.
Studi Cassinati, anno 2008, n. 2
di Maurizio Zambardi
Dopo circa quattro anni ci si è accorti finalmente dell’interesse storico-archeologico dei siti su cui si è intervenuti1. Peccato però che ci si è accorti dell’importanza della struttura solo a lavori completati (anche se, a nostro avviso, non sono quelle che vengono chiamate “absidi” le strutture della chiesa di San Nicola ma ben altro e, comunque, non è questo il problema).
Il tempo sta dando ragione a quanto andiamo da tempo sostenendo! Nel convegno “Vecchio centro di San Pietro Infine: quale futuro?”, tenutosi nel 2005, organizzato dall’Associazione “Ad Flexum”, avevamo sollevato il problema dell’importanza di una corretta impostazione metodologica e procedurale per la giusta valorizzazione dell’antico borgo di San Pietro Infine, distrutto durante l’ultimo conflitto mondiale2. Ricordiamo che al convegno parteciparono architetti, archeologi, storici dell’arte, direttori di musei, docenti di prestigiose Università italiane, rappresentanti dell’Associazione “Italia Nostra”, nonché due neo laureate in Architettura che, oltre ad illustrare il loro lavoro di ricerca storico-architettonico incentrato proprio sulle strutture del vecchio centro, esposero nella sala del Comune, dove si tenne il Convegno, le interessanti tavole grafiche delle due tesi con proposte progettuali di restauro del Vecchio Centro.
Dal convegno scaturirono le linee guida per una corretta metodologia procedurale di valorizzazione e si rilevò l’importanza di non procedere a scavi e spianamenti con mezzi meccanici, ma, anzi, di procedere all’applicazione delle piú avanzate tecniche di prospezione archeologica nelle aree oggetto degli interventi. Dai risultati ottenuti si sarebbe valutata l’opportunità di procedere anche a saggi di scavo archeologico che avrebbero certamente messo in luce le tracce di emergenze archeologiche, in particolare dell’antica chiesa di San Nicola (seconda per importanza dopo quella di San Michele Arcangelo). Che l’area di Piazza San Nicola, con le limitrofe strutture dell’ex frantoio Comparelli, ora sede del “Museo virtuale”, e di altre strutture limitrofe fossero un tempo interessate dall’impianto dell’antica chiesa di San Nicola, (definitivamente ridotta a macerie a seguito del terremoto della Marsica del 13 dicembre del 1915) si sapeva già, anche se non se ne conosceva (e purtroppo tuttora non si conosce) il perimetro preciso; da qui l’importanza di procedere con tutte le accortezze possibili e la giusta cautela.
All’epoca si vollero far passare gli organizzatori del convegno come coloro che volevano creare problemi intralciando gli interventi in programma e, inoltre, si sottovalutarono i problemi che il convegno prospettava.
Ora ci si accorge, dopo aver sprecato un’importante occasione per la conoscenza archeologica e quindi la corretta valorizzazione dell’area, che le strutture su cui si è intervenuti sono di notevole interesse archeologico. Forse ora ci si renderà conto anche dell’interesse archeologico che aveva l’area di antiche sepolture a ridosso della chiesa di San Sebastiano e le tracce in fondazione della Porta d’ingresso al borgo (meglio nota come Porta Tiridana o anche “gliu Purtone”). E forse ora ci si renderà conto anche dell’importanza dell’acquedotto romano della Fonte Maria SS. dell’Acqua, (per meglio intenderci, non quello fortunatamente salvato a ridosso del lavatoio, ma il suo proseguimento. Cioè quella parte dell’acquedotto che ora è divenuto una stradina pedonale a ridosso del vascone del Vecchio Mulino).
Ora dobbiamo solo sperare che quanto accaduto possa far riflettere seriamente sulla necessità di valorizzare il vecchio centro di San Pietro Infine, ribattezzato “Parco della Memoria Storica”, non solo puntando all’evento distruttivo della guerra ma anche all’importanza archeologica che il sito ha, avendo piú di mille anni di storia, e le cui strutture piú interessanti, anche se ridotte a macerie, ancora in parte si conservano. Basta solo saperle riconoscere.
Dell’importanza archeologica del sito si ha conferma anche dal fatto che è stato dichiarato Monumento Nazionale. È questo un primo concreto passo (sia pure tardivo) per la “corretta” valorizzazione del Vecchio Centro – e questo ci fa piacere – anche se, a nostro avviso, non basta. Rimaniamo dell’idea che debba diventare “Monumento Mondiale” e quindi ci auguriamo che ci si adoperi affinché diventi quello che da anni ci si auspica e cioè Patrimonio dell’Umanità e quindi rientrante fra i siti tutelati dall’UNESCO.
1 In riferimento all’articolo: “San Pietro Infine – Scoperti resti dell’antica chiesa di San Nicola”, uscito su “La Voce del Centro Sud”, anno 1, n. 2 (20 giugno 2008).
2 Gli atti del convegno sono in corso di stampa. Per una sintetica relazione del convegno vedi “Convegno a San Pietro Infine sul vecchio abitato” in “Studi Cassinati”, Anno V, n. 2 (aprile-giugno 2005), pp. 139-141.
(131 Visualizzazioni)