PIEDIMONTE SAN GERMANO: IL PITTORE MARCO MAZZAROPPI E IL FASCINO DI UN’IPOTESI

«Studi Cassinati», anno 2024, n. 3

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Venerdì 13 settembre 2024 l’Universitas Pedismontis Vetera et Nova, l’Amministrazione comunale e la Pro Loco di Piedimonte San Germano, nell’ambito delle due giorni di manifestazioni denominate «Castrum Pedemontis. Tra arte storia e cultura», hanno provveduto alla presentazione del volume di Giuseppe Pelagalli dal titolo Marco Mazzaroppi. Il fascino di un’ipotesi, ventiduesimo volume della collana dell’Universitas Pedismontis Vetera et Nova diretta dall’infaticabile d. Tonino Martini. Questi ha aperto i lavori con una significativa introduzione, con tanto di commozione, fra fede e arte, cui hanno fatto seguito le relazioni di Gaetano de Angelis-Curtis, presidente del Cdsc-Aps e dell’avv. Lucano Santoro il quale ha diffusamente parlato del suo saggio posto in appendice al volume riguardante le vicende e la committenza di una pala d’altare di Mazzaroppi collocata originariamente nella chiesa della SS. Trinità del Peschio di Alvito e ora trasferita nella chiesa di S. Simeone profeta. Marco Mazzaroppi è stato un valente pittore nato nel 1550 presumibilmente a Piedimonte San Germano, che fin da piccolo ebbe la possibilità di frequentare l’abbazia di Montecassino dove lavorava il padre. Si mise ben presto in luce per le sue qualità artistiche e i monaci benedettini lo mandarono a Roma e in altre botteghe per perfezionare la sua arte. Tornato a Montecassino eseguì numerosi dipinti e affreschi, a lui si deve l’immagine iconogafica di s. Benedetto, e poi gli giunsero molte commesse da varie chiese della diocesi cassinese e oltre. Fu un artista prolifico, molto apprezzato dai suoi contemporanei. Tuttavia la gran parte delle sue opere sono andate perse per motivi disparati: il cambiamento dei gusti del 1700-1800 che portò alla rimozione di suoi quadri nelle chiese; le spoliazioni nei periodi turbolenti; le distruzioni patite dal territorio nel corso della Seconda guerra mondiale a cominciare dal bombardamento di Montecassino. Giuseppe Pelagalli ha compilato un catalogo parziale delle sue opere quelle distrutte e quelle ancora oggi esistenti che si trovano a Montecassino (rinvenute anche tra le macerie), in chiese del territorio (Esperia, Vallerotonda, Alvito, Caprile ecc.), presso il vescovado di Sora (provenienti da Gallinaro, Arce ecc.) ma anche lontane (Arezzo, Pescocostanzo). L’autore ha voluto chiarire il titolo del suo libro in quanto l’ipotesi proposta è quella che uno degli apostoli presenti in una tela conservata a Vallerotonda, raffigurato in modo distaccato e non coinvolto emotivamente, non sia altro che il suo autoritratto. Il pomeriggio si è concluso con un partecipato dibattito dei presenti e per finire è intervenuto il sindaco di Piedimonte, Gioacchino Ferdinandi (gdac).

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