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«Studi Cassinati», anno 2020, n. 3-4
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Lo scultore e artista Alfiero Nena si è spento a 87 anni a Roma il 25 ottobre 2020. Nell’annunciare la scomparsa, il cognato, Luigi Matteo, ha scritto che la sua bella, grande e cara anima è volata in cielo accompagnata dalle mille «colombe di pace» che lui ha scolpito e l’hanno presentata alla ‘sua’ Madonna dell’accoglienza e al ‘suo’ Cristo luce del mondo.
Alfiero Nena, che ha regalato nella sua vita un’«arte unica, potente, inimitabile» e le cui opere, patrimonio dell’umanità, sono un omaggio alla bellezza, era nato a Treviso nel 1933 ma ha vissuto e lavorato a Roma fin dal 1959. Nella sua arte ha saggiato tutti i materiali con la predilezione massima per il ferro, di cui è stato un vero maestro. Nel 1992 ha fondato l’«Associazione culturale Fidia» che associa scultori, ingegneri e architetti e ogni anno assegna un premio a studenti che si sono distinti nel campo dell’arte. L’Associazione ha sede a Roma in una vecchia scuola abbandonata ubicata nel verde di una pineta del quartiere Tiburtino Terzo. L’immobile, ristrutturato, ospita il Centro Fidia, dove si svolgono concerti, conferenze, presentazioni di libri, ed è diventa pure lo studio-laboratorio di Alfiero Nena con annesso Museo di sculture contemporanee, «tra i più belli ed interessanti della capitale» che raccoglie molte opere dello scultore (cfr. il volume curato da Luigi Matteo, Centro Culturale Fidia. La storia, Roma, Cofine 2015, pp. 214). Nel 1995 Nena ha partecipato alla Biennale di Venezia con due sculture in ferro esponendo a Villa Pisani di Strà. Dal 1997 è stato presidente onorario dell’Associazione nazionale scultori d’Italia (Ansi). Ha accompagnato la sua intensa attività artistica con l’insegnamento nei Licei Artistici e Istituti d’Arte della capitale fino al 1995.
Le opere di Nena sono esposte nei Musei Vaticani (Museo del Tesoro di S. Pietro oltre alla Porta Giovanni Paolo II), all’Eur e in molte piazze di Roma, sul Monte Tiberio a Capri tra i resti della Villa Jovis (la grande statua della Madonna del Soccorso), nel Museo di S. Caterina di Treviso (il grande cavallo in ferro Libero, i due atleti della Biennale oltre a sculture in terracotta), poi in tante altre città italiane e in Francia, Svizzera, Stati Uniti e Argentina. Sue anche le medaglie ricordo per gli atleti in varie edizioni della Maratona di Roma. La sua passione per l’arte lo ha accompagnato fino agli ultimi anni e nel 2018 ha voluto dare un messaggio di speranza e solidarietà donando ad
Amatrice il monumento della mucca con il vitellino, dedicato in particolare agli agricoltori e agli allevatori del centro distrutto dal terremoto dell’agosto 2016, il cui basamento è stato simbolicamente realizzato con le pietre degli edifici crollati. Il suo capolavoro è il bronzo Cristo Lux mundi, dal 1990 ospitato a Santa Maria del Popolo a Roma, anzi unica opera contemporanea collocata, dopo duecento anni, nella basilica romana accanto ai capolavori di Caravaggio, Pinturicchio, Bramante, Raffaello, Bernini. L’opera di Nena, commissionata dai padri Agostiniani, fu presentata nella basilica il 25 maggio 1990 alla presenza del presidente del Consiglio Giulio Andreotti. Si tratta di una scultura in bronzo, ferro e travertino che rappresenta la crocefissione ma che l’artista ha inteso concepire «come crocefissione e resurrezione al tempo stesso perché la figura del Cristo esprime sia la forza drammatica della croce che la vitalità insita nello straordinario evento della resurrezione». Tutti i passaggi realizzativi dell’opera furono curati direttamente dall’artista: «dalla creta alla terracotta, dal gesso alla cera, dalla forma a cera persa fino alla fusione in bronzo» (www.alfieronena.it). Quel Cristo è volutamente senza croce perché «pur mostrando evidenti i segni della passione è già proteso, con la torsione del busto, verso la resurrezione che è l’evento sostanziale e necessario per ogni cristiano» (L. Matteo).
Lo scultore non era legato direttamente a questo territorio ma indirettamente, giuntovi per merito della sorella e del cognato e così San Vittore del Lazio è diventata una sorta di «città di adozione» e ha trovato posto sul suo cuore. Infatti, come scrive Nadia Bucci, sindaca di San Vittore del Lazio, Alfiero Nena, che «per la sua creatività, originalità e passione è stato apprezzato non solo in Italia, ma anche in Europa e America», ha inteso lasciare una «testimonianza di inestimabile valore della sua bella, originale, profonda ed unica arte sacra anche nel nostro paese».
Alfiero Nena, infatti, donò alla comunità parrocchiale di San Vittore il bassorilievo de Il seminatore, ispirato alla parabola dei vangeli di Matteo, Marco e Luca, che si trova incastonato nell’ambone della chiesa di Santa Maria della Rosa. Egli volle lasciare quasi immutato l’abbozzo che aveva fatto su plastilina, il quale non si discosta dall’opera finita. Apportò solo un’«aggiunta ispirata: i raggi di sole in alto a destra e la colomba a sinistra, in colloquio con il volto del seminatore, [che] presagiscono il mistero trinitario». L’opera fu consegnata dall’artista nel corso di una cerimonia tenutasi il 19 febbraio 2006, benedetta dall’indimenticato parroco d. Antonio Colella e alla presenza dell’allora sindaco Vittorio Casoni che molto si era prodigato per l’evento e che portò il saluto istituzionale. Tuttavia l’amore, l’affetto di Alfiero Nena per San Vittore non si esaurì con quel pregevole e prezioso dono e così nel 2007 volle rendere omaggio di nuovo a San Vittore. Così offrì Il Piccolo Cristo, in bronzo, un’altra opera splendida, sublime e straordinaria perché prima idea o bozzetto anticipatore di temi, aspetti e realizzazione del suo capolavoro, quel Cristo Lux mundi che si trova nella chiesa di Santa Maria del Popolo a Roma.
San Vittore del Lazio 19 febbraio 2006, cerimonia di inaugurazione del bassorilievo Il seminatore: Alfiero Nena con d. Antonio Colella (a sinistra) e con Vittorio Casoni e Luigi Matteo (a destra). |
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Il Piccolo Cristo fu collocato sull’altare della chiesa di Santa Maria della Rosa. Poiché però la sistemazione scelta finiva per celare l’opera alla vista dei fedeli, si decise di darne una diversa collocazione che ne consentisse una maggiore visibilità. Così nel 2013 Il Piccolo Cristo è stato rimosso dall’altare e nel 2015, poggiato su una raggiera in ferro ramato, è stato ricollocato a lato dell’ambone, cioè a fianco a Il seminatore, nella parte destra della navata, in una posizione che permette di ammirarlo integralmente (gdac).
Alla sorella Francesca con il cognato Luigi Matteo, all’altra sorella Anna, al fratello Giorgio e a tutta la famiglia Nena le condoglianze sincere del Cdsc-Onlus.
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