San Pietro Infine Convegno sull’Abate Marcone custode della Sacra Sindone a Montevergine

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Studi Cassinati, anno 2009, n. 3
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Interventi di grande interesse e notevole partecipazione di pubblico al Convengo sull’Abate Marcone, tenuto sabato 5 settembre. Dopo un complesso e impegnativo lavoro di preparazione, l’Associazione Ad Flexum, in collaborazione con l’Associazione Oikìa, hanno visto coronato di successo il loro progetto. Il convegno si è svolto nella chiesa di San Nicola di San Pietro Infine e, nonostante il caldo afoso, la chiesa era affollata e il pubblico era attento alle parole dei relatori che si sono susseguiti. Una interessante mostra fotografica è stata allestita nei lati del transetto. Le gigantografie, fornite dalla comunità monastica di Montevergine, hanno messo in risalto gli ottimi rapporti che intercorrevano tra l’Abate Marcone e la Casa Savoia, in particolare con Vittorio Emanuele III e con il Principe Umberto. Altre foto erano relative alla Sacra Sindone e alla sua preziosa custodia in argento smaltato, recante i simboli della Passione di Cristo.
Nelle prime file dei banchi vi erano i nipoti e i pronipoti dell’Abate Marcone e molte autorità civili, tra cui ricordiamo, oltre al sindaco e agli amministratori di San Pietro Infine, anche i sindaci dei comuni di Conca Casale, Pietravairano, Conca della Campania e Mignano Montelungo.
Monsignor Lucio Marandola, in qualità di “padrone di casa” ha salutato i presenti e augurato buon lavoro. Ha poi ceduto la parola al moderatore Federico Marcone, che ha sostituito padre Riccardo Guariglia, assente per motivi organizzativi interni all’Abbazia. Poi, a seguire, vi sono stati i saluti di Maurizio Zambardi, presidente dell’Associazione Ad Flexum, Roberto Campanile, presidente dell’Associazione Oikìa e sindaco di Mignano Montelungo, poi è stata la volta del sindaco di San Pietro Infine Fabio Vecchiarino. Relatori sono stati Don Faustino Avagliano, che dopo aver portato i saluti di S. E. Dom Pietro Vittorelli, ha relazionato sui Rapporti tra l’Abbazia di Montecassino e l’Abbazia di Montevergine agli inizi del ’900. A seguire, Aldo Zito che ha parlato dell’Abate filosofo, Mons. Lucio Marandola che ha parlato delle Pastorali dell’Abate Marcone. Poi Padre Andrea Cardin, in rappresentanza dell’Abate di Montevergine dom Beda Paluzzi, ha parlato dei rapporti tra l’Abate Marcone e la Casa Savoia, Maurizio Zambardi ha parlato dell’Abate Marcone custode della Sacra Sindone, Bernardo Pirollo dei ricordi della famiglia e Lucia Marcone delle opere edilizie realizzate a Montevergine e Mercogliano dall’Abate Marcone.
A breve saranno pubblicati gli atti del convegno. Il Presidente Zambardi ha poi comunicato che è intenzione dell’Associazione Ad Flexum organizzare prossimamente un pellegrinaggio alla celebre Abbazia di Montevergine.
Dopo il convegno sono state donate ai parenti delle targhe ricordo dell’evento da parte dell’amministrazione comunale, mentre i soci delle due associazioni hanno fatto dono ai relatori e a i parenti di alcune stupende campane del giubileo del 2000, prelevate direttamente dalla Premiata Fonderia Marinelli di Agnone.
È stato quindi distribuito l’interessante libro di Giovanni Mongrelli O.S.B. “L’Abbazia di Montevergine durante il governo dell’Abate Marcone”, un volume di 256 pagine, edito dalle Edizioni Eva di Venafro, ristampa anastatica del capitolo riguardante l’Abate Marcone dal volume “Storia di Montevergine e della Congregazione Verginiana – Volume VII – L’Abbazia di Montevergine nel periodo contemporaneo (dal 1879 ai nostri giorni) – Avvenimenti esterni dell’Abbazia” (Avellino 1979).
Finiti i lavori del convegno i partecipanti si sono recati in Piazza Mercato che per l’occasione è stata intitolata all’Abate Marcone, dove il nipote omonimo Giuseppe Ramiro Marcone, insieme al pronipote Federico Marcone, hanno scoperto una splendida lapide con bassorilievo in bronzo raffigurante l’abate, opera dell’artista sampietrese Rosario Parisi.

Don Giuseppe Ramiro Marcone
Don Ramiro Giuseppe Marcone nasce a San Pietro Infine (CE) il 15 marzo 1882. Inizia il suo cammino monastico nell’abbazia di S. Giuliano d’Albaro in Genova, dove il 30 novembre 1898, sedicenne, professa il triplice voto di “povertà”, “castità” e “obbedienza”.
Mandato a perfezionarsi nelle discipline filosofiche e teologiche nel collegio internazionale di S. Anselmo in Roma, consegue la laurea di dottore in Filosofia. Finiti gli studi nel luglio del 1907, nell’ottobre dello stesso anno torna a S. Anselmo per intraprendere l’insegnamento di storia della filosofia. Per la sua fama di eccellente professore e per la pubblicazione di un’opera di storia della filosofia, è annoverato tra i soci dell’Accademia filosofica di S. Tommaso d’Aquino.
Nell’anno 1915, giovane professore e vice-rettore dell’Ateneo di S. Anselmo, viene chiamato alle armi col grado di tenente di complemento. Mons. Marcone, oltre ad essere un monaco esemplare, un valente professore, si dimostra anche un prode soldato, meritando encomi solenni per atti di valore nell’esercitare con zelo l’ufficio di cappellano. L’11 marzo 1918, viene nominato dal Santo Padre, Benedetto XV, abate ordinario dell’Abbazia Nullius di Montevergine. Regge la Congregazione per ben 36 anni, dal 1918 al 1952. In questo lungo lasso di tempo il suo impegno non si limita a quello di monaco, padre e maestro, ma con la sua tenacia ed intraprendenza dà impulso alla rinascita spirituale e religiosa della Congregazione, cura la ristrutturazione del Santuario e dell’Abbazia, si dedica ad attività sociali e di apostolato, da buon diplomatico intensifica i rapporti con le varie cariche ecclesiastiche, istituzionali e, con Casa Savoia, porta a compimento la strada rotabile per Montevergine, dà incremento alla costruzione della funicolare, al bar-ristortante-albergo “Romito”, costruisce l’orfanotrofio femminile dipendente dalla Congregazione e fonda la Congregazione delle Suore Benedettine.
Nel periodo della seconda guerra mondiale ospita nel palazzo di Loreto gli abissini e durante il bombardamento del 14 settembre ad Avellino offre un sicuro rifugio agli sfollati. Per oltre sette anni, dal 1939 al 1946, custodisce segretamente presso l’Abbazia di Montevergine, su incarico del re Vittorio Emanuele III e del Papa, la Sacra Sindone.

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