Studi Cassinati, anno 2003, n. 3
di Maurizio Zambardi
Qualche anno fa, durante una delle mie ricognizioni archeologiche nel territorio di San Pietro Infine, capitai nei pressi di un casolare conosciuto con il nome di “Masseria De Rossi”. Avevo già visitato il luogo da ragazzo quando mi ero ritrovato ad accompagnare un anziano pastore del paese in una passeggiata alla ricerca di asparagi di montagna. Benché già da allora nutrissi interesse per la storia locale, le mie scarse conoscenze in campo archeologico non mi permisero di fare alcuna considerazione sulla struttura, che comunque mi affascinò. Notizie storiche, con riferimento a strutture similari in zona
Si ignora, almeno per il momento, la data esatta di costruzione della masseria, anche se si puó affermare, come detto, un primordiale impianto di epoca romana, forse appartenente ad una villa rustica. Ciò in ragione del fatto che il territorio circostante è costellato di numerosi altri resti appartenenti a strutture di epoca romana quali ville rustiche, cisterne4 ed anche acquedotti5. La struttura con ipotesi sulle strutture antiche
Il terreno è posto in lieve declivio, per cui i costruttori dell’impianto primordiale resero piana l’area interessata dalla costruzione con un terrazzamento artificiale. Attualmente l’ingresso alla tenuta avviene da est, mentre le aperture che consentono l’accesso al casolare sono poste a ovest, rivolte cioè in direzione del paese di San Vittore. a terra mentre va rastremandosi verso l’alto per assumere una forma grossolanamente troncoconica somigliando ad un solido geometrico simile ad un tronco di cono. dislivello del terrazzamento a monte. L’ambiente sottostante la seconda rampa, caratterizzato da una volta a botte realizzata con pietrame di piccola pezzatura, aveva certamente anch’esso funzione di stalla. Sulle pareti interne del volume che svetta dal caseggiato, quello cioè del corpo centrale, sono ancora visibili le aperture utilizzate per l’allevamento dei piccioni.
In tutta l’area analizzata affiorano dal terreno, specie quando è arato, pezzi di pavimento in spicatum realizzato con mattoncini disposti a “spinapesce” ed anche frammenti di ceramica a vernice nera e ceramica da cucina, di epoca romana. |
Le foto e la planimetria sono dell’Autore |
1 I1 recinto, in opera poligonale della seconda maniera, è formato da due bracci che partono poco al di sopra dello strapiombo e man mano che si sale tendono ad avvicinarsi fino a congiungersi nella parte alta con un altro recinto a forma irregolare posto in sommità e che racchiude tutta la parte più alta dello sperone. All’interno sono ancora visibili i resti di un’antica chiesetta dedicata a Sant’Eustachio con a fianco una cisterna circolare. A pochi metri dalla pseudo- abside della chiesetta s’innalza un ammasso roccioso, che, per come è posizionato e sagomato, fa ipotizzare una sua funzione di un certo rilievo in epoca sannitica: si tratta, forse di un altare pagano. 2 Anche se si puó essere facilmente ingannati dal nome dei proprietari del fondo, appunto la famiglia De Rossi. 3 Nel vallone vi è una caverna naturale che fu utilizzata anche come rifugio durante la guerra. 4 Gaetano Lena, Scoperte archeologiche nel Cassinate, Cassino, 1979, pag. 26. 5 Maurizio Zambardi, Acquedotto romano viene alla luce a San Pietro Infine, in “Studi Cassinati”, Anno II n. 2 (giugno 2002), pp. 87–91. 6 Arch. Stor. Di Montecassino, La Terra S. Benedicti nei disegni ad acquerello di Marcello Guglielmelli (1715–1717), Montecassino, 1994, pp. 68–71. 7 Masia Don Giustino, S. Pietro Infine e la sua protettrice Maria SS. Dell’Acqua, Cassino, 1964, pp. 22–27. 8 A tal riguardo ringrazio l’avv. Eduardo Brunetti per avermi concesso di poter rilevare la struttura. 9 I locali ricordano ancora i nomi di alcuni di questi pastori: Giovanni Pacitti e Vincenzo Crolla. 10 Domenica Nardelli, figlia di Angelo e Caterina Matera, racconta che partì sposa proprio da lí nel 1949. est delle piccole e strette feritoie poste piuttosto in alto rispetto alla quota pavimentale. Sulle pareti interne non vi sono tracce di intonaco, anche perché risulterebbero superflue per delle stalle, mentre quelli superiori, cioè quelli abitati, sono tutti intonacati e forniti anche di camini. I solai sono realizzati in legno. Al piano superiore si accede da una scala esterna in pietra formata da due rampe: la prima consente di superare anche il dislivello del terrazzamento a monte. L’ambiente sottostante la seconda rampa, caratterizzato da una volta a botte realizzata con pietrame di piccola pezzatura, aveva certamente anch’esso funzione di stalla. Sulle pareti interne 11 Nel territorio di San Pietro Infine, oltre a questa cisterna, fin’ora inedita, ve ne sono altre quattro, di cui tre pubblicate da Gaetano Lena in “Scoperte archeologiche nel Cassinate” Cassino, 1979, ed un’altra individuata e rilevata dallo scrivente (molto probabilmente di epoca medievale), sita in località “Castellone”, che è in corso di pubblicazione su “Itinerari Sampietresi”, Volume I, a cura dell’Associazione Culturale “Ad Flexum” di San Pietro Infine. |
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