UN DIPINTO A PESCOCOSTANZO: MARCO MAZZAROPPI O TANZIO DA VARALLO?

«Studi Cassinati», anno 2024, n. 3

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Alberto Mangiante

Un momento della visita.

L’amichevole incontro organizzato dal Centro documentazione e studi cassinati a Pescocostanzo il 20 agosto 2024 alle presenza di dom Bernardo D’Onorio e del prof. Francesco Sabatini, presidente emerito della “Crusca”, che hanno dialogato sui legami storici intercorsi tra Montecassino e Pescocostanzo, ha offerto l’opportunità per visitare la Basilica di Santa Maria del Colle essenzialmente per vedere da vicino la tela attribuita a Marco Mazzaroppi in cui è presente una veduta della città di San Germano (Cassino).

La tela si presenta molto rovinata in modo particolare nella parte inferiore di destra e avrebbe bisogno di essere restaurata.

La tela attribuita a Marco Mazzaroppi.
Il particolare del volto presente nel dipinto in basso a destra.

Osservando la tela molto da vicino, ho notato, tra quelle che sembrano cadute di colore, un volto molto nitido che però non appare nelle vecchie foto del Ministero. Ho ipotizzato che il volto potesse appartenere all’autore del dipinto oppure al committente dell’opera.

Dall’amico Maurizio Zambardi, che ringrazio, ho fatto scattare delle foto per poterle confrontare con un altro dipinto che avevo notato nell’altare di fronte.

La mia ipotesi è che l’autore della tela sia da riportarsi a Tanzio da Varallo, autore dell’altro dipinto, Madonna dell’incendio sedato, presente nella Basilica.

La tela «Madonna dell’incendio sedato» di Tanzio da Varallo.
Particolare del volto della donna, la baronessa Pompa de Matteis.

Questa mia tesi si basa su alcuni particolari: la figura della Vergine, diversa dall’iconografia del Mazzaroppi, e raffigurante la Madonna del Carmine, un soggetto molto diffuso nel Regno di Napoli; il paesaggio tra i due Santi, molto simile all’altra tela, e raffigurante Pescocostanzo e non San Germano come abitualmente fa il Mazzaroppi; la figura di San Benedetto, per ispirazione simile all’iconografia del Mazzaroppi, ma diversa per la rigidità della figura, per le posizioni delle mani e per il pastorale. Ma quello che a mio avviso potrebbe confermare questa ipotesi, e che può essere la “firma” di Tanzio da Varallo, bravo ritrattista, è proprio il volto dell’uomo che a questo punto potrebbe appartenere al barone Tommaso D’Amata, visto che il volto dell’altro dipinto raffigura la baronessa Pompa de Matteis consorte del barone.

Naturalmente le mie sono solo supposizioni che possono essere confermate con un radicale restauro del dipinto, supportato dal parere di esperti.

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