La cappella di S. Maria di Costantinopoli a Castelnuovo Parano e il santuario della Civita

Studi Cassinati, anno 2012, n. 3
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di Aurelio  Carlino
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044-04.jpgLa cappella, tuttora esistente in località Trivio con il titolo di Santa Maria di Costantinopoli, è sorta nel 1636 a cura degli abitanti del distrutto casale Granelle, in un momento di particolare fervore religioso.
La piccola chiesa, che aveva un cappellano per la celebrazione della Messa festiva, è lunga 34 palmi (mt. 8,05), larga 16 palmi (mt.4,25) e alta 20 palmi (mt.5,30). Fu edificata e benedetta nel 1636, grazie all’approvazione dell’Abate Paolo Camillo da Piacenza, dall’arciprete Don Giovanni Domenico Terranova a seguito della predicazione di Fra Domenico di Gaeta huomo di singolare santità e lettere.
La porta ad arco, posta a settentrione, dava adito all’edificio ad una navata, con un solo altare di pietra e coperto a tetto, con poche tavole per il soffitto. Nella cappella era visibile anche un quadro della Beata Vergine con il Bambino Gesù, con ai lati gli affreschi raffiguranti San Marco Evangelista e San Francesco d’Assisi.
La chiesa non aveva dote ed era mantenuta, come risulta dall’Istrumento del 2 Febbraio 1693 rogato in Castelnuovo dal notaro Bonaventura Girardi, dai promotori della fondazione: le famiglie Perugino e Carenza, Sebastiano della Piana ed Angelo Colalongo, i quali provvedevano in proprio a tutte le spese del culto fino a quando la cappella non avesse  disposto di rendite proprie.
Vi si celebravano 24 Messe con una spesa di 24 carlini, un carlino quindi per ogni Messa, oltre ad una Celebrazione nella festa della Beata Vergine ed una per i benefattori. Le entrate ammontavano a 9,14 ducati (circa 83,00 euro), mentre le uscite a 16,1 ducati (circa 100,00 euro); per la cera si spendevano 7 ducati, mentre la Messa cantata per la Madonna richiedeva  solo 3 carlini, quindi circa 3,00 euro.
La Madonna di Costantinopoli, oltre che a Castelnuovo Parano, è venerata anche nei vicini Comuni di Cellole (Caserta) e di Itri (Latina) dove è la protettrice della città e viene venerata con il nome  di Madonna della Civita.
Nell’Oriente greco molto sentito è il culto della Vergine, tra cui quello della Madonna dell’Odigitria (termine dal greco antico che significa colei che istruisce o che mostra la direzione). L’immagine della Vergine Odigitria è un tipo di iconografia mariana diffusa in particolare nell’arte bizantina, richiamata in quella russa attraverso l’immagine della Theotòkos (Madre di Dio), il cui culto si sviluppò notevolmente nel periodo medioevale. La sua iconografia nella pittura raffigura la Madonna a mezzo busto con in braccio il Bambino Gesù in atto benedicente.
A Costantinopoli l’immagine della Madonna Odigitria, collocata in una chiesa risalente al V secolo custodita dai monaci Basiliani, fu attribuita a San Luca. Secondo l’agiografia, infatti, l’immagine dell’Odigitria sarebbe una delle tre icone mariane dipinte dall’Evangelista Luca quando la Vergine era ancora in vita.
Sia in Oriente che in Occidente furono eretti numerosi santuari intitolati alla Madonna  Odigitria di Costantinopoli, soprattutto in Grecia e nelle regioni peninsulari d’Italia. La diffusione del culto della Madonna di Costantinopoli in Italia si deve, in modo particolare, ai monaci Basiliani, ordine fondato da San Basilio Magno (330-379). Questi possono essere sia di rito greco che latino, anche se  molto spesso vengono indicati erroneamente come Basiliani tutti i monaci di rito greco.
Il culto della Madonna di Costantinopoli o della Civita, come già detto, è molto sentito oltre che a Cellole anche ad Itri, dove la festività liturgica è fissata per il 21 Luglio. Ancora oggi, durante il mese di Maggio, i devoti della Madonna di Costantinopoli di Cellole compiono un pellegrinaggio a piedi per recarsi presso il Santuario della Civita, ad Itri, che dista circa 42 Km dal paese.
La devozione alla Madonna di Costantinopoli si espanse dal Medio Oriente verso l’Occidente, come naturale conseguenza dell’esodo di cristiani all’epoca delle persecuzioni iconoclastiche. Tale culto si espanse anche grazie alla devozione di marinai e profughi. La loro fuga dall’Oriente era stata conseguente all’emanazione dell’editto del 726 d. C. dell’imperatore bizantino Leone III Isàurico (717-741), con il quale fu ordinata, in tutte le provincie dell’Impero, la distruzione di tutte le immagini sacre ed in particolar modo di quelle raffiguranti angeli e santi; mosaici ed affreschi furono distrutti a martellate, le icone mariane e quelle raffiguranti il Cristo furono bruciate. La sorte che  spettò alle immagini sacre decretò la distruzione di molte opere d’arte e l’uccisione di numerosi monaci.
La storia narra che durante tale persecuzione due monaci Basiliani, sorpresi dai soldati mentre nascondevano l’immagine della Vergine dell’Odigitria, furono chiusi in una cassa insieme all’icona della Madonna e gettati in mare esclamando: “Se veramente è così miracolosa vi salverà”. Dopo 54 giorni la cassa toccò le sponde di Messina e successivamente quelle di Gaeta. Qui il quadro fu esposto alla venerazione dei fedeli, ma dopo poco tempo scomparve. Un pastore sordomuto, alla ricerca di una sua mucca smarrita tra i monti, la ritrovò sulla sommità del Monte Civita. Il pastore, avuto immediatamente la parola e l’udito, corse lieto in paese a dare la grande e miracolosa notizia.
L’icona della Madonna fu affidata ai monaci Benedettini che in quel periodo risiedevano nel Monastero di Val di Fellino (Figline), a circa 3 Km dalla suddetta cima.
Un documento, conservato nell’archivio storico di Montecassino, risalente al 1147, parla di una donazione di un notaio di Itri all’abate Riccardo per il restauro della chiesa della Madonna della Civita, affidata alla custodia di un tale Fra Bartolomeo. Il vescovo di Gaeta Monsignor Patrizi consacrò nel 1491, con grande solennità, una nuova Chiesa che fu definita devotissima e di antica venerazione e la intitolò all’Immacolata, poiché il Concilio di Basilea pochi anni prima aveva incoraggiato a venerare Maria, la Madre di Dio.
Numerose furono le grazie che Lei elargiva ai devoti ma la più grande, come riferiscono gli storici, fu certamente quella del 21 Luglio 1527 quando liberò dalla peste tutti gli abitanti dei paesi circostanti. Da quell’anno la festività liturgica è stata fissata dal Vescovo di Gaeta al 21 Luglio. Monsignor Pergamo il 20 Luglio incoronò per la prima volta la Madonna della Civita.
Il 10 Febbraio 1849 Pio IX  e Ferdinando II visitarono il Santuario; il locale museo raccoglie i ricordi di quella giornata. Il 25 Giugno 1989 Sua Santità Giovanni Paolo II ha voluto farsi pellegrino di pace venerando la Vergine Santissima della Civita in occasione della Visita Pastorale all’Arcidiocesi di Gaeta.
Il Santuario, di diritto diocesano, dopo la reggenza dei Padri Guanelliani, è stato affidato nel 1985 ai Padri Passionisti.
L’effigie della Madonna della Civita si presenta con la stessa iconografia della Odigitria, la Madre di Dio, di Costantinopoli. Infatti in un’antica immagine sacra della Madonna della Civita, tratta da un antico volume di Michelangelo di Arezzo, Historia della Santissima Madonna d’Itria o di Costantinopoli che al presente nella terra d’Itri è detta della Civita, stampato a Napoli nel 1633, la Vergine è rappresentata alla maniera della Madre di Dio e viene indicata, nel cartiglio sottostante, con la seguente iscrizione: Madonna d’Itria o di Costantinopoli chiamata della Civita. Tale indicazione rende testimonianza di devozione tra il culto alla Madonna di Costantinopoli e quella del Santuario della Madonna della Civita di Itri.

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