2 giugno 1946: l’Italia al bivio A Cassino il 90 % votò per la Monarchia Guido Barbato e il “Vizio totale di mente”

 

Studi Cassinati, anno 2005, n. 3

di Emilio Pistilli

Il 2 giugno 1946 in Italia si svolse il referendum istituzionale per stabilire se il Paese dovesse essere retto ancora dal sistema monarchico o da uno repubblicano. Già il 10 marzo precedente si era votato per la formazione di un nuovo governo: si affermarono la Democrazia Cristiana, il Partito Socialista e il partito Comunista, con una percentuale minima del movimento dell’”Uomo qualunque”. Il 9 maggio il re Vittorio Emanuele III abdicò in favore del figlio Umberto II.
Il 2 giugno il 54,3 % degli elettori si pronunciò per la Repubblica; non mancarono le polemiche e le accuse di brogli elettorali. Dopo questo esito, il 13 giugno, Umberto di Savoia si recò in esilio a Cascais, in Portogallo.
Questa la cronaca scarna dei fatti.
Ma cosa accadde nelle nostre contrade? Sulla falsariga di quanto si verificò in tutta Italia nel periodo preelettorale, nel Cassinate non mancarono episodi di intolleranza e di reciproche accuse violente: la posta in gioco era molto alta. La sinistra locale tuonava dalle pagine del settimanale “Il Rapido”; e di quel tempo ci sono rimaste essenzialmente quelle, salvo brevi spunti di cronaca nei quotidiani – consultabili oggi sì e no nelle emeroteche nazionali – e fogli estemporanei in possesso solo di qualche collezionista.
Il risultato del referendum del 2 giugno nel Cassinate fu a favore della Monarchia in misura quasi plebiscitaria: il 74 %, con punte fino al 96,6 % a Villa S. Lucia, mentre il valore più basso per la monarchia fu registrato a S. Donato Val di Comino con il 17,8 %; ma quest’ultimo valore probabilmente sarebbe molto più basso se non comprendesse anche quello del Comune di Gallinaro1.
Il dopo referendum nel Cassinate fu caratterizzato da accese polemiche, con sconfinamenti ben oltre il limite accettabile in una democrazia (anche se appena nascente). Talvolta si giunse agli improperi più intollerabili.
Ne diamo un esempio riportando qualche passo di un articolo, sempre su “Il Rapido” (13 giugno 1946, pag. 3), a firma di Guido Barbato, dal titolo “Vizio totale di mente” nel quale si commentano i risultati nel Cassinate. Va detto, però, che tal genere di esternazioni non è mai mancato fino ad oggi nelle nostre campagne elettorali. Il principio – esecrabile, naturalmente – secondo cui i voti presi dalla parte avversa sono sempre segno di arretratezza culturale e malcostume, nasce da un sottofondo di intolleranza e da una scarsa abitudine democratica del nostro Paese.
“Il 90 per cento dei vivi di Cassino – scrive Barbato –, con il referendum istituzionale, si è squalificato e si è disonorato di fronte al mondo! [ … ] Il responso delle urne di Cassino genera, relativamente alla notorietà mondiale acquisita dalla Città in ragione del suo Martirio, una diminuzione di stima e di solidarietà da parte di tutti coloro che vedevano nella Città medesima la vittima più straziata della guerra infame.
Ma quel responso segna anche e purtroppo, oltre che un dato statistico di involuzione animale e di abbrutimento (il cane lecca i piedi al padrone che gli rompe le costole con il bastone), anche un inizio inconfondibile e preoccupante dello stato di salute di quella Città sventurata. La malaria ha mietuto tante vittime a Cassino! Molti sono scampati alla morte, ma non agli attacchi della malaria: quasi tutti l’hanno avuta e la tengono tuttora quella tremenda malaria cassinate, che si differenzia, per la sua gravità, dalle altre forme di malaria esenti da infezioni di cadaveri e di carogne; infatti non pochi sono stati ricoverati nei manicomi.
Non si corre quindi il rischio di sbagliare se si afferma che quel 90 per cento di schede monarchiche sia la risultanza dello stato patologico e psicopatico in cui è stata ridotta dalla guerra la popolazione di Cassino.
Perciò dinanzi al Tribunale della Patria che rinasce [ … ] s’invoca, per quel 90 per cento di monarchici, il vizio totale di mente …”.
La bizzarria dell’autore trova riscontro e rilancio in altri articoli del settimanale.
Di tutt’altro tenore, invece, l’ultimo messaggio di re Umberto – il maggiore interessato all’esito del voto – quando fu costretto a lasciare il suolo italiano il 13 giugno 1946: nel protestare contro la decisione del governo di esiliarlo prima del risultato definitivo del referendum, che sarà reso noto solo il 18 giugno, conclude:
“A tutti coloro che ancora conservano fedeltà alla Monarchia, a tutti coloro il cui animo si ribella all’ingiustizia, io ricordo il mio esempio, e rivolgo l’esortazione a voler evitare l’acuirsi di dissensi che minaccerebbero l’unità del Paese, frutto della fede e del sacrificio dei nostri padri, e potrebbero rendere più gravi le condizioni del trattato di pace. Si considerino sciolti dal giuramento di fedeltà al Re, non da quello verso la Patria, coloro che lo hanno prestato e che vi hanno tenuto fede attraverso tante durissime prove”.
A distanza di sole due ore (ore 24.00) il Governo risponde con durezza al proclama di re Umberto con una nota dell’agenzia Ansa, che così conclude:
“I due ultimi periodi del proclama, quello che scioglie dal giuramento e quello che rivolge un saluto ai caduti ed ai vivi sono due periodi superstiti del proclama che Umberto aveva in precedenza preparato per un pacifico commiato. Ameremmo credere che quanto di fazioso e di mendace vi si è aggiunto in questa definitiva sciagurata edizione sia prodotto dal clima passionale e avvelenato degli ultimi giorni. La responsabilità tuttavia è gravissima e un periodo che non fu senza dignità si conclude con una pagina indegna. Il Governo e il buon senso degli Italiani provvederanno a riparare a questo gesto, rinsaldando la loro concordia per l’avvenire democratico della Patria”.
Ma forse la Democrazia da noi non è mai cresciuta adeguatamente proprio perché muore ogni volta nel momento stesso della sua nascita, uccisa, il più delle volte, da coloro stessi che vogliono darle vita.

Monarchia Repubblica
voti % voti %
Acquafondata 434 93,1 32 6,9
Aquino 1.144 84,3 213 15,7
Arce 2.804 75,8 895 24,2
Arpino 3.655 68,3 1.697 31,7
Atina 1.262 45,2 1.529 54,8
Ausonia 1.089 70,9 447 29,1
Belmonte Castello 334 75,9 106 24,1
Cassino 4.697 89,5 551 10,5
Castelnuovo Parano 468 90,7 48 9,3
Castrocielo 659 86,9 99 13,1
Ceprano 1.809 48,2 1.945 51,8
Cervaro 2.699 93,3 193 6,7
Colfelice 894 86,9 135 13,1
Colle San Magno 819 88,9 102 11,1
Coreno Ausonio 336 30,5 765 69,5
Esperia 2.200 76,9 662 23,1
Fontana Liri 1.710 78,4 470 21,6
Pastena 1.150 87,3 168 12,7
Picinisco 789 69,5 347 30,5
Pico 480 26,2 1.353 73,8
Piedimonte S. Germano 912 77,1 271 22,9
Pignataro Interamna 858 77,4 250 22,6
Pontecorvo 4.225 78,4 1.162 21,6
Roccadarce 807 94,4 48 5,6
Roccasecca 2.409 71,5 958 28,5
Sant’Ambrogio 402 65,9 208 34,1
Sant’Andrea 832 95,9 36 4,1
Sant’Apollinare 708 57,3 527 42,7
San Biagio Saracinisco 289 63,4 167 36,6
San Donato Valcomino 522 17,8 2.417 82,2
Sant’Elia Fiumerapido 1.762 66,9 870 33,1
San Giorgio a Liri 802 68,1 375 31,9
San Giovanni Incarico 1.213 69,8 524 30,2
San Vittore del Lazio 984 93,8 65 6,2
Santopadre 1.216 94,3 73 5,7
Settefrati 527 58,0 381 42,0
Terelle 868 86,5 136 13,5
Vallemaio 580 86,1 94 13,9
Vallerotonda 1.520 88,6 195 11,4
Villa Latina 405 46,9 458 53,1
Villa Santa Lucia 846 96,6 30 3,4
Viticuso 372 86,9 56 13,1
Totale 52.491 74% 21.058 26%

I dati qui riportati sono stati raccolti da Luigi Serra in I Savoia a Cassino e nel Cassinate dal 1861 al 1983, Tipogr. Pontone, Cassino 1985.

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