Miliari di epoca borbonica lungo la via Appia nell’ex distretto di Gaeta

 

Studi Cassinati, anno 2011, n. 1
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di Ferdinando Corradini

È noto che la realizzazione della via Appia fu iniziata nel 312 a.C. dal censore Appio Claudio Cieco per collegare Roma con Capua. Meno noto è che nel corso del Medioevo la sua manutenzione fu alquanto trascurata, tanto che divenne di difficile percorribilità, e, insieme con la funzione, se ne perse anche il nome, tanto è vero che, fra la fine del ’700 e gli inizi dell’ ‘800, veniva indicata come “la regia strada di Roma” o, più semplicemente, “la strada” ovvero “il cammino di Roma”. Ancor meno noto è che un importante intervento di ripristino della stessa fu operato in epoca borbonica, allorché furono ricostruiti anche numerosi ponti che permettevano di superare i corsi d’acqua che la strada incontrava nel suo percorso1. Fu in quest’occasione che venne realizzato il ponte a catenaria sul Garigliano, il primo di questo tipo a essere costruito in Italia. I lavori per la sua realizzazione iniziarono sotto Francesco I (1825-1830); l’inaugurazione avvenne il 10 maggio 1832 alla presenza del re Ferdinando II di Borbone2.
In contemporanea al ripristino di tale strada, la corte borbonica prese l’iniziativa di realizzarne un’altra, che, passando per San Germano (odierna Cassino) e Arce, collegava Napoli con Roma passando nell’interno3. Entrambe tali strade, una volta ultimate, vennero indicate con il termine generico di “Consolare”, forse perché, a imitazione delle strade rotabili di epoca romana, seguivano dei percorsi di fondovalle4. Superfluo aggiungere che, in contemporanea, nello Stato pontificio si provvedeva alla realizzazione dei tratti di strada rotabile che fungevano di complemento a quelli realizzati nel Regno delle Due Sicilie: ciò al fine di creare un duplice collegamento rotabile fra Roma e Napoli.
Entrambe le strade, nel territorio borbonico, furono dotate di colonnette miliari in pietra calcarea. Tali colonnette indicavano la distanza da Napoli, città capitale del Regno. Il miglio napoletano era pari a 1.851 metri5. Già ho avuto modo di pubblicare le colonnette miliari posizionate sulle vie Casilina e Valle del Liri nell’ex distretto di Sora6. Vengo ora a divulgare le colonnette che ho rinvenuto lungo l’odierna via Appia nell’ex distretto di Gaeta, avvertendo che di quest’ultimo facevano parte i circondari di Gaeta, Fondi, Pico, Roccaguglielma (odierna Esperia), Traetto (odierna Minturno), e, a sud del Garigliano, Roccamonfina, Sessa (odierna Sessa Aurunca) e Carinola7. Sia il distretto di Gaeta che quello di Sora erano ricompresi nella provincia di Terra di Lavoro, con capoluogo a Caserta, di cui, com’è noto, hanno fatto parte fino al Ventennio fascista, allorché, nel Lazio meridionale, furono istituite le province di Littoria (poi Latina) e Frosinone. I Comuni della odierna provincia di Latina che erano ricompresi nel Regno delle due Sicilie e nella provincia di Terra di Lavoro sono quelli contraddistinti dal prefisso telefonico 0771. Analogamente, nella odierna provincia di Frosinone, sono quelli connotati dal prefisso teleselettivo 0776.

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La prima colonnetta che ho rinvenuto è quella recante il numero 37, posta al chilometro 162,688 circa della via Appia. La stessa sporge dal piano di campagna circa sessanta centimetri. Al km. 160,760 circa ho rinvenuto il miliario successivo, il n. 38, che sporge dal terreno circa quaranta centimetri. Entrambi sono correttamente posizionati, vale a dire si trovano sulla destra per chi provenga da Napoli e presentano i numeri rivolti verso la strada, in modo da essere visibili da entrambi i sensi di marcia. Il secondo presenta una sbreccatura nella parte più alta, verso l’esterno della strada; il pezzo mancante, al momento del sopralluogo, avvenuto nel gennaio del 2010, si trovava nel vicino campo. Incongruente appare la distanza fra gli stessi, che è di metri 1.928 circa, superiore, quindi, ai 1.851 metri del miglio napoletano. Non è da escludere che gli stessi abbiano subito qualche spostamento, oppure, ipotesi più probabile, che io abbia commesso qualche errore nel rilevarne il posizionamento. Tale rilievo, infatti, per questi come per successivi migli, è stato da me effettuato con mezzi e metodi assolutamente empirici. Né di grande aiuto mi sono state le indicazioni dei “cento metri”, poste fra un chilometro e l’altro, talvolta mancanti. Noterà, peraltro, il lettore, come man mano che sale il numero dei migli, che indicano la distanza da Napoli, scende quello dei chilometri, che indicano la distanza da Roma e sono posti sulla destra per chi venga da quest’ultima città.
Superato il Garigliano sul ponte costruito nell’immediato dopoguerra, si entra nel territorio dell’attuale Lazio e della provincia di Latina, lasciando quello della Campania e della provincia di Caserta.
Una ventina di anni fa, alla località Simonelli di Minturno, ricordo di aver visto un miliario, in posizione orizzontale, nel cortile posto sul retro del fabbricato, situato a monte della via Appia, in cui allora aveva sede la farmacia. Tale miliario, di cui non rilevai il numero, però, oggi non è più presente in situ.
Al centro di Scauri, frazione di Minturno, al km. 151,634 circa della via Appia, all’altezza del numero civico 1013, ove ha sede il negozio Italia Market, si rinviene, correttamente posizionato, il miliario n. 43. A circa venti metri dallo stesso, verso Napoli, si stacca, a monte, la traversa denominata “via Miglio”. Mi è stato riferito che lo stesso sporgeva dal suolo di pochi centimetri e che qualche anno fa è stato fatto esumare dalla dr.ssa Giovanna Rita Bellini, della soprintendenza archeologica. Sarà forse questo il motivo per il quale il mio informatore era pronto a giurare si trattasse di un miliario “dell’impero romano”. Oppure, atteso che dei Borbone o, come solitamente si dice, “Borboni”, solitamente si parla soltanto ed esclusivamente male, al mio interlocutore deve essere parso strano che gli stessi possano aver realizzato un’opera pubblica tanto utile alla collettività, sulla quale egli gestisce una ben avviata attività commerciale.
In territorio di Formia, alla località Santa Croce, all’altezza del civico 523, al km. 147,930 circa della via Appia, si rinviene il miliario n. 45, correttamente posizionato.
Più avanti, verso Roma, sempre nel territorio del Comune di Formia, all’altezza del civico 215, ove è un negozio di “Sanitaria e Ortopedia”, al km. 144,228 circa, si rinviene la colonnetta miliaria n. 47. A trenta metri circa dalla stessa, verso Roma, a monte, si stacca la via San Pietro. È posizionata in modo che il n. 47 prospetti verso Napoli, e non, come per le altre, e come dovrebbe, verso la strada. Probabilmente, in occasione della realizzazione del marciapiedi su cui si trova, è stata esumata e riposizionata, facendola ruotare di novanta gradi verso Napoli. Meglio “ruotata” che scomparsa.
Nel centro storico di Formia, anzi, per essere più precisi, di Mola, alla via Abate Tosti, fra i civici 104 e 106, rinveniamo il miglio n. 48, correttamente posizionato, sulla destra per chi viene da Napoli e con il numero che guarda la strada. Dal punto in cui si trova si stacca, a monte, il “vicoletto” denominato, sicuramente non a caso, “del miglio”. La presenza di questa colonnetta ci fa capire come il tracciato borbonico della strada passasse nel centro di Formia e, conseguentemente, quali vantaggi economici questa città abbia avuto dalla stessa, che escludeva dal suo tracciato Gaeta.
Lasciato il centro di Formia e superata la tomba “di Cicerone”, al km. 138,698 circa della via Appia, si rinviene la colonnetta n. 50. La stessa è posizionata sul lato sinistro per chi viene da Napoli, e non come tutte le altre finora rinvenute, e come dovrebbe, sul lato destro. L’importante è averla rinvenuta. Segnalo che la prima cifra del numero sembra essere un TRE, anziché, come effettivamente è, un CINQUE. Tale circostanza si ripete anche nelle colonnette successive della decina che inizia con quella ora presa in esame.
Superato il centro di Itri, al km. 131,316 circa della via Appia, rinveniamo il miglio 54, correttamente posizionato.
L’Appia, verso Fondi, continua a salire. Superato il valico, prende a scendere. Al km. 129,500 circa, allorché disegna una curva a sinistra, se ne stacca, a mo’ di tangente, una strada non asfaltata, che altro non è se non l’antico tracciato romano e borbonico. Percorsa tale via bianca per circa cinquanta metri, si rinviene, sulla destra, fra la fitta vegetazione, il miglio 55 che sporge di pochi centimetri dal piano di campagna. Lo stesso mi è stato indicato dal prof. Antonio Di Fazio di Fondi, che ringrazio.
Si continua a percorrere a piedi, non senza difficoltà, l’antico tracciato romano/borbonico, che, per un tratto, scompare in mezzo ai campi di inconsapevoli agricoltori. Più avanti, superato l’odierno tracciato della via Appia, si riprende l’antico e originario, che è stato lodevolmente musealizzato per un buon tratto, da qualche anno a questa parte, a cura del Parco dei Monti Aurunci. Lungo lo stesso rinveniamo la colonnetta n. 56, correttamente posizionata.
Continuando a seguire il tracciato più antico, riprendiamo quello odierno della via Appia. Poco prima di entrare nel centro di Fondi, al km. 121,369 circa della stessa, addossato ad un antico muro in pietra calcarea, rinveniamo il miglio n. 59, che presenta il numero girato verso Roma, e non, come dovrebbe, verso la strada.
Nel territorio del Comune di Monte San Biagio, al km. 114,100 circa della via Appia, rinveniamo, poi, il miglio n. 63, correttamente posizionato.
Pochi metri più avanti della Portella, al km. 111,278 circa della via Appia, rinveniamo quello che, con ogni probabilità, è il miglio 64. Non si può affermarlo con certezza, in quanto il numero non è visibile, atteso il suo stato di interramento. Vi è da aggiungere che la sua distanza – ammessi che siano esatti i calcoli da me eseguiti – non è congrua con il precedente e con il successivo, che pur si trovano a distanza congrua fra loro. È probabile, quindi, che qualcuno lo abbia rimosso dal sito originario e, pensando di meglio tutelarlo, lo abbia posizionato in prossimità della Portella, che costituisce un importante monumento del passato.
Più avanti, poi, al km. 110,405 circa della via Appia, rinveniamo il miglio 65, correttamente posizionato, anche se leggermente inclinato verso l’esterno della strada.
Procedendo verso Terracina e Roma non se ne rinvengono altri. Il motivo è semplice: ormai, superata la Torre detta dell’Epitaffio, siamo entrati nel territorio dell’ex Stato pontificio, oggi connotato dal prefisso teleselettivo 0773. In fondo, le colonnette che abbiamo rinvenuto, non sono che un segno che differenzia la parte meridionale della provincia di Latina da quella settentrionale, e ci ricordano come l’odierno territorio di questa provincia, per secoli, sia stato diviso fra quello di due Stati sovrani8.

1 V. A. Di Biasio, Territorio e viabilità nel Lazio meridionale. Gli antichi distretti di Sora e di Gaeta. 1800-1860, Armando Caramanica Editore, Marina di Minturno 1997, pp. 37-44.
2 A. Di Biasio, Il passo del Garigliano nella storia d’Italia. Il ponte di Luigi Giura, Armando Caramanica Editore, Marina di Minturno 1994, p. 250.
3 Anche per tale strada, cfr. A. Di Biasio, Territorio e viabilità …, cit., pp. 45-54. La stessa corrisponde alle odierne vie Casilina e Valle del Liri
4 Per l’utilizzazione del termine “Consolare” per indicare l’odierna via Appia, cfr. G. e A. Mansillo, Odonomastica monticelliana, Comune di Monte San Biagio 2005, p. 59, dove è riportata una delibera del Decurionato del 1847. Relativamente alla vie Casilina e Valle del Liri, v. B. Scafi, Notizie storiche di Santopadre, Tipografia di Carlo Pagnanelli, Sora 1871. Rist. anast. a cura del Comune di Santopadre, tipografia Pasquarelli, Sora 1979, p. 98.
5 cfr. B. Scafi, Notizie storiche…, cit., p. 173.
6 F. Corradini, La via Consolare borbonica da Cassino a Sora. Rassegna delle colonnette miliari superstiti, in Studi Cassinati, anno VIII – n. 2 (Aprile –Giugno 2008). pp. 107-117.
7 Cfr. B. Marzolla, Pianta della provincia di Terra di Lavoro, Napoli 1850.
8 Un ulteriore segno di tale differenziazione è costituito dalle colonnette in pietra che delimitavano la frontiera fra i due Stati. Per le stesse, cfr. A. Farinelli – A.T. D’Arpino, Testimoni di Pietra. Storia del confine tra Regno delle Due Sicilie e Stato Pontificio, Aleph editrice, Luco dei Marsi (AQ) 2000.

 

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