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«Studi Cassinati», anno 2022, n. 1
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Tutto il mondo è a conoscenza della guerra scatenata in Ucraina dal 24 febbraio scorso. Le immagini che arrivano rappresentano situazioni assimilabili a quelle vissute 78 anni fa in questo territorio e in tutt’Italia con bombardamenti, mezzi corazzati e aerei, uomini in divisa e non, combattimenti, armi, violenze, civili in fuga pure a piedi o che resistono in bunker improvvisati.
Nella sua storia Cassino ha maturato un breve ma significativo legame con gli ucraini. Negli anni della Prima guerra mondiale furono internati nel Campo di concentramento di Caira migliaia di militari fatti prigionieri e fra le etnie che componevano l’allora multiforme galassia dell’impero Austro-ungarico giunse anche quella proveniente dalla Galizia, oggi in Ucraina, oltre a caucasici. La piccola comunità ucraina internata a Caira, che fin da subito si era offerta di far ritorno in Patria al fine di combattere per l’UNR (Ukrayinska Narodna Respublika) contro la Russia bolscevica, fu la più attiva dal punto di vista culturale allo scopo di mantenere vivo il sentimento di identità nazionale coinvolgendo redattori impegnati nella stampa manuale di giornali («Il prigioniero», «Lazzaroni»), insegnanti, attori, musicisti, coristi, pittori, nonché impegnata perfino in partite di calcio (sport allora poco noto se non sconosciuto localmente).
Carlo Nardone, che ha già svolto una approfondita ricerca sul Campo di concentramento di Caira confluita in una preziosa pubblicazione, è riuscito anche a reperire disegni e dipinti realizzati in quel periodo da artisti ucraini, conservati nell’Archivio centrale di Stato ucraino di Kiev e gentilmente messi a disposizione. A lui e al prof. Igor Sribnyak, docente di Storia e Filosofia dell’Università «Borys Grinchenko» di Kiev, vanno i ringraziamenti di «Studi Cassinati» che pubblica qualcuno di quei dipinti come atto di solidarietà, fratellanza e vicinanza al popolo ucraino (gdac).
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