EDITORIALE

 

Studi Cassinati, anno 2005, n. 3

Quel travagliato – tragicamente travagliato – periodo della nostra storia nazionale che va dal 1943 al dopoguerra inoltrato, che ha visto noi Italiani perdere una guerra, mutare alleanze, dividerci per cause opposte, accettare – o subire – un trattato di pace che, a ben leggerlo, è un trattato di mortificazioni e di imposizioni, è stato scritto e riscritto con connotazioni dapprima univoche poi a mano a mano sempre più messe in discussione. Le certezze della “storiografia ufficiale” – a volte vera e propria sicumera – sulle nostre responsabilità e sulle colpe di una parte di noi, si vanno sfumando all’insegna di una più obiettiva lettura dei fatti. Ma anche tale tendenza è stata bollata da alcuni storici come “pericoloso revisionismo”.
La storia (anzi, la Storia) che verrà, quando si saranno sedimentati sentimenti e risentimenti, scevra da condizionamenti politici e di parte o semplicemente emotivi, dovrà per forza farsi carico di tutte le componenti che hanno determinato quel periodo e valutarle in base ad un’analisi complessiva di fatti, persone, e movimenti politici e di pensiero. Allora il giudizio dello storico, se giudizio ci dovrà essere, dovrà tener conto del rapporto tra i fatti tramandati e la loro fonte, nella consapevolezza, però, che la fonte puó essere distorta o addirittura falsa, frammentaria e incomprensibile. Quante volte abbiamo dovuto constatare tale fenomeno nei resoconti di molti storici circa i fatti avvenuti sul nostro territorio! Per tutti si veda il bombardamento dell’abbazia di Montecassino (c’erano i tedeschi all’interno?) o il salvataggio del prezioso archivio monastico operato dai tedeschi (è stato un tentativo non riuscito di furto?), o il rapporto tra i tedeschi occupanti e la popolazione locale (sono stati rispettosi o violenti?) o, infine, gli stupri di massa dei marocchini (c’è stata la responsabilità dei francesi?).
Si è detto che la conoscenza del passato ci aiuta a comprendere meglio il presente; ma sappiamo tutti che gli interessi per il passato sono influenzati dai problemi del presente per cui io “comprendo il passato mediante il presente” (Marc Bloch, Apologia della storia, Einaudi, 1969); allora le aspre divisioni nostrane del presente potranno mai farci comprendere obiettivamente quel passato ancora così vicino? Allora affidiamoci alla saggezza di Tacito: “Falsa tempore ac spatio vanescunt” (Annales, 2,82).

e. p.

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