In ricordo di Enzo Mattei.

 

Studi Cassinati, anno 2013, n. 3
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di Antonio Grazio Ferraro*

e. matteiIl riferimento alla famiglia Mattei nella bufera della seconda guerra mondiale, testé pubblicato, nonché le celebrazioni appena iniziate per il 70° anniversario della distruzione di Cassino e del Cassinate, offrono l’occasione per proporre una breve rievocazione della figura di Enzo Mattei, già sindaco, con l’aggiunta del ricordo di un evento internazionale che lo vide protagonista in Giappone nell’agosto 1985 nell’ambito della Conferenza mondiale delle città martiri per la pace.

Tutti coloro che hanno visto il film storico della distruzione di Montecassino, con l’attore Ubaldo Lay, ricordano la scena filmata davanti al protone d’ingresso dell’Abbazia, sotto la scritta “PAX”, e quella marea di gente che, gridando e bussando forte, chiedeva di poter entrare nel Monastero. Gridavano ripetutamente: «Aprite … aprite …»1.
Al di là della finzione scenica quelle persone provenivano da tutte le contrade, obbligate a lasciare le grotte ed i vari nascondigli, per gli incessanti bombardamenti. Arrivarono a Montecassino in cerca di un rifugio, in cerca di pane, e certi di entrare in una casa, che nessuno mai avrebbe osato toccare. La calca davanti al portone aumentava e si faceva sempre più tumultuosa. Fra tutte queste persone, ricorderete di aver visto (nel film) una mamma che, sollevato in alto un bimbo, gridava e bussava. Quella donna era la signora Mattei, moglie di Alfredo Mattei, capostazione di Cassino e quel bimbo era Enzo Mattei.
L’Abate Gregorio Diamare era seriamente preoccupato: prima perché l’accordo fatto con i tedeschi nello stabilire la zona di neutralità, non consentiva l’ingresso indiscriminato di civili (i tedeschi temevano infiltrazioni di spie alleate), secondo perché le scorte alimentari non erano sufficienti per quel migliaio di persone che erano davanti all’ingresso. L’Abate mosso da profonda compassione nel vedere il «suo popolo» che implorava, impartì l’ordine ai monaci di aprire il portone e tutti furono inghiottiti fra le mura del Monastero. Quante persone di questa marea si salvarono ed uscirono illese dopo il bombardamento? Non si saprà mai. La famiglia Mattei, di certo, si salvò tutta e da Montecassino emigrò per zone lontane.
Questa storia mi fu spesso confermata da Don Agostino, monaco di Montecassino, che al momento dei fatti, fu uno dei primi monaci che accorsero ad aprire il portone d’ingresso dell’Abbazia. Non si trattò solo di una interpretazione o addirittura di una finzione in un film, ma di un evento veramente accaduto e storicamente documentato.
Dopo il 1947 il capostazione Mattei riprese servizio a Cassino e la famiglia rientrò tutta. Enzo riprese gli studi, si laureò in giurisprudenza, vinse il concorso direttivo all’Inam e dopo la riforma passò alla U.s.l. Fr10 di Cassino dove ricoprì il grado di Direttore. Sposò la professoressa Licia Marrocco ed insieme formarono una bellissima famiglia. Eletto al Consiglio Comunale di Cassino, fu per due volte assessore e dal 1980 al 1987 ricoprì la carica di sindaco della città.
Lo ricordo perché, oltre che amico, fu un serio e preparato amministratore comunale e diede tutto se stesso per la famiglia, per il lavoro e per la città di Cassino. Ci lasciò troppo presto ed io, sempre memore della sua amicizia e della sua collaborazione amministrativa, lo voglio ricordare oggi come un «miracolato» di Montecassino, e lo segnalo a tutti come esempio di dedizione ed onestà politica. Non a caso la cittadinanza di Cassino, riconoscente, ha dedicato ad Enzo Mattei la scuola elementare di via Herold.
Un riconoscimento meritato ed oggettivamente giusto.

 

* L’articolo è estrapolato dal volume: A. G. Ferraro, Cassino dalla distruzione della guerra alla rinascita nella pace, F. Ciolfi Editore, Cassino 2007, pp. 177-178 (sezione «Testimonianze»). Si ringrazia il dott. Ferraro per la concessione.
1 N.d.r.: il riferimento è al film Montecassino, tratto dal libro documento di d. Tommaso Leccisotti, uscito in prima nazionale il 20 novembre 1946 e successivamente riproposto con il titolo Montecassino nel cerchio di fuoco per la regia di Arturo Gemmiti. Tra il narrativo e il documentario racconta le vicende concernenti la distruzione dell’Abbazia e la scena cui si fa riferimento nel film ricostruisce gli avveni- menti realmente accaduti nella mattina del 5 febbraio 1944, cioè nove giorni prima della stessa di- struzione, quando, dopo un’intesa attività di artiglieria che aveva colpito le zone circostanti il mona- stero, alcune donne erano andate a bussare al portone badiale «piangendo imploravano asilo e anche minacciando. Il P. Abate per salvare vite umane [fece] aprire loro. Ma dietro a loro s’[era] riversata una quantità enorme di gente» che fu collocata lungo lo scalone, nella falegnameria, nelle sale della portineria, dello posta e nel corridoio della Curia (F. Avagliano, a cura di, Il bombardamento di Montecassino. Diario di guerra di E. Grossetti – M. Matronola, Miscellanea Cassinese, Montecassino 1997, pp. 79-80).

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