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«Studi Cassinati», anno 2021, n. 1-2
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di Gaetano de Angelis-Curtis
Eccellenza reverendissima mons. Gerardo Antonazzo
Padre Ricky Ignacio
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La comunità parrocchiale di Cervaro saluta cordialmente Sua Eccellenza.
Per la prima volta nella sua storia la città di Cervaro è interessata da una visita pastorale svolta dal vescovo della diocesi di Sora Cassino Aquino Pontecorvo.
La visita pastorale rappresenta uno degli atti più importanti che può interessare una comunità parrocchiale. Proprio l’obbligatorietà del tenere periodicamente le visite pastorali da parte del vescovo della diocesi rappresenta, a giudizio degli storici, una delle più concrete e rilevanti risposte che la Chiesa cattolica dette per contrastare la diffusione del protestantesimo nelle sue varie accezioni.
Il Concilio di Trento tenutosi tra il 1545 e il 1563, al di là delle importanti risposte teologiche e religiose offerte, fissò tre punti fondamentali per la difesa della Chiesa di Roma:
- obbligatorietà della residenza dei vescovi nella propria diocesi;
- obbligatorietà dell’istituzione in ogni diocesi dei seminari necessari per lo studio e la formazione del clero (fra l’altro va detto che il seminario diocesano di Sora, seguito poco dopo da quello di Montecassino, ubicato a Cassino allora S. Germano, assieme a quelli di Roma e Milano furono tra i primi istituiti in Italia);
- obbligatorietà delle visite pastorali da tenere periodicamente in tutte le parrocchie che compongono la diocesi con il vescovo che per una settimana incontra la comunità civile e religiosa della parrocchia (parroco, fedeli, amministratori, associazioni ecc.) ne ascolta i bisogni, i problemi, i suggerimenti.
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Non potevamo farci sfuggire questa importante e storica occasione per poter ricordare i duecento anni dell’altare maggiore di questa chiesa di Santa Maria Maggiore. Una chiesa che originariamente non doveva essere disposta così come noi la vediamo oggi. Probabilmente era ruotata di novanta gradi e vi si accedeva non dalla scalinata ma dal castello.
In sostanza nel corso dei secoli è stata interessata da trasformazioni. Ad esempio attorno al 1700 fu ampliata con l’aggiunta della navata di sinistra. Ce lo ricorda una lapide posta proprio nella navata di sinistra dedicata a Marco Parola che fu il finanziatore dell’ampliamento oltre ad essere un benefattore lasciando parte dei suoi beni affinché ogni anno a delle giovani ragazze di famiglie povere fossero assegnate delle doti matrimoniali in modo da consentire loro di potersi sposare.
Un’altra lapide si trova all’interno di questa chiesa, ricollocata da padre Domenico Borge all’inizio della navata di destra. Nella lapide si legge:
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HEC EST SOLA
MATRIX
CERVARII
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Dunque attraverso questa lapide sappiamo che la chiesa di Santa Maria Maggiore anticamente era chiamata «Chiesa Matrix» cioè «Chiesa Matrice» nel senso di «Chiesa Madre». Ma che cosa significa «Chiesa Madre»?
Vi racconto un aneddoto.
Un paio d’anni fa si era in un convegno a Cassino, alla presenza di S.E. Antonazzo, impegnati in merito alla Chiesa di S. Germano, cioè quella che nella città martire si chiamava «Chiesa Madre» e oggi è la concattedrale. Nel convegno prese la parola il vescovo Gerardo e pose all’uditorio la domanda: – «Ma voi sapete che cos’è una Chiesa Madre»? -. Gelo totale nella sala nessuno seppe rispondere e allora il vescovo Gerardo spiegò tramite una similitudine: «Chi è una madre? È colei che mette al mondo figli, colei che dà la vita ai figli. Allo stesso modo in ambito religioso chi è che dà la vita ai nuovi cristiani? È il sacramento del battesimo e allora la Chiesa Madre è la chiesa nella quale si impartisce il battesimo. La Chiesa Madre rappresenta così la maternità della chiesa che genera i suoi figli».
Nei secoli passati il sacramento del battesimo era ritenuto talmente importante che non poteva essere impartito in tutte le chiese ma poteva essere impartito, nell’ambito della stessa parrocchia, solo in una chiesa, solo in quella chiesa che normalmente era la chiesa più importante della parrocchia.
Allora la lapide ci ricorda che questa chiesa di Santa Maria Maggiore, «Chiesa Matrix» – «Chiesa Matrice» – «Chiesa Madre», era l’unica che a Cervaro nella quale si poteva ricevere il battesimo.
Tuttavia non fu proprio così in senso assoluto. Eccellenza mi consenta di raccontare una particolare vicenda per darLe un’idea della secolare peculiarità del popolo cervarese.
Infatti circa mille anni fa si venne a determinare una controversia tra clero e fedeli di Santa Maria Maggiore e clero e fedeli della chiesa di San Paolo apostolo con questi ultimi reclamavano anche loro il diritto a impartire il battesimo. La controversia dovette essere veramente notevole poiché ne fu investito l’abate di Montecassino, abate Roffredo si chiamava, che per dirimerla portò la questione direttamente alla conoscenza del pontefice e così papa Innocenzo III emanò nel 1197 una bolla con la quale riconosceva anche alla chiesa di San Paolo di poter impartire il battesimo. Il papa non elevò San Paolo a parrocchia ma nella sostanza è come se l’avesse fatto e così a Cervaro si venne a determinare questa particolarità di ben due chiese in cui si impartiva il battesimo.
Allora le lapidi che sono presenti in questa chiesa, quella di Marco Parola e quella della «Chiesa Madre», ci dimostrano quanto esse siano importanti per la trasmissione alle generazioni successive della storia in generale e per quella di questo popolo in particolare. Se non ci fossero state quante cose in meno avremmo saputo su cosa è successo nei secoli?
Così si è deciso di far realizzare una nuova lapide cui è affidato il compito della trasmissione della memoria ai posteri al fine di tramandare alle generazioni future il traguardo bicentenario dell’altare. Così è stata posizionata una nuova lapide che riporta scolpite in diciotto righe le vicende più salienti:
- l’acquisto dell’altare nel 1817 e poi la sua collocazione l’anno successivo
- la consacrazione fatta dal mons. Camillo Alleva vescovo di Ugento
- il fatto che sia scampato alla seconda guerra mondiale che interessò Cervaro distrutta al 98% e pure questo edificio sacro fu colpito da bombe che però non danneggiarono l’altare
- la riconsacrazione che fu fatta nel secondo dopoguerra dall’abate di Montecassino mons. Ildefonso Rea il 6 settembre 1962 (dunque nei giorni che precedono la celebrazione più importante per Cervaro quella della Madonna de’ Piternis in coincidenza con il giubileo sacerdotale del parroco di allora don Vincenzo Testa. In quello stesso giorno fu impartita la comunione e la cresima a 150 bambini e nella sera sfilarono per le vie di Cervaro dei suggestivi carri allegorici che rappresentavano i misteri gaudiosi del Rosario)
- infine la celebrazione odierna fatta da S.E. il vescovo della diocesi mons. Gerardo Antonazzo ricordando pure che la volontà divina ha voluto che nel 1818 sia venuto a Cervaro a consacrare l’altare il vescovo di Ugento e che oggi a distanza di 200 anni sia venuto qui a Cervaro il vescovo Gerardo appartenente al clero diocesano di Ugento.
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La lapide commemorativa è posizionata sulla parete interna della navata di sinistra, si compone di una lastra di marmo Carrara della dimensione 80 x 97 cm. ed è stata collocata a devozione di don Michele Curtis, di Gaetano Curtis, di Alberto de Angelis-Curtis e alla cara memoria di Mario “Mariolino” Maraone scomparso esattamente due anni fa il 23 gennaio 2019. La lapide è stata fatta realizzare e collocare dall’Associazione «Il Cenacolo» di Cervaro che l’ha consegna alla comunità parrocchiale di Cervaro per il tramite del parroco padre Ricky attraverso l’Atto di affido voluto dal presidente Carlo Mario Musilli, che lo ha letto pubblicamente, e da Francesco Arciero.
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* Colgo l’occasione per ringraziare mons. Giandomenico Valente, responsabile dell’Ufficio arte sacra e beni culturali della Diocesi di Sora Cassino Aquino Pontecorvo per i preziosi e appropriati consigli.
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