in generale e di Valleluce in particolare. Aveva riscoperto le mura poligonali sannite di Casalucense e aveva approfondito gli studi sull’acquedotto romano di Valleluce. Fu per un ventennio amministratore comunale del Comune di Sant’Elia Fiumerapido, prima come consigliere (1965-1975) e poi come assessore e vicesindaco (1975-1985). Aveva aderito al Centro Documentazione e Studi Cassinati fin dalla sua fondazione. Il 9 agosto 2007, in occasione del suo 85° compleanno, su sollecitazione del Cdsc-Onlus, il Comune di Sant’Elia gli rilasciò un riconoscimento «per il ruolo sociale e culturale che ha svolto e continua a svolgere verso la comunità santeliana» («Studi Cassinati», anno VII, n. 3, luglio-settembre 2007, pp. 156-158), e sempre l’Amministrazione comunale santeliana, assieme alla locale Pro Loco, il 15 maggio 2018 gli consegnò una targa di riconoscimento culturale.
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Aere perennius (Odi, III,30,1)
L’attenzione e l’impegno attivo per la tua Terra, Sabatino, sono impressi nella mente di ogni compaesano ed hanno lasciato l’impronta nella storia di Sant’Elia.
Fin dalla metà di giugno 1944, dopo la battaglia combattuta ai piedi di Monte Cifalco e il rientro dallo sfollamento, di tua iniziativa, mancando direttive da autorità scolastiche, che del resto non esistevano, ti adoperasti per la riorganizzazione della scuola elementare di Valleluce, in modo tale che i ragazzi non perdessero l’anno.
Nella frazione ti rendesti protagonista di un’appassionata militanza politica nel Partito socialista, al seguito dell’europeista Mario Zagari.
Restano memorabili i duri scontri con l’Amministrazione Comunale per la realizzazione della strada carrozzabile, in sostituzione della mulattiera, i quali culminarono ad aprile del 1946 con il rifiuto di tutti i Valleluciani di recarsi alle urne elettorali.
Nel lontano 1962, sensibile alle necessità dei giovani, da vero maestro di scuola, ti impegnasti per la realizzazione del campo sportivo; l’entusiasmo con il quale ricopristi la carica di presidente della Società «Monte Cifalco» fu ricompensata dalla vincita di due scudetti provinciali consecutivi nel 1964-65 e 1965-66.
Tuttavia maggiori meriti, a mio parere, vanno riconosciuti ai tuoi numerosi studi, da quelli sulle origini del Villaggio e del Monastero benedettino alle ricerche sulla storia del brigantaggio e di San Nilo che operò prima a Valleluce e poi a Grottaferrata; altrettanti agli scavi dell’eremo di San Bartolomeo eseguiti manualmente da tuoi amici volontari e da te, all’ideazione della Croce di ferro con illuminazione autonoma perché venisse vista dalle case vicine e lontane specie di notte, a quelli della captazione delle sorgenti dell’Acquedotto Romano, e soprattutto alla scoperta delle mura ciclopiche di Monte Cierro del 1993. Questa rappresenta un merito fondamentale, un punto di orgoglio non solo per te, ma per noi tutti di Sant’Elia: gli studiosi te ne rendono merito.
Pregevoli gli incontri culturali da te promossi nella tua Frazione, in Chiesa o all’aperto, in piazza, su un palco disadorno; in particolare quello con l’archimandrita padre Emiliano Fabbricatore, la cui relazione conservo gelosamente. Interessante la giornata del 21 luglio 2005 per la mostra fotografica con esposizione di documenti storici e l’intervento delle Poste Italiane con l’annullo filatelico del francobollo, opera dell’amico Gino Alonzi, per la cartolina commemorativa, raffigurante il Monastero, di cui rifacesti il plastico; questa portò ai gemellaggi con i Comuni del percorso Nilano: Bisignano, Bracigliano, Grottaferrarta, Oria, Rofrano, Rossano, San Mauro La Bruca. Illustrano la tua figura le parole con le quali il filosofo Anacleto Verrecchia (Vagabondaggi Culturali, Torino 2008) conclude un capitolo dei suoi vagabondaggi: «Chi ha studiato bene l’acquedotto […] è Sabatino Di Cicco, ex insegnante di Valleluce e poi archeologo per diletto. E proprio dai dilettanti, come dice Schopenhauer, ci vengono le cose migliori, in quanto, a differenza dei cosiddetti specialisti, essi si interessano a quello che fanno non per ricavarne un utile, ma per il diletto che gliene deriva. Senza Di Cicco, che mi ha fatto da guida, difficilmente avrei visto tanti particolari. Ricorderò sempre l’emozione provata quando, a sera ormai inoltrata, scendemmo con le lampade nella galleria che formava il punto di captazione, rimasta nascosta per tanti secoli».
Sono proprio afflitto di sapere che le tue esequie si sono celebrate in una solitudine spaventosa e in un silenzio siderale proprio nella Chiesa di Sant’Angelo, nella quale risonarono per secoli canti e lodi a Dio. Spero che presto essa riaprirà i battenti: allora una folla strabocchevole, come nella concelebrazione in rito bizantino del 1979 con l’Archimandrita padre Paolo Giannina e il nostro abate dom Martino Matronola, non riuscirà ad entrare e compunta e in silenzio sosterrà nella piazza che tu volesti intitolare a San Nilo!
Giovanni Petrucci
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