BREVE RASSEGNA DI EVENTI NATURALI E SOVRANNATURALI, TRA CREDENZE RELIGIOSE E SUPERSTIZIONI, ACCADUTI TRA CASSINO E MONTECASSINO

«Studi Cassinati», anno 2024, n. 4

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LAGHI, PIOGGIA, NEVE, INONDAZIONI

«Ci fu un tempo in cui l’intera Valle del Liri era coperta d’acqua. Era il cosiddetto lago Lirino che, nella sua massima estensione, andava da Ceprano a Santa Maria Capua Vetere». Poi nel corso del periodo quaternario scomparve il grande lago ubicato alla base di Montecassino. Le acque lacustri, che occupavano le valli del Rapido e del basso Liri, affluirono al mar Tirreno attraverso uno sfogo dei monti Aurunci;

Nel gennaio e nel febbraio 1233 sopravvenne una abbondanza di piogge e di nevi e rigidezza di temperie che greggi, belvi, uccelli morivano dal freddo e dalla fame. Si congelarono i fiumi, s’inaridirono gli olivi, le viti e gli alberi fruttiferi: il vino, chiuso nelle botti, a stento si liquefaceva all’azione del fuoco; il ghiaccio rendeva immobili i molini; molti furono trovati stecchiti, nel letto: dal che un’immensa carestia, e dopo la carestia, la peste. Poi il 25 aprile 1233, lunedì, verso mezzogiorno a San Germano cambiò la serenità dell’aria che era limpidissima e «all’improvviso infuriò una così grande tempesta e vi fu una inondazione di pioggia proveniente dai monti vicini, mista a grandine, che nella valle l’alluvione allagò alcune case e trasportò con sé nel suo corso le masserizie delle case, olio e molte vettovaglie. Scardinò anche macigni dalle montagne così grandi che non erano capaci di spostarli molte paia di buoi»1;

Non lontano da Caira, nella notte tra il 18 e 19 febbraio 1724, «con un grande fragore, che fece pensare ad un terremoto e indusse ad abbandonare le case, nel luogo dove prima c’erano alberi, furono visti sprofondare otto tomoli di terreno, pari ciascuno a 90 bracci napoletani di otto palmi [circa mq. 15.000]. La profondità raggiungeva 90 palmi napoletani [ca. m. 23]; immediatamente numerose sorgenti che si erano aperte tutt’intorno, cominciarono a riempire [la voragine]. L’acqua, crescendo di giorno in giorno, dopo un mese raggiunse il livello di circa cinque palmi [m. 1,30] dalla superficie dei campi. Tutta la circonferenza del lago è calcolata in 275 bracci napoletani [m. 550]; il diametro, da est ad ovest, è di circa 124 bracci [m. 250], mentre trasversalmente è di circa 139 [m. 280]»2;

Frequenti furono nel corso dei secoli gli allagamenti che interessarono la città di San Germano-Cassino dovuti allo straripamento del fiume Rapido (Caùto). L’inondazione verificatasi il 13 novembre 1893 provocò «gravissimi danni e perfino vittime umane» con la morte di cinque persone, tra cui due bambini3.

EVENTI PRODIGIOSI

Un prodigio narrato da Tito Livio riguarda un enorme sciame di api che invase prodigiosamente il Foro di Casinum nel III sec. a.C. (nel 208 o 212 a.C.): «… Casini examen apium ingens in Foro consedisse»4. Il prodigio è stato raffigurato in un affresco di Sergio Selva ed Enrico Gaudenzi ubicato nella sala consiliare del Municipio di Cassino;

Il logo adottato dall’Università degli Studi di Cassino e del Lazio meridionale raffigura un sole formato da 15 raggi, immerso in una notte stellata e riportante il motto dell’Ateneo «Sol per noctem». Il riferimento è a una prodigiosa apparizione notturna del sole avvenuta a Cassino e riportata da Giulio Ossequenteil quale narra che in una notte del 166 a.C., ai tempi dei consoli Marco Marcello Gaio Sulpicio, molte costruzioni di Cassino furono distrutte da un fulmine abbattutosi sulla città e il sole fu visto per alcune ore anche di notte: «Fulmine pleraque discussa Cassini et sol per aliquot horas noctis visus»5;

Il 28 luglio 1038 un contadino, dopo aver mietuto in un suo campo ubicato allee pendici di Montecassino, mise fuoco alle stoppie. Improvvisamente le fiamme presero vigore e minacciarono l’abbazia quand’ecco che la misericordia divina «creò una piccola nuvoletta nell’immensa vastità del cielo e la spinse sopra l’estensione di tutto il monastero, inaspettatamente, con grande abbondanza di pioggia, che non solo estinse le fiamme dell’incendio vorace ma irrigò abbondantemente tutto il comprensorio di questo luogo». Il contadino che si era pentito e aveva lanciato «lamenti amarissimi», si consegnò spontaneamente al carcere pubblico ma con magnanimità fu lasciato libero6;

L’8 aprile 1095, «dalle otto del mattino fino al crepuscolo furono viste cadere dal cielo verso la plaga occidentale, in ogni parte della terra, innumerevoli stelle». Parimenti nella notte dell’8 aprile 1122, mentre i monaci di Montecassino stavano cantando la «sinassi notturna», «caddero dal cielo innumerevoli stelle, sembrava che piovessero in ogni dove su tutto l’orbe terrestre»7;

«Nel mese di marzo [1223] nella festa di San Benedetto, il cielo apparve tutto rosso di fuoco e in quel giorno piovve terra e cenere»8;

Il 3 giugno 1239, venerdì, verso le tre il «sole si è eclissato»9;

Il 30 luglio 1230 una «specie di peste che viene chiamata bruco si diffuse in tutte le terre del monastero e distrusse tutto il miglio erodendo qualsiasi virgulto verde». Nel (maggio?) 1231 fu pubblicato dall’imperatore un «editto generale per distruggere la grandissima peste di bruchi nelle Puglie e in altri luoghi del Regno. Secondo questo editto gli abitanti di ciascuna terra, nella quale si era diffusa questa peste, di buon mattino, prima del sorgere del sole, dovevano prendere quattro moggi di bruchi e consegnarli a quattro giurati del territorio, per bruciarli sotto pena di un oncia di oro a ciascuno, qualora in questa operazione si mostrasse negligente o colpevole. Comandò che si facesse ciò alle singole terre sotto pena di cento once d’oro a vantaggio del fisco imperiale»10;

Nell’agosto del 1230 giunse a S. Germano – e fu subito divulgata – una lettera di un certo maestro Giovanni da Toledo, che concorde con altri astrologi di Spagna e di Etiopia, preannunziava «fra sette anni, e propriamente in Settembre, un gran terremoto e malattie e mortalità straordinaria, e battagli ed altri spaventosi fenomeni per aria ed in mare: terminava, ammonendo tutti ad uscire, a fabbricarsi delle capanne al largo e a ricoverarsi con le famiglie». Il vaticinio fu composto forse in odio a Federico II poiché terminava con «un’oscura predizione dei pericoli» dovuto al suo regno»11.

FENOMENI NATURALI: NEBBIA, FULMINI

La presenza di nebbia e foschia, fenomeni dovuti alla stagnante umidità, è stata una caratteristica costante della pianura di Cassino.

Non a caso Silio Italico ebbe a definire il territorio alla stregua di nebulosi ruri Casini (Punica IV, 227). Gli antichi abitanti del territorio veneravano divinità pagane come Giove e Venere ma anche il dio «Deluentino», ossia purificatore, il quale con il calore dei suoi raggi dileguava dalla pianura cassinate la nebbia che vi si addensava a causa della presenza di abbondanti acque12;

Invece la città di San Germano-Cassino non ebbe a soffrire per danni provocati dai fulmini. Diversamente le cronache riferiscono di danni nella sovrastante abbazia di Montecassino. Infatti, a causa dell’altezza della montagna dove sorgeva il monastero e della vicinanza delle vette montane circostanti, i fulmini causarono ingenti e ripetuti danni alle strutture, mettendo in pericolo la vita stessa dei monaci nonché provocandone la morte di alcuni di loro. A giudizio dell’abate Angelo Della Noce i fulmini non si abbattevano sulla città in quanto il monastero faceva da parafulmine naturale. I vapori provenienti dalla vallata e dal mare formavano sul monastero delle nubi e i fulmini vi si abbattevano in quanto esso rappresentava il primo manufatto contro il quale urtavano e ciò spiegherebbe pure perché gli edifici più colpiti erano sempre gli stessi (chiesa e campanile) che erano posti nella parte più alta della badia;

Nel corso degli anni i fulmini si abbatterono ripetutamente sulla chiesa e sul campanile di Montecassino. Una volta un fulmine caduto davanti alla porta maggiore uccise un inglese, un orafo, e altre due persone poco distanti ma non colpì un ragazzo che si trovava con loro. Un’altra volta uccise un vecchietto che passava vicino la torre del Paradiso. Quindi nel 1063 il frequente cadere delle «folgori» avevano i «monaci gittati in gravissima costernazione». Il 18 marzo di quell’anno un fulmine colpì i monaci mentre nel coro erano intenti alle «salmodie del mattino» e scoppiando «stese morto al suolo certo Manno sacerdote, ed un novizio fuori di coro, e tutt’i salmeggianti monaci rovesciò a terra con poco di vita oltre al guasto che fece nel monastero». I monaci andarono a consiglio dall’abate e decisero che «per placare l’ira de’ Cieli, nel primo venerdì di ciascun mese digiunassero, andassero in processione a pie scalzi, ed una messa si celebrasse all’uopo; si facessero quotidiane supplicazioni, e bella pubblica messa preghiera ad allontanare i fulmini»13. Quindi a Montecassino giunse Pier Damiani (poi santo e dottore della chiesa) che «introdusse penitenze maggiori per l’ammenda dei peccati così al venerdì si cibavano di solo pane e acqua e fatta la confessione delle colpe si dessero di flagello sulle carni nude»14;

Nell’agosto 1230 un «fulmine cadendo dal cielo colpì il campanile [di Montecassino] e fece crollare a terra tutta la sua parte più alta, tuttavia restarono intatte le campane che erano in esso»15;

Secondo la testimonianza dell’archivista cassinese Erasmo Gattola sabato 20 febbraio 1712 una «terribile tempesta» si abbatté su Montecassino (e San Germano). La caduta di vari fulmini, che colpirono la cupola e il campanile in quanto attratti probabilmente dalle croci, fece molti danni oltre a un morto e alcuni feriti. Ciò che non si spiegava Erasmo Gattola erano i numerosi fori causati dai fulmini alle grondaie e alle lastre di piombo poste a rivestimento della chiesa e della cupola16;

Nel primo trentennio dell’Ottocento a Montecassino vennero registrati almeno ventiquattro rovinosi episodi dovuti ai fulmini. Dopo l’invenzione da parte dei Benjamin Franklin, i parafulmini si diffusero soprattutto in America. Invece in Europa stentarono ad affermarsi in quanto prevaleva la credenza che in caso di maltempo fosse sufficiente suonare le campane della chiesa nella convinzione che il rumore e la protezione divina allontanassero i pericoli del temporale. Quindi nel 1829 fu installato a Montecassino, sotto la direzione di Feliciano Scarpellini, un impianto parafulmine costituito da un sistema di undici aste. Si trattava di un impianto all’avanguardia per i tempi che poi nel corso degli anni subì una serie di modifiche. Una delle prime fu effettuata sulla base della relazione di padre Angelo Sechi in seguito a una sua visita all’Osservatorio Meteorologico appena fondato da d. Giuseppe Quandel nel quale aveva rilevato delle criticità (numero insufficiente, scarsa qualità metallica, corrosione dei materiali, ecc.). Nel 1888 a Montecassino c’erano 34 parafulmini alcuni con punte a raggiera di quattro elementi al platino. Ancora nel 1892 fu aumentato il numero di parafulmini a 41 che poi vennero collegati fra essi con corde di rame; altre migliorie furono apportate dal monaco scienziato cassinese d. Bernardo Paoloni. Scriveva proprio d. Bernardo Paoloni che «questa dei parafulmini è un’altra bella pagina che Montecassino aggiunge al progresso della scienza italiana, perché l’impianto dei parafulmini fatto a Montecassino nel 1829 se non il primo d’Italia, fu certamente il più grandioso e il migliore impianto fatto nella prima metà del secolo XIX»17;

Nella tradizione popolare Santa Scolastica, sorella gemella di S. Benedetto, era invocata per sfuggire al pericolo dei fulmini.

(a cura di gdac)


 

1 Riccardo da San Germano, La cronaca, traduz. di Umberto Caperna, Tip. F. Ciolfi, Cassino 2013, pp. 239-241.

2 E. Gattola, Accessiones, II, p. 748.

3 Cfr. G. de Angelis-Curtis, L’epidemia di colera del 1893 a Cassino tra ispezioni, inondazioni e scioglimento dell’Amministrazione Iucci, in «Studi Cassinati», a. XX, nn. 1-2, gennaio-giugno 2020, pp. 20-33.

4 T. Livio, Ab urbe condita, XXVII, 23.

5 G. Ossequente, Liber prodigiorum, 12.

6 Leone Marsicano o Hostiense e Pietro Diacono, Cronaca monastero cassinese, a cura di Francesco Gigante, Francesco Ciolfi Editore, Cassino 2016, p. 267.

7 Ivi, pp. 539, 679.

8 Riccardo da San Germano, La cronaca … cit., p. 117.

9 Ivi, p. 273.

10 Ivi, p. 199.

11 Ivi, pp. 211-213.

12 L. Fabiani, La Terra di S. Benedetto, vol. I, Miscellanea cassinese, Montecassino 1968, p. 12

13 Leone Marsicano o Hostiense e Pietro Diacono, Cronaca monastero cassinese … cit., p. 369.

14 L. Tosti, Storia della Badia di Montecassino, tomo I, libro III, Montecassino 1842, pp. 324-325.

15 Riccardo da San Germano, La cronaca, … cit., p. 203.

16 T. Leccisotti, Montecassino, 10a ediz., Montecassino 1983, p. 93.

17 Fulmini a Montecassino, in A. Gallozzi (a cura di), Territorio, città e architettura, Montecassino e Cassino, Arte Stampa Editore, Roccasecca 2020, pp. 105-125.

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