Studi Cassinati, anno 2012, n. 2
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di Ferdinando Corradini
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A partire dal periodo fascista, l’odierno Lazio meridionale è stato ripartito longitudinalmente fra le province di Latina e Frosinone. Per secoli, però, il medesimo territorio era stato diviso in due da una linea di demarcazione che aveva un andamento mare-monti. Di questa antichissima, quanto longeva, ripartizione ci parlano alcune lapidi presenti nella parte più a sud del medesimo, quella parte, che, qualche anno fa, l’aquinate dr. Costantino Jadecola ha definito, con felice intuizione, “Alta Terra di Lavoro”.
Tale ripartizione data alla fine del VI secolo, quando, nelle nostre lande, giunsero i Longobardi. Le loro conquiste segnarono la fine dell’unità politica della penisola, realizzata secoli prima dall’imperialismo romano. Come ha evidenziato lo studioso cepranese Giovanni Colasanti, nell’odierno Lazio meridionale la linea di frattura di tale unità prese a riferimento i monti Ausoni e quel tratto del fiume Liri, che, in ideale prosecuzione dei detti monti, va, all’incirca, da Isoletta a Sora1. A nord di tale linea erano i territori del ducato bizantino di Roma, destinato a divenire lo Stato della Chiesa. A sud della stessa, verso la costa, erano quelli del ducato di Gaeta, e, all’interno, quelli del ducato longobardo di Benevento, prima, e del principato, anch’esso longobardo, di Capua, poi. Quando, agl’inizi del XII secolo, i Normanni portarono a compimento il processo di unificazione dell’Italia meridionale, dando vita al regno di Sicilia, il ducato di Gaeta e il principato di Capua entrarono a far parte del giustizierato (poi provincia) detto Terra Laboris (successivamente “Terra di Lavoro”). Tale appartenenza si protrasse ininterrottamente per secoli, fino, come già accennato, al periodo fascista.
Durante il Decennio francese (1806-1815) nel regno di Napoli furono introdotte numerose novità nell’amministrazione pubblica. Con la legge del 2 agosto 1806 fu abolita l’organizzazione feudale dello Stato. Conseguentemente, subito dopo, si provvide a dare una nuova struttura amministrativa all’intero Regno. In particolare, dopo varie vicissitudini, il capoluogo della provincia di Terra di Lavoro venne fissato a Caserta. Il territorio della stessa fu diviso nei cinque “Distretti” di Caserta, Nola, Piedimonte (d’Alife, oggi Matese), Gaeta e Sora. La porzione più a sud dell’odierno Lazio meridionale, venne ricompresa negli ultimi due. I distretti, a loro volta, furono divisi in “Circondari” e, questi ultimi, in “Comuni”2. Successivamente all’unificazione nazionale, i distretti presero il nome di “Circondari” e, quelli che prima erano indicati come circondari, divennero “Mandamenti”.
Tale suddivisione organizzativa, con aggiornamenti e modifiche, giunse fino al Fascismo, e, in parte, anche oltre. Sotto il regime fascista, furono soppressi, in tutto il territorio nazionale, i circondari e vennero create ex novo le due province di Latina e di Frosinone, che ricompresero nelle loro zone meridionali gran parte dei Comuni in precedenza facenti parte dei Distretti (dopo l’unificazione, “Circondari”) di Gaeta e di Sora. Tali Comuni, nella provincia pontina sono quelli connotati dal prefisso teleselettivo 0771 e, in quella frusinate, dallo 0776.
A testimoniare tale antica appartenenza sono rimaste delle lapidi, che portano incise nella dura pietra le indicazioni dell’organizzazione amministrativa in precedenza sommariamente descritta.
Tabelle rinvenute nel territorio della odierna provincia di Frosinone
Vivendo a Arce, le prime di tali lapidi ho rinvenuto alla Murata. Tale località è posta lungo l’attuale via Casilina, in precedenza indicata come “strada Consolare”, e si è aggregata agl’inizi dell’Ottocento, allorché la corte borbonica fece costruire la detta strada per creare un comodo e, per i tempi, veloce collegamento fra le industrie della media valle del Liri e il porto di Napoli3. Com’è agevole intendere, la Murata divenne lo scalo merci e passeggeri di Arce, Rocca d’Arce, Santopadre e altri centri che non erano ancora serviti da una strada rotabile. Ma veniamo alla lapide, che è del seguente tenore (v. foto n. 1):
Durante il Decennio francese (1806-1815) nel regno di Napoli furono introdotte numerose novità nell’amministrazione pubblica. Con la legge del 2 agosto 1806 fu abolita l’organizzazione feudale dello Stato. Conseguentemente, subito dopo, si provvide a dare una nuova struttura amministrativa all’intero Regno. In particolare, dopo varie vicissitudini, il capoluogo della provincia di Terra di Lavoro venne fissato a Caserta. Il territorio della stessa fu diviso nei cinque “Distretti” di Caserta, Nola, Piedimonte (d’Alife, oggi Matese), Gaeta e Sora. La porzione più a sud dell’odierno Lazio meridionale, venne ricompresa negli ultimi due. I distretti, a loro volta, furono divisi in “Circondari” e, questi ultimi, in “Comuni”2. Successivamente all’unificazione nazionale, i distretti presero il nome di “Circondari” e, quelli che prima erano indicati come circondari, divennero “Mandamenti”.
Tale suddivisione organizzativa, con aggiornamenti e modifiche, giunse fino al Fascismo, e, in parte, anche oltre. Sotto il regime fascista, furono soppressi, in tutto il territorio nazionale, i circondari e vennero create ex novo le due province di Latina e di Frosinone, che ricompresero nelle loro zone meridionali gran parte dei Comuni in precedenza facenti parte dei Distretti (dopo l’unificazione, “Circondari”) di Gaeta e di Sora. Tali Comuni, nella provincia pontina sono quelli connotati dal prefisso teleselettivo 0771 e, in quella frusinate, dallo 0776.
A testimoniare tale antica appartenenza sono rimaste delle lapidi, che portano incise nella dura pietra le indicazioni dell’organizzazione amministrativa in precedenza sommariamente descritta.
Tabelle rinvenute nel territorio della odierna provincia di Frosinone
Vivendo a Arce, le prime di tali lapidi ho rinvenuto alla Murata. Tale località è posta lungo l’attuale via Casilina, in precedenza indicata come “strada Consolare”, e si è aggregata agl’inizi dell’Ottocento, allorché la corte borbonica fece costruire la detta strada per creare un comodo e, per i tempi, veloce collegamento fra le industrie della media valle del Liri e il porto di Napoli3. Com’è agevole intendere, la Murata divenne lo scalo merci e passeggeri di Arce, Rocca d’Arce, Santopadre e altri centri che non erano ancora serviti da una strada rotabile. Ma veniamo alla lapide, che è del seguente tenore (v. foto n. 1):
Murata
Comune di arce
Circondario di arce
Collegio elettorale di pontecorvo
Distretto di sora
Provincia di terra di lavoro
Comune di arce
Circondario di arce
Collegio elettorale di pontecorvo
Distretto di sora
Provincia di terra di lavoro
Vi è da dire che alla Murata, a breve distanza l’una dall’altra, vi erano due lapidi uguali. Una, che è quella riprodotta nella foto, era affissa sulla facciata di un fabbricato riportato in catasto al foglio 13, particella 168, distinto dal numero civico 164. Tale fabbricato, sulla facciata che prospetta verso la Casilina, presenta due cornici in stucco di notevoli dimensioni: la lapide era posta subito sopra la cornice di destra. La stessa, pochi anni fa, è caduta al suolo, infrangendosi. L’altra, tutt’oggi (maggio 2012) presente in situ, è posizionata a destra del locale in cui fino al settembre 2011 ha svolto l’attività di rivendita di generi alimentari la signora Lucia Conti, distinto dal numero civico 190, riportato in catasto al foglio n. 13, particella 177. La circostanza che tali lapidi siano state apposte alla Murata, induce a ritenere che le stesse fossero presenti in tutti gli agglomerati urbani della provincia di Terra di Lavoro, anche in quelli di dimensioni ridotte e che non erano sede di uffici comunali, anche se vi è da dire, a onor del vero, che, essendo Arce paese di confine, alla Murata aveva sede un’importante Dogana, istituita con decreto di Ferdinando II di Borbone del 12 novembre 1831.
Ma vediamone più da vicino il contenuto. “Comune” è il nome dato durante il Decennio francese (1806-1815) alla “Università”. Quest’ultima mutuava il nome dal termine giuridico Universitas, che sottintendeva la parola civium: l’espressione, quindi, stava a significare “insieme di cittadini”. Le decisioni che riguardavano il Comune venivano adottate da un’assemblea detta “Decurionato”, i cui membri venivano scelti dall’Intendente, sedente nel capoluogo di provincia (nella specie Caserta), scegliendoli fra coloro che pagavano al Comune tasse di importo superiore a una cifra predeterminata. Solo dopo l’Unità furono istituiti i Consigli comunali, i cui componenti venivano eletti a suffragio ristretto.
Il Circondario comprendeva più Comuni. In quello che fungeva da capoluogo (nella specie Arce) sedeva colui che amministrava il primo livello della Giustizia. Costui, durante il Decennio, ebbe la denominazione di “Giudice di Pace”; poi, allorché nel 1816 Ferdinando di Borbone tornò sul trono di Napoli, quella di “Regio Giudice” e, infine, dopo la conquista savoiarda, quella di “Pretore”. Insieme con quest’ultimo mutamento vi fu anche quello, già accennato, da “Circondario” a “Mandamento”. Arce è stata sede di Pretura fino al 1998, allorché tale tipo di ufficio venne soppresso in tutta Italia. Oggi è sede del Giudice di Pace. Il circondario di Arce, come si rileva dalla carta di Terra di Lavoro redatta dal Marzolla nel 1850, comprendeva anche i comuni di Fontana (Liri) e Rocca d’Arce. Da quest’ultimo dipendeva l’odierno territorio del comune di Colfelice, che se ne staccò nel 1923. Vi è da aggiungere che, dopo l’unificazione, i Mandamenti, oltre che circoscrizioni giudiziarie, divennero collegi per l’elezione dei componenti del consiglio provinciale.
Dopo l’indicazione del Circondario viene quella del collegio elettorale, che, nella specie, era quello di Pontecorvo. Sappiamo che il distretto (poi circondario) di Sora comprendeva tre collegi elettorali per la Camera dei Deputati: oltre il già indicato, vi erano, come vedremo più avanti, quelli di Sora e di Cassino. Il collegio di Pontecorvo comprendeva diciannove Comuni, facenti parte dei seguenti circondari (poi mandamenti): Pontecorvo (con la frazione di S. Oliva), Arce (con Fontana e Rocca d’Arce, come già visto), Roccasecca [con Aquino, Palazzolo (poi Castrocielo), Colle San Magno], Esperia (con Ausonia, Castelnuovo Parano, Coreno Ausonia, S. Andrea, S. Apollinare, S. Giorgio a Liri, Vallemaio) e Pico (con Pastena e S. Giovanni Incarico)4.
Come apprendiamo dalla tabella che stiamo esaminando, il territorio del comune di Arce era ricompreso nel distretto di Sora, che, oltre all’omonimo circondario, comprendeva quelli di Arpino, Arce, Roccasecca, San Germano (odierna Cassino), Cervaro, Atina, Alvito e, da ultimo, Pontecorvo5. Nel capoluogo del Distretto, quindi, nel caso di specie, a Sora risiedeva il Sottointendente, divenuto dopo l’Unità, Sottoprefetto. Lo stesso esercitava, fra l’altro, un’intensa attività di controllo sugli atti dei Comuni del Distretto, ed era gerarchicamente subordinato all’Intendente (poi Prefetto), che aveva sede nel capoluogo di provincia, nella specie a Caserta. A Sora, inoltre, si riuniva il consiglio distrettuale, i cui componenti venivano scelti dall’Intendente fra coloro che pagavano tasse per un importo superiore a una determinata cifra6. Come già scritto, i Distretti (poi Circondari) nel periodo fascista vennero aboliti in tutto il territorio nazionale.
Nel capoluogo di provincia, oltre ad aver sede, come visto, l’Intendente, si riuniva il consiglio provinciale, i cui componenti, fino all’Unità, venivano scelti dall’Intendente stesso fra coloro che pagavano tasse per un importo superiore a una predeterminata cifra7. Dopo l’Unità, invece, i consiglieri provinciali venivano eletti, a suffragio ristretto, da coloro che avevano particolari requisiti stabiliti dalla legge, primo fra tutti quello del censo.
Vi è da aggiungere che l’unico tribunale della provincia di Terra di Lavoro, fino all’Unità, era quello di Santa Maria (Capua Vetere)8.
Le iscrizioni che stiamo esaminando venivano a costituire, quindi, una sorta di “carta d’identità” amministrativo-giudiziaria del territorio. Questo ci spiega perché le stesse venivano posizionate bene in vista, in genere all’ingresso del paese. Da notare, inoltre, che il primo rigo della tabella, che è quello in cui veniva indicata la località in cui la stessa si trovava, era scritto usando lettere di dimensioni più grandi rispetto a quelle dei righi successivi.
Altra lapide abbiamo rinvenuto nella odierna Castrocielo nel dicembre del 2009. La stessa è conservata nel giardino di casa Bonanni, i cui proprietari ringrazio per avermi consentito di fotografarla. Agli stessi va anche riconosciuto il merito di averla preservata, dopo averla fortunosamente rinvenuta (v. foto n. 2):
Ma vediamone più da vicino il contenuto. “Comune” è il nome dato durante il Decennio francese (1806-1815) alla “Università”. Quest’ultima mutuava il nome dal termine giuridico Universitas, che sottintendeva la parola civium: l’espressione, quindi, stava a significare “insieme di cittadini”. Le decisioni che riguardavano il Comune venivano adottate da un’assemblea detta “Decurionato”, i cui membri venivano scelti dall’Intendente, sedente nel capoluogo di provincia (nella specie Caserta), scegliendoli fra coloro che pagavano al Comune tasse di importo superiore a una cifra predeterminata. Solo dopo l’Unità furono istituiti i Consigli comunali, i cui componenti venivano eletti a suffragio ristretto.
Il Circondario comprendeva più Comuni. In quello che fungeva da capoluogo (nella specie Arce) sedeva colui che amministrava il primo livello della Giustizia. Costui, durante il Decennio, ebbe la denominazione di “Giudice di Pace”; poi, allorché nel 1816 Ferdinando di Borbone tornò sul trono di Napoli, quella di “Regio Giudice” e, infine, dopo la conquista savoiarda, quella di “Pretore”. Insieme con quest’ultimo mutamento vi fu anche quello, già accennato, da “Circondario” a “Mandamento”. Arce è stata sede di Pretura fino al 1998, allorché tale tipo di ufficio venne soppresso in tutta Italia. Oggi è sede del Giudice di Pace. Il circondario di Arce, come si rileva dalla carta di Terra di Lavoro redatta dal Marzolla nel 1850, comprendeva anche i comuni di Fontana (Liri) e Rocca d’Arce. Da quest’ultimo dipendeva l’odierno territorio del comune di Colfelice, che se ne staccò nel 1923. Vi è da aggiungere che, dopo l’unificazione, i Mandamenti, oltre che circoscrizioni giudiziarie, divennero collegi per l’elezione dei componenti del consiglio provinciale.
Dopo l’indicazione del Circondario viene quella del collegio elettorale, che, nella specie, era quello di Pontecorvo. Sappiamo che il distretto (poi circondario) di Sora comprendeva tre collegi elettorali per la Camera dei Deputati: oltre il già indicato, vi erano, come vedremo più avanti, quelli di Sora e di Cassino. Il collegio di Pontecorvo comprendeva diciannove Comuni, facenti parte dei seguenti circondari (poi mandamenti): Pontecorvo (con la frazione di S. Oliva), Arce (con Fontana e Rocca d’Arce, come già visto), Roccasecca [con Aquino, Palazzolo (poi Castrocielo), Colle San Magno], Esperia (con Ausonia, Castelnuovo Parano, Coreno Ausonia, S. Andrea, S. Apollinare, S. Giorgio a Liri, Vallemaio) e Pico (con Pastena e S. Giovanni Incarico)4.
Come apprendiamo dalla tabella che stiamo esaminando, il territorio del comune di Arce era ricompreso nel distretto di Sora, che, oltre all’omonimo circondario, comprendeva quelli di Arpino, Arce, Roccasecca, San Germano (odierna Cassino), Cervaro, Atina, Alvito e, da ultimo, Pontecorvo5. Nel capoluogo del Distretto, quindi, nel caso di specie, a Sora risiedeva il Sottointendente, divenuto dopo l’Unità, Sottoprefetto. Lo stesso esercitava, fra l’altro, un’intensa attività di controllo sugli atti dei Comuni del Distretto, ed era gerarchicamente subordinato all’Intendente (poi Prefetto), che aveva sede nel capoluogo di provincia, nella specie a Caserta. A Sora, inoltre, si riuniva il consiglio distrettuale, i cui componenti venivano scelti dall’Intendente fra coloro che pagavano tasse per un importo superiore a una determinata cifra6. Come già scritto, i Distretti (poi Circondari) nel periodo fascista vennero aboliti in tutto il territorio nazionale.
Nel capoluogo di provincia, oltre ad aver sede, come visto, l’Intendente, si riuniva il consiglio provinciale, i cui componenti, fino all’Unità, venivano scelti dall’Intendente stesso fra coloro che pagavano tasse per un importo superiore a una predeterminata cifra7. Dopo l’Unità, invece, i consiglieri provinciali venivano eletti, a suffragio ristretto, da coloro che avevano particolari requisiti stabiliti dalla legge, primo fra tutti quello del censo.
Vi è da aggiungere che l’unico tribunale della provincia di Terra di Lavoro, fino all’Unità, era quello di Santa Maria (Capua Vetere)8.
Le iscrizioni che stiamo esaminando venivano a costituire, quindi, una sorta di “carta d’identità” amministrativo-giudiziaria del territorio. Questo ci spiega perché le stesse venivano posizionate bene in vista, in genere all’ingresso del paese. Da notare, inoltre, che il primo rigo della tabella, che è quello in cui veniva indicata la località in cui la stessa si trovava, era scritto usando lettere di dimensioni più grandi rispetto a quelle dei righi successivi.
Altra lapide abbiamo rinvenuto nella odierna Castrocielo nel dicembre del 2009. La stessa è conservata nel giardino di casa Bonanni, i cui proprietari ringrazio per avermi consentito di fotografarla. Agli stessi va anche riconosciuto il merito di averla preservata, dopo averla fortunosamente rinvenuta (v. foto n. 2):
comune di palazzolo
circondario di roccasecca
collegio elettorale di pontecorvo
distretto di sora
provincia di terra di lavoro
circondario di roccasecca
collegio elettorale di pontecorvo
distretto di sora
provincia di terra di lavoro
Le indicazioni riportate nella stessa, relative al nome del Comune, al Circondario, al Distretto e alla Provincia, coincidono con quelle della già detta carta della provincia di Terra di Lavoro pubblicata dal Marzolla nel 1850. L’iscrizione ci ricorda l’antico nome del Comune, che è divenuto “Palazzolo di Castrocielo” con il decreto del 23 marzo 1863, n. 12189 e, infine, “Castrocielo” con il decreto del 16 agosto 1882, a partire dal 1° settembre successivo10.
Interessanti anche le vicende del circondario di Roccasecca, menzionato nell’iscrizione. Lo stesso era stato istituito nel 1807, soppresso nel 1811 e ricostituito nel 1832, con Roccasecca, Colle San Magno, Aquino e Palazzolo11, per poi divenire, sul finire dell’Ottocento, sezione distaccata della pretura di Arce. Fu definitivamente soppresso nel secondo dopoguerra12.
Della lapide di Palazzolo ho potuto prendere le misure, che sono di centimetri ottanta di larghezza, sessantasette di altezza e due di spessore. Le lettere del primo rigo sono alte cm. cinque, quelle dei righi successivi tre virgola cinque.
Su segnalazione del signor Argentino Tommaso D’Arpino, che ringrazio insieme con il dipendente comunale signor Benedetto Panzini, il 10 gennaio 2012 ho fotografato la tabella di Terelle (v. foto n. 3):
Interessanti anche le vicende del circondario di Roccasecca, menzionato nell’iscrizione. Lo stesso era stato istituito nel 1807, soppresso nel 1811 e ricostituito nel 1832, con Roccasecca, Colle San Magno, Aquino e Palazzolo11, per poi divenire, sul finire dell’Ottocento, sezione distaccata della pretura di Arce. Fu definitivamente soppresso nel secondo dopoguerra12.
Della lapide di Palazzolo ho potuto prendere le misure, che sono di centimetri ottanta di larghezza, sessantasette di altezza e due di spessore. Le lettere del primo rigo sono alte cm. cinque, quelle dei righi successivi tre virgola cinque.
Su segnalazione del signor Argentino Tommaso D’Arpino, che ringrazio insieme con il dipendente comunale signor Benedetto Panzini, il 10 gennaio 2012 ho fotografato la tabella di Terelle (v. foto n. 3):
Comune di terelle
Circondario di s. Germano
Collegio elettorale di s. Germano
Distretto di sora
Provincia di terra di lavoro
Circondario di s. Germano
Collegio elettorale di s. Germano
Distretto di sora
Provincia di terra di lavoro
È posizionata su una parete interna dell’edificio in cui fino a qualche anno fa ha avuto sede la Casa comunale, posto di fronte alla chiesa parrocchiale. È stata restaurata, penso, di recente: a differenza delle altre, si presenta lucida, con il fondo di colore nero su cui spiccano le lettere colorate di bianco. È larga cm. settantanove, alta cm. cinquantasette e spessa cm. uno virgola cinque. Come per le altre, le lettere del primo rigo sono alte cm. cinque e, quelle dei successivi, tre virgola cinque. Da notare che S. Germano è stato il nome di Cassino fino al 186313.
Come rileviamo dalla carta del Marzolla del 1850, il circondario di San Germano, oltre il Comune capoluogo, comprendeva i centri di S. Angelo (in Theodice), S. Elia (Fiumerapido), Villa (S. Lucia), Pignataro (Interamna), Terelle, Belmonte (Castello), Piedimonte (San Germano).
Il collegio elettorale di San Germano comprendeva, oltre l’omonimo circondario, quelli di “Cervaro ed Atina, più il comune di Settefrati del circondario di Alvito”14.
È dell’agosto 2009 la foto della tabella di Pastena (v. foto n. 4):
Come rileviamo dalla carta del Marzolla del 1850, il circondario di San Germano, oltre il Comune capoluogo, comprendeva i centri di S. Angelo (in Theodice), S. Elia (Fiumerapido), Villa (S. Lucia), Pignataro (Interamna), Terelle, Belmonte (Castello), Piedimonte (San Germano).
Il collegio elettorale di San Germano comprendeva, oltre l’omonimo circondario, quelli di “Cervaro ed Atina, più il comune di Settefrati del circondario di Alvito”14.
È dell’agosto 2009 la foto della tabella di Pastena (v. foto n. 4):
Comune di pastena
Circondario di pico
Collegio elettorale pontecorvo
Distretto di gaeta
Provincia di terra di lavoro
Circondario di pico
Collegio elettorale pontecorvo
Distretto di gaeta
Provincia di terra di lavoro
Quest’ultima tabella, posta in prossimità della porta Roma, appare “moderna” rispetto alle altre. Non per il contenuto, bensì per la pietra sulla quale l’iscrizione è incisa e per il tipo di lettere utilizzate. Nella stessa, inoltre, manca la preposizione “DI” nella indicazione del collegio elettorale. Si tratta, con ogni probabilità, del rifacimento di una più antica, forse dispersa.
Da notare che Pastena, che oggi si trova in provincia di Frosinone, era ricompresa nel distretto di Gaeta. Quale linea di delimitazione del distretto di Gaeta da quello di Sora, infatti, fu preso il fiume Liri. Ciò molto probabilmente accadde in quanto, allorché, durante il Decennio francese (1806-1815), fu disegnata la nuova organizzazione amministrativa del Regno di Napoli, erano molto pochi i ponti che permettevano di superare il detto fiume e, uno di questi, forse il più importante, quello di Pontecorvo, era in mani pontificie, in quanto, com’è noto, Pontecorvo costituiva una enclave dello Stato della Chiesa nel Regno di Napoli. Sappiamo, inoltre, che il ponte sul Liri fra Isoletta e San Giovanni Incarico fu realizzato nella metà degli anni cinquanta dell’Ottocento, in occasione della costruzione della strada Civita-Farnese voluta da Ferdinando II di Borbone15. Il circondario (poi mandamento) di Pico comprendeva anche Pastena e San Giovanni Incarico. Fu soppresso sul finire dell’Ottocento nel quadro di una generale revisione delle circoscrizioni giudiziarie: i comuni di Pico e Pastena furono aggregati al mandamento di Pontecorvo, San Giovanni Incarico a quello di Arce: oggi dipendono dai medesimi Giudici di Pace16.
Sempre dalla carta del Marzolla apprendiamo che il distretto di Gaeta comprendeva, oltre all’omonimo circondario, quelli di Fondi, Pico, Roccaguglielma (oggi Esperia), Traetto (oggi Minturno), Roccamonfina, Sessa (Aurunca), Carinola, Ponza.
Particolarmente ricca del tipo di iscrizioni lapidarie di cui ci stiamo occupando è la valle di Comino, che anche in questo caso si è rivelata essere un prezioso scrigno di notizie del passato.
Nel novembre 2009 ho fotografato la lapide di Picinisco (v. foto n. 5):
Da notare che Pastena, che oggi si trova in provincia di Frosinone, era ricompresa nel distretto di Gaeta. Quale linea di delimitazione del distretto di Gaeta da quello di Sora, infatti, fu preso il fiume Liri. Ciò molto probabilmente accadde in quanto, allorché, durante il Decennio francese (1806-1815), fu disegnata la nuova organizzazione amministrativa del Regno di Napoli, erano molto pochi i ponti che permettevano di superare il detto fiume e, uno di questi, forse il più importante, quello di Pontecorvo, era in mani pontificie, in quanto, com’è noto, Pontecorvo costituiva una enclave dello Stato della Chiesa nel Regno di Napoli. Sappiamo, inoltre, che il ponte sul Liri fra Isoletta e San Giovanni Incarico fu realizzato nella metà degli anni cinquanta dell’Ottocento, in occasione della costruzione della strada Civita-Farnese voluta da Ferdinando II di Borbone15. Il circondario (poi mandamento) di Pico comprendeva anche Pastena e San Giovanni Incarico. Fu soppresso sul finire dell’Ottocento nel quadro di una generale revisione delle circoscrizioni giudiziarie: i comuni di Pico e Pastena furono aggregati al mandamento di Pontecorvo, San Giovanni Incarico a quello di Arce: oggi dipendono dai medesimi Giudici di Pace16.
Sempre dalla carta del Marzolla apprendiamo che il distretto di Gaeta comprendeva, oltre all’omonimo circondario, quelli di Fondi, Pico, Roccaguglielma (oggi Esperia), Traetto (oggi Minturno), Roccamonfina, Sessa (Aurunca), Carinola, Ponza.
Particolarmente ricca del tipo di iscrizioni lapidarie di cui ci stiamo occupando è la valle di Comino, che anche in questo caso si è rivelata essere un prezioso scrigno di notizie del passato.
Nel novembre 2009 ho fotografato la lapide di Picinisco (v. foto n. 5):
Comune di picinisco
Circondario di atina
Collegio elettorale di s. Germano
Distretto di sora
Provincia di terra di lavoro
Circondario di atina
Collegio elettorale di s. Germano
Distretto di sora
Provincia di terra di lavoro
Si trova affissa alla facciata esterna della Casa comunale, non visibile, però, dalla via pubblica. Qui è stata opportunamente trasferita dalla sua sede originaria, che nessuno ha saputo indicarmi. Della stessa ho potuto rilevare le dimensioni, che sono cm. ottanta di larghezza, sessantatré virgola cinque di altezza e due di spessore. Anche qui il primo rigo è inciso con lettere alte cm. cinque, i successivi con lettere alte cm. tre virgola cinque.
Il circondario di Atina comprendeva, oltre il capoluogo, Agnone (oggi Villa Latina), Casalattico e Picinisco.
Sempre nel novembre 2009 ho potuto riprodurre la tabella di Casalattico, affissa alla facciata di un fabbricato che prospetta sulla piazza Guglielmo Marconi (v. foto n. 6):
Il circondario di Atina comprendeva, oltre il capoluogo, Agnone (oggi Villa Latina), Casalattico e Picinisco.
Sempre nel novembre 2009 ho potuto riprodurre la tabella di Casalattico, affissa alla facciata di un fabbricato che prospetta sulla piazza Guglielmo Marconi (v. foto n. 6):
Comune di casalattico
Circondario di atina
Collegio elettorale di s. Germano
Distretto di sora
Provincia di terra di lavoro
Circondario di atina
Collegio elettorale di s. Germano
Distretto di sora
Provincia di terra di lavoro
Anche in questo caso il primo rigo è scritto con lettere di dimensioni più grandi rispetto a quelli successivi.
Nell’aprile 2010 ho fotografato la tabella di Casalvieri, fatta apporre dal signor Giuseppe Scarpetta, venutone fortunosamente in possesso, alla facciata di un fabbricato di sua proprietà, prospettante la piazza San Rocco (v. foto n. 7):
Nell’aprile 2010 ho fotografato la tabella di Casalvieri, fatta apporre dal signor Giuseppe Scarpetta, venutone fortunosamente in possesso, alla facciata di un fabbricato di sua proprietà, prospettante la piazza San Rocco (v. foto n. 7):
Comune di casalvieri
Circondario di arpino
Collegio elettorale di sora
Distretto di sora
Provincia di terra di lavoro
Circondario di arpino
Collegio elettorale di sora
Distretto di sora
Provincia di terra di lavoro
Il circondario di Arpino, oltre l’omonimo capoluogo, comprendeva: Schiavi (oggi Fontechiari), Casalvieri e Santopadre. Il collegio elettorale di Sora, oltre il circondario eponimo, comprendeva quelli di “Arpino ed Alvito, meno il comune di Settefrati”17; quest’ultimo Comune, come già visto, era ricompreso nel collegio elettorale di San Germano (oggi Cassino).
Chiudiamo l’elenco delle tabelle rinvenute nel territorio della odierna provincia di Frosinone con quella di Fontechiari, segnalatami dall’avv. Mario Petrosino, che ringrazio. La stessa è posta alla via Valle ed è stata da me fotografata nell’aprile del 2010 (v. foto n. 8):
Chiudiamo l’elenco delle tabelle rinvenute nel territorio della odierna provincia di Frosinone con quella di Fontechiari, segnalatami dall’avv. Mario Petrosino, che ringrazio. La stessa è posta alla via Valle ed è stata da me fotografata nell’aprile del 2010 (v. foto n. 8):
Comune di fontechiari
Mandamento di arpino
Circondario di sora
Collegio elettorale di sora
Provincia di caserta
Mandamento di arpino
Circondario di sora
Collegio elettorale di sora
Provincia di caserta
Quest’ultima tabella, nella forma uguale alle altre, se ne differenzia notevolmente per i contenuti. La stessa ci fornisce, infatti, una preziosa testimonianza delle novità introdotte dopo l’unificazione: come si nota, al secondo rigo, il “Circondario” è indicato come “Mandamento”; inoltre, quello che nelle altre è indicato come “Distretto”, è riportato, al terzo rigo, come “Circondario” e, infine, il nome della provincia non è più indicato come “Terra di Lavoro”, bensì “Caserta”.
Vi è da dire che l’antica “Schiavi” prese il nome di “Fontechiari” con il decreto del 12 ottobre 1862, n. 90318. Per quanto io sappia, inoltre, nei documenti ufficiali si prese a indicare la provincia di Terra di Lavoro come “Caserta” a partire dagli anni ottanta dell’Ottocento. Evidentemente la tabella di Fontechiari è successiva alle altre. Vi è da notare, altresì, che, in quest’ultima, l’indicazione del collegio elettorale è riportata al penultimo rigo, mentre in tutte le altre rinvenute è riportata al terz’ultimo. Per converso, l’indicazione del distretto/circondario è riportata al terz’ultimo rigo, anziché al penultimo.
Vi è da aggiungere che a Fontechiari ho rinvenuto un’altra tabella, sia pur smembrata e mutila. La stessa è conservata nel giardino della casa della famiglia Messercola-Petrosino, che ringrazio per avermi consentito di prenderne visione. Il contenuto di quest’ultima è identico a quello della precedente. La circostanza che alla Murata di Arce e a Fontechiari si siano rinvenute due tabelle, induce a ritenere che forse le stesse venivano affisse in coppia in ciascun centro abitato.
Tabelle rinvenute nel territorio della odierna provincia di Latina
A Campodimele, nella piazza Capocastello, fotografata nel settembre 2009 (v. foto n. 9):
Vi è da dire che l’antica “Schiavi” prese il nome di “Fontechiari” con il decreto del 12 ottobre 1862, n. 90318. Per quanto io sappia, inoltre, nei documenti ufficiali si prese a indicare la provincia di Terra di Lavoro come “Caserta” a partire dagli anni ottanta dell’Ottocento. Evidentemente la tabella di Fontechiari è successiva alle altre. Vi è da notare, altresì, che, in quest’ultima, l’indicazione del collegio elettorale è riportata al penultimo rigo, mentre in tutte le altre rinvenute è riportata al terz’ultimo. Per converso, l’indicazione del distretto/circondario è riportata al terz’ultimo rigo, anziché al penultimo.
Vi è da aggiungere che a Fontechiari ho rinvenuto un’altra tabella, sia pur smembrata e mutila. La stessa è conservata nel giardino della casa della famiglia Messercola-Petrosino, che ringrazio per avermi consentito di prenderne visione. Il contenuto di quest’ultima è identico a quello della precedente. La circostanza che alla Murata di Arce e a Fontechiari si siano rinvenute due tabelle, induce a ritenere che forse le stesse venivano affisse in coppia in ciascun centro abitato.
Tabelle rinvenute nel territorio della odierna provincia di Latina
A Campodimele, nella piazza Capocastello, fotografata nel settembre 2009 (v. foto n. 9):
Comune di campodimele
Circondario di fondi
Collegio elettorale di mola di gaeta
Distretto di gaeta
Provincia di terra di lavoro
Circondario di fondi
Collegio elettorale di mola di gaeta
Distretto di gaeta
Provincia di terra di lavoro
Mola di Gaeta prese il nome di Formia con decreto del 13 marzo 1862, n. 50719. Il circondario di Fondi, oltre il centro eponimo, comprendeva Monticelli (oggi Monte San Biagio), Itri, Sperlonga, Lenola, Campodimele. Il collegio elettorale di Mola di Gaeta comprendeva i circondari di “Gaeta, Fondi e Ponza”20. L’altro collegio elettorale del distretto di Gaeta era, come vedremo più avanti, quello di Sessa (Aurunca).
Nel febbraio 2009 ho riprodotto quella di Lenola, segnalatami dal signor Argentino Tommaso D’Arpino, che ringrazio. La stessa è affissa sulla facciata della Casa comunale (v. foto n. 10):
Nel febbraio 2009 ho riprodotto quella di Lenola, segnalatami dal signor Argentino Tommaso D’Arpino, che ringrazio. La stessa è affissa sulla facciata della Casa comunale (v. foto n. 10):
Comune di lenola
Circondario di fondi
Collegio elettorale di mola di gaeta
Distretto di gaeta
Provincia di terra di lavoro
Circondario di fondi
Collegio elettorale di mola di gaeta
Distretto di gaeta
Provincia di terra di lavoro
È del settembre 2010 la foto n. 11 in cui è riprodotta la tabella di Minturno. Anche qui, come a Lenola, per meglio preservarla, la stessa è stata affissa nell’atrio della Casa comunale, rimuovendola dal sito originario:
Comune di traetto
Capoluogo di circondario
Collegio elettorale di sessa
Distretto di gaeta
Provincia di terra [di lavoro]
Capoluogo di circondario
Collegio elettorale di sessa
Distretto di gaeta
Provincia di terra [di lavoro]
Le ultime due parole sono mancanti, in quanto la lapide è mutila in basso a destra. Traetto ha ripreso l’antico nome di Minturno col decreto del 13 luglio 1879, n. 502821. Sessa è divenuta Sessa Aurunca con il decreto del 23 ottobre 1864, n. 199822.
Il circondario di Traetto, oltre il capoluogo, comprendeva i centri di Spigno (Saturnia), Castelforte con Sujo, Santi Cosma e Damiano. Il collegio elettorale di Sessa, oltre il circondario eponimo, quelli di “Traetto e Carinola, meno il comune di Francolise”23.
Proposta di datazione delle tabelle
Non sarà ora fuor di luogo porsi il problema della datazione delle tabelle innanzi riportate. Le stesse, come visto, se si esclude quella di Fontechiari, sono identiche nel contenuto e, se si esclude quella di Pastena, che sembra essere il rifacimento di una tabella più antica, anche nella forma. Sono scritte con identici caratteri su pietra dello stesso tipo. Molto probabilmente furono poste a dimora su iniziativa della provincia di Terra di Lavoro, successivamente indicata come Caserta. Già, ma quando? Come già visto, nelle stesse si fa riferimento all’organizzazione amministrativa voluta dai Francesi durante il Decennio (1806-1815). Tale organizzazione fu poi confermata dai Borbone, che, com’è noto, regnarono fino al 1860. Verrebbe, quindi, spontaneo datare le stesse a un periodo che va dal 1806 al 1860.
C’è una caratteristica delle tabelle, però, che fuoriesce dal detto schema: in tutte si fa riferimento al collegio elettorale. È pur vero che nel Regno delle Due Sicilie si tennero le elezioni per delle effimere Camere dei Deputati sia nel 1821 che nel 1848, ma, come già visto, i collegi indicati nelle tabelle sono quelli previsti nel Decreto n. 152 del 6 gennaio 1861. Inoltre c’è una circostanza che, penso, come si suol dire, tagli la testa al toro. Nella tabella della Murata di Arce, in quella di Palazzolo (Castrocielo) e in quella di Pastena si fa espresso riferimento al collegio elettorale di Pontecorvo. Sappiamo che quest’ultima città, come già scritto, costituiva un’enclave dello Stato pontificio nel Regno delle Due Sicilie e che fu occupata dalle truppe savoiarde alla fine di dicembre del 186024, con dieci anni di anticipo sulla restante parte dello Stato cui apparteneva, che, com’è noto, entrò nel Regno d’Italia il 20 settembre 1870. Sappiamo, inoltre, che anche il collegio elettorale di Pontecorvo fu istituito con il detto Decreto n. 152 del 6 gennaio 1861 con il quale furono definite le circoscrizioni dell’Italia meridionale per l’elezione del primo Parlamento nazionale25. Nello stesso decreto è ancora riportata la terminologia francese/borbonica relativamente ai “Distretti” e ai ”Circondari”, nonché alla denominazione della provincia, indicata come “Terra di Lavoro”.
Ritengo molto probabile, quindi, che le tabelle siano state confezionate e poste a dimora in occasione delle prime elezioni per la Camera dei Deputati dello Stato unitario, che si tennero, com’è noto, nel gennaio 1861. Questo potrebbe spiegarci perché nelle stesse sia riportata la terminologia francese/borbonica dell’organizzazione del territorio (“Circondario”, “Distretto”, “Terra di Lavoro”) ma soprattutto perché nelle stesse manchi l’indicazione più importante: quella dello Stato. Tale indicazione con ogni probabilità fu omessa perché, allorché si tennero le elezioni del gennaio 1861, il Regno delle Due Sicilie praticamente non esisteva più, ma non esisteva ancora neanche il Regno d’Italia, che, com’è noto, fu proclamato a Torino, dalla Camera i cui componenti erano stati eletti nel gennaio, il 17 marzo 1861. Questa proposta di datazione, inoltre, escludendo la tabella di Fontechiari, appare congrua con le denominazioni dei Comuni, riportate nelle tabelle, mutate dopo l’unificazione nazionale. Ma v’è anche un’altra considerazione a farsi: Gaeta, come visto, pur essendo capoluogo di distretto non era sede di collegio elettorale, posta, come anche già visto, a Mola di Gaeta (odierna Formia); ciò, con ogni probabilità, accadde perché, allorché nel gennaio 1861 si tennero le elezioni, Gaeta, com’è noto, era ancora sotto il controllo di Francesco II di Borbone, che la lascerà il 13 febbraio 1861.
Tabelle rinvenute nell’odierno territorio della provincia di Caserta
Propongo, a mo’ di appendice dello scritto che precede, il testo delle lapidi rinvenute nel territorio della odierna provincia di Caserta. Le stesse ci permettono di renderci conto che le tabelle furono messe a dimora in tutto il territorio provinciale e ci offrono una testimonianza degli antichi legami che intercorrono fra l’Alta Terra di Lavoro e la restante parte della sua provincia storica di appartenenza.
Nel gennaio 2011 ho ripreso la foto della tabella di Cocuruzzo:
Il circondario di Traetto, oltre il capoluogo, comprendeva i centri di Spigno (Saturnia), Castelforte con Sujo, Santi Cosma e Damiano. Il collegio elettorale di Sessa, oltre il circondario eponimo, quelli di “Traetto e Carinola, meno il comune di Francolise”23.
Proposta di datazione delle tabelle
Non sarà ora fuor di luogo porsi il problema della datazione delle tabelle innanzi riportate. Le stesse, come visto, se si esclude quella di Fontechiari, sono identiche nel contenuto e, se si esclude quella di Pastena, che sembra essere il rifacimento di una tabella più antica, anche nella forma. Sono scritte con identici caratteri su pietra dello stesso tipo. Molto probabilmente furono poste a dimora su iniziativa della provincia di Terra di Lavoro, successivamente indicata come Caserta. Già, ma quando? Come già visto, nelle stesse si fa riferimento all’organizzazione amministrativa voluta dai Francesi durante il Decennio (1806-1815). Tale organizzazione fu poi confermata dai Borbone, che, com’è noto, regnarono fino al 1860. Verrebbe, quindi, spontaneo datare le stesse a un periodo che va dal 1806 al 1860.
C’è una caratteristica delle tabelle, però, che fuoriesce dal detto schema: in tutte si fa riferimento al collegio elettorale. È pur vero che nel Regno delle Due Sicilie si tennero le elezioni per delle effimere Camere dei Deputati sia nel 1821 che nel 1848, ma, come già visto, i collegi indicati nelle tabelle sono quelli previsti nel Decreto n. 152 del 6 gennaio 1861. Inoltre c’è una circostanza che, penso, come si suol dire, tagli la testa al toro. Nella tabella della Murata di Arce, in quella di Palazzolo (Castrocielo) e in quella di Pastena si fa espresso riferimento al collegio elettorale di Pontecorvo. Sappiamo che quest’ultima città, come già scritto, costituiva un’enclave dello Stato pontificio nel Regno delle Due Sicilie e che fu occupata dalle truppe savoiarde alla fine di dicembre del 186024, con dieci anni di anticipo sulla restante parte dello Stato cui apparteneva, che, com’è noto, entrò nel Regno d’Italia il 20 settembre 1870. Sappiamo, inoltre, che anche il collegio elettorale di Pontecorvo fu istituito con il detto Decreto n. 152 del 6 gennaio 1861 con il quale furono definite le circoscrizioni dell’Italia meridionale per l’elezione del primo Parlamento nazionale25. Nello stesso decreto è ancora riportata la terminologia francese/borbonica relativamente ai “Distretti” e ai ”Circondari”, nonché alla denominazione della provincia, indicata come “Terra di Lavoro”.
Ritengo molto probabile, quindi, che le tabelle siano state confezionate e poste a dimora in occasione delle prime elezioni per la Camera dei Deputati dello Stato unitario, che si tennero, com’è noto, nel gennaio 1861. Questo potrebbe spiegarci perché nelle stesse sia riportata la terminologia francese/borbonica dell’organizzazione del territorio (“Circondario”, “Distretto”, “Terra di Lavoro”) ma soprattutto perché nelle stesse manchi l’indicazione più importante: quella dello Stato. Tale indicazione con ogni probabilità fu omessa perché, allorché si tennero le elezioni del gennaio 1861, il Regno delle Due Sicilie praticamente non esisteva più, ma non esisteva ancora neanche il Regno d’Italia, che, com’è noto, fu proclamato a Torino, dalla Camera i cui componenti erano stati eletti nel gennaio, il 17 marzo 1861. Questa proposta di datazione, inoltre, escludendo la tabella di Fontechiari, appare congrua con le denominazioni dei Comuni, riportate nelle tabelle, mutate dopo l’unificazione nazionale. Ma v’è anche un’altra considerazione a farsi: Gaeta, come visto, pur essendo capoluogo di distretto non era sede di collegio elettorale, posta, come anche già visto, a Mola di Gaeta (odierna Formia); ciò, con ogni probabilità, accadde perché, allorché nel gennaio 1861 si tennero le elezioni, Gaeta, com’è noto, era ancora sotto il controllo di Francesco II di Borbone, che la lascerà il 13 febbraio 1861.
Tabelle rinvenute nell’odierno territorio della provincia di Caserta
Propongo, a mo’ di appendice dello scritto che precede, il testo delle lapidi rinvenute nel territorio della odierna provincia di Caserta. Le stesse ci permettono di renderci conto che le tabelle furono messe a dimora in tutto il territorio provinciale e ci offrono una testimonianza degli antichi legami che intercorrono fra l’Alta Terra di Lavoro e la restante parte della sua provincia storica di appartenenza.
Nel gennaio 2011 ho ripreso la foto della tabella di Cocuruzzo:
Cocuruzzo
[fra]zione del comune di rocca d’evandro
Circondario di mignano
Collegio elettorale di teano
Distretto di caserta
Provincia di terra di lavoro
[fra]zione del comune di rocca d’evandro
Circondario di mignano
Collegio elettorale di teano
Distretto di caserta
Provincia di terra di lavoro
La stessa, che si presenta sbreccata in alto a sinistra, è stata ricomposta e riposizionata a cura dell’amministrazione comunale sulla facciata di una casa posta a poca distanza dalla chiesa del centro.
Anche a Sala, segnalatami dal dottor Giovanni Salemi di Capua, che ringrazio, ve n’è una del seguente tenore:
Anche a Sala, segnalatami dal dottor Giovanni Salemi di Capua, che ringrazio, ve n’è una del seguente tenore:
Sala
Frazione della città di caserta
Circondario di Caserrta
Collegio elettorale di caserta
Distretto di caserta
Provincia di terra di lavoro
Frazione della città di caserta
Circondario di Caserrta
Collegio elettorale di caserta
Distretto di caserta
Provincia di terra di lavoro
Un’altra si trova a Sessa Aurunca, in via dell’Ospedale:
Comune di sessa
Capoluogo di circondario
Collegio elettorale di sessa
Distretto di gaeta
Provincia di terra di lavoro
Capoluogo di circondario
Collegio elettorale di sessa
Distretto di gaeta
Provincia di terra di lavoro
Da rilevare che Sessa, come già scritto, diviene Sessa Aurunca con il decreto del 23 ottobre 1864, n. 1998.
Concludiamo la rassegna con quella di Teano, posta all’inizio della prima traversa a sinistra del Corso Garibaldi, per chi lo imbocchi da Nord:
Concludiamo la rassegna con quella di Teano, posta all’inizio della prima traversa a sinistra del Corso Garibaldi, per chi lo imbocchi da Nord:
Comune di teano
Capoluogo di circondario
Collegio elettorale di teano
Distretto di caserta
Provincia di terra di lavoro
Capoluogo di circondario
Collegio elettorale di teano
Distretto di caserta
Provincia di terra di lavoro
BIBLIOGRAFIA
B. Bertani, Notizie storiche su Castrocielo, Montecassino 2000.
G. Colasanti, Fregellae. Storia e topografia, Roma 1906, rist. anast. a cura del comune di Ceprano, edizioni Quasar, Roma 1983.
F. Corradini, … di Arce in Terra di Lavoro …, 3 voll., comune di Arce 2004.
G. De Angelis-Curtis, Terra di Lavoro e le elezioni alla Camera dei Deputati nel collegio di Pontecorvo tra unità d’Italia e primo dopoguerra, in A. Nicosia (a cura di), Quaderni coldragonesi, comune di Colfelice 2010, pp. 71-89.
G. De Angelis-Curtis, Il Tribunale di Cassino 1861-2011, Francesco Ciolfi Editore, Cassino 2011.
Decreto n. 152 del 6 gennaio 1861 che stabilisce la circoscrizione elettorale per le provincie napoletane per la elezione de’ deputati al parlamento nazionale, in Collezione delle leggi e de’ decreti emanati nelle provincie continentali dell’Italia meridionale durante il periodo della luogotenenza, da’ 7 novembre 1860 a’ 30 aprile 1861, Tipografia Nazionale, Napoli 1861, pp. 353-363.
A. Di Biasio, Terra di Lavoro Olim Campania Felix. Configurazione territoriale e istituzioni amministrative. L’età moderna. Dal Decennio francese all’unità d’Italia, in La nascita della provincia di Terra di Lavoro. Istituzioni e territorio, Archivio di Stato di Caserta 1995, pp. 1- 121.
A. Di Biasio, Territorio e viabilità nel Lazio Meridionale. Gli antichi distretti di Sora e di Gaeta 1800-1860, Caramanica Editore, Marina di Minturno 1997.
A. Nicosia, Pontecorvo agli inizi dell’età liberale, tipolitografia Pontone, Cassino s.d., ma 1996.
E. Pistilli, Il Circondario di Roccasecca in Terra di Lavoro, Idea Stampa, Cassino 1998.
F. Riccardi, Roccasecca e Arce in “Guerra” per la pretura, in A. Nicosia (a cura di), Quaderni coldragonesi, comune di Colfelice 2010, pp. 57-70.
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G. De Angelis-Curtis, Il Tribunale di Cassino 1861-2011, Francesco Ciolfi Editore, Cassino 2011.
Decreto n. 152 del 6 gennaio 1861 che stabilisce la circoscrizione elettorale per le provincie napoletane per la elezione de’ deputati al parlamento nazionale, in Collezione delle leggi e de’ decreti emanati nelle provincie continentali dell’Italia meridionale durante il periodo della luogotenenza, da’ 7 novembre 1860 a’ 30 aprile 1861, Tipografia Nazionale, Napoli 1861, pp. 353-363.
A. Di Biasio, Terra di Lavoro Olim Campania Felix. Configurazione territoriale e istituzioni amministrative. L’età moderna. Dal Decennio francese all’unità d’Italia, in La nascita della provincia di Terra di Lavoro. Istituzioni e territorio, Archivio di Stato di Caserta 1995, pp. 1- 121.
A. Di Biasio, Territorio e viabilità nel Lazio Meridionale. Gli antichi distretti di Sora e di Gaeta 1800-1860, Caramanica Editore, Marina di Minturno 1997.
A. Nicosia, Pontecorvo agli inizi dell’età liberale, tipolitografia Pontone, Cassino s.d., ma 1996.
E. Pistilli, Il Circondario di Roccasecca in Terra di Lavoro, Idea Stampa, Cassino 1998.
F. Riccardi, Roccasecca e Arce in “Guerra” per la pretura, in A. Nicosia (a cura di), Quaderni coldragonesi, comune di Colfelice 2010, pp. 57-70.
1 G. Colasanti, Fregellae. Storia e topografia, Roma 1906. Rist. anast. a cura del comune di Ceprano, edizioni Quasar, Roma 1983, pp. 15 e 22.
2 A. Di Biasio, Terra di Lavoro olim Campania Felix. Configurazione territoriale e istituzioni amministrative. L’età moderna. Dal Decennio francese all’unità d’italia, in La nascita della provincia di Terra di Lavoro. Istituzioni e territorio, Archivio di Stato di Caserta 1995, pp. 61-74.
3 Per tale strada, v. A. Di Biasio, Territorio e viabilità nel Lazio Meridionale. Gli antichi distretti di Sora e di Gaeta. 1800-1860, Caramanica editore, Marina di Minturno 1997, pp. 45-54.
4 G. De Angelis-Curtis, Terra di Lavoro e le elezioni alla Camera dei Deputati nel collegio di Pontecorvo tra unità d’Italia e primo dopoguerra, in A. Nicosia (a cura di), Quaderni coldragonesi, comune di Colfelice 2010, p. 76. V. Anche Decreto n. 152 del 6 gennaio 1861 che stabilisce la circoscrizione elettorale per le provincie napoletane per la elezione de’ deputati al parlamento nazionale, in Collezione delle leggi e de’ decreti emanati nelle provincie continentali dell’italia meridionale durante il periodo della luogotenenza, da’ 7 novembre 1860 a’ 30 aprile 1861, Tipografia Nazionale, Napoli 1861, vol. I, p. 361, n. 389. Ringrazio il prof. Angelo Nicosia per aver messo a mia disposizione tale prezioso volume, rubricato al n. 1089 della sua biblioteca.
5 G. De Angelis-Curtis, Terra di Lavoro e le elezioni…, cit. alla nota 4, pp. 73-74.
6 A. Di Biasio, Terra di Lavoro…, cit. alla nota 2, p. 56. Dovevano godere di una rendita annua superiore ai 240 ducati.
7 A. Di Biasio, Terra di Lavoro…, cit. alla nota 2, p. 56. In questo caso la rendita doveva essere superiore ai 480 ducati annui.
8 G. De Angelis-Curtis, Il Tribunale di Cassino 1861-2011, Francesco Ciolfi editore, Cassino 2011, pp. 54-72.
9 A. Di Biasio, Terra di Lavoro…, cit. alla nota 2, p. 116.
10 B. Bertani, Notizie storiche su Castrocielo, Montecassino 2000, p. 21.
11 A. Di Biasio, Terra di Lavoro…, cit. alla nota 2, pp. 61,67,73 e 80-81. V. Anche E. Pistilli, Il Circondario di Roccasecca in Terra di Lavoro, Idea Stampa, Cassino 1998.
12 F. Riccardi, Roccasecca e Arce in “guerra” per la pretura, in A. Nicosia (a cura di), Quaderni coldragonesi, comune di Colfelice 2010, p. 69.
13 Decreto del 26.07.1863, n. 1425, v. A. Di biasio, Terra di Lavoro…, cit. alla nota 2, p. 117.
14 Decreto n. 152 del 6 gennaio 1861 …, cit. alla nota 4, p. 361, n. 390.
15 Per la strada “Civita-Farnese”, che andava (e va) da Itri a Arce, v. A. Di Biasio, Territorio e viabilità…, cit. alla nota 3, pp. 77-81. Per il suo ponte sul Liri, v. F. Corradini, … di Arce in Terra di Lavoro …, comune di Arce 2004, vol. II, pp. 46-49.
16 F. Corradini, … di Arce, cit. alla nota 15, vol. III, p. 82.
17 Decreto n. 152 del 6 gennaio 1861…, cit. alla nota 4, p. 361, n. 388.
18 A. Di Biasio, Terra di Lavoro…, cit. alla nota 2, p. 117.
19 A. Di Biasio, Terra di Lavoro…, cit. alla nota 2, p. 116.
20 Decreto n. 152 del 6 gennaio 1861…, cit. alla nota 4, p. 361, n. 391.
21 A. Di Biasio, Terra di Lavoro…, cit. alla nota 2, p.117.
22 A. Di Biasio, Terra di Lavoro…, cit. alla nota 2, p. 117.
23 Decreto n. 152 del 6 gennaio 1861…, cit. alla nota 4, p. 361, n. 392.
24 A. Nicosia, Pontecorvo agli inizi dell’età liberale, tipolitografia Pontone, Cassino s.d., ma 1996, p. 33.
25 A. Nicosia, Pontecorvo agli inizi…, cit. alla nota 24, p. 37.
2 A. Di Biasio, Terra di Lavoro olim Campania Felix. Configurazione territoriale e istituzioni amministrative. L’età moderna. Dal Decennio francese all’unità d’italia, in La nascita della provincia di Terra di Lavoro. Istituzioni e territorio, Archivio di Stato di Caserta 1995, pp. 61-74.
3 Per tale strada, v. A. Di Biasio, Territorio e viabilità nel Lazio Meridionale. Gli antichi distretti di Sora e di Gaeta. 1800-1860, Caramanica editore, Marina di Minturno 1997, pp. 45-54.
4 G. De Angelis-Curtis, Terra di Lavoro e le elezioni alla Camera dei Deputati nel collegio di Pontecorvo tra unità d’Italia e primo dopoguerra, in A. Nicosia (a cura di), Quaderni coldragonesi, comune di Colfelice 2010, p. 76. V. Anche Decreto n. 152 del 6 gennaio 1861 che stabilisce la circoscrizione elettorale per le provincie napoletane per la elezione de’ deputati al parlamento nazionale, in Collezione delle leggi e de’ decreti emanati nelle provincie continentali dell’italia meridionale durante il periodo della luogotenenza, da’ 7 novembre 1860 a’ 30 aprile 1861, Tipografia Nazionale, Napoli 1861, vol. I, p. 361, n. 389. Ringrazio il prof. Angelo Nicosia per aver messo a mia disposizione tale prezioso volume, rubricato al n. 1089 della sua biblioteca.
5 G. De Angelis-Curtis, Terra di Lavoro e le elezioni…, cit. alla nota 4, pp. 73-74.
6 A. Di Biasio, Terra di Lavoro…, cit. alla nota 2, p. 56. Dovevano godere di una rendita annua superiore ai 240 ducati.
7 A. Di Biasio, Terra di Lavoro…, cit. alla nota 2, p. 56. In questo caso la rendita doveva essere superiore ai 480 ducati annui.
8 G. De Angelis-Curtis, Il Tribunale di Cassino 1861-2011, Francesco Ciolfi editore, Cassino 2011, pp. 54-72.
9 A. Di Biasio, Terra di Lavoro…, cit. alla nota 2, p. 116.
10 B. Bertani, Notizie storiche su Castrocielo, Montecassino 2000, p. 21.
11 A. Di Biasio, Terra di Lavoro…, cit. alla nota 2, pp. 61,67,73 e 80-81. V. Anche E. Pistilli, Il Circondario di Roccasecca in Terra di Lavoro, Idea Stampa, Cassino 1998.
12 F. Riccardi, Roccasecca e Arce in “guerra” per la pretura, in A. Nicosia (a cura di), Quaderni coldragonesi, comune di Colfelice 2010, p. 69.
13 Decreto del 26.07.1863, n. 1425, v. A. Di biasio, Terra di Lavoro…, cit. alla nota 2, p. 117.
14 Decreto n. 152 del 6 gennaio 1861 …, cit. alla nota 4, p. 361, n. 390.
15 Per la strada “Civita-Farnese”, che andava (e va) da Itri a Arce, v. A. Di Biasio, Territorio e viabilità…, cit. alla nota 3, pp. 77-81. Per il suo ponte sul Liri, v. F. Corradini, … di Arce in Terra di Lavoro …, comune di Arce 2004, vol. II, pp. 46-49.
16 F. Corradini, … di Arce, cit. alla nota 15, vol. III, p. 82.
17 Decreto n. 152 del 6 gennaio 1861…, cit. alla nota 4, p. 361, n. 388.
18 A. Di Biasio, Terra di Lavoro…, cit. alla nota 2, p. 117.
19 A. Di Biasio, Terra di Lavoro…, cit. alla nota 2, p. 116.
20 Decreto n. 152 del 6 gennaio 1861…, cit. alla nota 4, p. 361, n. 391.
21 A. Di Biasio, Terra di Lavoro…, cit. alla nota 2, p.117.
22 A. Di Biasio, Terra di Lavoro…, cit. alla nota 2, p. 117.
23 Decreto n. 152 del 6 gennaio 1861…, cit. alla nota 4, p. 361, n. 392.
24 A. Nicosia, Pontecorvo agli inizi dell’età liberale, tipolitografia Pontone, Cassino s.d., ma 1996, p. 33.
25 A. Nicosia, Pontecorvo agli inizi…, cit. alla nota 24, p. 37.
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