PROFILASSI ANTIMALARICA NELLE SCUOLE* (NOSTRA INTERVISTA COL PRESIDE DEL GINNASIO-LICEO)

«Studi Cassinati», anno 2024, n. 2

> Scarica l’intero numero di «Studi Cassinati» in pdf

> Scarica l’articolo in pdf

di

 T[ancredi] G[rossi]

Si propone l’intervista rilasciata all’avv. Tancredi Grossi dal preside Giuseppe Fargnoli relativamente a misure che aveva provveduto ad adottare a favore degli studenti del Liceo classico di Cassino allo scopo di prevenire la diffusione della malaria (provvedimenti ricordati dal figlio Gian Mimì nell’articolo precedente.

In alcuni istituti scolastici dei paesi del Cassinate, la malaria, come ci si riferisce, non risparmia alunni e professori.

Abbiamo voluto, a proposito della malaria, interrogare il dott. prof. Giuseppe Fargnoli, il quale oltre a essere il Preside del R. Ginnasio Liceo «Giosuè Carducci», è un emerito clinico e igienista, per sapere da lui le condizioni di salute degli alunni delle nostre scuole.

Lo abbiamo trovato nel suo gabinetto di lavoro, alle prese con domande e documenti relativi alla recente sessione straordinaria di esami di maturità classica, concessa dal Ministero della P. I. ai reduci di guerra e svoltasi, in queste settimane, nel Liceo di Cassino.

– È vero che in alcuni istituti scolastici dei paesi vicini la malaria infierisce? Che cosa potete dirci degli alunni e dei professori delle scuole di Cassino?

– Posso assicurarti che nessun caso di malaria si è verificato, fino a oggi, tra i professori e gli alunni delle nostre scuole.

Fin dai primi di febbraio, i presidi, i professori, gli alunni e tutto il personale del R. Ginnasio Liceo, della Scuola Media e della Scuola di Avviamento, ogni mattina, verso le ore 10.30 ricevono un abbondante piatto di minestra calda, e subito dopo prendono un preparato profilattico contro la malaria. Tutti eseguono, con ordinato entusiasmo, questa che potrebbe chiamarsi “prescrizione” del Preside del R. Ginnasio Liceo, che non dimentica di essere, innanzitutto, medico.

La malaria – diceva il prof. Celli – bolle nella pentola, e la profilassi, oltre che attuarsi con opere pubbliche di igiene, di bonifica del suolo, di disinfezione abitazioni – come quella delle malattie infettive – non deve trascurare, perché importantissimo, il lato della profilassi individuale. L’individuo, per combattere le malattie, ha bisogno di aumentare la sua resistenza organica, e creare, con mezzi opportuni, una barriera, che impedisca l’entrata, nel suo organismo, dei germi: deve in altri termini, creare in sé quello che chiamasi “immunità”.

Ora, l’iniziativa di somministrare a tutta la famiglia scolastica di Cassino una quotidiana calda minestra, non deve esser confusa con quella che un profano potrebbe semplicisticamente chiamare “refezione scolastica” in quanto essa non è fine a se stessa, ma un mezzo efficace di profilassi contro la malaria, che occorre combattere specialmente adesso, prima che la stagione calda la sviluppi e la diffonda.

Gli alunni, quasi tutti, affluiscono a Cassino da paesi e da contrade limitrofi, e devono percorrere, a piedi o in bicicletta, parecchi chilometri. Essi partono dalle loro case, la mattina, di buon’ora, e vi ritornano nel pomeriggio. Una colazione calda – ben cotta e ben condita – serve a rinfrancarli e a renderli, organicamente, più resistenti. Il preparato antimalarico, che prendono subito dopo, contribuisce ad agguerrire il loro sangue contro il morso del terribile insetto, propagatore della malattia.

– Chi fornisce agli istituti scolastici i mezzi per combattere questa efficace battaglia contro la malaria?

– Gli ingredienti della zuppa sono offerti giornalmente dal locale «Refettorio del Papa», e i medicinali dal Comune. La minestra viene preparata dal personale del Ginnasio Liceo e la cucina è sorvegliata da un professore di turno, libero dalle lezioni.

La benefica iniziativa, presa dal Preside del Ginnasio Liceo di Cassino, va lodata; ma essa andrebbe imitata da tutti coloro che dirigono enti, istituti, società e che, comunque hanno sotto di sé dei dipendenti.

Per Cassino la parola «ricostruzione» non deve significare e riguardare soltanto ricostruzione delle case e della città, ma anche, e specialmente, deve riflettere la paterna cura, da parte delle persone responsabili e competenti della sanità pubblica.

Gli sventurati figli di questa terra, tanto provata, dalle sofferenze e dal dolore, devono essere, comunque e con tutti i mezzi, strappati dagli adunchi artigli della morte, ancora e sempre in agguato.

* «Il Rapido», a. II, n. 9, 25 marzo 1946.

(3 Visualizzazioni)