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Studi Cassinati, anno 2009, n. 3
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di Giovanni Petrucci
In genere quasi tutti i libri di storia che trattano delle quattro battaglie di Cassino riferiscono che gli Americani della 36a Divisione, nel tentativo di passare il Rapido nei pressi di S. Angelo in Theodice, subirono una vera e propria carneficina con oltre 1.700 morti durante la fase di attacco nella prima battaglia del 20-23 gennaio 1944.
Il fiume che questi testi chiamano Rapido in effetti era il Gari che sorge proprio nell’interno di Cassino. Il Rapido proviene da S. Elia, scorre nella zona pedemontana del monte Cairo, si distanzia dal territorio di Cassino con un’ampia curva e confluisce nel Gari più a nord di S. Angelo in Theodice nei pressi di Ponte Marozzo, tra il borgo Mastronardi e Colle Jarone”1. Quindi non è il Gari che si versa nel Rapido, come pure si trova segnato, ma il contrario.
Quasi tutte le cartine che corredano la descrizione del tentativo di passaggio riportano che dinanzi a S. Angelo, dove per due giorni si combatté spietatamente con quasi duemila morti, scorre invece il Rapido.
“Il combattimento entrò nel vivo quando la 36a Divisione americana (Texas) penetrò nei campi allagati, pieni di mine, per raggiungere la riva del Rapido, e nei due giorni e due notti drammatici che un giornalista americano descrisse poi, forse esagerando un poco, come il ‘maggior disastro delle armi americane dopo Pearl Harbor’ […]”2
“[…] Il superamento del fiume Rapido nei pressi di S. Angelo in Theodice da parte della 36a Divisione Texas, si è ridotto in un disastro”3.
“Poco dopo le otto di sera, alcuni reparti attraversarono il Rapido […]. Così la mattina del giorno 21, sulla riva nemica del Rapido restavano solo gli uomini di testa del 141° reggimento […]. All’alba il comandante della divisione impose che anche il resto del 141° attraversasse il Rapido sotto la protezione di una cortina di fumo […]”4.
[…] Il “punto chiave del settore si trovava a S. Angelo in Theodice, una piccola località situata a qualche metro al di là del Rapido, che gli alleati avevano distrutto già tempo prima […]”5.
“Nel frattempo il II corpo d’armata americano era stato attivamente impegnato nel lavoro di bonifica dei campi minati lungo i sentieri che conducevano al fiume e aveva portato più avanti, verso la riva, le imbarcazioni, il materiale per i ponti e le munizioni, limitando i propri movimenti lungo il Rapido o nelle sue immediate vicinanze esclusivamente alle ore notturne, perché chi si muoveva durante il giorno era esposto al tiro persistente delle artiglierie e dei mortai […]”6.
“A notre gauche, le 2e C. A. américain éprouve de très sérieuses difficultés à franchir le Rapido. Après 36 heures de combats acharnés il n’a pu encore jeter sur l’autre rive que la valeur d’un régiment”7.
Anche una recente pubblicazione descrive i luoghi alla stessa maniera: “[…] I piccoli gruppi che riuscirono a passare sull’altra sponda furono ben presto bloccati dal fuoco nemico e l’assalto si arrestò […]. Quando giunse il mattino, sulla riva opposta restava ancora in vita solo un pugno di uomini. […] questa volta riuscirono a far passare dall’altra parte del fiume quasi due battaglioni e a costruire due passerelle sul Rapido. […] Il 22 gennaio il sorgere del sole illuminò una situazione disperata […]”8.
D’altra parte non penso affatto che questa inesattezza del nome sia dipesa da scarsa conoscenza della diversa portata dei due fiumi. Molte carte topografiche, riprodotte nei testi citati e in altri, li riportano con esattezza. Il Gari poi confluendo nel Liri forma il Garigliano, che tanta parte ebbe nelle battaglie di Cassino. Anzi gli Anglo-americani conoscevano molto bene i due fiumi attraverso i rilievi effettuati durante le ricognizioni aeree. Del resto nei passi citati si parla delle maggiori larghezza e profondità del Gari e del fatto che l’esercito proveniente da Trocchio aveva predisposto le barche per attraversarlo e le attrezzature per costruire un ponte.
Opportunamente Silvio Micheli fa una giusta osservazione: […] “Ma il combattimento entrò nel vivo quando la 36a div. Americana (Texas) s’infangò nei campi allagati, pieni zeppi di mine, per raggiungere le rive del Rapido. E per due giorni e due notti tentarono ma invano di portarsi sull’opposta sponda. Come facevano scendere una barca in acqua i tedeschi la centravano in pieno. Il Rapido (così fu sempre chiamato dagli alleati anche nel tratto in cui si gettava nel Gari presso Ponte Marozzo sotto Cassino) a nord e a sud di S. Angelo in Theodice era largo sui 18 metri con una profondità di 2, un poco incassato […]”9.
In effetti la denominazione del fiume, Rapido o Gari, non ha nessuna importanza nella valutazione sull’andamento della prima battaglia.
Le case di S. Angelo in Theodice, disposte parallelamente al Gari per alcune decine di metri, erano alquanto più elevate rispetto al letto della corrente e furono minate per creare dei fortini all’interno delle rovine. Il persistente fuoco dei Tedeschi proveniente dai loro avamposti strategici sulla riva opposta avrebbe dovuto far apparire con estrema chiarezza agli Anglo-americani come perdente la propria posizione ed indurli a desistere dal tentativo di attraversare il fiume per tentare invece altre soluzioni. Fu uno dei vari errori commessi nelle battaglie per superare Cassino, come quello di S. Pietro Infine, o del bombardamento del 15 febbraio di Montecassino, o del 15 marzo di Cassino, o l’imprudente ed ardita prova dei Marocchini di conquistare dal basso Monte Cifalco, scendendo dall’altura che i Valleluciani chiamano Montelungo.
Mi piace concludere questi appunti con una testimonianza raccolta e tradotta da mio nipote Francesco Poggi, ospite per ragioni di lavoro a Pretoria, dove viveva John Siebert Rorich, un ufficiale delle Forze Armate Britanniche: questi fu uno di quei soldati che tentarono invano di attraversare il Gari. Si tratta dell’attestato rilasciatogli dal Comando Generale, che spiega il riconoscimento della croce al merito per il valor militare.
“Unione del Sudafrica Ufficio del Comandante Generale
Unione delle Forze di Difesa. Pretoria (Sudafrica)
Il tenente John Siebert Rorich (226420Y)
Unione delle Forze di Difesa distaccate presso le Forze Armate Britanniche
ha meritato la croce al valor militare.
Nella notte tra l’11 e il 12 maggio 194410, durante il tentativo di attraversamento del fiume Gari, questo Ufficiale era al comando e responsabile degli uomini per organizzare il guado.
L’arrivo ritardato delle truppe d’assalto diede coraggio al nemico che si concentrava e aumentava il fuoco, ponendo la zona di passaggio alla propria mercé. Questa era sotto il tiro dei cannoni pesanti e dei mortai a corta distanza. Due battelli furono distrutti in un colpo solo. Il tenente Rorich, senza esitazione e sotto il tiro di cannoni pesanti attraversò due volte il fiume a nuoto, con una corrente di dodici nodi, e si collegò ad altri due battelli.
Grazie alla sua azione non solo mantenne costante il flusso di truppe, ma incoraggiò ad un duro lavoro i coraggiosi traghettatori che avevano subito, fino a quel momento, pesanti perdite.
Più tardi, quando un battello che trasportava un cannone di medio calibro fu bloccato dalla corrente, ancora una volta questo ufficiale si tuffò e la sua azione fu fondamentale per salvare la vita a tre soldati del suo reparto.
Nel corso di tutte le operazioni l’ufficiale Rorich fu un magnifico esempio di grande levatura sia per le sue coraggiose azioni personali, sia per la sua attitudine al comando e al controllo della situazione in un momento di grande pericolo.
I suoi battelli stavano muovendosi, quando fu dato l’ordine di sospendere l’operazione mentre ancora si sentiva l’urlo di questo ufficiale: «Mandate altri soldati!»
Il tenente Rorich ha dato grande lustro alla Forze Armate Alleate, di cui fece parte.
1 Giovanni Petrucci, S. Elia e il fiume Rapido, Montecassino 2000, p. 37.
2 Fred Majdalany, La battaglia di Cassino, I Garzanti, Milano 1958, p. 76.
3 Associazione Historia, Cassino 1944-1994, Ceprano 1994, p. 30.
4 Arrigo Petacco, La Seconda Guerra Mondiale, Roma Pubblicazione Periodica, p. 1370.
5 Rudolf Böhmler I ‘Diavoli Verdi’ a Montecassino in Cassino ~1944~, Villa S. Lucia 1989, p. 298.
6 Antthony Ferrar-Hockley, Battuta d’arresto a Cassino, Milano Pubblicazione Periodica, p.403.
7 Ministère d’état, Le Corps Expéditionnaire Français en Italie (1943-1944), Paris 1971, p.106
8 Ken Ford, Le quattro battaglie di Cassino, Madrid 2008, pp. 37 e 38.
9 Silvio Micheli, Cassino sotto il fuoco in Vie Nuove, Le Grandi battaglie del ’44, n. 19 7 maggio 1964, p. 35.
10 Pensiamo che l’attraversamento del fiume sia avvenuto non alla fine delle ostilità nel maggio 1944, ma durante la prima battaglia del 20-23 gennaio 1944.
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