Sulla proposta di modifica del nome dell’Università degli Studi di Cassino

 

Studi Cassinati, anno 2011, n. 1
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di Gaetano De Angelis Curtis

Le argomentazioni introdotte dal Magnifico Rettore dell’Università degli Studi di Cassino, prof. Ciro Attaianese, sull’esigenza di giungere alla modifica del nome dell’Ateneo possono essere condivisibili. Però, al di là dei sentimenti di appartenenza e senza voler innescare polemiche sul rapporto tra i due soggetti, con i ritardi e alcune scellerate scelte operate, ci si deve interrogare sulla validità o meno di un’operazione con la quale si abbandona il nome della città che ospita il nostro Ateneo per abbracciare quello di una subregionalità la cui titolazione non appare saldamente legata al territorio. A prescindere dalle sensazioni personali che puó evocare l’aggettivo “meridionale“ e la sua valenza che ha assunto nella lingua dell’Italia odierna, più o meno negativa, più o meno positiva a seconda dei punti di vista, va ricordato che nonostante gli antichi romani fossero riusciti a sottrarre tale lembo di territorio ai Sanniti denominandolo Latium novum o adiectum, dall’VIII secolo al XX la zona compresa tra Cassino-Sora e il golfo di Gaeta ha seguito le vicende politiche e amministrative dei vari regni di Napoli e solo a distanza di milleduecento anni, in seguito all’ampio movimento di riforma amministrativo-territoriale varato dal fascismo nel 1927, si è ritrovata reinserita nel Lazio contemporaneo, costruito aggregando aree limitrofe campane, abruzzesi, umbre, e non a caso descritto come “regione definita, regione indefinibile“ in quanto caratterizzato da una configurazione “residuale“ rispetto ai territori circostanti. Da un rapido esame della denominazione delle 79 Università italiane, ma tralasciando quelle di 25 tra Istituti, Politecnici, Libere università ecc., si evince che dieci delle complessive 54 sono identificate sulla base della loro territorialità, che puó essere regionale (“Valle d’Aosta”, “Molise”, “Basilicata“ e “Calabria“), subregionale (“Salento“, “Insubria“ e “Piemonte Orientale“ che riporta anche l’intitolazione ad “Amedeo Avogadro“) o riferita a un’area storica (“Tuscia“, “Sannio“ e “Magna Graecia di Catanzaro“), mentre caso a parte costituisce la “Mediterranea di Reggio Calabria“. Invece quasi i 2/3 delle Università, e cioè 33 su 54, sono identificate dal nome della città che ospita l’Ateneo mentre altre dieci alla o alle sedi hanno aggiunto un elemento caratterizzante (“La Sapienza“, “Tor Vergata“ e “Roma Tre“ per quelle di Roma, “Federico II“, “L’Orientale“, “Parthenope“ e “Seconda università“ per quelle di Napoli, “Ca’ Foscari“ di Venezia, “Gabriele D’Annunzio“ di Chieti-Pescara e “Carlo Bo“ di Urbino). Proprio prendendo spunto da quest’ultima tipologia, più che legare il nome a un territorio storicamente poco definibile e che per delimitazione geografica avrebbe un suo riscontro solo con il “Piemonte Orientale“, si potrebbe ipotizzare il mantenimento dell’attuale denominazione (che meglio di ogni altra individua con esattezza l’ubicazione e la collocazione delle strutture accademiche) cui aggiungere un elemento di caratterizzazione e cioè facendo seguire la titolazione dell’Università degli Studi di Cassino dal nome di un illustre personaggio legato a questo territorio (come per il più importante degli atenei partenopei, per Urbino, per Chieti-Pescara e per il Piemonte Orientale). In tal senso la scelta potrebbe spaziare dalla romanità, alla religiosità, alla contemporaneità o a altri aspetti. Così la prima tipologia potrebbe annoverare figure come Marco Terenzio Varrone o Marco Tullio Cicerone. Il primo pur essendo di origine reatina aveva vasti possedimenti a Cassino (di cui è rimasta traccia nel toponimo delle “terme varroniane“ oltre che nei reperti archeologici fin’ora rinvenuti) con una sontuosa villa, arricchita di statue provenienti dalla Grecia, di piscine, fontane, palestra o gymnasium, biblioteca, terme e una splendida uccelliera in cui trascorreva gran parte del suo tempo e dove, secondo Cicerone, scrisse le sue più importanti opere.
A sua volta Cicerone, una delle figure più rilevanti di tutta l’antichità romana, filosofo, avvocato, scrittore e uomo politico, originario di Arpino fu autore di una vastissima produzione letteraria.
La seconda casistica, legata alla religiosità, potrebbe ricomprendere S. Benedetto da Norcia o S. Tommaso d’Aquino due grandi santi della cristianità che hanno fortemente segnato l’umanità in genere. Il primo, come Varrone, si trasferì volontariamente tra Cassino e Montecassino per fondare quell’abbazia faro di civiltà dal VI secolo in poi, l’altro, “dottore della Chiesa“ formatosi proprio nel millenario cenobio cassinese, ha invece i propri natali in questo territorio, seppur contesi tra Roccasecca e Aquino.
Invece nell’ultima tipologia potrebbe venir incluso il filosofo Antonio Labriola, nato a Cassino, che fu uno dei maggiori protagonisti del mondo culturale e politico italiano di fine Ottocento.

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