NOTIZIE IN MERITO AL CROCEFISSO MIRACOLOSO DI SAN PIETRO INFINE

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«Studi Cassinati», anno 2023, n. 4


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di

Maurizio Zambardi

Nella prima metà degli anni ’80 del secolo scorso in uno dei miei frequenti sopralluoghi che facevo al vecchio centro di San Pietro Infine, notai, all’interno della chiesa di San Michele Arcangelo1 che l’epigrafe in pietra che era incastonata nel pavimento in marmette, in corrispondenza della teca contenente il Crocifisso Miracoloso, riportante una scritta in latino del 1700 relativa ad un restauro dell’Altare del Crocefisso miracoloso, era divelta.

La lapide era poggiata di lato al vano che la conteneva, come se qualcuno l’avesse tolta di proposito per vedere cosa ci fosse al di sotto della stessa. Poiché pensai che, se non si provvedeva al più presto a salvaguardarla, qualche male intenzionato, in qualche modo, avrebbe potuto portala via, come era già accaduto per altri blocchi lapidei sagomati appartenenti alla chiesa stessa, o anche ai portali in pietra. Pensai allora di andare dal parroco don Lucio Marandola e gli parlai dell’accaduto dicendogli che forse era il caso di metterla al sicuro portando la lapide o nella chiesa nuova o nella Casa parrocchiale. Don Lucio acconsentì. Riferii della cosa ad altri amici sampietresi che frequentavo all’epoca, e così concordammo di andare a prendere la lapide. Così caricammo la lapide su una carriola e la facemmo lentamente scendere sugli ampi gradini di Via Sant’Angelo, fino ad arrivare alla sottostante Piazza Municipio, da qui, poi, portammo il carico alla limitrofa piazza Vittorio Emanuele II, dove è ubicata la chiesa di San Sebastiano fuori la Porta. Caricammo la lapide su un’auto dal portabagagli ampio e basso, mi sembra di ricordare che fosse una Fiat cinquecento familiare, e la portammo nella chiesa di San Nicola Vescovo, sita nel nuovo centro, dove ci attendeva il parroco don Lucio Marandola.

Provvisoriamente la lapide fu posta sul pavimento dell’ex ambiente della fonte battesimale, dove, tra l’altro, vi è uno stupendo affresco del pittore Giovanni Bizzoni2. In seguito la lapide fu spostata, per volere dello stesso don Lucio, e fu posta sotto la prima rampa di scala della casa parrocchiale, dove credo si trovi tuttora. Prima, però, di spostarla con l’aiuto di don Lucio, con una luce radiale, prodotta da una torcia portatile, riportai su quattro fogli acetati, cioè trasparenti, formato A3, l’epigrafe. Con don Lucio facemmo anche una traduzione sommaria, ma le lettere, specie nella parte centrale erano molto consunte dall’usura provocata dal calpestio dei fedeli.

L’epigrafe fa riferimento al restauro dell’Altare del Crocifisso Miracoloso del 1761. Va, però, detto che l’altare di cui si parla era in origine dedicato a Santa Lucia, ma essendo questi interdetto per non avere il necessario per il suo mantenimento e per la celebrazione delle messe, venne trasformato negli anni 1710 e 1711, su iniziativa del Padre missionario d. Pietro da Milano, in «Altare del SS.mo Crocifisso». D. Pietro da Milano, dopo aver effettuato una raccolta di fondi tra la popolazione fece realizzare la teca incassata nel muro, vi fece inserire il Crocifisso e abbellì il tutto con decorazioni varie. Riferimenti a queste trasformazioni e restauri della prima decade del 1700 sono riportati anche nell’epigrafe del 1761. Di tale lapide possiamo dire che lo specchio epigrafico ha misure 76x51cm, per uno spessore variabile dai 10 ai 20 cm. L’epigrafe è composta da nove righi di altezza uguale che è pari a 1,7cm. Mentre lo spazio tra le scritte varia da 2,7 a 2,8 cm. La distanza del primo rigo dal bordo superiore è di 5,2 cm, mentre la distanza del bordo inferiore dalla scritta è pari a 5,5 cm. Al centro dell’epigrafe vi è un piccolo incasso rettangolare 6×5,4 cm. dove era posta una reliquia coperta poi con un frammento di marmo, purtroppo andato perso (vedi apografo allegato).

Va precisato che per A.R. si intende l’Anno del Restauro, mentre la parte lacunosa dovrebbe riferirsi alla raccolta di fondi fatta tra i cittadini, residenti e non.

Dell’«Altare del SS.mo Crocefisso» ci è pervenuta una foto, stampata e distribuita tra i fedeli sotto forma di cartolina, che raffigura l’altare come si presentava prima della distruzione bellica. La parete che circonda la teca con il crocifisso reca i simboli della crocifissione. In alto, purtroppo tagliati nella foto, si intravedono a sinistra la Corona di spine, mentre a destra i tre chiodi, le tenaglie e il martello. Ben visibili, invece, perché più in basso si riconoscono la colonna dove venne legato Gesù per essere frustato, la frusta e il gallo, che portò, con il suo canto, al tradimento di Giuda. Sulla destra vi è rappresentata la scala a pioli, la lancia e l’asta con la spugna imbevuta di aceto. Di questi affreschi non rimane più niente, se non, a guardare con attenzione, i segni preparatori fatti a matita. L’autore dell’affresco è il pittore napoletano Attilio Ruoco, che venne chiamato da don Aristide Masia, verso la fine degli anni ’20 del secolo scorso, per far realizzare l’affresco ed altre decorazione nella Chiesa. L’artista rimase a casa dell’arciprete don Aristide Masia per tutto il tempo che gli servì per fare i lavori3.

Nell’Inventario della chiesa madrice sotto il titolo di S. Michele Arcangelo della Terra di San Pietro Infine, del 1743, a proposito dell’Altare dedicato al SS.mo Crocifisso4 vengono riportate le seguenti notizie:

«II primo altare in cornu evangelii dell’altare maggiore è dedicalo al Ss.mo Crocifisso, fatto di pietra granita con cornici di marmo bianco intorno, nel mezzo una croce di marmo di varii colori, e laterali di essa due rose di marmo bianco, di lunghezza palmi sette e due terzi, largo due e mezzo ed alto palmi quattro meno un quarto, con pradella di mattoni di più colori impetranati fatti ad uso di schacchieri, con tre croci di fiorami de varii colori e gradino di pietra lavorata d’intorno. Tiene la sua pietra sagrata due gradini di legno dipinti a fiorame di varii colori, sopra di esso vi è un vacovo meno ovato dipinto a guazzo, con vari puttini piangenti e nel piede di essa croce vi è dipinta l’università di detta terra e varie nuvole, che raccolgono il sangue del Ss.mo Crocifisso; come anche la luna ed il sole oscurati. Nel mezzo di esso vacovo vi è una croce di legno alta palmi quindici, larga palmi nove fabricata dentro di esso vacovo. In detta croce vi è il Ss.mo Crocifisso sanguinoso di legno di rilievo, ristaurato dal p. missionario d. Pietro da Milano. Viene coperto detto vacovo da una vetrata mezzo ovata con cornice di legno dorata intorno, d’altezza palmi tredici e mezzo, larghezza palmi sei, nel mezzo della quale vi è un cristallo alto palmi due, largo palmi due meno un quarto, quale cristallo corrisponde per retta linea alla testa del Ss.mo Crocifisso. Tiene il suo guardapolvere di Sangallo torchino con l’effigie nel mezzo del Ss.mo Crocifisso, di sopra tiene il suo baldachino di legno dipinto con fiorame di varii colori e nel mezzo vi è l’arme di questa università di rilievo di legno, rappresentante un camauro e due chiavi fatte a modo di croce. Tiene sei candelieri di legno argentati alti palmi due e due piccioli, anche di legno argentati, con sei giarre di legno argentate con sue frasche de fiori di carta inargentati con rose rosse in mezzo, anche di carta, con croce, In principio e Lavabo con cornice di legno argentate intorno. Tiene tre tovaglie, una di panno bianco con merletto intorno e due di tela bianca usata di lunghezza palmi dieci, larghezza palmi tre e mezzo. In cornu epistolae vi è una cornucopia d’ottone, con lampada d’ottone, quale lampada arde notte e giorno e vien mantenuta parte per elemosina e parte dall’entrate di esso altare. Vi sono appesi tre campanelli di bronzo di peso oncie sedici, quali si sonano nell’elevatione della messa. Detta lampada e cornucopia d’ottone è di peso libre dodici. Questo altare anticamente era dedicato a santa Lucia, e per non avere il necessario per il suo mantenimento e celebratione delle messe stava interdetto.

L’anno 1710 dal rev.do padre d. Pietro da Milano, missionario apostolico, con l’occasione della missione in questa terra fe’ ristaurare detto altare con denaro prevenuto (sic) da diverse carità de’ cittadini e forastieri abitanti in detta terra, con titolo del Ss.mo Crocifisso, e detto istesso padre situò la croce con il Crocifisso dentro d’esso vacovo dove si leggono a’ piedi di esso le seguenti parole: “D. Petrus a Milano missionarius reliquit in supradicta missione procuratorem et a superioribus confirmatum magnificum farmacopeum Nicolaum Deodati qui totam cappellam fieri curavit et extruxit ex sua et caritate populi anno Domini 1711”. Sopra l’ovato della vetriata al muro vi è un cartellone con le seguenti parole: “Cappella haec erecta fuit missionis tempore ex devotione et caritate populi sub die VI iunii anno Domini 1710”. Quale cappella li cittadini la posero nelle mani del rev.mo p. vicario generale casinense per il buon governo di essa, acciò le sue rendite venissero bene amministrate da’ procuratori, quale viene eletto dal detto rev.mo p. vicario, come anche dal medesimo si eligono li rationali, e così si è pratticato e si prattica presentemente. La festività del Ss.mo Crocifisso per uso fin dalla sua erezione si celebra la domenica più prossima degli sei di giugno.

Detto altare tiene alcuni pesi di messe, quali a suo luogo saranno descritte, come anche possiede alcuni beni e censi quali nel suo stato si descriveranno.

In detto altare ogni venerdì vi si recita la coronella del Signore con l’espositione del Venerabile, quale devotione fu lasciata dal sopradetto padre missionario ed è obligato l’arciprete assistere e recitare detta coronella».

In merito ai miracoli attribuiti al «SS.mo Crocifisso Miracoloso» si riportano le seguenti notizie.

Dai registri parrocchiali della chiesa di San Michele Arcangelo si apprende che il 15 maggio 1862, a seguito di una grave siccità che attanagliava il paese e tutto il territorio limitrofo i Parroci della chiesa con tutta la popolazione organizzarono una «processione di penitenza», sperando in un miracolo, portando in giro per il paese il SS.mo Crocifisso insieme all’Addolorata. E miracolo fu. Lo stesso giorno, alle ore 18,00, una pioggia ristoratrice dissetò i campi e li fece rinverdire. Il miracolo compiuto così venne riportato:

«L’Anno 1862 ai 15 Maggio essendo Re D’Italia Vittorio Emmanuele Secondo, governando questa Diocesi di Montecassino l’Abate D. Semplicio Pappalettere, essendo Arciprete in questa terra Sig. Cosmo Brunetti, contando questa Chiesa Ricettizia sette preti, fu per una gran siccità che minacciava gran carestia cacciato questo SS. Crocefisso e portato in processione di penitenza per il paese e fuori per i campi insieme alla SS. Addolorata, essendo i preti e tutto il popolo coverti di funi e spine e piangenti domandavano grazia, anche i soldati italiani che erano qui in distaccamento intervennero alla processione. Questo SS.mo Crocefisso esaudì le preghiere del popolo, perché nello stesso giorno, quando tutti dicevano non essere tempo d’acqua, venne una grandissima pioggia che fece tosto rinverdire i campi».

Una copia, conforme all’originale, scritto dal sacerdote don Cosmo Berrillo, si conservava, prima della distruzione bellica, nella teca del SS.mo Crocefisso.

Sempre dai registri parrocchiali si apprende di un altro miracolo attribuito al SS. Crocifisso. Era la primavera del 1893, e, a seguito di altra grave siccità, venne nuovamente portato in processione il SS.mo Crocifisso e la Madonna Addolorata. La cronaca parrocchiale, trascritta in copia dal parroco don Cosmo Brunetti, riporta così il miracolo:

«L’anno 1893, il 23 aprile, a causa di una risaltante siccità, perché da circa due mesi non era piovuto, ed i seminati erano rimasti arrestati nella loro vegetazione e né vi era speranza e né segno di pioggia, si pensò dai Reverendi Parroci del tempo con il popolo di ricorrere al SS.mo Crocifisso, a disporsi ad una processione di preghiera e di penitenza, come si era costumato altre volte, in simile penuria e scarsezza d’acqua. Ma il SS.mo Crocifisso, accordò e concesse la pioggia, non appena si pose mano per esporlo alla venerazione del popolo, e fece cadere nelle nostre campagne una dirottissima pioggia. Ciò successe il 23 aprile alle ore 5 p.m. ed il giorno seguente fu fatto, invece una processione di ringraziamento per il paese, non potendosi per la campagna a cagione di un forte vento, e si portò il SS.mo Crocefisso con la SS.ma Addolorata, e nella processione intervennero quasi tutti del paese, di ogni sesso e condizione, e prima degli otto giorni dopo si ebbero poi altre piogge che ristorarono non solo le nostre campagne, ma anche tutte le altre, perché la siccità era generale. I concittadini viventi, ricordano simili miracoli operati dal SS.mo Crocifisso».

Dai registri parrocchiali si apprende anche che nel 1907:

«Rattrovandosi la chiesa non in floride condizioni dall’Economo si fecero eseguire alcuni restauri. Dapprima l’Economo si rivolse alla locale Congrega di Carità (essendo in carica di Presidente D. Eduardo Brunetti) che avrebbe lo stretto dovere di pensare a tutto l’occorrente per la chiesa; ma la Congrega si scusò di non potere sostenere altre spese, fuorché quelle assegnate nel bilancio approvato dalla Prefettura di Caserta. Allora l’Economo si rivolse al popolo; e fatto egli stesso una sottoscrizione per le famiglie, raccolse la somma di £. 190,15, che, (unite alle £ 100,00 che il Rev.mo P. Abate D. Bonifacio M° Krug gli fece tenere per le mani del suo Vicario generale D. Bruno M° Petriconi) spese come appresso […]».

Della somma spesa una piccola parte, corrispondente a 24 lire, venne utilizzata per la «ripulitura al marmo, ai candelieri e balaustra» dell’Altare del SS.mo Crocifisso.

Nel dopo guerra il Crocefisso Miracoloso fu poi spostato nella nuova chiesa di San Nicola Vescovo e San Michele Arcangelo del nuovo paese. Venne inserito in una teca a forma di croce, simile a quella della vecchia chiesa di San Michele Arcangelo, tuttora visibile, ricavata nella muratura della parete della navata laterale sinistra, nei pressi dell’ambiente dell’ex battistero. Poi a seguito dei lavori di ristrutturazione della chiesa degli anni ’90 fu deciso di chiudere tale teca e di spostare il Crocifisso Miracoloso nell’abside, dietro le tre sedie in marmo utilizzate dai parroci durante le funzioni religiose, e dove tuttora si trova. Per l’occasione il Crocifisso Miracoloso venne restaurato e posto su una croce in legno più larga che ne esalta il martoriato corpo di Cristo. Il 15 maggio del 2022, a 160 anni dalla prima processione svolta del Cristo Miracoloso, per volere del parroco monsignor Lucio Marandola e del popolo sampietrese, motivata dalle ben note vicende dell’epidemia di Covid19, il Crocefisso Miracoloso è stato nuovamente portato in processione per le strade del paese, questa volta, però, a causa delle ristrettezze dovute all’epidemia, è stato utilizzo un furgone scoperto.

1 Cfr. M. Zambardi, San Pietro Infine, Monumento mondiale della pace (World Monument to peace), Graficart, Penitro di Formia (LT), 1998, pp. 36-37 e M. Zambardi (a cura), Il Vecchio Centro di San Pietro Infine, Itinerari sampietresi n. 2, Associazione Culturale «Ad Flexum», Volturnia Edizioni, 2003, pp. 8, 9, 40 e 41.

2 Cfr. M. Zambardi «“Il battesimo di Gesù” di Giovanni Bizzoni», in «Studi Cassinati», a. XV, n. 1, gennaio-marzo 2015, pp. 55-58.

3 Riferito dalla compianta Gilda Borrelli. 4 Inventario della chiesa madre sotto il titolo di S. Michele Arcangelo, della Terra di San Pietro Infine, a. 1743, in A. Pantoni, San Pietro Infine, ricerche storiche e archivistiche, a cura di Faustino Avagliano, Montecassino 2006,

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