Rinvenimenti ceramici protostorici e romani su Montelungo di Mignano e Vallevona

 

Studi Cassinati, anno 2005, n. 1

di Ugo Furlani*

I siti archeologici di Montelungo

Montelungo. Il sito
Nel dicembre 1995, lo scrivente raccoglieva materiale ceramico frammentato, in superficie, sulla sommità della quota 258 e nel dicembre 1996, di quota 351 di Montelungo, l’altura posta a nord del prossimo abitato di Mignano, nell’Alto Casertano . Montelungo così denominato per la forma allungata in sistema con le alture latera.
li, è un modesto rilievo roccioso, aspro e spoglio, che sbarra la depressione di Mignano ed è posto a cavaliere della strada n. 6, la Casilina, e della ferrovia Napo1i-Cassino, che lo percorrono lateralmente. La prolungata dorsale è orientata nord-ovest, sud-est e presenta, procedendo verso nord, quote di crescente altezza, da cima 258 a cima 351, alternate a depressioni allungate trasversalmente alla struttura. L’altura, con fondo fessurato carsico, offre in superficie i calcari grigi del Cretaceo superiore, fase Turoniana, fossile guida la conchiglia equivalve “pecten” .

Quota 258. I rinvenimenti protostorici
Sul versante settentrionale di q. 258, in prossimità della sommità e a ovest della contigua q. 253, la messa a coltura di pianticelle di pino nell’opera di rimboschimento del monte ha portato alla luce nelle sacche di terriccio nerastro antropico incluse tra le fragliate rocce affioranti, un centinaio di frammenti ceramici raccolti nel dicembre 1995. I reperti possono ricondursi a recipienti di media e piccola dimensione, olle nella più parte, una ciotola e una scodella   Frammenti, d’impasto medio compatto e ben cotto, appaiono privi di inclusivi litici presenti al più, in minute e rare particelle.
Il colore delle superfici esterne, nella più parte lisciate a stecca, è bruno rossastro scuro, quelle interne sono di colore brunastro mentre l’impasto è bruno nerastro. I frammenti dei recipienti sono costituiti da orli piatti, cordoni decorati a impressione digitale e da fondi a spigolo, arrotondato e diritto. Il sito non presenta tracce di strutture murarie difensive o di resti dell’abitato.

Quota 253. I rinvenimenti di età romana
Va indicato il rinvenimento sulla contigua quota 253 ancora dovuto ai lavori di rimboschimento, di abbondante materiale ceramico nella più parte costituito da frammenti di embrici e di tegole e, rari, di vasi di epoca romana imprecisata, presumibilmente riferibile all’esistenza sulla quota di un posto militare di avvistamento a controllo del sottostante passo sulla Via Latina. Eventuali resti murari possono essere andati distrutti, nel corso dei lavori di apprestamento sulla quota, del piazzale monumentale.

Quota 351. I rinvenimenti protostorici
Nel dicembre 1996, sulla quota 351, la cima più elevata a settentrione del monte, sono stati raccolti in superficie su un breve ripiano posto alla base meridionale del roccione di sommità  messi in luce dal dilavamento, alcune diecine di frammenti di età protostorica. I fittili raccolti sono riferibili a recipienti di media e piccola dimensione, olle nella più parte, una scodella . I frammenti d’impasto spesso e pressocché privi di inclusivi, presentano superfici esterne, per lo più lisciate, di colore bruno rossastro di tonalità diverse e l’interno bruno nerastro come l’impasto. I frammenti dei recipienti sono rappresentati da orli piatti, cordoni decorati a impressione digitale e da fondi piatti a spigolo vivo.

Una struttura megalitica di tipo dolmenico a quota 343 sud di monte Lungo
Strutturalmente, la tipica tomba megalitica a “dolmen”, a base quadra, consisteva in grandi lastre litiche infisse verticalmente nel suolo a sostegno di un grande lastrone di copertura, ricoperto da un tumulo di terra o sassi. Il “dolmen” appare in area europea verso la fine del IV millennio e trova, in precedenza, larga diffusione in Palestina, nella Valle del Giordano e nella piana del lago Hula, nella regione giordana del Golan, intorno al Mar Morto e nel Neghev (Bibl. d). La struttura individuata sulla sommità di Quota 343 sud del monte si discosta dalla forma tipica del “dolmen”. La struttura è costituita da un masso di copertura privo di tracce di lavorazione, di forma romboidale, di 1 metro ca. per lato, alto ca. 50 cm., con orientamento nord-sud, poggiante sulle estremità appuntite di tre massi di sostegno in posto. All’interno della cavità centrale appare infisso, nel suolo rossiccio compatto, un monolite in pietra rossastra levigata estranea alla morfologia carsica del monte, alto ca. 40 cm. dal suolo e di forma vagamente troncopiramidale. Mancano in Italia e più in particolare nel Salento meridionale ampiamente interessato dalla presenza di monumenti megalitici, elementi di raffronto con la struttura di Montelungo. Una qualche rispondenza potrebbe andare cercata nel tipo di “dolmen” diffuso nella piana del lago Hula, in Palestina, dove sono state localizzate diverse aree con concentrazioni di monumenti di struttura simile, la maggiore delle quali è quella prossima al kibbutz Shamir che conta oltre cento “dolmen” .

Conclusioni
I ritrovamenti ceramici segnalati sulle cime di Monte Lungo, pur se modesti per entità e per la qualità dei reperti, tuttavia assumono una qualche importanza quando si consideri che per la prima volta nel Mignanese sono venute alla luce testimonianze materiali che indicano una presenza umana nella Protostoria. E interessa anche la collocazione dei siti di rinvenimento rappresentati da brevi ripiani posti su quote impervie e scoscese dominanti un varco importante per il controllo del territorio che devono avere reso inutile l’erezione di opere difensive permanenti. I due complessi ceramici rinvenuti sulle senti sui castellieri del Carso giuliano e riferiti al Bronzo recente (1300-1100 a.C.). Dei rinvenimenti è stata data notizia, in via preliminare, nel corso del Convegno di studio tenutosi a Mignano l’8 febbraio 1997, a cura della Soprintendenza Archeologica di Napoli sul tema “La scoperta archeologica di Mignano e la valorizzazione del territorio” e nel Notiziario Campano della Rivista dell’Istituto di Scienze preistoriche di Firenze. Il materiale protostorico è stato affidato dall’Amministrazione Comunale di Mignano alla sede casertana della Soprintendenza, i reperti di età romana sono stati depositati presso la Stazione Carabinieri di Mignano. Riguardo alla struttura litica di quota 343 sud di Monte Lungo permangono le incertezze interpretative sulla sua natura ed attribuzioni.

Reperti di età romana a Vallevona su monte Maggiore
Nel dicembre 1955, nella valletta di Vallevona, sulle pendici di Monte Maggiore, lo scrivente raccoglieva in superficie, all’attacco del sentiero che si diparte dalla rotabile Mignano-Rocca d’Evandro, diretto a quota 513 del monte, frammenti di embrici e di tegole, cocci informi di vaso tra pietre quadrangolari rozzamente squadrate con tracce di malta, di presumibile età romana.
Ad una ventina di metri a sud est, si colloca un lacerto di muro cementato e frammenti di embrici in superficie.
Il materiale fittile è stato depositato presso il Municipio di Rocca d’Evandro e ne è stata data notizia alla Soprintendenza di Caserta.

bibliografia
a – Istituto geografico Militare, Venafro, Caserta al 50.000, Firenze, 1909
b – G. Dal Piaz, Lezioni di Paleontologia, vol. I, ed. Cedam, Padova 1959, pp. 179-181
c – E. Anati, I monumenti megalitici. La Palestina prima degli Ebrei, vol. II, Milano 1963, ed. Il Saggiatore, pp. 319-323, tav. 59
d – D. Caiazza, Archeologia e storia antica del Mandamento di Pietramelara e di Monte Maggiore, Atti Convegno Studi, S. Angelo d’Alife, 1987, pp. 46-70
e – U. Furlani, Monte Lungo, Mignano, Caserta, Rivista di Scienze preistoriche, Istituto Italiano di Preistoria e Protostoria, Notiziario, Campagna, Neolitico e metalli, Firenze LI – 2000-2001, a pg. 512

* Archeologo di Gorizia, già ispettore onorario delle Soprintendenze delle Venezie di Padova e Trieste, socio collaboratore dell’Istituto di Preistoria e Protostoria di Firenze, ha partecipato a numerose campagne di scavo in

 

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