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La guerra era finita da pochi mesi e Cassino (o quel che restava della città, cioè solo macerie) si andava lentamente ripopolando nelle baraccopoli, sotto l’incubo delle acque stagnanti portatrici di malaria dei fiumi cui erano stati strappati gli argini e sotto la minaccia delle bombe e dei proiettili inesplosi e delle mine di cui tutto il territorio era stato disseminato da entrambi i contendenti. In mezzo ad una desolazione senza fine, emergeva una voglia incontenibile di rinascita, che trovò una autorevole voce in un giornale, un semplice foglio settimanale di quattro facciate che usciva il lunedì, “Il Rapido”, che dal 3 dicembre 1945 al 19 maggio 1949 accompagnò e spesso indirizzò la ricostruzione, innanzitutto quella morale, della città che più di tutte in Italia aveva patito gli orrori della guerra. Ne furono gli ideatori, gli editori e i redattori tre avvocati del Foro di Cassino, due di essi profughi della diaspora bellica a Roma e uno già rientrato a quella data nella città: a Roma il direttore, Antonio Grossi, e il caporedattore e redattore unico Guido Barbato; a Cassino l’unico corrispondente fisso Tancredi Grossi, fratello del direttore. Ad essi ben presto si affiancarono numerosi altri collaboratori: citiamo Raffaele Valente, Domenico Guarracino, Vincenzo Capaldi (si firmava Vinca), Italo Golini Petrarcone, Giovanni De Filippis, Giuseppe Fargnoli, Angelo Gaetani, Carlo Baccari, Luigi Colella, Giuseppe Margiotta e tanti altri
Nel giugno del 1946 “Il Rapido”, da “Giornale di Cassino”, si allargò a giornale “Per i paesi dalle Mainarde agli Aurunci” e dal gennaio 1947 a giornale “Per i paesi dalle Mainarde al mare”: in questa vasta area, tutta interessata alla ricostruzione postbellica, fu creata una fitta rete di corrispondenti. Con la sua politica di proposta, di critica e di pungolo verso i poteri dello Stato il giornale contribuì con molta determinazione alla rinascita della città, partendo dalla bonifica del territorio e subito dopo alla ricostruzione e al pagamento dei danni di guerra, condizione essenziale per avviare la riedificazione.
Nel quadro di questo programma, nel 1946 il direttore Antonio Grossi si candidò alla Assemblea Costituente nella lista del Pci e il giornale si schierò decisamente per la Repubblica. Ma a Cassino non fu colto questo segnale di crescita: in città e in tutto il circondario prevalse inopinatamente, in controtendenza rispetto alla maggioranza del Paese, un plebiscitario voto per la monarchia, paradossalmente a favore dell’Istituto che, insieme al fascismo, era stato il primo responsabile della tragedia della guerra.
Nei suoi tre anni e mezzo di vita “Il Rapido” condusse una serie di battaglie coraggiose contro le pigrizie della burocrazia, contro episodi di corruzione che talvolta accompagnarono la spartizione delle sovvenzioni che lentamente affluivano, contro l’abbandono in cui spesso veniva lasciata la popolazione che gradualmente andava rientrando, esposta a disagi di ogni sorta, alla malaria, alla mancanza di un tetto. Il giornale si batté per la pronta ricostruzione della Badia, per il ripristino del prestigioso tribunale cassinate su cui incombeva la minaccia di una diversa collocazione.
Si batté anche, con fondati argomenti ma purtroppo senza successo, per l’istituzione del capoluogo di provincia a Cassino. Ebbe a cuore particolarmente la sorte dei bambini che, dalle malsane condizioni in cui versava la città, furono accolti temporaneamente per ritemprarsi in altre regioni.
Svolse una capillare ricerca degli episodi più significativi delle sofferenze della popolazione nel periodo dello sfollamento e dell’occupazione tedesca: ricordiamo a mo’ di esempio la nobile figura di letterato del professor Tommaso Piano, cui i nazisti avevano assassinato l’anziana madre invalida che si attardava a sfollare e che fu abbattuto con una scarica di mitra quando osò ribellarsi a quella violenza (alla sua memoria il Comune dedicò poi una strada del centro, su suggerimento del giornale).
“Il Rapido” rievocò episodi di resistenza ai tedeschi che ebbero luogo nel circondario. Si occupò del dramma provocato dall’occupazione delle truppe magrebine sotto il comando dell’armata francese.
Quando ancora la stampa nazionale si occupava di Cassino come del più clamoroso episodio della tragedia bellica in Italia, “Il Rapido” fu l’umile ma fondamentale diario settimanale della vita che faticosamente tentava di riemergere nella città, ne accompagnò, difendendoli, i primi passi. E fu una dichiarazione d’amore dei tre ideatori di quell’esperimento verso la propria terra.
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