DALL’ANTICA DIOCESI DI MONTECASSINO ALL’ODIERNA ABBAZIA TERRITORIALE

«Studi Cassinati», anno 2024, n. 2

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Emilio Pistilli

La data del 23 ottobre 2014 è l’ultima pietra miliare della ultramillenaria storia dell’abbazia di Montecassino e della Terra di S. Benedetto.

È la data della bolla Contemplationi faventes con cui papa Francesco diede applicazione al Motu Proprio di papa Paolo VI Catholica Ecclesia del 23 ottobre 1976, che prevedeva la riduzione del territorio dell’abbazia territoriale di Montecassino alla sola chiesa abbaziale e al monastero, con le immediate pertinenze. In particolare disponeva: «Alla nuova configurazione territoriale della circoscrizione ecclesiastica “Abbazia territoriale di Montecassino” appartenga il territorio su cui sorgono la Chiesa Abbaziale ed il Monastero, con le immediate pertinenze; alla diocesi di Sora-Aquino-Pontecorvo passino le 53 parrocchie con i fedeli, il clero secolare e religioso, le comunità religiose, i seminaristi; la diocesi di Sora-Aquino-Pontecorvo muti il proprio nome in quello di Sora-Cassino-Aquino-Pontecorvo».

Tuttavia il Motu Proprio del 1976 sembrava avere un particolare riguardo verso l’abbazia di Montecassino, che conservava il suo status di Abbazia nullius, cioè Abbazia non dipendente da alcuna Diocesi, ma stabiliva già da allora che si dovesse ridefinire il territorio diocesano.

Cosa che avvenne col Decreto della Sacra Congregazione per i Vescovi del 21 marzo 1977, con il quale si determinavano i nuovi confini dell’Abbazia Nullius diMontecassino secondo il criterio della regionalità.

In pratica venivano ristrutturate tutte le diocesi italiane secondo l’appartenenza al territorio regionale.

Naturalmente questo comportò l’amputazione, dolorosa, di molte parrocchie storiche cassinesi dell’Abruzzo e del Molise.

In compenso veniva confermata la più che millenaria configurazione di entità ecclesiastica diocesana con l’abate pienamente ordinario del territorio diocesano, rivestito della Potestas Ordinis, con tutti i poteri del vescovo, tranne il potere di ordinare sacerdoti, diaconi e vescovi e di consacrare gli Olii il Giovedì Santo.

Abbazia nullius

L’Abbazia di Montecassino e il suo territorio – Jean Mabillon 1685.

Questo potere era connesso alla definizione di Abbazia nullius, che ebbe origine nel lontano medioevo con la concessione di una speciale esenzione dall’autorità vescovile del territorio per proteggere i monasteri – non solo quello di Montecassino – da possibili soprusi o angherie da parte dei vescovi.

Pare che tale esenzione sia stata concessa per la prima volta al monastero benedettino di Piumarola, presso Cassino, da una bolla di Adriano I (772-795) contenuta nel Liber diurnus Romanorum Pontificum. Successivamente l’esenzione fu concessa da Papa Zaccaria anche a Montecassino e a Fulda.

Solo alla fine del primo millennio abbiamo le Abbazie Nullius, cioè enti territoriali fuori dell’ambito delle diocesi, gestiti da monasteri. Anzi, si può affermare che il territorio sotto la giurisdizione di Montecassino – quello che va sotto il nome di Terra di San Benedetto – si configurasse come una vera e propria diocesi.

La nomina dell’abate, quale titolare dell’abbazia nullius, veniva proposta dal capitolo monastico ma assolutamente confermata dal papa. E più o meno è ancora così.

Nel passato poteva capitare che i vescovi ordinari vedessero nell’istituto delle abbazie nullius una interferenza nella loro giurisdizione; e al riguardo si è molto dibattuto, anche con proteste plateali.

«Conferma se ne ha da due sentenze della S. Rota, che condannarono il Vescovo di Aquino, Adriano Fusconio (1552-1579), allorché si credè autorizzato [ … ] ad intromettersi nella Abbazia di Montecassino»1.

Le limitazioni anzidette dei poteri dell’abate ordinario – ordine sacro e benedizione dell’Olio Santo – più volte fu compensata da parte della Santa Sede nominando l’abate in carica vescovo di una diocesi non più attiva. Fu il caso, per esempio – tanto per restare ai nostri tempi –, di abate Gregorio Diamare, elevato alla dignità episcopale da Pio XI nel 1928 come titolare di Costanza d’Arabia; così anche l’Abate Rea, nominato vescovo titolare della Diocesi di Corone in Grecia nel 1963 da papa Giovanni XXIII. Similmente l’abate Martino Matronola fu fatto vescovo di Torri di Numidia da Paolo VI l’8 maggio 1977. Infine l’abate Bernardo D’Onorio fu vescovo di Minturno il 13 aprile 2004 su nomina di papa Giovanni Paolo II.

Tali riconoscimenti erano dettati dalla necessità di regolarizzare a tutti gli effetti la diocesi di Montecassino ma anche – va detto – dalla volontà di riconoscere i meriti storici ed ecclesiastici della gloriosa casa di S. Benedetto. Lo dice chiaramente il Decreto della Sacra Congregazione per i Vescovi, del 21 marzo 1977 che qui si riporta integralmente in traduzione italiana:

Decreto sulla mutazione dei territori di Montecassino e altre Diocesi

Abate Diamare.

San Benedetto abate, quando si recò a porre dimora a Montecassino, abbattuti gl’idoli e il loro culto, vi stabilì quella casa del vero Dio che sarebbe stata celeberrima in tutto il mondo, e chiamò anche alla fede con incessante predicazione la popolazione che abitava nei dintorni2. Sia poi per l’autorità di cui egli già godeva in vita, sia in seguito per l’opera dei suoi discepoli che, venuto meno l’episcopato di Cassino a causa delle devastazioni barbariche, fondarono nel corso dei tempi chiese, case e perfino paesi, sia infine per l’accessione continua di nuovi territori dovuta alla pietà dei fedeli e dei principi, avvenne che, al posto dell’antica Diocesi, si dilatò ampiamente quella che giustamente fu detta “la Terra di S. Benedetto”.

Perciò anche gli Abati Cassinesi, successori dello stesso Patriarca, per l’esigenza anche delle condizioni pubbliche ed ecclesiastiche, dotati in seguito anche da gran numero di concessioni, prerogative e privilegi, successero non solo nel governo del monastero, ma anche in quello di tutta la suddetta “Terra” con una giurisdizione che divenne pienamente ordinaria e quasi episcopale.

Abate Rea.

Ora poi, mossa da quanto richiedono le odierne condizioni della Chiesa, la Sacra Congregazione per i Vescovi, tenendo conto delle disposizioni date per mezzo della Lettera Apostolica “Catholica Ecclesia” emanata il 23 ottobre 1976, per promuovere un più perfetto governo delle Abbazie Nullius e un efficace vantaggio del popolo di Dio, dopo aver ascoltato gli Ordinari dei luoghi che vi sono interessati, in virtù delle speciali facoltà a lei concesse dal Sommo Pontefice Paolo, per Divina Provvidenza Papa VI, col presente Decreto che avrà il medesimo valore di una Lettera Apostolica emanata con sigillo plumbeo, sul territorio dell’Abbazia Nullius Cassinese e di altre diocesi. stabilisce quanto segue.

Abate Martino.

Le dolorose mutilazioni

Con questo decreto l’Abbazia Nullius di Montecassino perde i seguenti territori ecclesiastici:

– i comuni di Serramonacesca, Fara Filiorum Petri e la parrocchia di Ripacorbaria sita nel comune di Manoppello, e li annette all’archidiocesi di Chieti;

– la parrocchia di Villa Oliveti del Comune di Rosciano, che assegna alla diocesi di Penne-Pescara;

Abate Bernardo

– i comuni di Pesco Costanzo, Ateleta, Barrea, Villetta Barrea e Civitella Alfedena, che assegna alle diocesi di Valva e Sulmona;

– il comune di S. Pietro Avellana, che unisce alla diocesi di Trivento;

– i comuni di Acquaviva d’Isernia, Castel S. Vincenzo, Cerro a Volturno, Pizzone, Colli a Volturno, Fornelli, Scapoli insieme con la parrocchia di Pantano, Rocchetta a Volturno, nonché le parrocchie di S. Maria Oliveti del comune di Pozzilli, e di Cerasuolo nel comune di Filignano, che aggrega alle diocesi di Isernia e Venafro;

– la parrocchia di Sorbello del comune di Sessa Aurunca, che unisce alla diocesi di Sessa;

– la parrocchia di S. Secondino del Comune di Pastorano, che assegna alle diocesi di Calvi e Teano;

– la parrocchia di S. Pietro in Curulis del comune di Esperia, che unisce alla diocesi di Aquino.

Quindi separa

– il comune di Acquafondata insieme con la parrocchia di Casalcassinese, e il comune di Viticuso dalle diocesi di Isernia e Venafro e li annette alla Abbazia Nullius di Montecassino;

– la parrocchia di Camino del comune di Roccadevandro dalle diocesi di Calvi e Teano e la assegna all’Abbazia Nullius di Montecassino.

Inoltre la Sacra Congregazione stabilisce pure che l’intero territorio della Prepositura di Atina sia conglobato con tutto il territorio dell’Abbazia Nullius di Montecassino, secondo la Bolla Romanus Pontifex emanata da Gregorio XVI nel 1834, sicché d’ora innanzi rimanga soppressa la denominazione di Prepositura.

Le insigni chiese poi e gli annessi monasteri sia di S. Vincenzo alle fonti del Volturno con la cripta di S. Lorenzo, sia di S. Liberatore alla Maiella, che si trovano nei comuni di Rocchetta a Volturno, Castel S. Vincenzo e Serramonacesca, dei quali i primi due col presente Decreto vengono uniti alle diocesi di Isernia e Venafro, e il terzo alla diocesi di Chieti, per il loro particolare carattere monastico apparterranno all’Abbazia di Montecassino e saranno retti a norma del can. 615 del C. I. C.

Il decreto infine stabilisce che:

– eccetto questi ultimi, al territorio dei comuni e delle parrocchie si annettano le chiese, gli oratorii, le case e i cimiteri parrocchiali, le pie fondazioni e tutti gli altri beni e diritti ecclesiastici che in qualsiasi modo spettano alle parrocchie e alle chiese di quei comuni;

– i documenti e gli atti che riguardano le parrocchie di cui si tratta, sono consegnati dalla Curia di provenienzaalla Curia della diocesi a cui le parrocchie devono essere aggregate;

– per quanto poi riguarda il clero, appena il presente Decreto verrà posto in esecuzione, i sacerdoti siano considerati ascritti a quella diocesi nel cui territorio detengono legittimamente un beneficio o un ufficio; gli altri chierici invece rimangono o vengano incardinati a quella diocesi nel cui territorio hanno legittimo domicilio. Si permette tuttavia che l’Ordinario di ciascuna diocesi, per giusti motivi, discussa debitamente la cosa con i sacerdoti e i chierici interessati, disponga diversamente sulla loro incardinazione.

Il decreto fu formalizzato il 24 aprile 1977 con il seguente verbale:

«Oggi, Domenica III di Pasqua, 24 aprile dell’anno del Signore 1977, nella Basilica Cattedrale di Montecassino, alla presenza delle Eccellenze Reverendissime Mons. Martino Matronola, Vescovo eletto titolare di Torri di Numidia, Mons. Achille Palmerini, Vescovo di Venafro e Isernia, Mons. Francesco Amadio, Vescovo di Valva e Sulmona, Mons. Carlo Minchiatti, Vescovo di Aquino-Sora-Pontecorvo e dei Reverendissimi Rappresentanti delle Diocesi interessate. Sua Eccellenza Reverendissima Mons. Romolo Carboni, Arcivescovo titolare di Sidone, Nunzio Apostolico in Italia, per mandato Apostolico dà esecuzione canonica al Decreto della S. Congregazione per i Vescovi del 21 marzo corrente anno, numero di Prot. 61/77 De mutatione finium Montis Casini et Aliarum».

Seguono le firme di  

Martino Matronola, Vescovo tit. eletto di Torri di Numidia, Abate Ordinario di Montecassino

Achille Palmerini, Vescovo di Isernia e Venafro

Francesco Amadio, Vescovo di Valva e Sulmona

Cario Minchiatti, Vescovo di Aquino-Sora-Pontecorvo

Mons. Giovanni Palmesano, Vic. Gen. di Calvi

Mons. Luigi Di Iorio, Vic. Gen. di Teano

Romolo Carboni Arcivescovo tit. di Sidone Nunzio Apostolico.

La nuova configurazione ecclesiastica

Alla diocesi di Montecassino restarono 53 parrocchie3 con le seguenti chiese parrocchiali, oltre la basilica cattedrale:

Cassino: Collegiata di S. Germano Vescovo, S. Andrea Apostolo in S. Antonio di Padova, S. Giovanni Battista, S. Pietro in Castro.

Caira: S. Basilio Vescovo.

Colloquio:S. Scolastica.

Piumarola: S. Giacomo Apostolo

S. Angelo in Th.: S. Giovanni Battista, S. Maria della Valle, Il santuario della Pietà con La chiesa di Maria SS. della Pietà.

S. Antonino: S. Antonino, il santuario dell’Ascenza.

Atina: Cattedrale S. Maria Assunta.

Belmonte Castello: S. Maria Assunta.

Cardito:S. Maria delle Grazie.

Casamarina:S. Giuseppe.

Castelnuovo Parano:S. Maria della Minerva, SS. Annunziata.

Cerreto: S. Maria Goretti.

Cervaro: S. Maria Maggiore, S. Paolo Apostolo, Santuario S. Maria de’ Piternis.

Cocuruzzo: S. Salvatore.

Mortola: S. Maria di Mortola.

Pastenelle:S. Benedetto Abate.

Pignataro Interamna:SS. Salvatore.

Portella:Madonna del Carmine.

Rocca D’Evandro: S. Maria Maggiore, Cappella Madonna del Farneto.

Rosanisco di Atina:S. Maria del Carmine.

S. Ambrogio sul Garigliano: S. Biagio Vescovo.

S. Apollinare: S. Maria degli Angeli.

S. Biagio Saracinisco:S. Biagio Vescovo.

S. Elia Fiumerapido: S. Cataldo Vescovo, S. Sebastiano, Cappella Madonna degli Angeli, S. Maria La Nova, S. Maria Maggiore.

S. Giorgio a Liri: S. Giorgio Martire.

Olivella:S. Maria dell’Ulivo.

Casalucense:S. Maria delle Indulgenze.

S. Pietro Infine:S. Nicola Vescovo, Santuario S. Maria dell’Acqua.

S. Vittore del Lazio: S. Maria della Rosa, S. Nicola.

Settignano: S. Ciro.

Trocchio: S. Lucia Vergine

Vallegrande: S. Anna.

Valleluce: S. Michele Arcangelo.

Vallemaio: S. Tommaso Apostolo.

Vallerotonda: Maria SS. Assunta.

Valvori: S. Maria Addolorata.

Villa Latina: SS. Annunziata.

Acquafondata: S. Giovanni Battista.

Casalcassinese: S. Antonio da Padova.

Viticuso: S. Maria Assunta.

Complessivamente 19 Comuni, tutti nel Lazio, con la sola eccezione di San Pietro Infine e Rocca D’Evandro, tutti e due in provincia di Caserta e da sempre strettamente legati agli interessi cassinesi. Nel 2009 la circoscrizione ecclesiastica di Montecassino contava 79.500 abitanti su un’estensione territoriale di 567 kmq.

Le soppressioni

L’ultima circoscrizione ecclesiastica dell’Abbazia territoriale di Montecassino prima del passaggio alla nuova diocesi.

In pratica tutto ciò che rimase della storica Terra di S. Benedetto, che, in realtà si considera estinta con le soppressioni napoleoniche (promulgate il 13 febbraio 1807), che annientarono la vita dei monasteri: in Italia sopravvissero Montecassino, Cava e Montevergine, ma solo come stabilimenti e senza alcuna giurisdizione.

In quel contesto furono cancellati tutti gli ordini religiosi e le confraternite, ad eccezione dei vescovadi e del clero secolare. Gli edifici e gli altri beni delle istituzioni religiose furono incamerati dallo Stato. I paesi appartenenti alla giurisdizione abbaziale di Montecassino furono divisi tra i vescovi confinanti.

Nel 1815, con il ritorno di Ferdinando IV di Borbone sul trono del regno di Napoli, venne restituito l’esercizio della giurisdizione spirituale.

Abate Donato Ogliari.

Ma col nuovo Regno d’Italia il 17 marzo 1861, vi fu un’altra abolizione delle corporazioni religiose: il monastero venne dichiarato Monumento Nazionale, ma, grazie ad autorevoli interventi dall’esterno, l’abate conservava la sua funzione di Ordinario della diocesi e conservatore dei beni dell’abbazia per conto dello Stato. Le competenze territoriali del novello Monumento Nazionale furono stabilite nel 1872 con l’istallazione di cippi di confine lungo i versanti di Montecassino recanti le lettere “MN”4.

Ma il sentimento di appartenenza alla Terra di S. Benedetto, al di là delle soppressioni, rimase sempre vivo negli animi dei Cassinati, e possiamo affermare che lo è tuttora, nonostante le severe mutilazioni territoriali-ecclesiastiche sopravvenute in questo scorcio di millennio.

Abate Antonio Luca Fallica.

E qui ritorniamo alla data del 23 ottobre 2014 da cui siamo partiti in questo rapido excursus.

Nel secondo anno di pontificato di papa Francesco (23 ottobre 2014), la Congregazione per i Vescovi confermò che «l’abbazia territoriale di Montecassino, con un ambito giurisdizionale ora relativo alla chiesa cattedrale, all’annesso cenobio e al territorio immediatamente circostante con i suoi edifici, costituisce una circoscrizione ecclesiastica equiparata a diocesi».

Nel 2014 alla guidadiMontecassino papa Francesco aveva nominato il monaco Donato Ogliari, sotto il quale l’abbazia tornò a configurarsi come Abbazia territoriale. Vescovo della nuova diocesi Sora, Cassino Aquino e Pontecorvo, fu ed è tuttora mons. Gerardo Antonazzo.

Il vescovo Gerardo Antonazzo.

Ma dall’8 giugno 2022 l’Arciabate e Ordinario di Montecassino, Donato Ogliari, fu destinato da Papa Francesco a guidare la Comunità monastica dell’Abbazia di San Paolo Fuori le Mura a Roma. In attesa della nomina del successore ebbe l’incarico di Amministratore Apostolico dell’Abbazia di Montecassino.

Il cambio della guardia nella prestigiosa abbazia vi fu il 9 gennaio 2023 con la nomina di dom Antonio Luca Fallica, che ne è tuttora abate ordinario.

Quando si dice che l’abbazia territoriale di Montecassino è ora titolare di un ambito giurisdizionale “relativo alla chiesa cattedrale, all’annesso cenobio e al territorio immediatamente circostante con i suoi edifici, e costituisce una circoscrizione ecclesiastica equiparata a diocesi”, sorge la questione circa i reali confini di competenza.

Non trovo da nessuna fonte di informazione se siano specificati dettagliatamente tali confini. Ma comunque siano stati decisi, non posso fare a meno di ritenere che debbano essere quelli segnati nel 1872, che costituiscono anche i confini territoriali della ex città di S. Germano (odierna Cassino) come indicati nel regesto di Bernardo I Ayglerio nel 12785.

1 T. Leccisotti, Bollettino Diocesano di Montecassino, n. 2/1977, pag. 78.

2 Gregorio Magno, Dialoghi, II, 8.

3 Nella Ecclesia Casinensis del 1975 figurano 53 parrocchie e 4 santuari.

4 Si tratta di pietre lavorate con incise le lettere “MN” sormontate da una croce, dove le lettere stanno per “Monumento Nazionale”. «Sappiamo che questi cippi furono collocati il 12 luglio 1872 all’indomani dell’unità d’Italia e dopo la soppressione delle corporazioni religiose avvenuta nel 1866 e applicata due anni dopo, nel 1868. Nel 1872 l’abate Nicola IV d’Orgemont ottenne dal nuovo Stato che l’abbazia di Montecassino fosse dichiarata monumento nazionale e i monaci suoi custodi. Fu pertanto necessario stabilire una delimitazione territoriale dei beni “amministrati” dall’abate e dai suoi monaci: questo il motivo dell’apposizione di quei segnali di confine. Ad oggi ne sono stati individuati tre» (E. Pistilli, I confini di San Germano (odierna Cassino) dal Registro di Bernardo I Ayglerio del 1278, Cdsc-Onlus 2018, pp. 60-61; vd. anche M. Dell’Omo, Montecassino – Un’abbazia nella storia, Montecassino 1999, pp. 105-106).

 5 E. Pistilli, I confini di San Germano, op. cit.

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