INCREMENTO DEMOGRAFICO in CAIRA, frazione di Cassino, NELL’ARCO DI UN MILLENNIO

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Studi Cassinati, anno 2004, n. 4

di Sergio Saragosa

Per redigere questo incompleto quadro dello sviluppo demografico, registrato dalla popolazione di Caira attraverso un arco di tempo che abbraccia circa 8 secoli, ho attinto notizie dai documenti esistenti nell’Archivio di Montecassino e in quello di Caserta, relativi all’antico nostro paese. Alcuni dei citati documenti sono stati d’anime e annuali o mensili censimenti anagrafici, altri ancora sono documenti di vario genere.
Per quanto concerne il ‘900, per mancanza di documenti, ho dovuto far ricorso alla memoria delle persone più anziane del paese, con dati purtroppo approssimativi, mentre per il periodo attuale ce ne sono di precisi e dettagliati nei minimi particolari, negli appositi uffici comunali.
La prima notizia documentata sulla consistenza della popolazione del Casale di Caira risale all’anno 1288, quando l’Abate Thomas ordinò una inquisizione anche nel Villaggio di Caira e dalle note ad essa relative risulta che gli abitanti, a quel tempo, erano poco più 200. Il villaggio, quindi, poteva contare circa cinquanta famiglie che vivevano in case fatte di pietra, legno e fango e con il tetto di rami, foglie e varia altra vegetazione. I vestiti erano sicuramente ricavati dalle pelli degli animali che venivano allevati (pecore e capre) e lo stesso materiale serviva per confezionare le calzature. Siccome la terra coltivabile era una piccola parte rispetto a quella di oggi, è facile presumere che anche l’alimentazione era a base di latte e suoi derivati e di ortaggi, oltre alla carne fornita dagli animali allevati.
Il numero degli abitanti del Casale di Caira sembra estremamente esiguo, paragonato a quanti ne conta oggi, ma in realtà non era tale se si considera che alla stessa data città come Roma e Napoli avevano rispettivamente circa 30.000 e 45.000 abitanti. Anzi è da considerarsi abbastanza consistente se si tiene conto che fino a qualche decennio prima la lunga guerra tra Federico II e il papato aveva causato nella zona lutti e rovine, che avevano coinvolto anche gli abitanti del villaggio di Caira.
Da questo documento e da altri dell’epoca (atti di vendita e di donazioni), si conoscono anche nomi e cognomi completamente diversi da quelli in uso oggi e che erano: Berardus Joannis, Johannes de Cemento, Benedictus Donnellus Vestiarii, Pandulfus Nicolai Petri de Odorisius, Basilius de Bona, Benedictus de Pandulfo, Todelanda de Gerardo, Johannes de Pepo, Johannes de Lande, Pandulfo Cinnami, Petrus de Bisanto, Ado Johannis, Benedictus Fundani, Johannes de Sellecta, Benedictus Golitie Stephanus de Ansi, Riccardo de Babuco, Benedictus Piczilli ed altri ancora.
Pochissimi erano i cognomi in uso ancora oggi e tra essi troviamo, ad esempio, Rosso e Fiore.
A quei tempi i terreni erano in gran parte di proprietà dell’abbazia di Montecassino e venivano concessi a determinate condizioni ai coloni che spesso provenivano da altre zone della penisola, come successe dopo le devastazioni dei Saraceni che lasciarono quasi deserti i villaggi intorno a Montecassino e questo spiega l’origine diversa di alcuni cognomi. In seguito ad avvenimenti vari (invasioni, guerre, terremoti, carestie), i coloni cercavano di scrollarsi di dosso le imposizioni cui erano soggetti e, per brevi o lunghi periodi, credevano di aver acquistato una certa indipendenza dall’abate. Siccome quello di cui stiamo parlando fu uno di questi periodi, segnato dalle continue guerre tra impero e papato, tornata finalmente la pace, gli abati con le inquisizioni pensarono bene di ritornare in possesso dei benefici di cui godevano. Le inquisizioni furono effettuate nei più sperduti villaggi alla presenza di alcuni membri nominati dalle Universitas (comuni) ed interrogando le persone più anziane del luogo in ordine ai diritti del monastero e agli obblighi a cui erano tenuti i sudditi.
Mentre per il XV° e il XVI° secolo non è stato possibile reperire notizie sulla consistenza della popolazione per mancanza di documenti, grazie ad un atto notarile redatto nell’anno 1668 e conservato nell’Archivio di Stato di Caserta, è stato possibile sapere che in quell’anno gli abitanti del Casale di Caira, allora però unito a quello di Farignola (l’odierno Monacato), erano ancora un po’ più di 200. Siccome quell’atto fu firmato da 17 rappresentanti del paese a nome di tutti gli altri, è stato possibile verificare che ormai i cognomi erano quelli odierni e cioè Saragosa, Fardelli, Roscillo, Nardone, Vecchio, ecc…
Guerre, carestie, alluvioni, epidemie e terremoti avevano frenato l’aumento demografico e, per secoli, la popolazione, salvo forse leggere punte, non aveva subito variazioni. Anche per questo periodo bisogna considerare che la consistenza della popolazione che comprendeva anche i pochi abitanti del casale di Farignola, precedentemente andato distrutto, era ragguardevole, considerando che diversi altri fiorenti villaggi della valle erano completamente scomparsi.
Appena 32 anni dopo, e cioè il 12 maggio dell’anno 1700, la popolazione di Caira contava 243 abitanti, come risulta dallo stato d’anime redatto dall’economo curato don Benedetto Cioffo. Gli stati d’anime venivano redatti già da tempo dai curati, ma pochi sono quelli che riguardano Caira, ancora reperibili nell’Archivio di Montecassino.
Da questo documento si desumono i cognomi delle 47 famiglie che vivevano nei due Casali di Caira e Farignola e che erano nell’ordine: de Lorenzo, de Miele, de Mundo, de Nardone, de Pittillo, de Russillo, de Sarragosa, de Vecchis, de Velardis, Parola, Soave e Varone. I maschi erano in tutto 121 e le femmine122, quindi c’era perfetto equilibrio tra i due sessi. Due soli erano i bambini di età inferiore ad un anno, mentre solo tre adulti avevano 70 anni. Delle 47 famiglie, ben 13 avevano il cognome de Nardone e 11 erano quelle dei de Miele.
Da alcuni documenti relativi a questo periodo si desume che la condizione di vita degli abitanti del Casale di Caira era buona e che era sensibilmente migliorato il loro modo di vestire e che anche le abitazioni, alcune delle quali a due piani, erano diventate più accoglienti, come è annotato in un documento che presenta le caratteristiche della città di S. Germano nei primi anni del ‘600.
Nell’anno 1742, come risulta dal Catasto Onciario voluto da Carlo III, gli abitanti di Caira erano sensibilmente aumentati e il loro numero assommava a 292.
Ai cognomi già esistenti si aggiungevano quelli di d’Alessandro, del Duca, di Manno, di Pierlo,di Rienzo, Fragnuolo, Grosso e Schiavi.
Rispetto allo stato d’anime del 1700 rimane inalterato il rapporto tra maschi e femmine, aumentano le famiglie con il cognome Miele a discapito dei Nardone, aumenta il numero dei bambini di età inferiore ad un anno e una persona raggiunge gli 80 anni. Analizzando i cognomi delle mogli degli abitanti di Caira sposati, si nota che diverse di esse provenivano da S. Germano, da Terelle, da S. Elia, da Pignataro, da Belmonte, da Cervaro e addirittura da Sezze. A questo punto viene anche da dubitare della veridicità dell’antico adagio” Mogli e buoi dei paesi tuoi”.
Negli anni successivi si nota un sensibile aumento della popolazione del Villaggio di Caira che nel 1769 conta 345 abitanti, 389 nel 1774 e addirittura 501 nell’anno1785, come registrato accuratamente dagli economi curati don Antonio Raja per il primo documento e da don Rejnato Picano per i due successivi. Ciò sta a dimostrare che le attività lavorative (agricoltura e pastorizia), svolte dagli abitanti di Caira, soddisfacevano ancora pienamente le loro esigenze.
Per quanto riguarda la condizione della popolazione di Caira in questo secolo, inoltre, basta scorrere l’elenco dei beni posseduti e riportati nell’Onciario del 1742 e quelli di cui disponeva la chiesa di S. Basilio, come dichiarato nell’inventario redatto da don Alessandro Cugino appena una decina di anni dopo, per rendersi conto che la condizione degli abitanti, se non veramente florida, era comunque abbastanza buona.
Fino alla fine del secolo, come risulta da un documento relativo al progetto di restaurazione della chiesa di S. Basilio, sia la condizione generale che il numero degli abitanti, appena superiore ai 500 nel 1798, rimasero inalterati.
Agli inizi del secolo XIX°, con la venuta di Giuseppe Napoleone e con l’assegnazione di S. Germano al Distretto di Sora, iniziò un brutto periodo per gli abitanti di Caira e non solo per essi. Guerre, epidemie, carestie e terremoti, causarono un vero e proprio degrado, testimoniato a più riprese da diversi documenti dell’epoca.
Per l’anno 1808 esiste un documento che riporta solo i nati, i morti e i matrimoni celebrati, paragonandoli a quelli avvenuti fino a 4 anni prima e cioè al 1804. Ad esempio, furono celebrati solo 4 matrimoni rispetto ai 6 del 1807 e ai 9 del 1805, mentre i nati furono 23, inferiori quindi ai 28 del 1807 e del 1805.
Riguardo all’anno successivo (1809), sempre nell’Archivio di Stato di Caserta, c’è un documento relativo al numero della popolazione di tutti i paesi del Circondario di S. Germano, dal quale risulta che Caira contava 498 abitanti, con il solito quasi perfetto equilibrio tra maschi e femmine e 2 economi curati. In quello stesso anno S. Germano contava 4596 abitanti, Pignataro ne contava 1608, S. Elia 2966 e S. Angelo 921.
Nell’anno 1810, nel mese di dicembre, la popolazione di Caira era ancora diminuita e contava 487 abitanti. In questo documento compare per la prima volta la voce “mendici” e risulta che essi ne erano 10, di cui 6 maschi e 4 femmine. Da esso risulta anche che i morti furono 7 tra gli adulti e ben 15 tra i “fanciulli prima dei 7 anni”. Questi due dati sono sintomatici delle difficoltà a cui avevamo già accennato.
Un altro documento che riporta la consistenza della popolazione di Caira risale all’anno 1819, quando gli abitanti erano 501. Per tutti gli anni successivi a questo, nei documenti dell’Archivio di Caserta, i dati relativi a Caira sono riportati complessivamente insieme a quelli di S. Germano, tranne che per l’anno 1845 con 700 abitanti e il 1856 che segnò l’ammontare della popolazione al numero di 800. Ma siccome queste ultime due notizie sono state ricavate da documenti vari, non espressamente a carattere di indagine demografica ufficiale, risulta quindi impossibile fare delle considerazioni particolari.
In questo lasso di tempo, e cioè fino al 1865, i documenti consultati raccontano di chiesa crollata, di penuria di acqua, di malattie, di raccolti scarsi, di miseria, di impossibilità nel provvedere a corrispondere la quota annuale che permetteva al curato di risiedere in paese. In sintesi, un quadro disastroso che non ha niente a che vedere con quello di alcuni secoli prima.
Nell’anno 1819 S. Germano contava 5219 abitanti, mentre nel 1856 la popolazione era arrivata a contarne 8359 con i suoi Casali, tra cui quello di Caira. In quegli anni nei campi si coltivavano grano, granone, biada, legumi e canapa e gli strumenti agricoli usati erano la zappa, la vanga e l’aratro. Proprio nell’anno 1819, ad esempio, 3000 erano le persone che lavoravano i campi nel territorio di S. Germano.
Nel periodo di tempo di cui stiamo parlando (prima metà dell’‘800), con l’avvento di Giuseppe Napoleone, con la Legge 8-VIII-1806, n. 132, la provincia di Terra di Lavoro, con capitale S. Maria di Capua, veniva divisa in 3 Distretti: S. Maria, Gaeta e Sora. Ognuno di questi distretti venne poi diviso in Circondari giurisdizionali. Il Circondario di S. Germano, del Distretto di Sora, comprendeva S. Elia, Caira, S. Ambrogio, S. Angelo, S. Apollinare, Pignataro e Vallefredda. Con leggi successive furono apportate a questo stato di cose delle variazioni con lo spostamento anche della capitale che fu portata prima a Capua e poi definitivamente a Caserta. E’ comunque da rilevare che fino all’anno1807 Caira ebbe autonomia amministrativa, quindi per un brevissimo lasso di tempo, ma già nel 1811 risulta nuovamente come Casale di S. Germano.
Non è stato possibile conoscere con esattezza il numero degli abitanti di Caira alla fine dell’800 e agli inizi del ‘900 ma, a ricordo degli anziani, doveva aggirarsi intorno ai 1000 individui. Di circa 1500 abitanti doveva essere la consistenza, invece, prima dello scoppio del secondo conflitto mondiale, sempre secondo la stima degli anziani del paese. Questo lento ma costante aumento registratosi dall’inizio della seconda metà dell’Ottocento fino allo scoppio della seconda guerra mondiale, sta a dimostrare che la condizione socio economica del paese, anche se non poteva considerarsi molto buona, era comunque tale da assicurare agli abitanti un tenore di vita che consentiva il suo graduale aumento. Certo, la risorsa principale della gente era sempre costituita dall’agricoltura, che aveva subito un discreto miglioramento rispetto al secolo precedente, sia come tecnica che come quantità di terreno a disposizione, seguita dall’allevamento del bestiame. Erano nate, intanto, le prime botteghe di falegnami, calzolai e sarti ed erano aumentate le rivendite di generi alimentari e le cantine; si era intensificata ogni forma di piccolo commercio e si incominciava a notare qualche professionista. In sintesi le cose andavano leggermente meglio, anche se non si poteva parlare di una vera agiatezza.
Nei primi decenni del dopoguerra si verificò una stasi dell’aumento demografico e, successivamente, una vera flessione dovuta al sensibile fenomeno dell’emigrazione. Poi, gradatamente, la popolazione ha ricominciato ad aumentare e, negli anni 2000, con la costruzione delle case a schiera e del complesso del quartiere delle case popolari, si è attestata intorno alle 2200 unità.
Attualmente, con riferimento alla data del 14/10/2004, gli abitanti residenti in Caira assommano a 2105, come risulta in dettaglio dal documento qui a lato.

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