Montecassino poem: by John Eddyshaw L’autore e una traduzione

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di Piero Ianniello e Laura Di Pofi

41-13.jpgPer una pura casualità, navigando su internet ci siamo imbattuti in una poesia intitolata Monte Cassino. La poesia ci risultava assolutamente sconosciuta, come anche il nome dell’autore: John Eddyshaw.
Questo è il link del sito internet dove è ancora adesso reperibile la poesia:
http://beehive.thisisnottingham.co.uk/default.asp?WCI=SiteHome&ID=7829&PageID=75400.
Il sito è gestito dalla Grenadier Guards Association Nottinghamshire, e si pone l’obiettivo di raccogliere materiale ed esperienze relative alla storia della Gran Bretagna, con particolare riferimento alle vicende militari.
Abbiamo provato a contattare i gestori del sito per riuscire ad ottenere i riferimenti dell’autore della poesia, o dei suoi eredi, nell’intento di raccogliere informazioni di quello che con tutta probabilità doveva essere un combattente a Montecassino, profondamente segnato da quell’esperienza.
Purtroppo nessuno è stato in grado di fornirci informazioni su John Eddyshaw. Così, come ultimo tentativo, abbiamo provato a digitare il suo nome su Facebook. Potenza del web, effettivamente il nome era presente. Seppur nutrendo poche speranze che si potesse trattare della stessa persona, ci siamo lanciati in un primo timido contatto. La fortuna ha voluto che ci si fosse imbattuti proprio nel figlio dell’autore, che ha lo stesso nome del padre!
Da qui è iniziato uno scambio epistolare, ovviamente in formato elettronico, attraverso il quale abbiamo da un lato ricostruito la vita dell’uomo, e dall’altro tentato una traduzione della lirica.
John nasceva in Inghilterra nel 1919. La sua era una famiglia numerosa, di cinque sorelle e due fratelli e per questo, quando all’età di 14 anni perse la madre, fu costretto ad abbandonare gli studi e a cercare lavoro per mantenere la famiglia. Giovane ragazzo, amante della pittura e del giardinaggio, John Eddyshaw fu chiamato alle armi durante la seconda guerra mondiale per combattere al servizio dell’esercito britannico nella campagne d’ Africa, dalla Tunisia alla Libia, per poi proseguire verso l’Italia.
Proprio in Italia, una scheggia di bomba lo ferì ad una gamba. Il figlio non ricorda se questo episodio accadde proprio nella battaglia di Montecassino o successivamente, ma dopo l’accaduto il soldato fu portato in un ospedale del Nord Africa dove, sfortuna su sfortuna, contrasse la malaria, che lo tormentò fino alla morte, avvenuta nel 1985, all’età di 66 anni.
Fu probabilmente il ricovero in ospedale ad offrire a Mr. Eddyshaw l’occasione di rielaborare  con calma e serenità i ricordi di guerra e tradurli in poesia. Il testo esordisce con l’immagine dei monti inceneriti del Cassinate, e termina con la stessa parola che oggi leggiamo, in latino, sulla porta del chiostro d’ingresso all’Abbazia: “Pace”.
Una volta ripresosi, John non fu più mandato al fronte e continuò il suo servizio militare come istruttore in Inghilterra.
Non amava parlare con nessuno degli avvenimenti della guerra, tantomeno con i figli, e tutto ciò che oggi John figlio ci racconta gli è stato tramandato per bocca delle sorelle di suo padre.
Per il resto della sua vita, l’ex-soldato lavorò come muratore, dilettandosi nella cura del giardino e allevando uccelli canterini. L’immagine del canto degli uccelli, in contrasto con i rumori della guerra, ritorna nella poesia che presentiamo.
Come evidente, la poesia offre uno spaccato delle percezioni sensoriali attraverso cui un soldato vive i momenti della guerra. Le immagini, i suoni, il contatto con gli altri commilitoni. Montecassino non viene mai nominata, se non nel titolo. Il luogo è presente come terreno di scontro, il suolo su cui i soldati hanno vissuto scene che appartengono ad ogni guerra e ad ogni distruzione.
Sono presenti alcuni squarci dei pensieri dei soldati. Ovviamente pensieri veloci e sfuggenti,  nella forma di desideri di tregua e rilassatezza, aneliti di pace, più che veri e propri ragionamenti articolati. Il soldato si sente imprigionato, le sue emozioni in ostaggio della paura e della tensione del momento, mentre dal cielo, inclemente, cadono giù bombe e pioggia. Ogni speranza viene puntualmente soffocata, finché non è proprio il canto di un uccello ad insinuarsi tra i fischi delle bombe e a suggerire ai soldati il senso della vita, se non del terrore che gli dispiega dinanzi agli occhi. L’esistenza di un ordine diverso delle cose, di un’armonia nascosta che ricorda al cuore l’esistenza di Dio ridona ai soldati la rassegnazione serena e il coraggio di affrontare la morte.
Proviamo ad interpretare il sentimento del soldato John, e a dedicare questa poesia a tutti i soldati, di qualsiasi divisa, che hanno combattuto sul terreno di Montecassino.

Il poema di Monte Cassino
di John Eddyshaw
Le creste rugose delle montagne scure,
La luna mai stanca,
il suo viaggio, che a notte nel cielo conduce
e la terra,  in un bagno spettrale di luce.
Lo scintillio dello stelle, le nubi in movimento,
il banco di foschia, che striscia e avvolge lento
i fianchi in carbone dei monti possenti,
e  al mattino è disperso da deboli venti.
Il fogliame nel suo bisbigliare, il ruscello nel suo veloce  andare:
tutto riluce di un freddo bagliore lunare.
Soffia la brezza, una nube all’altra s’addensa veloce:
La pace del mattino avrà fine precoce.Ecco arriva la pioggia!
Cade prima leggera, poi goccia dopo goccia
s’accumula a terra e copiosa e spavalda
infligge spietata sferzate pungentia un manipolo d’uomini dai piedi dolenti,
le mani di sangue e gli occhi che ansiosi
scrutano invano i cieli tempestosi.
Stivali incrostati di fango, vestiti di acqua infradiciati ,
si accucciano insieme, mente e corpo stremati.
Poi un lampo che scende ed acceca
il tuono che schianta e svanisce
e di nuovo una luce d’attorno
che tutto illumina a giorno.

Ecco risuona una musica nuova:
è il fragore dei fucili, e non una parola
da quegli uomini che in silenzio attendono
speranze vane che a quel suono si spengono.
Poi insieme si parte all’attacco
L’ordine giunge come uno schiocco
Di fruste agitate per l’aria ghiacciata
ma la preoccupazione è già superata.
Il lampo arancione!
Terribile, l’esplosione
dei nostri fucili in azione!
Il timore misto a spavento,
il sibilo del piombo nel vento,
e sulle nostre teste, urla e fischi di tormento.

Ecco la bomba che cade,
il suo suono infernale,
che a terra impatta ed esplode.
E colpi e botti
E spaventosi scoppi
E tu,  tremante, il giorno nuovo aspetti.

Ora  il cielo si tinge di nuovi colori:
l’arrivo del Sole finalmente è vicino.
I suoi raggi dorati sprizzano fuori:
esplode, e perfora la nebbia  di quel primo mattino

L’uccellino che canta – che strano ad udirsi,
e sentire  l’aria intorno riempirsi
di un bello irreale e uno spensierato incanto
che ci induce a calmare ogni nostro spavento
a ricordare che Dio è amore
e della morte, nessun timore.

Così libero le emozioni represse,
e di nuovo mi riscopro capace
Di sognare Te
e Amore
e Pace

Monte Cassino poem
By John Eddyshaw
The sombre mountains rugged crests
The unwearied moon
The journey through the heaven by nightTo bath the earth in a ghostly light
The shimmering stars, the scurrying clouds
The creeping mist that now enshrouds
The towering mountains lumbering wastes
And to disperse the breeze now hastens
The whispering leaves the running stream
That sparkle with the moon’s cold gleam
Breaths through the clouds now gathering fastThe morning peace is not to last

Down comes the rain! The first light shower
Gathers in volume! Force and,power
Without an atom of remorse
Beneath the stinging the elements there stand
A group of men with bloody hands
And aching feet, and anxious eyes
That search in vain the stormy skies
Boots caked in mud and clothes wringing wet
Huddled together tired and yet
Although dead beat in limb and mind
Then lightening now descends to blind
The rumbling thunder dies away
Again that flash as bright as – day

And now another note is heard
The roar of guns; but not a word
Is not uttered by the men who – wait
With hopes that it will soon abate
Then comes the order to attack
The message is like a crack
Of whips across the frosty air
But now we feel beyond all care
The orange flash!
The terrific crash!
Of guns as we made our forward dash!
The fearful dread
Of whistling lead
The scream and pings go overhead

The falling shell
That sounds like hell
When bursting on the spot it fell!
The bumps and knocks
And frightening shocks
And wait with fear the coming – day

The changing colours of the sky
Proclaim the welcome Sun is nigh
It bursts with golden rays
That pierce that early morning haze

The singing bird so strange a – sound
That seems to fill the air around
With dreamlike beauty, and carefree charms
Compelling us to quell alarms,
To recollect that God is near
That death is not a thing to fear.

So pent up feelings I release
And dream of YOU
And Love
and
PEACE

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