Montecassino: dalla statua di Igea all’asteroide

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«Studi Cassinati», anno 2022, n. 1
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di Emilio Pistilli

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La statua di Igea che è esposta nel museo di Montecassino vi occupa un posto di rilievo.

Fu rinvenuta nell’ottobre 1842 in località Piumarola, che a quel tempo era sotto la giurisdizione di Montecassino. Fu l’abate ordinario D. Giuseppe Frisari a comunicarlo a D’Aloe, responsabile per le antichità del Regno di Napoli.

A Piumarola i Benedettini avevano il monastero di S. Scolastica, dedicato alla sorella gemella di S. Benedetto. Scavando al di sotto del monastero fu rinvenuta una stanza sotterranea: lì fu ritrovata la statua.

È probabile che essa provenisse dalla vicina Interamna Lirenas, che da qualche tempo sta restituendo la sua antica fisionomia di colonia romana: lo fa supporre la relazione di Stanislao D’Aloe, ispettore dei monumenti della provincia di Napoli: « … casino detto Piumarola, ove anticamente esisteva Interamna lirinate»1; una volta rinvenuta tra le antichità di Interamna, che al tempo di cui parliamo era solo campagna con la presenza di qualche casolare, i monaci Cassinesi pensarono bene di custodirla all’interno della loro struttura di Piumarola: decisione quantomeno provvida visto che servì a salvaguardarne la conservazione o la dispersione in altri musei campani.

La statua di Igea a Montecassino.

La statua in marmo è acefala e priva della metà dell’avambraccio destro e di parte del sinistro; tuttavia è abbastanza ben conservata.

Il D’Aloe ritenne erroneamente che si trattasse della raffigurazione di Iside; in realtà il serpente, che sale

lungo la gamba destra, la fa identificare con la dea della salute Igea, figlia di Asclepio.

La statua di Igea al Museo della civiltà romana all’EUR: richiama bene la tipologia di quella di Montecassino.

Al momento della segnalazione del ritrovamento l’abate Frisari si impegnò a farne fare una riproduzione in disegno da un valente monaco dell’abbazia. Nel contempo annunciò che l’avrebbe fatta traslare a Montecassino appena le condizioni della strada lo avessero consentito: era il 12 novembre 18422.

L’archeologo G. Carettoni ci informa che al suo tempo (1940) era conservata nel laboratorio di scultura della Badia di Montecassino3. Ma ora, con la ristrutturazione del museo dell’abbazia, la statua ha una collocazione consona alla sua importanza.

G. Carettoni ne dà la seguente descrizione: «La figura, stante, manca di tutto l’avambraccio destro e di metà del sinistro; insiste sulla gamba sinistra, mentre la destra è alquanto ripiegata indietro, ed indossa una tunica sottile che le scende in abbondanti pieghe fino ai piedi, stretta sotto il petto da una cintura. Sopra la tunica porta un ampio mantello che dalla spalla sinistra scende sul dorso e ritorna davanti per andare ad avvolgersi attorno al braccio sinistro. Un serpente, che sale strisciando lungo la gamba destra, ci aiuta nell’identificazione della statua: è un tipo abbastanza comune di Igea, per il quale non è difficile trovare confronti nel mondo romano; nella mano sinistra doveva tenere la patera verso la quale si dirige il serpente». Poi aggiunge: «Come esecuzione, la statua è un lavoro piuttosto mediocre di età imperiale, trascurato nel nudo e duro nel panneggio».

Ma la sua importanza fu riconosciuta già all’indomani del ritrovamento, tanto che il suo nome, Igea Borbonica, fu dato ad un grande asteroide avvistato il 12 aprile 1849 dall’astronomo Annibale De Gasparis, dell’osservatorio di Capodimonte a Napoli per onorare la casa regnante di Napoli. Pare che a suggerirglielo sia stato il nostro matematico e astronomo Ernesto Capocci, direttore dello stesso osservatorio di Capodimonte4, nato a Picinisco il 1798 e ricordato nella toponomastica di Cassino con la via a lui dedicata: nulla di più facile che egli abbia avuto modo di ammirare la statua appena portata a Montecassino.

 

NOTE

1 M. Ruggiero, Degli Scavi napolitani di antichità nelle province di Terraferma dell’antico Regno di Napoli Dal 1743 al 1876, Provincia di Terra di Lavoro, p. 421: «Napoli li 16 ottobre 1842. I RR. PP. Benedettini di Montecassino si sono serviti del mio mezzo per farle conoscere che nei passati giorni nel dilatarsi una stanza sotterranea del loro casino detto Piumarola, ove anticamente esisteva Interamna lirinate, fu rinvenuta una statua di marmo di grandezza naturale esprimente un’Iside che stringe un serpente colla dritta e tiene la sinistra nel petto; la quale statua mancante solo della testa è lavorata da valente scalpello romano ed è panneggiata con gusto squisitissimo. Passo quindi alla di lei superiore intelligenza una tale notizia per lo adempimento e perché possa pregarsi, ove lo crederà opportuno, l’Abate di Montecassino a rimettere in questa Amministrazione almeno il disegno della detta statua d’Aloe».

2 Ibid.: «Montecassino il dì 12 novembre 1842. Rispondo al suo pregiato foglio de’ 26 del p. p. ottobre e le fo conoscere che volentieri ho accolto quanto da lei mi è prescritto intorno alla statua rinvenuta nelle vicinanze di Piumarola, luogo di proprietà di questa Badia. E poiché ho io disposto il trasporto di tal monumento in Montecassino come prima i tempi e le strade, ora intrafficabili, il permetteranno, farò che da un abile P. di essa Badia ne sia ritratto il disegno con la maggior possibile esattezza per rimettersi a lei in adempimento di quanto ella mi prescrive. L’abate ordinario D. Giuseppe Frisari».

3 G. Carettoni, Casinum (presso Cassino), Ist. St. Romani, 1940, pp. 111-112.

4 E. Canini, in «Periodico Daily», 12 aprile 2021.

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