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Dovendo riassumere in una battuta il significato della storica presenza dottrinaria a Pontecorvo, non esito a ricorrere al termine “servizio”1: servizio alle Istituzioni e servizio al popolo, un duplice orizzonte, a cui i Padri della Dottrina Cristiana hanno guardato con coerenza e lealtà sin dal lontano 1739, quando giungevano nella città elevata a sede diocesana, appena quattordici anni prima, ai sensi dell’In Excelsa Sedis di Benedetto XIII, per incarnare il carisma del loro Fondatore, il beato Cesare de Bus2. Erano partiti in tre la sera del 22 giugno dalla Casa romana di S. Maria in Monticelli, il P. Giuseppe Maria Ravetti, il P. Giuseppe Prioris e Fra’ Giovanni Laugier, ma, colti da disagi, avevano potuto raggiungere Pontecorvo solo il 24 giugno seguente, alle due di pomeriggio: giorno questo con alto tasso simbolico e profetico nella memoria religiosa urbana, essendo festa liturgica di quel S. Giovanni Battista, che, apparso un tempo in contrada Melfi per invitare la Chiesa locale con il miracolo del Liri alla nuova stagione della riforma gregoriana, continuava a far sentire l’effetto della sua protezione, donandole ora una delle forze più fresche nate sull’onda del XIX Concilio Ecumenico, per riproporre un’Istituzione più matura e credibile dopo il terremoto protestante3.
Del resto, pienamente idonei alla causa i Dottrinari dovevano essere reputati dal vescovo del posto, mons. Giuseppe De Carolis (1699-1742), esempio d’indefettibile epigono tridentino per aver spinto alla stampa nel 1738, addirittura centocinquantasette anni dopo, il sinodo applicativo del 1581, che dal tempo del suo predecessore, mons. Flaminio Filonardi (1579-1608), restava ancora manoscritto4. Prova della stima goduta è che essi, appena arrivati, ricevevano in gestione il Seminario Diocesano, che, con l’Episcopio, da tempo era stato spostato da Aquino a Pontecorvo. Era quello un momento arido per le vocazioni delle due diocesi ormai unite in persona episcopi: la cronaca coeva, oltre a servizi fatiscenti, registra solo cinque/sei seminaristi5 (molti per oggi, davvero pochi per allora). Sicché, ai Dottrinari veniva dato l’incarico più delicato che una Chiesa locale potesse avere: formare un clero secolare all’altezza dei nuovi compiti epocali, rilanciando il decoro e i numeri di una struttura in affanno. E subito si misero a lavoro, investendo tempo e denaro. Purtroppo, alla morte del vescovo De Carolis, il successore, mons. Antonio Maria Spadea (1742-1751), si trasferirà a Roccasecca, portandosi dietro il Seminario Diocesano. Si conoscono agitazioni del clero contro il cambiamento6; ma i Dottrinari, nonostante che vedessero abortire in poco tempo il segno di tanta energia spesa per Pontecorvo, non diedero manifestazioni d’insofferenza, convertendo obbedientemente il raggio d’azione nelle nuove direzioni che la Chiesa chiedeva.
Giungeva, intanto, l’anno 1745, quando nel programma dell’Istituzione urgeva che i Dottrinari assumessero dirette responsabilità parrocchiali. E così, a Pontecorvo, se dapprima essi avevano avuto l’incarico di preparare i chierici secolari con la lezione teorica del Seminario, ora dovevano insegnare agli stessi come guidare le Parrocchie con l’esempio concreto, passando dalle aule alla vita. E vi passeranno nel miglior modo, avviando la storica attività pastorale in S. Marco, cui nel 1749 verrà aggregato con bolla pontificia il titolo di S. Michele e S. Angelo (l’antica chiesa di S. Angelo in Graticcio7).
S’intensificava per questa via un servizio al popolo, che, comunque, non era mancato sin dall’arrivo, quando il vescovo De Carolis, oltre al Seminario, aveva affidato ai Dottrinari altri due compiti strategici: preparare i candidati ai Sacramenti e tenere l’Omelia nella Cattedrale di S. Bartolomeo, tre volte alla settimana. Del resto, la catechesi al popolo era stata la grande raccomandazione del Fondatore nel tempo in cui la miccia luterana provocava l’esplosione del dissenso in tutta l’Europa. E i Dottrinari, onorando il loro stesso nome, batteranno per secoli sulla chiarezza della dottrina cristiana, attuando anche a Pontecorvo una catechesi capillare, solida e gioiosa: capillare per la capacità di saper parlare ad ogni livello sociale, solida per la precisione dei contenuti, gioiosa per l’atmosfera accogliente e mai cupa; una catechesi, insomma, caratterizzata da una duttilità nelle forme espressive per riguardo al grado culturale di chi ascolta (si pensi al triplice metodo della dottrina piccola, media e grande), ma nello stesso tempo irrorata da una fermezza nell’annuncio della Verità senza sconti di sorta, mai venendo meno nella comunicazione la dolcezza di un sorriso per scaldare i cuori, oltre che convincere le menti8.
In ogni caso, il contributo particolare dei Dottrinari alla società pontecorvese verrà nel campo dell’istruzione, essendo essi alfieri di un umanesimo completo, laddove l’obiettivo di formare buoni cristiani procede passo passo con quello di formare buoni cittadini, Questo è il senso del nome dato all’istituto pubblico, che essi, appena arrivati, vengono sollecitati ad attivare con il patrimonio dell’estinto ospedale annesso a S. Maria della Misericordia9: se ne parla come “scuola di grammatica e di umanità”, ben sapendo che fede e civiltà crescono armonicamente con lo studio, giammai nell’ignoranza. Organizzata inizialmente presso il Palazzo dei marchesi Casali (poi divenuto Palazzo Lucernari10), la scuola si rimodulerà maturamente nel 1756 dentro il glorioso Collegio di San Marco, e, tra chiusure, riaperture, rinnovamenti e trasformazioni, sopravviverà fino al 1982, schiudendo la strada al radioso futuro di molti ragazzi11. In questo notevole arco cronologico, per assicurare il degno funzionamento della struttura, la Congregazione vi avrebbe posto a garanzia educatori di alta qualità: un nome per tutti, P. Pietro Pellissieri (1762-1831), fine latinista, impareggiabile erudito, autore di una cospicua letteratura solo oggi alla giusta attenzione degli studiosi12, sotto il cui mandato di parroco (1806-1831) e rettore (1818-1827) mons. Andrea Lucibello (1819-1836), poco dopo il suo ingresso episcopale, inviava una lettera al Provinciale della Congregazione in Roma (20 giugno 1819), lodando i Dottrinari di San Marco come la migliore espressione del clero presente nelle tre diocesi di Aquino, Sora e Pontecorvo congiuntamente affidategli, dopo il Concordato di Terracina (1818), nel vincolo canonico aeque principaliter. L’esaurimento storico dell’esperienza legata al Collegio di San Marco non liquiderà, tuttavia, la sensibilità dei Dottrinari per la prospettiva intellettuale: tutt’oggi i loro locali, mentre sono a disposizione di soggetti privati per lezioni di informatica, lingue ed arte, ospitano pure corsi gratuiti di promozione culturale per la Terza Età, ma in particolare vengono utilizzati per la realizzazione della rivista cittadina “Parliamone”, periodico d’informazione e dibattito su argomenti d’attualità ad ampio raggio, e non solo a livello strettamente religioso13.
Orbene, se tanto lustro e beneficio hanno dato i Dottrinari al popolo di Pontecorvo, è vero pure che da questo popolo essi sono stati ricambiati con altrettanto affetto e solidarietà, specie nei momenti più bui della loro storia. Grande tripudio riserverà loro la folla, allorché nel 1821 faranno ritorno a Pontecorvo dopo il breve governo rivoluzionario, che, ideologica eco dello scudiscio giacobino saggiato nella forma più cruda con il martirio di P. Claude Bochot (1720-1792) e P. Eustoche Felix (1734-1792)14, l’anno prima li aveva cacciati dalla città notte tempo, proprio perché, conoscendo il consenso generale verso i Dottrinari, temeva le reazioni degli abitanti alla luce del giorno15. Il sostegno della moltitudine, affrancandosi da demagogiche strumentalizzazioni secolarizzanti di moda nel clima risorgimentale, proseguirà, poi, felicemente in tutte le burrasche, che nel cuore del XIX secolo i Dottrinari di S. Marco, superlativo modello di esperienza parrocchiale per il vescovo Giuseppe Maria Montieri (1838-1862), patiranno fino ad un secondo temporaneo allontanamento (1848-1849) a causa delle rivalse politiche contro le loro attività d’insegnamento, laddove dal 1842, a dispetto dell’avversa propaganda confezionata da presunte dirigenze “illuminate”, era montato nella base un orgoglio indigeno sulla soddisfazione di vedere come Superiore Generale della Congregazione, primo italiano, un figlio di Pontecorvo, P. Pietro Paolo Meloccaro (1795-1882), nato da Gregorio e Maria Maddalena Carlomusto, autore di rilievo nella manualistica d’epoca sulla conduzione pedagogica di seminari religiosi e scuole cattoliche16. Ancora il conforto della gente sarà un ingrediente vincente nella resistenza di P. Giuseppe Peretti (1844-1930) contro l’Amministrazione Comunale, allorché questa, nel vento anti-clericale dei decenni post-unitari, tenterà a lungo, senza fortuna, l’esproprio coatto di tutto S. Marco, ritenendolo l’epicentro della reazione locale17.
Infine, è nelle calamità dell’ultima guerra che si confermerà il legame viscerale di Pontecorvo con i Dottrinari. Tra le macerie della città, i nomi eroici di P. Cesare Centanni (1908-1996), P. Camillo Dalia (1914-1998) e P. Antonio Graziano (1915-1967) restano immortalati nel cuore di chi li vide condividere la tragedia epocale. Oltre a non far mancare il consiglio spirituale, i Dottrinari si prodigarono coraggiosamente nell’assistenza dei feriti, collaborando ad un centro sanitario allestito d’emergenza dal dott. Erminio Mazzetti per l’aiuto nella contrada Melfi. Purtroppo, la mattina di quel 19 dicembre 1943, che giungeva nefasto per una città già ampiamente provata18, le bombe non risparmieranno San Marco, se non la statua dell’Addolorata rimasta a piangere i lutti di tante famiglie. La catastrofe costringerà i Dottrinari ad un brevissimo esodo, ma torneranno presto in prima linea per la lunga Ricostruzione, arricchendo la schiera delle loro benemerenze. Intanto, dal 1946, nelle loro cure erano stati inglobati i fedeli rimasti orfani della diruta S. Maria di Porta19, oggi sopravvissuta idealmente solo nel titolo parrocchiale associato a S. Marco.
Ma qui la storia comincia a fondersi con i ricordi diretti e subentrano le testimonianze di chi resta: testimonianze di vera riconoscenza verso una Congregazione che per intere generazioni ha saputo illuminare non solo Pontecorvo, ma l’intero circondario. Al di là d’una disponibilità missionaria sempre garantita alle comunità limitrofe, l’Insegnamento della Religione nelle scuole statali è stato un fattore significativo della sua incidenza extra-urbana: un cenno speciale merita P. Luigi Marinaccio (1915-1984), che dalla cattedra dell’Istituto Magistrale contribuirà a formare tanti docenti delle primarie, il cui ruolo negli anni tra la rifioritura democratica e la ripresa economica sarà determinante per rilanciare l’alfabetizzazione di massa e plasmare la nuova coscienza civica negli angoli più remoti del nostro territorio. Per altro verso, una benefica ricaduta oltre i confini municipali avrà pure l’assistenza spirituale effettuata nell’Ospedale civile “Pasquale Del Prete”, dove tuttora, nonostante l’impietosa scure degli ultimi tagli sanitari, P. Ludovico Santoro (classe 1921) resta la fulgida bandiera di un incessante impegno, così come gli è stato solennemente riconosciuto attraverso la cittadinanza onoraria conferitagli dall’Amministrazione Comunale di Pontecorvo con atto dello scorso 19 dicembre 2011.
A conclusione, mi sia concesso anche un ruolo al banco dei testimoni sull’apostolato dei Dottrinari. Rimasta vedova in modo inatteso quanto prematuro (1987), in S. Marco mia madre troverà un grande antidoto alla disperazione. Correva lì da Aquino per ascoltare l’omelia di P. Orlando Visconti (1913-2003) e, uscendo di chiesa, sovente ripeteva – con parole prossime al toccante titolo posto su un’odierna biografia20 – di aver incontrato “la dolce carezza di Dio”.
2 Francese d’origine italiana, nacque a Cavaillon nel 1544 e morì ad Avignone nel 1607. Per la biografia, tra i tanti, cfr., a titolo esemplificativo,: B. Previtali, Il beato Cesare de Bus, fondatore dei Padri Dottrinari, Salerno 2007.
3 I Dottrinari erano stati fondati a L’Isle-sur-la-Sorgue nel 1592, espressamente il 29 settembre (altra singolare coincidenza con il giorno festivo di S. Grimoaldo, compatrono di Pontecorvo, accreditatoci nei registri agiografici della collezione bollandista come l’arciprete parroco di S. Bartolomeo all’epoca della prodigiosa Apparizione lirina del Precursore ascritta a poco prima del 1137). Per la storia generale della Congregazione è sintesi esaustiva: P.C. Rista, Cenni storici della Congregazione dei Padri Dottrinari, Roma 1992. Per gli sviluppi istituzionali e la ramificazione geografica dentro e fuori la Francia è di più appropriata utilità: R. Bonaveri, Evoluzione storico-giuridica della Congregazione dei Padri della Dottrina Cristiana, Roma 1985.
4 Cfr. L.Casatelli, La Cattedrale di S. Bartolomeo Apostolo di Pontecorvo dal 1052 ai nostri giorni, Formia 2000, pp. 20-22.
5 Cfr. P. Filippo della S. Famiglia, Documento dell’Archivio della Chiesa e Ritiro dei PP. Passionisti nella città di Pontecorvo, Pontecorvo 1983, p. 30.
6 Cfr. L. Di Cioccio, Palazzolo e Colle San Magno. Due paesi nella storia di Castrum Coeli tra i grandi eventi della Terra di San Benedetto e di San Tommaso, Roma 2003, 1986, p. 95, n. 279.
7 Cfr. M.C. Carrocci, Pontecorvo Sacra. Ricerche storiche, Montecassino 2010, pp. 130-131.
8 Per il significato e la storia dell’impegno dottrinario nella catechesi, di cui grandi antesignani nella nostra penisola furono il P. Giuseppe Domenico Boroglioni (1652-1735) e il P. Ottavio Imberti (1655-1731)¸ autori di fortunati compendi destinati a molteplici riedizioni, cfr. in particolare P. Amourier – S. La Pegna, Il beato Cesare de Bus e i Padri della Dottrina Cristiana da oltre 400 anni a servizio della catechesi, Milano 2007.
9 Cfr. G.M. Fusconi, Pontecorvo. Appunti e documentazione per una storia della Città e della Chiesa Pontis Curvi dalle origini alla fine del medioevo, Montecassino 2003, pp. 318-319, n. 40.
10 Cfr. P. Cayro, Storia sacra e profana d’Aquino e sua diocesi, Napoli 1811 [rist. anast., Museo Civico di Pontecorvo, 1981], pp. 112-113.
11 Al di là di tante personalità connesse ad eminenti carriere civili ed ecclesiastiche, a me piace ricordare soprattutto il giovane Grimoaldo Santamaria (1883-1902), che frequentò a S. Marco sia le elementari che il catechismo, prima di entrare nella famiglia passionista, dove avrebbe meritato, con una vita breve ma spiritualmente intensa, la beatificazione post mortem. Cfr. S. Pompilio, Beato Grimoaldo Santamaria, studente passionista, Napoli 1995, p. 13.
12 Cfr. M. Sbardella, De quodam Pontis Curvi arcade: Pietro Pellissieri, in “Latinitas”, X (2002), pp. 371-377.
13 Ne è l’animatore P. Alessandro Iadecola, il cui lavoro, però, è al momento sospeso per delicati motivi di salute. A lui l’augurio di una pronta guarigione!
14 Questi due dottrinari, periti nella strage parigina del 3 settembre 1792, furono beatificati da Papa Pio XI [cfr. per l’occasione la nota della Congregazione dei Padri Dottrinari, I due martiri P. Claudio Bochot e P. Eustachio Felix, Tipografia Editrice Laziale, Roma 1926]. Al loro ricordo va assolutamente associato quello del confratello P. Joseph Raoulx, ghigliottinato nella capitale francese due anni dopo.
15 Cfr. V. Turchetta, Su la sinistra sponda del Liri. Memorie storiche di Pontecorvo, Pompei 1962, pp. 78-79.
16 Cfr. P.P. Meloccaro, Pensieri sull’educazione ai giovani chierici della Congregazione della Dottrina Cristiana, Tipografia Paternò, Napoli 1849; Sentenze scritturali ad uso delle scuole dirette dai reverendi sacerdoti secolari, Tipografia Menicanti, Roma 1870.
17 Preziose annotazioni indite relative alla lunga e intricata controversia si trovano riprodotte in fotocopia tra l’appendice (pp. 78-86) dell’elaborato (La presenza dei Padri Dottrinari a Pontecorvo: aspetti storici ed educativi) presentato all’Università di Cassino nell’AA. 2007-2008 per la Laurea in Scienze dell’Educazione dalla sudentessa Michela Parisi (matr. 0013886).
18 Cfr. M. Canciani, Linea Hitler-Senger. Pontecorvo: 1943-1944, in “Quaderni”, n. 2, a cura dell’Associazione Culturale “Liris”, Museo Civico, Pontecorvo 1982, pp. 5-7.
19 Dove peraltro si poteva apprezzare prima della rovina bellica un’interessante tela dell’Apparizione giovannea sul fiume Liri: cfr. T. Sdoja, Pons – Curvus. Fascino e Storia Religiosa di Pontecorvo, Pontecorvo 1975 [op. orig. 1938], p. 182.
20 M. vallone, Padre Orlando Visconti. La dolce carezza di Dio, presentazione di G.M. Radaelli (Superiore Generale dei Padri della Dottrina Cristiana), pro manuscripto, s.l., s.d., 136 pp. [volume disponibile presso l’Archivio Parrocchiale della Chiesa di S. Marco in Pontecorvo]. Ringrazio l’Autore, giovane docente di discipline storico-filosofiche presso il Liceo Scientifico di Pontecorvo, per avermene fornito una copia a corredo documentario della mia preparazione in vista della disattesa conferenza. Ricorrerà nel 2013 – e sarà il caso di pensare ad adeguata commemorazione – il decennale dalla morte di P. Visconti. Protagonista di una splendida attività missionaria in Brasile dal 1949 al 1970, egli era Superiore Generale della Congregazione, allorché i Dottrinari ottenevano l’agognata beatificazione del loro Fondatore, Cesare de Bus, ad opera di Papa Paolo VI (27 aprile 1975). A Pontecorvo, dove era già stato per un breve periodo ai primordi di una vita sacerdotale iniziata nel 1936, questo formidabile predicatore s’era stabilizzato a far tempo dal 1981.
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