Studi Cassinati, anno 2012, n. 2
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di Alberto Mangiante
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Nell’estate del 1887 arrivava a Cassino in qualità di comandante della locale stazione dei carabinieri il Sottotenente Vittorio Emanuelli, lo accompagnava la moglie Carolina Bregante.
I due si erano conosciuti a Monopoli, dove lei, proveniente da una facoltosa famiglia locale, era nata il 23 Aprile 1861; adolescente aveva frequentato uno dei migliori collegi napoletani, il Regina Coeli, dove aveva avuto modo di approfondire la sua natura poetica, cosa che la porterà ad esercitare l’arte della poesia in versi dolci e malinconici che sfoceranno in varie pubblicazioni.
Lui, invece, era originario di Andagna presso San Remo dove era nato l’11 Gennaio 1850. Aveva una prima volta presentato domanda per arruolarsi nell’Arma ma, rifiutato a causa dell’altezza, si era arruolato volontario in fanteria a Savona. Successivamente, dopo aver presentato nuovamente domanda, venne arruolato nell’Arma. Nel 1885 venne trasferito a Monopoli dove, nel maggio 1886 nel vicino comune di Conversano, si trovò a fronteggiare un tumulto popolare con incendio del municipio e, nell’agosto dello stesso anno, a Putignano affrontò con coraggio e abnegazione un’epidemia di colera, riuscendo in entrambi i casi a controllare la situazione tanto da meritare da parte del Ministero dell’Interno una medaglia al valore.
A Monopoli incontra e s’innamora della Bregante portandola all’altare nel Giugno del 1886. Era da due mesi arrivato a Cassino quando il 29 Agosto del 1887 scoppiò il primo caso di colera che, grazie all’esperienza affrontata l’anno prima a Putignano, lo trova preparato tanto da coinvolgerlo nel portare aiuto e conforto nella popolazione, questo in sintonia con le autorità sia civili che religiose. Ma l’epidemia di colera nel corso dei giorni che seguirono si svilupperà in modo incontrollato nonostante le autorità sanitarie avessero predisposto e approvato misure d’emergenza in materia sanitaria: un lazzaretto per la cura dei colerosi fu approntato presso l’ospedale civile e un altro a Sant’Angelo sorvegliato da due carabinieri e servito, come l’altro, dalle suore della Carità. Nel giro di due mesi, per interessamento di Achille Spatuzzi assessore provinciale alla Sanità, fu costruito e portato a termine un nuovo lavatoio pubblico in località Arigni, sostituendo così il vecchio lavatoio situato presso la piazzetta Fontana Rosa. Furono pure eseguite analisi alle fontane pubbliche di Fontana Rosa e della Villa Comunale che risultarono incontaminate, mentre fu chiusa solo quella del pozzo perché inquinata da batteri. A margine di tutto ciò il Priore della Confraternita dell’Assunta, il farmacista Crescenzo Paglia, il 15 Settembre chiese all’autorità il permesso di eseguire una processione di penitenza con la statua della Vergine Assunta, richiesta che però fu respinta dalle autorità civili e dallo stesso Emanuelli. Questi, per l’esperienza già fatta a Putignano, pensò che la processione avrebbe radunato in città circa tremila fedeli, provenienti anche dai paesi vicini, pregiudicando così ancor di più la salute pubblica. Lo stesso giorno l’abate di Montecassino Don Nicola D’Orgermont, che nel frattempo aveva preso dimora stabile nel palazzo badiale per stare più vicino ai colerosi, aveva visitato con l’Emanuelli il lazzaretto trovandolo efficiente.
Intanto con una recrudescenza fuori dal normale il colera infierisce sulla città e nei paesi circostanti nonostante l’abnegazione dei medici professionisti quali Gaetano Ranaldi, Achille Tari, Antonio Martire, Pasquale Matronola che si prodigano nel curare i malati.
Il 7 Ottobre moriva nel Convento delle benedettine Donna Maria Giuseppa Martucci di 77 anni e l’equipe medica, riunita nel convento, ne vietava i funerali pubblici in quanto la morte era avvenuta per colera.
Stremato dalla situazione anche l’Emanuelli il 12 Ottobre fu colpito dal morbo e nonostante ciò portò a termine i suoi doveri per tutta la notte, firmando documenti da spedire e dando ordini ai suoi subalterni fin quando, all’alba del giorno successivo, le sue condizioni di salute si aggravarono e l’Emanuelli morì.
La morte del Sottotenente e quella del vice Cancelliere del tribunale Califano, avvenuta lo stesso giorno, impressionò fortemente tutta la città, tanto che moltissimi negozi restarono chiusi per lutto e per protesta. Il precipitare degli eventi indusse il priore Paglia a richiedere nuovamente il permesso per eseguire la processione di penitenza che fu accordata e fissata per il giorno successivo.
Così la mattina del 14 Ottobre davanti la piccola chiesa dell’Annunziata si radunò un’immensa folla proveniente anche dai paesi vicini; la processione si svolse con tutta calma, con due episodi che impressionarono fortemente la popolazione. Mentre la statua dell’Assunta varcava la porta della chiesa Augusto Vizzaccaro, suggestionato dal momento, probabilmente fu colpito da infarto e si accasciò al suolo dando adito alle più disparate voci sulla sua morte; intanto il corteo, snodandosi lungo via del Foro, proseguì per via Riccardo e Corso Vittorio Emanuele per uscire verso il Barone; salendo per la strada nuova che portava a Montecassino giunse fino all’ospedale civile, dove erano ricoverati i colerosi. Al ritorno la processione si fermò nella zona del Crocifisso, dove, passando sotto una pianta di quercia, un ramo rimase impigliato tra le mani dell’angelo posto sulla spalla destra della statua dell’Assunta. Questo avvenimento impressionò talmente che il proprietario della pianta, il Signor Francesco Antonio Petrarcone, fece fare una copia in argento del ramo.
Il funerale del Sottotenente Emanuelli, dopo la tumulazione nel campo dei colerosi, fu eseguito in forma solenne il 12 Novembre al cimitero con la presenza del presidio militare di fanteria di stanza in città, trenta Carabinieri in alta uniforme, il Maresciallo e tutte le Suore di Carità; Il padre francescano Innocenzo Tomassi da Cassino tenne un discorso commemorativo e accanto alla lapide posta dalla moglie i carabinieri vollero posare un’altra a memoria del loro comandante. Carolina Bregante, ospite in città dalle Suore di Carità, si trasferì a Monopoli dove ancora nel Gennaio del 1888 scriveva al Prefetto di Caserta affinché facesse pressioni sul sindaco di Cassino per avere dei documenti urgenti per la pensione.
Si risposò quattro anni dopo con il capitano dei Carabinieri Luigi Secondo Ruggeri che però, non gradendo la sua passione per la poesia, le proibì persino contatti epistolari con letterati dell’epoca. Trasferitasi a Salò per seguire il marito vi morì di cancro nel 1903 a soli 42 anni.
In un’ode scritta a Monopoli nell’Ottobre del 1888, a ricordo dei fatti che portarono alla morte del marito e intitolata Un anno dopo, gli ultimi versi le fanno dire:
E forse….( se una pallida
Larva non è la speme )
Un dì le nostre ceneri
Saran confuse insiem
E purtroppo non sarà cosi, la sua tomba centrata da una bomba alleata durante l’ultima guerra ne disperse le ceneri, mentre quelle del marito nel cimitero di Cassino andarono disperse per esumazioni decennali.
L’epidemia di colera cominciò a scemare verso la fine di Ottobre lasciando sul campo oltre una trentina di vittime. Ci vorrà la venuta a Cassino nel 1893, in occasione di un’altra epidemia di colera, del Prof. Luigi Pagliani, inviato dal Ministero della Sanità, in qualità di direttore della Sanità Pubblica del Regno, per scoprire che il problema delle ricorrenti epidemie era dovuto alla contaminazione tra le acque luride e le sorgenti potabili, per cui l’acqua prelevata per bere e per le necessità di casa risultava inquinatissima. La situazione cambierà prima con l’incanalamento in tubi di ghisa delle sorgenti che alimentavano le fontane pubbliche, poi con la costruzione nel 1912 dell’acquedotto comunale voluto fortemente dal sindaco Caio Fuzio Pinchera.
L’opera poetica di Carolina Bregante è stata rivalutata grazie soprattutto al pronipote Gen. Dell’Arma Ernesto Bregante, tanto che a Monopoli le è stata dedicata una scuola in occasione del centenario della sua morte. Invece per la morte a Cassino dell’Emanuelli si profilava una medaglia d’oro, cosa che come al solito non ebbe seguito.
Azzardo una proposta al Comune e al Comando della Stazione dei Carabinieri di Cassino, quella di dedicare una strada o la stessa stazione dei Carabinieri al Sottotenente Vittorio Emanuelli, a riconoscenza della sua abnegazione e sacrificio per la popolazione di Cassino, visto che è invalsa ormai l’abitudine di intitolare strade a personaggi che nulla hanno a che fare con la storia di questa città.
I due si erano conosciuti a Monopoli, dove lei, proveniente da una facoltosa famiglia locale, era nata il 23 Aprile 1861; adolescente aveva frequentato uno dei migliori collegi napoletani, il Regina Coeli, dove aveva avuto modo di approfondire la sua natura poetica, cosa che la porterà ad esercitare l’arte della poesia in versi dolci e malinconici che sfoceranno in varie pubblicazioni.
Lui, invece, era originario di Andagna presso San Remo dove era nato l’11 Gennaio 1850. Aveva una prima volta presentato domanda per arruolarsi nell’Arma ma, rifiutato a causa dell’altezza, si era arruolato volontario in fanteria a Savona. Successivamente, dopo aver presentato nuovamente domanda, venne arruolato nell’Arma. Nel 1885 venne trasferito a Monopoli dove, nel maggio 1886 nel vicino comune di Conversano, si trovò a fronteggiare un tumulto popolare con incendio del municipio e, nell’agosto dello stesso anno, a Putignano affrontò con coraggio e abnegazione un’epidemia di colera, riuscendo in entrambi i casi a controllare la situazione tanto da meritare da parte del Ministero dell’Interno una medaglia al valore.
A Monopoli incontra e s’innamora della Bregante portandola all’altare nel Giugno del 1886. Era da due mesi arrivato a Cassino quando il 29 Agosto del 1887 scoppiò il primo caso di colera che, grazie all’esperienza affrontata l’anno prima a Putignano, lo trova preparato tanto da coinvolgerlo nel portare aiuto e conforto nella popolazione, questo in sintonia con le autorità sia civili che religiose. Ma l’epidemia di colera nel corso dei giorni che seguirono si svilupperà in modo incontrollato nonostante le autorità sanitarie avessero predisposto e approvato misure d’emergenza in materia sanitaria: un lazzaretto per la cura dei colerosi fu approntato presso l’ospedale civile e un altro a Sant’Angelo sorvegliato da due carabinieri e servito, come l’altro, dalle suore della Carità. Nel giro di due mesi, per interessamento di Achille Spatuzzi assessore provinciale alla Sanità, fu costruito e portato a termine un nuovo lavatoio pubblico in località Arigni, sostituendo così il vecchio lavatoio situato presso la piazzetta Fontana Rosa. Furono pure eseguite analisi alle fontane pubbliche di Fontana Rosa e della Villa Comunale che risultarono incontaminate, mentre fu chiusa solo quella del pozzo perché inquinata da batteri. A margine di tutto ciò il Priore della Confraternita dell’Assunta, il farmacista Crescenzo Paglia, il 15 Settembre chiese all’autorità il permesso di eseguire una processione di penitenza con la statua della Vergine Assunta, richiesta che però fu respinta dalle autorità civili e dallo stesso Emanuelli. Questi, per l’esperienza già fatta a Putignano, pensò che la processione avrebbe radunato in città circa tremila fedeli, provenienti anche dai paesi vicini, pregiudicando così ancor di più la salute pubblica. Lo stesso giorno l’abate di Montecassino Don Nicola D’Orgermont, che nel frattempo aveva preso dimora stabile nel palazzo badiale per stare più vicino ai colerosi, aveva visitato con l’Emanuelli il lazzaretto trovandolo efficiente.
Intanto con una recrudescenza fuori dal normale il colera infierisce sulla città e nei paesi circostanti nonostante l’abnegazione dei medici professionisti quali Gaetano Ranaldi, Achille Tari, Antonio Martire, Pasquale Matronola che si prodigano nel curare i malati.
Il 7 Ottobre moriva nel Convento delle benedettine Donna Maria Giuseppa Martucci di 77 anni e l’equipe medica, riunita nel convento, ne vietava i funerali pubblici in quanto la morte era avvenuta per colera.
Stremato dalla situazione anche l’Emanuelli il 12 Ottobre fu colpito dal morbo e nonostante ciò portò a termine i suoi doveri per tutta la notte, firmando documenti da spedire e dando ordini ai suoi subalterni fin quando, all’alba del giorno successivo, le sue condizioni di salute si aggravarono e l’Emanuelli morì.
La morte del Sottotenente e quella del vice Cancelliere del tribunale Califano, avvenuta lo stesso giorno, impressionò fortemente tutta la città, tanto che moltissimi negozi restarono chiusi per lutto e per protesta. Il precipitare degli eventi indusse il priore Paglia a richiedere nuovamente il permesso per eseguire la processione di penitenza che fu accordata e fissata per il giorno successivo.
Così la mattina del 14 Ottobre davanti la piccola chiesa dell’Annunziata si radunò un’immensa folla proveniente anche dai paesi vicini; la processione si svolse con tutta calma, con due episodi che impressionarono fortemente la popolazione. Mentre la statua dell’Assunta varcava la porta della chiesa Augusto Vizzaccaro, suggestionato dal momento, probabilmente fu colpito da infarto e si accasciò al suolo dando adito alle più disparate voci sulla sua morte; intanto il corteo, snodandosi lungo via del Foro, proseguì per via Riccardo e Corso Vittorio Emanuele per uscire verso il Barone; salendo per la strada nuova che portava a Montecassino giunse fino all’ospedale civile, dove erano ricoverati i colerosi. Al ritorno la processione si fermò nella zona del Crocifisso, dove, passando sotto una pianta di quercia, un ramo rimase impigliato tra le mani dell’angelo posto sulla spalla destra della statua dell’Assunta. Questo avvenimento impressionò talmente che il proprietario della pianta, il Signor Francesco Antonio Petrarcone, fece fare una copia in argento del ramo.
Il funerale del Sottotenente Emanuelli, dopo la tumulazione nel campo dei colerosi, fu eseguito in forma solenne il 12 Novembre al cimitero con la presenza del presidio militare di fanteria di stanza in città, trenta Carabinieri in alta uniforme, il Maresciallo e tutte le Suore di Carità; Il padre francescano Innocenzo Tomassi da Cassino tenne un discorso commemorativo e accanto alla lapide posta dalla moglie i carabinieri vollero posare un’altra a memoria del loro comandante. Carolina Bregante, ospite in città dalle Suore di Carità, si trasferì a Monopoli dove ancora nel Gennaio del 1888 scriveva al Prefetto di Caserta affinché facesse pressioni sul sindaco di Cassino per avere dei documenti urgenti per la pensione.
Si risposò quattro anni dopo con il capitano dei Carabinieri Luigi Secondo Ruggeri che però, non gradendo la sua passione per la poesia, le proibì persino contatti epistolari con letterati dell’epoca. Trasferitasi a Salò per seguire il marito vi morì di cancro nel 1903 a soli 42 anni.
In un’ode scritta a Monopoli nell’Ottobre del 1888, a ricordo dei fatti che portarono alla morte del marito e intitolata Un anno dopo, gli ultimi versi le fanno dire:
E forse….( se una pallida
Larva non è la speme )
Un dì le nostre ceneri
Saran confuse insiem
E purtroppo non sarà cosi, la sua tomba centrata da una bomba alleata durante l’ultima guerra ne disperse le ceneri, mentre quelle del marito nel cimitero di Cassino andarono disperse per esumazioni decennali.
L’epidemia di colera cominciò a scemare verso la fine di Ottobre lasciando sul campo oltre una trentina di vittime. Ci vorrà la venuta a Cassino nel 1893, in occasione di un’altra epidemia di colera, del Prof. Luigi Pagliani, inviato dal Ministero della Sanità, in qualità di direttore della Sanità Pubblica del Regno, per scoprire che il problema delle ricorrenti epidemie era dovuto alla contaminazione tra le acque luride e le sorgenti potabili, per cui l’acqua prelevata per bere e per le necessità di casa risultava inquinatissima. La situazione cambierà prima con l’incanalamento in tubi di ghisa delle sorgenti che alimentavano le fontane pubbliche, poi con la costruzione nel 1912 dell’acquedotto comunale voluto fortemente dal sindaco Caio Fuzio Pinchera.
L’opera poetica di Carolina Bregante è stata rivalutata grazie soprattutto al pronipote Gen. Dell’Arma Ernesto Bregante, tanto che a Monopoli le è stata dedicata una scuola in occasione del centenario della sua morte. Invece per la morte a Cassino dell’Emanuelli si profilava una medaglia d’oro, cosa che come al solito non ebbe seguito.
Azzardo una proposta al Comune e al Comando della Stazione dei Carabinieri di Cassino, quella di dedicare una strada o la stessa stazione dei Carabinieri al Sottotenente Vittorio Emanuelli, a riconoscenza della sua abnegazione e sacrificio per la popolazione di Cassino, visto che è invalsa ormai l’abitudine di intitolare strade a personaggi che nulla hanno a che fare con la storia di questa città.
Riferimenti bibliografici
-AA.VV., Un fiore ed una lacrima sulla tomba di Vittorio Emanuelli, Firenze, 1888;
– Carolina Bregante, Serto Poetico, Firenze, 1887;
– Carolina Bregante: Antologia critica 2000-2003, a cura di Ernesto Bregante, Brindisi, 2003;
– Torquato Vizzaccaro, Cassino dall’Ottocento al Novecento, Casamari, 1977;
– ARCHIVIO DI STATO DI CASERTA, Prefettura, I Serie, categoria 15, busta 56, fascicolo 65.Un ringraziamento al personale dell’Archivio di Stato di Caserta per la sempre gentile disponibilità. Un grazie particolare va al Gen. Dell’Arma Ernesto Bregante, pronipote della poetessa, per alcune notizie fornitemi ed per aver autorizzato l’utilizzo delle foto della poetessa e del consorte.
-AA.VV., Un fiore ed una lacrima sulla tomba di Vittorio Emanuelli, Firenze, 1888;
– Carolina Bregante, Serto Poetico, Firenze, 1887;
– Carolina Bregante: Antologia critica 2000-2003, a cura di Ernesto Bregante, Brindisi, 2003;
– Torquato Vizzaccaro, Cassino dall’Ottocento al Novecento, Casamari, 1977;
– ARCHIVIO DI STATO DI CASERTA, Prefettura, I Serie, categoria 15, busta 56, fascicolo 65.Un ringraziamento al personale dell’Archivio di Stato di Caserta per la sempre gentile disponibilità. Un grazie particolare va al Gen. Dell’Arma Ernesto Bregante, pronipote della poetessa, per alcune notizie fornitemi ed per aver autorizzato l’utilizzo delle foto della poetessa e del consorte.
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