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Studi Cassinati, anno 2009, n. 2
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di Paola Di Scanno
Negli ultimi anni insigni studiosi internazionali di epigrafia si sono concentrati su alcuni documenti rimasti a lungo in ombra ed è fiorito un certo numero di studi sull’epigrafia locale e segnatamente su quella della Valle di Comino, colmando una lacuna evidente nello studio delle fonti sulla storia politica, sociale, religiosa, economica e linguistica locale. Grazie all’operato dell’associazione Genesi, a partire dal 2004, sono stati promossi una serie di convegni su “Le epigrafi della Valle di Comino” al fine di valorizzare il patrimonio del nostro territorio e di divulgarne la conoscenza.
Questo sesto convegno, come i precedenti, ha avuto come obiettivo quello di conoscere, tramite le epigrafi esistenti nel territorio cominese, i rapporti storico-culturali tra la città di Atina e le limitrofe città di epoca romana, i rapporti tra la Valle di Comino e i territori circostanti. Al VI convegno, organizzato dall’associazione Genesi in collaborazione con l’Amministrazione Provinciale di Frosinone, la Regione Lazio, il Comune di Atina, la Biblioteca comunale di Atina, il Centro Documentazione e Studi Cassinati, il Centro studi Leonardo, l’associazione Comino, svoltosi il 31 maggio nel salone di rappresentanza del Palazzo Ducale dei Cantelmo di Atina, sono intervenuti studiosi insigni quali Heikki Solin, titolare di Filologia latina presso l’Università di Helsinki, Rosalba Antonini, docente di filologia italica all’Università di Urbino, Roberto Bartoloni, studioso dell’Istituto dell’Enciclopedia Italiana “Treccani”, Carlo Molle, ricercatore di storia antica e archeologia classica, Stefania Patriarca, ricercatrice dell’Università degli studi “La Sapienza” di Roma, e Maria Romana Picuti, Direttrice del Museo dell’Abbazia di Casamari. Il programma, introdotto dal prof. Domenico Cedrone e dalla presidente dell’associazione Genesi Lucia Rufo, ha preso le mosse dall’analisi di documenti reperiti nella Valle di Comino catalogati e inseriti, per la maggior parte, all’interno del vol. X del Corpus Inscriptionum Latinarum, strumento fondamentale per gli antichisti, ideato da Theodor Mommsen, che in questi anni viene aggiornato dall’attenta ed esperta opera del prof. Heikki Solin, autorevole rappresentante dell’Institutum Romanum Finlandiae di Roma e autore di fondamentali studi storico-epigrafici sul Lazio antico. Il dibattito è stato aperto dalla relazione della professoressa Antonini dell’Università di Urbino su “La Tavola veliterna” un testo rinvenuto a Velletri nel 1784, si tratta di una tavoletta databile intorno al III sec. a.C. con iscrizioni in lingua volsca, cioè di quel popolo, appartenente al ceppo osco-umbro-sabellico, che scese attraverso l’Appennino fino alla media valle del Liri, probabilmente nel corso del VII sec., in un’area che comprendeva le città di Sora, Arpino, Fregellae, Aquino, Cassino e Frosinone. La seconda relazione è stata quella del Prof. Bartoloni, valente studioso dell’Istituto dell’Enciclopedia Italiana e autore di vari e interessanti studi fra i quali si possono citare i volumi “Monete di Roma imperiale” (1996), “Monete” (2002) e “Le guerre puniche. Roma contro Cartagine” (2006), qui ha parlato del cursus honorum di un munifico patrono atinate Marcus Tillius Rufus. Con un’analisi acuta dei documenti, Bartoloni fa il punto sulla carriera militare di Rufus che, entrato a far parte delle coorti pretorie nei primi anni del regno di Marco Aurelio e Lucio Vero, ex caliga riesce a scalare i gradini che lo condurranno, come testimoniato da un’iscrizione atinate perduta, scolpita su di un’ara e presente nel CIL X 5064, a raggiungere il comando di una centuria fra i primi ordines della legione XX Valeria Victrix durante la spedizione di Severo e Caracalla in Britannia. Lo studioso di archeologia classica Prof. Carlo Molle, che nel quinto convegno aveva dibattuto il problema della provenienza aquinate del poeta satirico Giovenale, in questo ha relazionato su alcuni documenti epigrafici situati tra Aquino e Interamna Lirenas, l’attuale città di Pignataro Interamna. Rispettivamente si tratta di tre bolli laterizi provenienti dall’area urbana di Aquino, che hanno fornito argomento di riflessione sui produttori di materiale edilizio nel territorio ciociaro in epoca romana, tenendo presente che i bolli sulla ceramica pesante nella Valle del Liri sono raramente reperibili e su alcune iscrizioni del territorio di Pignataro Interamna delle quali una è stata interpretata come miliario rupestre, simile nelle caratteristiche ai miliari presenti nella Valle d’Aosta. La ricercatrice Stefania Patriarca, si è soffermata sull’analisi di tre note epigrafi, trovate nei locali di un magazzino dell’Abbazia, del territorio di Casamari, l’antico municipium di Cereatae Marianae, di cui ha fornito una nuova lettura grazie alla quale emerge il nome di un liberto della gens Pettidia, il testo epigrafico era stato precedentemente studiato da Raffaele Garrucci, dal Mommsen, dal padre Abate Cassoni e, più recentemente, da Silvio Panciera e Antonio Giannetti. La direttrice del Museo dell’Abbazia di Casamari, la prof. Maria Romana Picuti, ha presentato uno studio sul rapporto tra i documenti di Vittorio Giovardi, fondatore della famosa Biblioteca Giovardiana di Veroli, il Ponte di Casamari e le iscrizioni delle epigrafi ad esso connesse ritrovate nell’area di Cereatae. Si tratta di un manufatto di età romana ad un’unica arcata in opus quadratum e perfettamente funzionante fino al 1944, solo a partire dal 2005 è stato inserito in un’area verde dove è possibile visualizzarne la struttura, le iscrizioni e, in sezione, scoprire sovrapposti due diversi piani stradali. L’abate Mauro Cassoni reperì un frammento sotto il ponte di Casamari il cui testo era già stato trascritto dall’erudito Giovardi, che a sua volta scoprì nel corso degli anni nuovi frammenti poi pubblicati nella sua Historia. L’ultimo reperto è stato individuato nel 1993 da padre Alberto Coratti e recuperato nel 2004 tra il materiale di risulta dell’Abbazia. Giovardi nelle sue preziose carte tramanda cinque diverse lezioni del testo delle iscrizioni del ponte, tuttavia, ancora oggi, all’interno della biblioteca Giovardiana di Veroli, sono riemersi documenti utili per lo scioglimento di molte sofferte ipotesi interpretative. Ha chiuso il programma l’intervento del Prof. Heikki Solin su varie testimonianze epigrafiche di Cassino, la città più nota del Lazio adiectum e ricca di un inestimabile patrimonio epigrafico. Le sei epigrafi sulle quali ha posto l’attenzione Solin non recano un testo di natura amministrativa, ma acquisiscono un valore notevole per lo studio della toponomastica locale. Con l’analisi dei toponimi Solin ha sottolineato l’imprescindibile valenza delle epigrafi come strumenti fondamentali per ricostruire la storia sociale della Cassino di età romana. Il dibattito si è concluso con la presentazione degli atti del quinto convegno fatta dal prof. Domenico Cedrone che ha introdotto i temi dei contributi scientifici della nuova pubblicazione soffermandosi in particolare su quelli della Picuti, di Solin, di Carroccia, di F. Cerrone e di C. Molle. Il prof. Cedrone ha sostenuto la necessità di pubblicizzare a livello nazionale un evento culturale di tale portata per un più approfondito studio della storia locale auspicando la realizzazione di un meeting di tre giorni al quale verranno invitati epigrafisti di tutta Italia a partire dall’anno prossimo. Chiunque voglia avvicinarsi all’analisi epigrafica dei documenti del territorio ciociaro non potrà prescindere dall’esame degli atti dei sei convegni epigrafici grazie ai quali sarà possibile un originale e scientificamente organico approccio con la nostra storia
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