FERDINANDO PALASCIANO E CASSINO

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«Studi Cassinati», anno 2023, n. 4

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di

Gaetano de Angelis-Curtis

Nato a Capua (1815-1891) da Pietro, facoltoso commerciante originario di Monopoli, e da Raffaella Di Cecio, si era laureato in Lettere e Filosofia e in Veterinaria presso l’Università di Napoli, quindi in Medicina e Chirurgia presso l’Università di Messina.

Entrato nel Corpo sanitario dell’Esercito borbonico si trovò nel settembre 1848 a Messina quando venne assediata la fortezza dove si trovavano asserragliati i rivoltosi. Palasciano, incurante del divieto impartito dal gen. Filangieri, prestò la sua assistenza sanitaria anche ai rivoluzionari. Per la sua disobbedienza fu imprigionato. Filangieri lo denunciò al Tribunale di Guerra per l’«immediata fucilazione». Fu condannato a morte ma la pena fu commutata da re Ferdinando II in un anno di carcere scontato presso il Carcere militare di Reggio Calabria. Dopo l’esperienza maturata nel 1848 a Messina e dopo aver esaminato le dolorose condizioni sanitarie della battaglia di Solferino e San Martino del 1859, nell’ambito della Seconda guerra d’indipendenza italiana, e poi della battaglia del Volturno dell’anno successivo tra garibaldini e borbonici, nel 1861 presentò una Memoria all’Accademia Pontaniana, nella relazione del concorso da lui bandito, in merito a Cento aforismi di chirurgia militare per le ferite da armi da fuoco e per ridurre alla mortalità dei feriti di guerra, nella quale formulava la speranza che le Nazioni belligeranti procedessero alla proclamazione del principio della «neutralità dei feriti di guerra sul campo e per tutto il tempo della cura» nonché degli ammalati, auspicando al tempo stesso la «costituzione, presso ciascun Esercito belligerante, di appositi corpi sanitari per apprestare sul campo e nelle retrovie le prime cure ai feriti e agli infermi gravi, anche se appartenenti alla Nazione avversa» nonché provvedere ad aumentare il personale sanitario per consentire interventi sanitari più solleciti e rimediare al disordine regnante nelle ambulanze e negli ospedali. In tal senso a Ferdinando Palasciano può essere assegnato il titolo di «ideatore e precursore della Croce Rossa Mondiale». Infatti il ginevrino Henry Dunant ebbe occasione di assistere, per puro caso e da estraneo, allo scempio che feriti di guerra sul campo di Solferino nel 1859 e solo nel 1862 pubblicò la «sua tanto fortunata memoria Un souvenir de Solferino». I principi espressi da Ferdinando Palasciano furono accettati dalla «Società di pubblica utilità» operante a Ginevra. Ma quando quest’ultima indisse la Conferenza per la costituzione di una associazione permanente di soccorso per i feriti di guerra, non trasmise l’invito all’Accademia pontaniana1. Quindi il 22 agosto 1864 si giunse a Ginevra alla fondazione della Croce Rossa sulla base dei principi della Convenzione internazionale per i feriti di guerra che furono applicati per la prima volta nella guerra franco-prussiana del 1870.

Ferdinando Palasciano deputato e senatore

A partire dal 1867 Ferdinando Palasciano si avviò a intraprendere, accanto alla professione di medico, una nuova attività, quella politica, prima come deputato alla Camera (eletto per tre legislature consecutive nel Collegio di Cassino) e poi come senatore, con nomina regia nel 1876 a componente a vita del Senato del Regno.

Il collegio elettorale di Cassino

Al momento dell’Unità d’Italia su tutto il territorio nazionale fu introdotto lo Statuto albertino che prevedeva un impianto del Parlamento costituito da due rami e cioè dal Senato del Regno, che era di nomina regia, e la Camera dei Deputati, di stampo elettivo. L’elezione dei deputati si basava su un sistema maggioritario il cui meccanismo era imperniato sul collegio uninominale a doppio turno2.

Per le prime elezioni politiche, tenutesi nei giorni 27 gennaio e 3 febbraio 1861, il territorio nazionale fu ripartito in 443 circoscrizioni elettorali. Una di esse era il collegio di Cassino3 (n. 390) costituito da tre sezioni elettorali ubicate in altrettanti capoluoghi di mandamento: Cassino, Cervaro e Atina4. Per quelle prime elezioni (VIII legislatura) nel collegio di Cassino fu eletto il filosofo Antonio Tari, di famiglia originaria di Terelle, decaduto il 26 maggio successivo per nomina a docente di Estetica dell’Università di Napoli, sostituito nella riconvocazione del collegio da Enrico Pessina. Per le elezioni successive (22-29 ottobre 1865) della IX legislatura, fu eletto Alfonso Visocchi5 di Atina.

L’elezione alla Camera dei Deputati

Il nuovo turno elettorale, X legislatura, fu convocato per il 10-17 marzo 1867. Palasciano in quei frangenti maturò l’idea di candidarsi alla Camera dei Deputati. Tuttavia la sua carriera politica iniziò con una bocciatura in quanto, presentatosi nel collegio della sua città, quella di Capua, fu battuto al ballottaggio da Giuseppe Leonetti che lo sopravanzò in termini di voti, seppur pochissimi, 257 a 253.

Di lì a pochi mesi si presentò una nuova occasione. Infatti il 10 marzo 1867 nel collegio elettorale di Cassino era stato eletto Francesco De Sanctis, l’importante storico della letteratura italiana6. A quei tempi succedeva che i candidati, per aumentare le loro possibilità di essere eletti alla Camera dei Deputati, si presentassero in più collegi elettorali. Se poi erano eletti in più collegi dovevano optarne per uno, lasciando libero l’altro o gli altri dove venivano riconvocate le elezioni per un turno elettorale suppletivo. Così Francesco De Sanctis che era stato eletto a Cassino ma anche a San Severo (provincia di Foggia), il primo aprile 1867 optò per il collegio pugliese. Conseguentemente con R.D. 20 aprile 1867 fu riconvocato il collegio di Cassino per un turno suppletivo di votazione che venne fissato al 5 maggio 1867 con turno di ballottaggio il successivo 12 maggio. In quella tornata si presentarono quattro candidati e cioè Ferdinando Palasciano, Alfonso Visocchi, il commendatore Nicola D’Amore e Carlo Musilli. Sulla base dei voti riportati nel primo turno si sfidarono al ballottaggio i primi due (Palasciano e Visocchi) con questi esiti7:

Votazione 5 maggio 1867Ballottaggio del 12 maggio 1867
 CassinoCervaroAtinaTotaleCassinoCervaroAtinaTotale
Aventi diritto390158214762    
Votanti21851823512663447347
Preferenze
Palasciano2164182382652733325
Visocchi36 64100 7714
D’Amore8211 13    
Musilli  11    
Nulle    17715

Avendo prevalso al ballottaggio, anche nettamente su un esponente della borghesia industriale nonché parlamentare uscente, il medico di Capua fece così il suo ingresso in Parlamento.

Lo scioglimento della Camera dei Deputati nel 1870 portò all’indizione di un nuovo turno elettorale (XI legislatura) che si tenne il 20 novembre e ballottaggio il 27 successivo. Ferdinando Palasciano tornò a candidarsi sia a Cassino sia a Capua. Tuttavia nel collegio della sua città d’origine fu ampiamente battuto (secondo dei non eletti con 79 voti non ebbe neanche la possibilità di ballottaggio). Invece nel collegio di Cassino si scontrò con Vincenzo Grosso, originario di Terelle, con questi esiti:

Votazione 20 novembre 1870
 CassinoCervaroAtinaTotale
Aventi diritto 140 851
Votanti 76162537
Preferenze    
Palasciano17139156366
Vincenzo Grosso131(29)94(164)
Altri e Incerte (4)102 

L’ampio risultato ottenuto in termini di voti, superiori a un terzo degli aventi diritto al voto, consentì a Ferdinando Palasciano di essere eletto senza ballottaggio11.

Il successivo turno elettorale per la XII legislatura, si tenne l’8 novembre 1874. Palasciano fu confermato prevalendo su Enrico Caselli, consigliere d’Appello, per 352 voti a 229.

Il 15 maggio 1876 decadde da deputato in seguito alla nomina a senatore nel corso della cosiddetta prima infornata della sinistra storica, con convalida il 6 giugno e giuramento il 10 giugno 1876, per la 3a cat. (riservata ai «deputati dopo tre legislature e sei anni di esercizio»).

L’attività politica di Palasciano come rappresentante del collegio di Cassino

Secondo i biografi parlamentari Palasciano «alla camera pronunciò numerosi discorsi e fece parte di varie giunte e commissioni». Allo stesso modo «prese parte attiva anche ai lavori al Senato12e in tutti e due i rami del Parlamento «fece aperta prova della sua immutabile fermezza nell’opinare»13.

Nel maggio 1869 gli onn. Palasciano e La Porta depositarono alla presidenza della Camera dei Deputati una petizione, sottoscritta da circa quaranta cittadini di S. Germano i quali avanzavano la richiesta al Parlamento di stabilire che la giurisdizione spirituale, in seguito alla leggi del 7 luglio 1866 e 15 agosto 1867 di soppressione della Badia di Montecassino,  fosse assegnata a Cassino e conseguentemente che la cattedrale della Diocesi fosse quella della chiesa di Cassino e che il Seminario diocesano fosse spostato nella città. A quella petizione se ne aggiunse anche un’altra presentata del municipio di Cassino. I due deputati chiesero che la petizione, contraddistinta dal n. 12.649, venisse dichiarata d’urgenza. Quando poi la questione divenne nota nei vari paesi della diocesi, in 53 di essi furono raccolte delle petizioni su carta da bollo da lire una, sottoscritte da cittadini e sacerdoti (2481 persone e 48 parroci) cui si associarono anche vari Consigli comunali con apposite deliberazioni, che protestavano contro quella presentata dai Sangermanesi. Nelle petizioni i ricorrenti dichiaravano di non voler sottostare all’«interesse privato di pochi cittadini» di Cassino in quanto la maggior parte delle novantamila anime che popolava la Diocesi intendevano rimanere sotto la giurisdizione spirituale dell’Ordinario di Montecassino dal quale per tanti secoli erano stati spiritualmente governati né mai la Diocesi aveva avuto dipendenza di sorta dalla Chiesa di Cassino14.

Il Tribunale di Cassino e il ripristino della Corte di Assise

Gli effetti più importanti dell’attività parlamentare svolta da Ferdinando Palasciano in difesa del territorio d’elezione sono rappresentati dal ripristino della Corte di Assise del Tribunale di Cassino.

Dopo l’Unità d’Italia anche la città di Cassino (allora ancora S. Germano) fu dotata, con R.D. 26 novembre 1861, di un organo giudiziario che di lì a qualche mese iniziò a operare come Tribunale civile. Tuttavia in quei momenti si stavano svolgendo in tutto il meridione d’Italia molti processi penali in seguito allo svilupparsi del fenomeno del brigantaggio. Anche presso il Tribunale di S. Maria Capua Vetere, il primo organo giudiziario della provincia di Terra di Lavoro funzionante già dal 1808, si stavano celebrando tanti processi che alla Corte d’Assise ordinaria dovette essere affiancata da un primo e poi da un secondo Circolo d’Assise straordinario. Per non gravare eccessivamente i lavori del Tribunale sammaritano, gli uffici del ministero di Grazia e Giustizia decisero di trasferire un Circolo a Cassino che prese il nome di Circolo di assise straordinaria «sedente» in Cassino. Il 30 settembre 1865 iniziò a Cassino il più importante processo per brigantaggio che fu celebrato a carico di Domenico Coja detto Centrillo e di 25 uomini della sua banda. Nel corso del dibattimento furono interrogati i 26 imputati, furono ascoltati 128 testimoni, si dette lettura di perizie giurate, atti di ricognizione, verbali generali e di arresto, dichiarazioni giurate, ordinanze, perquisizioni. Il 19 ottobre 1865, alle ore nove antimeridiane, fu emessa la sentenza che assolveva Domenico Coja e 22 imputati. L’assoluzione ebbe immediata eco mediatica. Vari giornali si occuparono della questione, furono presentate due interrogazioni d’urgenza alla Camera dei deputati. Il 13 dicembre 1865 il ministro di Grazia e Giustizia rispondendo in Aula alle interrogazioni difese l’operato dei magistrati di Cassino in quanto Centrillo e i suoi non essendosi «macchiati di atti di sangue», non avendo commesso omicidi, avevano potuto godere dell’indulto concesso dallo Stato italiano nel 1863 e dunque erano stati assolti. Nel dibattito il guardasigilli non lasciò presagire l’intenzione di adottare alcun tipo di disposizione sanzionatoria nei confronti del Tribunale di Cassino. Tuttavia dopo qualche tempo venne disposta la soppressione della Circolo straordinario sedente in Cassino. Evidentemente avevano finito per prevalere le pressioni dell’opinione pubblica operate dalla stampa del tempo e le interrogazioni poste da vari deputati in sede parlamentare. A giudizio di Ferdinando Palasciano era stato proprio il verdetto assolutorio emesso nel processo a carico di Centrillo che aveva portato alla soppressione della Corte di assise. Per il medico di Capua si era trattato di un provvedimento punitivo in quanto «quella risoluzione fu presa dal Governo piuttosto per ragione politica che per equità; imperciocchè al brigante Cendrillo [sic] non era stato provato verun reato di sangue, e la sua assoluzione fu pronunziata sopra conclusioni conformi del Pubblico Ministero»15.

A Cassino si cominciò a operare presso i competenti organi istituzionali per giungere al ripristino della Corte di Assise. Nel 1867 gli amministratori comunali di Cassino fidando, evidentemente, anche sul sostegno offerto dal nuovo deputato eletto in quel collegio, appunto Ferdinando Palasciano, si attivarono affinché presso il Tribunale tornasse a operare il Circolo d’assise. Infatti nella tornata del 20 maggio 1868 venne presentata alla Camera dei deputati la petizione n. 12157 con cui il Consiglio comunale di Cassino chiedeva che venisse «stabilita in quel comune una Corte d’Assisie, o quanto meno che vi si se[desse] in qualche mese dell’anno quella di Santa Maria Capua Vetere». A sostegno della petizione intervenne Palasciano e, ritenendo le ragioni eccepite «giustissime e meritevoli di speciale considerazione», chiese e ottenne che la Camera dichiarasse d’urgenza la petizione, per cui fu inviata alla Commissione per l’esame sull’ordinamento giudiziario16.

Da quel momento il medico di Capua intensificò i suoi sforzi tesi alla restituzione del Circolo di assise a Cassino. Nel corso del 1868 Palasciano, accompagnato da un cittadino di Cassino, Silvestro Petrarcone, incontrò il sen. Giuseppe Mirabelli, appena nominato primo presidente della Corte di appello di Napoli, il quale assicurò la delegazione di essere favorevole al ripristino a Cassino di un Circolo ordinario di assise «perché lo credeva necessario», mentre si dimostrò contrario all’istituzione di uno straordinario in quanto «cagione d’inconvenienti» di natura economica. Qualche tempo dopo il guardasigilli Pironti fissò al primo gennaio 1870 la data di riapertura del Circolo. Pur tuttavia, «malgrado una commissione composta dai cavalieri E. Cavaceci ed A. Spaduzzi17 (sic)» e dallo stesso Palasciano «fosse andata a ringraziar[e il guardasigilli] a nome della popolazione», quella disposizione «non poté … essere attuata per la caduta di quel ministro, o per l’esitanza del successore».

Si giunse così fino al 1872 quando il guardasigilli Giovanni De Falco concesse l’istituzione del Circolo straordinario che operò, «con soddisfazione di tutti», per circa tre anni. Poi il ministro di Grazia e Giustizia in carica nel 1874, Paolo Onorato Vigliani, giunse alla ridefinizione delle circoscrizioni delle Corti di assise operanti su tutto il territorio nazionale. In tale ampio movimento di ridefinizione, sancito con R.D. 29 novembre 1874 n. 2247, si venne a operare la trasformazione del Circolo di Cassino da straordinario in ordinario.

1 «Terra di Lavoro», a. XXXIII, n. 34, 17 agosto 1929, Primati d’Italia e glorie di Terra di Lavoro. Ferdinando Palasciano e la Croce Rossa; «Terra di Lavoro», a. XXXIV, n. 34, 21 giugno 1930, Ferdinando Palasciano e la Croce Rossa.

2 Veniva eletto al primo turno il candidato che avesse ottenuto «più di un terzo dei voti rispetto al numero degli iscritti nel Collegio» oppure «più della metà dei suffragi dati dai votanti, esclusi i voti nulli». In caso contrario si ricorreva al ballottaggio cui concorrevano solo i due candidati che avevano ricevuto più voti al primo turno e risultava eletto «chi riportava la maggioranza semplice».

3 Cassino era uno dei 15 collegi assegnati alla provincia di Terra di Lavoro, di cui cinque attribuiti al circondario di Caserta, tre a quello di Nola, due a quello di Piedimonte, due a quello di Gaeta e tre a quello di Sora (cioè Sora, Pontecorvo e appunto Cassino).

4 A Cassino votavano anche gli aventi diritto residenti a Pignataro, Piedimonte S. Germano, Terelle, S. Elia Fiumerapido e Villa S. Lucia; a Cervaro anche gli elettori di S. Vittore, S. Ambrogio, Viticuso, Acquafondata, Vallerotonda e S. Biagio Saracinisco; ad Atina anche gli elettori di Belmonte Castello, Casalattico, Picinisco e Villa Latina. In mancanza di spazi sufficientemente ampi nelle Case comunali, i seggi elettorali erano collocati, per la maggior parte, nelle chiese. Per il collegio di Cassino le votazioni si svolsero presso la Chiesa del Riparo a Cassino e presso quella di San Paolo a Cervaro. Faceva eccezione Atina che aveva il seggio ubicato nel Teatro comunale.

5 Alfonso Visocchi (1831-1909) esponente dell’importante famiglia industriale di Atina, fu eletto per ben nove legislature. Una iniziale, la IX, e poi otto consecutive, dalla XII alla XIX, riconfermato di volta in volta sia con il sistema uninominale che con lo scrutinio di lista, introdotto dalla riforma elettorale depretisiana, e quindi con il ritorno all’uninominale per effetto della legge Di Rudinì. Terminò la carriera parlamentare con la nomina a senatore del Regno nel 1900.

6 Aveva prevalso su Giacomo De Martino per 364 voti a 88.

7 Archivio di Stato di Caserta, Prefettura, Gabinetto, b. 194, f. 1851, Riconvocazione dei collegi elettorali di S. Maria C.V. e Cassino per il giorno 5 maggio 1867.

8 A Cervaro le preferenze furono 10 per Nicola D’Amore fu Fabrizio ed una per Nicola D’Amore fu Patrizio.

9 I voti furono assegnati dal sottoprefetto di Sora sulla base delle annotazioni riportate sul verbale del seggio in quanto sulle schede elettorali il nome del candidato era stato così trascritto: Vincenzo Grossi di Cassino (voti 10), Vincenzo Grosso fu Giuseppe (voti 7), Vincenzo Grosso (voti 7), Vincenzo Grossi (voti 4), V. Grosso (voti 1).

10 I voti erano stati espressi per il prof. Palmieri Luigi (2), Fadirigo Falesano (1), P. Abate Carlo de Vera (1).

11 Archivio di Stato di Caserta, Prefettura, Gabinetto, b. 195, f. 1855, Elezioni politiche del 20 novembre 1870 nei collegi di Nola, Cassino, Formia, Capua, Caserta, Aversa, Sessa A., Sora, Cicciano, S. Maria CV, Pontecorvo, Piedimonte d’Alife, Caiazzo e Teano.

12 Palasciano Ferdinando, Ad nomen inA. Malatesta, Ministri Deputati Senatori dal 1848 al 1922, vol. II, E.B.B.I, Tosi, Roma 1946, p. 271.

13 Senato del Regno, Atti Parlamentari, Discussioni, 30 novembre 1891, Commemorazione.

14 T. Leccisotti, Note sulla giurisdizione di Montecassino, Montecassino 1971, pp. 29-30.

15  Atti Parlamentari, Camera dei deputati, Discussioni, Legislatura XII, Tornata del 28 gennaio 1875, Tip. Eredi Botta, Roma 1875, p. 786

16  Atti Parlamentari, Camera dei deputati, Discussioni, vol. VI dal 28 aprile al 24 giugno 1868, Tornata del 20 maggio 1868, Tip. Eredi Botta, Firenze 1868, p. 6087.

17  Medico chirurgo originario di S. Giorgio a Liri (1835-1906).

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