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Figlio di braccianti agricoli, Bonifacio Cece e Clenia di Ponio, Antonio Cece nacque a Sant’ Elia Fiumerapido, forse nella frazione Olivella, il 28 dicembre 1841 e morì nella battaglia di Lissa il 20 luglio 1866.
Fu reclutato a fare il militare nel 1861 nella Regia Marina Militare italiana. A quel tempo si veniva arruolati nell’esercito italiano all’età di 20 anni e la ferma era di sei anni. Venivano arruolati coloro che, per sorteggio, rientravano nel numero previsto per la leva dell’anno. Al Regno d’Italia rimaneva ancora da unificare il Triveneto.
Nel 1866 Antonio Cece, divenuto nel frattempo caporalmaggiore, era al quinto anno del servizio di leva.
L’Italia di Re Vittorio Emanuele II, inserendosi nella guerra in atto fra la Prussia di Bismark e l’Austria dell’imperatore Francesco Giuseppe, strinse alleanza con la Prussia al fine di ottenere il beneficio sperato: liberare le regioni venete. Per l’esercito italiano non fu proprio una gran bella guerra: il Generale La Marmora, fu sconfitto a Custoza, nei pressi di Verona, il 24 giugno 1866; il Generale Cialdini a sua volta, a quel punto, fu costretto a ripiegare verso Mantova.
Solo Giuseppe Garibaldi con i suoi volontari, sul fronte del Trentino, riportò brillanti successi avanzando fino a Bezzecca dove il 21 luglio sconfisse duramente gli Austriaci e da dove si preparò a penetrare fino a Trento. La sua manovra fu però fermata dal Contrordine Reale, al quale Garibaldi rispose con il famoso “Obbedisco!”, per il sopraggiunto armistizio fra l’Italia e l’Austria. Per quanto ne sappiamo, Il giovane santeliano Antonio Cece, imbarcato sulla cannoniera corazzata “Palestro” della flotta della Regia Marina Militare italiana, seguì con i suoi compagni l’Ammiraglio Persano verso l’isola di Lissa, isola del Mare Adriatico nei pressi delle coste dalmate sulla direttrice Spalato-Pescara.
Il giorno prima della vittoria di Garibaldi a Bezzecca, e cioè il 20 luglio 1866, la flotta italiana si scontrò con quella austriaca del giovane Ammiraglio Tegetthoff subendo una tragica sconfitta con l’affondamento di due delle 12 corazzate della flotta italiana dell’ammiraglio Persano: la “Re d’Italia” e la “Palestro”.
La prima, la “Re d’Italia”, era una fregata corazzata di 5700 tonnellate di peso, lunga m. 84, larga m. 17, con due alberi a vele quadre e una a palo, 6 caldaie tubolari e un motore per 12 nodi di velocità; lo spessore della corazzatura era di 12 cm. e aveva lo sperone riportato in ferro fuso; l’equipaggio era composto, fra ufficiali e marinai, da 550 uomini che avevano a disposizione 2 cannoni rigati da mm. 200, 30 cannoni rigati da mm. 160 e 4 cannoni lisci da 72 libbre.
La seconda, la “Palestro”, era una cannoniera corazzata ad elica del peso di 2600 tonnellate e dalla velocità di 8 nodi, lunga m. 65 e larga m. 13, con una macchina a vapore, un’elica e armamento velico a brigantino con corazzatura di cm 12, due cannoni rigati da 200 mm., 12 cannoni da mm. 160 e 2 cannoni lisci da mm. 200, con un equipaggio totale di 250 uomini. Durante la battaglia le due navi furono speronate da quelle austriache e affondarono trovandovi la morte 716 marinai italiani. Fra questi il giovane caporalmaggiore Antonio Cece, di Sant’Elia, di soli 25 anni.
A guerra finita l’Italia ottenne con disprezzo dall’Austria solo il Veneto grazie all’intervento diplomatico dell’imperatore francese Napoleone III. Il Trentino e il Friuli rimasero all’impero asburgico per altri cinquant’anni fin quando non furono liberati nel corso della Prima Guerra Mondiale del 1915-1918.
A Sant’Elia Fiumerapido due strade ricordano oggi Antonio Cece: vicolo Antonio Cece, in pieno centro storico del paese, e via Antonio Cece nella frazione Olivella.
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