Studi Cassinati, anno 2011, n. 1
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di Emilio Pistilli
Il tributo di sangue dei Cassinati nelle guerre del XX secolo è stato notevole. Ne troviamo conferma nel Martirologio di Cassino, da noi pubblicato in due successive edizioni e nel “Muro del Martirologio” della Città Martire che ne raccoglie gli elenchi.
Tra le migliaia di caduti vanno evidenziati coloro che hanno coscientemente fatto sacrificio di sé in nome di un ideale e per alto senso del dovere. Mi riferisco ai numerosi militari caduti in servizio meritevoli di decorazione al valor militare. Per alcuni di essi la città di Cassino ha conservato memoria nella toponomastica comunale o nell’intitolazione di strutture pubbliche, come la scuola media Giovanni Conte. Tuttavia lo ha fatto in maniera discutibile ed incompleta. Le insegne stradali, infatti, si limitano a recare solo il Cognome e l’iniziale del nome, senza alcun riferimento al motivo dell’intitolazione.
È il caso della via “P. Falese”. Sono tanti a chiedersi chi fosse questo “P.”: Pietro, Pasquale, Paolo? E perché gli è stata intitolata una via del centro urbano? È stato un letterato, un amministratore, un patriota o che cosa?
A quel funzionario comunale che ebbe il compito di approntare le targhe della toponomastica cosa costava aggiungere, nel caso di Falese per esempio, “Medaglia d’Argento nella 1ª guerra mondiale”?
Per molti anni ho fatto parte della Commissione comunale per la Toponomastica e a più riprese ho chiesto che si apponessero delle didascalie al di sotto dei nomi incisi sulle targhe, almeno di quei personaggi o di quei toponimi non noti alla storia nazionale, ma lo zelo degli amministratori chiamati a tale compito era rivolto a ben altri problemi.
Ma torniamo al sacrificio di nostri concittadini limitandoci, però, alla prima guerra mondiale. Tra le decorazioni al valor militare troviamo la Medaglia d’Oro, ben nota, di Enrico Toti – al quale di recente è stato innalzato un monumento bronzeo –, poi nove Medaglie d’Argento e cinque di bronzo. È opportuno elencarli tutti, visto che di gran parte di essi si è perso ogni ricordo.
Enrico Toti, deceduto a Monfalcone, M. d’O.
Carlo Currò, M. d’A.
Angelo Malatesta, sul Carso, M. d’A.
Angelo Manfredi, sul Carso, M. d’A.
Benedetto Nardone, sul Piave, M. d’A.
Renato Penta, sul Piave, M. d’A.
Alberto Sacco, M. d’A.
Carlo Turco, sul Carso, M. d’A.
Antonio Valente, M. d’A.
Guido Di Palma, sul Monte Assalone, M. d’A. e di Br.
Francesco Coppola, sul Carso, M. di Br.
Mario Golini Petrarcone, in Val D’Assia, M. di Br.
Michele Tortolano, a Brescia, M. di Br.
Rimaniamo, per ora, al caso di P. Falese e cerchiamo di saperne qualcosa di più.
Il nome completo è Peppino Falese, deceduto sul fronte del Carso il 25 gennaio 1917 e decorato con Medaglia d’Argento al valor militare.
Questa la motivazione:
“ Soldato 228° reggimento fanteri
a, nato il 6 novembre 1898, morto il 25 gennaio 1917 sul Carso per ferite
riportate in combattimento.
Durante l’azione per la riconquista d’una trincea, si offriva volontariamente per esplorare il terreno insidioso. Rioccupata la posizione, di sua iniziativa, provvedeva al collegamento con i reparti laterali, cadendo colpito a morte mentre riferiva l’esito della ricognizione eseguita. – Vertojba, 23-24 gennaio 1917“.
Va notato che nel medagliere del Ministero della Difesa è erroneamente registrato come Giuseppe, anziché Peppino, mentre non è addirittura presente nel database delle decorazioni della Presidenza della Repubblica.
Peppino non fu uno dei famosi “ragazzi del ‘99” solo perché nato un anno prima (6.11.1898), tuttavia va evidenziata la sua giovanissima età nel volontario arruolamento: erano i tempi in cui l’amor di Patria ed il senso del dovere erano valori ancora trainanti per la gioventù italica.
Riportiamo qui una scheda del nostro eroe redatta molti anni fa dal compianto Antonino Modica.
“Volontario nella Guerra 1915/18, ancora minorenne, fu destinato al 228° Reggimento Fanteria, operativamente impegnato sul Carso, estrema regione delle Alpi Orientali fra l’altopiano della Bainsizza, il Quarnaro e 1’Istria. Subito distintosi per coraggio, perspicacia e spirito d’iniziativa, fu prescelto per il Plotone Esploratori che aveva compiti particolarmente difficoltosi che richiedevano prontezza di riflessi, ardimento e, talvolta, temerarietà.
Non disponendo all’epoca di mezzi di trasmissione e non sapendo come comunicare con i propri comandi, gli esploratori avevano l’incarico di attraversare le linee del fronte, penetrare in territorio nemico, raccogliere notizie sulla presenza, qualità, consistenza dei reparti nemici, armamento, spostamenti, nonché tutte quelle informazioni utili alla raccolta delle operazioni belliche non altrimenti acquisibili se non ‘a vista‘.
Il giovane aveva già ampiamente dimostrato la sua abilità in tal genere di servizi riuscendo ad attraversare più volte la linea del fuoco, per cui fu aggregato ad uno speciale reparto di Carabinieri Reali al quale era devoluto il servizio informazioni in zona di guerra.
Il caso volle che al rientro da uno dei soliti servizi, in zona carsica, il giovane si imbattesse in una pattuglia con a capo l’Ufficiale dei CC.RR. da cui egli dipendeva. Mentre riferiva l’esito della missione al suo superiore, i1 gruppo fu circondato ed attaccato dal nemico. Il fante esploratore fu ferito mortalmente da un ‘cecchino‘ appostato in una baita poco lontano, mentre infuriava il conflitto a fuoco. Fu sepolto, in loco, dai commilitoni in fretta e furia per ragioni di riservatezza, tanto che non si sono mai avute notizie certe sull’ubicazione di quella frettolosa e subito dimenticata sepoltura.
Al giovane Falese fu conferita la Medaglia d’Argento al V.M.
I1 testo della motivazione è necessariamente impreciso e riduttivo, tenuto conto che, all’epoca, era vietato ufficializzare tutto ciò che sapeva di spionaggio e controspionaggio. Tuttavia l’Arma dei Carabinieri non ha dimenticato questo giovanissimo Fante che al momento della morte era alle dipendenze ‘funzionali’ di uno
speciale reparto dell’Arma, tanto che nella sede dell’Associazione Nazionale Carabinieri di Cassino la sua foto, con relative Medaglia d’Argento e motivazione, è esposta fra i Carabinieri cassinati Caduti di tutte le Guerre.
Nota patetica: A guerra finita, la Madre del giovane Fante esploratore, signora Lavinia Del Greco Falese, per
giorni girovagò nelle campagne di Vertojba, fra le desolate doline del Carso, nella vana speranza di trovare e riportare a casa i resti del figlio, per avere una tomba su cui piangere“1.
Il Commissariato Generale Onoranze Caduti in Guerra (“Onorcaduti”) riporta il luogo della sepoltura: Sacrario Militare di Oslavia, ma si tratta di una indicazione convenzionale, visto che in quel sacrario sono stati sepolti i resti di migliaia di caduti non identificati.
Ora Cassino ricorda Peppino Falese con l’intitolazione di un vicolo cittadino senza numero civico e con la targa che abbiamo visto sopra. Analoga sorte per la Medaglia d’Oro Giovanni Conte, caduto nella guerra di Spagna.
Una città che si fregia del titolo di “Città Martire per la Pace” non sente il bisogno di onorare diversamente i suoi martiri?
1 Notizie raccolte dal Col. CC. (r) Antonino Modica, quando era Presidente del1’Associazione Nazionale Carabinieri di Cassino, ed apprese “ad memoriam” dalla viva voce di ex Combattenti e Reduci cassinati, purtroppo, oggi, scomparsi.
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