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«Studi Cassinati», anno 2021, n. 4
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di Alberto Mangiante
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La mattina del 25 febbraio 1944 un drappello di militari tedeschi si avvicinò ad una palazzina al centro dell’abitato di Terelle, entrò di prepotenza nell’abitazione intimando alle persone, che vi si erano rifugiate, lo sgombro immediato dell’edificio. Le persone più giovani sgombrarono immediatamente, mentre nel fondo dell’abitazione rimasero il proprietario, l’avvocato Umberto Grosso, la madre novantenne ed un amico di famiglia, l’avvocato Francesco Spirito.
Erano arrivati da Napoli a Terelle per sfuggire ai continui bombardamenti della città, ma erano rimasti bloccati in paese con l’illusione che di lì a poco sarebbero arrivati gli Alleati, che avrebbero ridato loro quella libertà tanto agognata. Purtroppo, tutto precipitò in quella fredda mattinata di febbraio quando, di fronte al diniego dell’avvocato di lasciare l’edificio, anche a causa delle precarie condizioni sia della madre che dell’amico, vennero barbaramente trucidati dai militari tedeschi.
Se ne andava così il componente di una famiglia protagonista per oltre un secolo delle vicende umane e politiche di Cassino.
L’avvocato Grosso possedeva ancora proprietà sia in città che nelle campagne, oltre che abitazioni a Terelle, e anche lo sfruttamento di una miniera di manganese in località Castagneto-la Corte, eredità della famiglia Grosso originaria del posto.
Il capostipite Giovanni Battista Grosso è menzionato nel Catasto onciario del 1753 come benestante, possessore di molte proprietà nel comune di Terelle, mentre nel Catasto murattiano del 1811 risulta possessore di un palazzo in San Germano.
Inoltre, è citato da Luigi Tosti nell’ultimo capitolo della sua Storia della badia di Montecassino quando, durante l’invasione delle truppe francesi del 1799, la città di San Germano venne messa a ferro e fuoco e la comunità delle monache benedettine fu costretta a lasciare il proprio monastero, trovando accoglienza a Terelle nell’abitazione di Grosso.
Tra le monache vi era anche la figlia, Marianna, all’epoca conversa e dopo, al ritorno alla normalità sotto il Governo borbonico, diventò Badessa del monastero reggendone il governo almeno fino al 1827.
La svolta della famiglia arrivò quando il figlio di Giovanni Battista, Giuseppe Pio, il 14 agosto 1816 sposerà a Cassino Rosa Ranaldi, trasferendosi di fatto in città dove nasceranno la maggior parte dei figli:
– Giovanni Battista Pasquale Torello, nato a Cassino il 21 gennaio 1819, pubblicista e corrispondente a Torino nel periodo di legislatura del cognato Antonio Tari al Parlamento subalpino.
– Vincenzo Felice Domenico Marco Antonio, nato a Cassino il 13 maggio 1820, il più ecclettico dei fratelli Grosso, poeta e patriota garibaldino che, come tale, garantì la lealtà della Deputazione Napoletana a Garibaldi dopo la presa di Salerno da parte dei Mille.
Fu uno dei primi biografi di Angelo Santilli e, insieme a Enrico Risi, costituì a Cassino un comitato per le onoranze dedicate a Santilli che si tennero a Napoli nel 1888 e dettò il testo della lapide che fu posta in via Monteoliveto, luogo del massacro del martire santeliano durante i moti del 1848. L’11 novembre 1870 si presentò candidato per il collegio di Cassino al Parlamento nazionale, risultando secondo dopo Ferdinando Palasciano.
È nota altresì la sua amicizia con Antonio Ranieri, di cui Gaetano Di Biasio nel 1912 pubblicò l’epistolario. Fu anche corrispondente del «Roma»; si trasferì a Napoli facendo la spola tra Cassino e la città partenopea, dove morì agli inizi del Novecento.
– Pasquale Maria Alfonso Pio, nato a Cassino il 9 dicembre 1823 e morto a Terelle il 28 luglio 1824.
– Luigi Pasquale Gerardo Pio, nato a Cassino il 21 giugno 1825 e morto a Cassino il 19 giugno 1911. Più noto con il secondo nome Pasquale, partecipò giovanissimo alle difese di Venezia nel 1848 e di Roma nel 1849, seguendo Garibaldi nell’impresa dei Mille fino all’annessione del Regno di Napoli al resto dell’Italia.
Inoltre, dal 1866 al 1871, ricoprì la carica di Sindaco di Cassino. Durante il suo mandato si trovò a gestire, in varie modalità, le grane causate dalla soppressione delle Corporazioni religiose, i cui beni furono incamerati dal Demanio. Per esempio, la cessione del monastero dei Cappuccini, adibito poi in ospedale cittadino al posto del vecchio situato in un luogo poco salubre; il 25 settembre 1868 intentò, insieme al presidente della Congrega di Carità Francesco Ponari, una causa contro il Demanio per la restituzione al Comune della Chiesa del Carmine e dei suoi beni, ma tale richiesta fu rigettata dal Tribunale di Napoli e la chiesa rimase al Demanio. Fu anche promotore della costruzione del teatro comunale e, con Decreto Regio del 17 gennaio 1909, venne nominato Ispettore per i monumenti e gli scavi di antichità per i mandamenti di Cassino e Cervaro. Fu sempre eletto nel Consiglio comunale quasi fino alla fine dei suoi giorni.
– Giovanna Felice Anna Maria Teresa, nata a Terelle il 24 giugno 1827. Sposò il filosofo Antonio Tari durante il suo esilio volontario a Terelle. Dopo i fatti del 1848 e il fallimento della rivoluzione soffocata nel sangue, Tari si ritirò nel suo paese d’origine dove conobbe Giovanna Grosso e la sposò. Dopo l’Unità d’Italia venne eletto deputato al Parlamento italiano traferendosi a Torino e, durante la legislatura, si dimise accettando l’incarico di professore all’Università di Napoli, città dove morì nel 1894.
Il figlio Achille fu un grande medico specialista in ginecologia e venne eletto anche consigliere comunale a Cassino. Per la sua professione fu di grande aiuto durante l’epidemia di colera del 1890 ed il primo ad istallare una clinica privata in città, indipendente della struttura ospedaliera esistente all’epoca.
– Marianna Antonia Giuseppa, nata a Cassino il 20 gennaio 1830 e morta a Cassino il 5 maggio 1911. Il 26 novembre 1855 sposò Luigi Matronola. La figlia Giuseppina sposò il noto chirurgo napoletano Antonio Della Valle, professore di Anatomia Comparata presso l’Università di Napoli, mentre il figlio Guido è stato un noto pedagogista.
– Teresa Maria Alfonsa, nata a Cassino 22 gennaio 1835 e morta nel 1884. Monaca benedettina, fu professa nel monastero di Cassino con il nome Donna Maria Agnese.
– Alfonso Maria Raffaele Francesco, nato a Terelle il 20 ottobre 1837. Giornalista e, come tutti i fratelli, fervente garibaldino, partecipò alle campagne del 1859 e alla battaglia sul Volturno il 2 ottobre del 1860. Morì a Cassino nel 1890, dove una lapide lo ricorda nel cimitero di San Bartolomeo.
Quello che colpisce nelle vicende di questa famiglia durante centoquaranta anni di vicissitudini è l’attaccamento viscerale all’ideale risorgimentale, ma anche il segno lasciato da due grandi avvenimenti.
Il primo è l’invasione delle truppe francesi del 1799 che, arrivando nel Regno di Napoli in nome degli ideali di uguaglianza e libertà, portarono solo razzie, soprusi e omicidi, specialmente a San Germano, dove anche le monache benedettine furono costrette a rifugiarsi a Terelle per fuggire dalle violenze. E infine l’invasione dei Tedeschi, prima come alleati e poi come feroci aguzzini, dei quali rimase vittima uno degli ultimi esponenti della famiglia rifugiata a Terelle.
Una cosa però balza subito all’occhio. Dal 1946 ad oggi nessuna Assise comunale ha ricordato e onorato questi personaggi, tranne per Vincenzo a cui è stata intitolata una strada, ma senza una data o delle informazioni riguardanti la sua vita tanto che qualcuno avanzò l’ipotesi che fosse un nome inventato. Gli altri, in special modo Antonio Tari, che nel periodo precedente la guerra aveva una strada intitolata a suo nome, sono rimasti nel dimenticatoio preferendo alla lunga personaggi che non hanno legami con la storia della nostra città.
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