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«Studi Cassinati», anno 2022, n. 4
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di Elena Pittiglio*
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Chi l’ha vissuto difficilmente dimenticherà quel rintocco delle maestose campane dell’abbazia. Erano le 17.50 del 19 aprile del 2005 quando Montecassino annunciò alla Terra di San Benedetto l’elezione del nuovo pontefice, avvenuta diciassette giorni dopo la morte di Giovanni Paolo II. Quell’annuncio per la Diocesi Territoriale di Montecassino rappresentava molto: non solo l’elezione di un nuovo Pontefice ma l’elezione di un Pontefice che aveva scelto di chiamarsi Benedetto. Un nome che legava Papa Ratzinger al grande Papa, Benedetto XV, oppositore della Prima Guerra Mondiale ma soprattutto a San Benedetto, patrono d’Europa, fondatore del monachesimo occidentale. Il rapporto che univa Benedetto XVI a Montecassino era forte e di lunga data. La sera dell’elezione la comunità monastica non attese neanche un minuto ad inviare un messaggio al nuovo Pontefice. A tramutare le emozioni in parole fu l’allora abate dom Bernardo D’Onorio, il quale lo invitò in visita sul Sacro Monte. L’abate Bernardo, quella sera stessa, ricordò il soggiorno del cardinale Ratzinger a Montecassino a febbraio del 2000. Per una settimana si rifugiò a Montecassino a scrivere alcune pagine del suo libro Dio e il Mondo. Quella non era stata l’unica visita del cardinale a Montecassino. Diverse volte il cardinale Josef aveva manifestato la sua vicinanza al Patrono d’Europa, molto venerato in Baviera, sua terra d’origine, e alla comunità monastica cassinese. A ricordare un aneddoto è Brunella Del Foco, vedova di Oreste Del Foco, dottore storico di Montecassino. «Ricordo perfettamente un convegno di Ratzinger nella Sala San Benedetto dell’abbazia. Un evento che non riuscì a contenere il gran numero di persone. La sua presenza richiamò un pubblico eccezionale tanto che la grande sala e i corridoi registrarono il pienone». In un’altra occasione il cardinale Ratzinger celebrò sull’altare della Basilica abbaziale. Accanto a lui i ministranti storici: Benedetto Carello, Massimo Potenza, Antonio Venuti e Benedetto Leone. Di ritorno a Roma il futuro Pontefice fece pervenire all’abate Bernardo una lettera d’elogio per il servizio reso dai quattro ragazzi durante la funzione liturgica. L’ultima volta in abbazia da papa.
La visita nel 2009
Il 24 maggio del 2009, giorno dell’Ascensione, il Santo Padre Ratzinger arrivò a Cassino e Montecassino su invito dell’abate Pietro Vittorelli. Una giornata articolata in più momenti in cui Benedetto XVI ripropose al mondo la spiritualità di San Benedetto, uno stile di vita che da circa 1500 anni si fonda sull’«ora et labora et lege». Una visita che fu un evento mondiale per il messaggio lanciato al mondo benedettino, per l’attenzione ai temi del lavoro e ai giovani, per i numeri della macchina organizzativa (durata cinque mesi) e per la presenza del mondo politico nazionale ed europeo, oltre ai mondi finanziario, economico, giornalistico e dello spettacolo presenti a Cassino. Il 24 maggio, per la prima volta nella storia dell’allora Diocesi di Montecassino, un papa celebrò a Cassino una messa all’aperto. In piazza Miranda diecimila persone, sotto un sole cocente, seguirono la messa. Il secondo atto della giornata fu centrato sull’inaugurazione della Casa della Carità, aperta in un’ala del vecchio ospedale. Una struttura voluta dall’abate Pietro per ospitare i senza fissa dimora. Nel pomeriggio, poi, l’incontro con tutti gli abati e le badesse dell’Ordine benedettino arrivati da ogni parte del mondo. Un incontro nel luogo che custodisce le spoglie di San Benedetto che Ratzinger volle fare per riaffermare al mondo l’importanza del recupero delle radici cristiane in Europa.
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* «Il Messaggero», Frosinone, 2 gennaio 2023, p. 31.
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