Studi Cassinati, anno 2002, n. 3/4
di Emilio Pistilli
All’inizio del secolo scorso era in atto una controversia sulla proprietà della sorgente Capo d’Acqua di Cassino tra alcuni privati ed il Comune. Le famiglie Fusco, Ponari, Grimaldi e la chiesa di S. Giacomo – la cappella che sorgeva presso l’attuale doppia curva della via per Caira, proprio lungo la via S. Giacomo: distrutta dalla guerra non è stata più ricostruita – reclamavano diritti di eredità sulle sorgenti e sul loro utilizzo.
A contestare tali diritti per conto dell’amministrazione comunale, guidata dal sindaco Antonio Martire (sindaco dal 1901 al 1910) intervenne l’assessore ai Lavori Pubblici, l’avvocato Caio Fuzio Pinchera – che sarà sindaco di Cassino dal 1910 al 1919 -. Il Pinchera raccolse documentazione dagli archivi di Montecassino e di Napoli e ne fece una relazione al consiglio comunale nella seduta del 26 febbraio 19271. Il documento basilare fu la trascrizione di una rivela dei beni del monastero, dell’anno 1534 relativa alla contrada S. Michele, fatta dall’archivista cassinese D. Ambrogio Amelli, su richiesta dell’assessore, in data 26 novembre 1906. Il territorio in questione era divenuto una “difesa” (dotata, cioè, di particolari garanzie) di Montecassino grazie al privilegio del cardinale Giovanni De’ Medici del 3 agosto 1494.
Quei beni furono espropriati con le leggi eversive della feudalità (1806-1807) e acquistati dal generale francese Luigi Furse Compaire2, che ne divenne proprietario in seguito all’ordinanza del 5 giugno 1811 emessa dal cavaliere Giacinto Martucci, commissario ripartitore di Terra di Lavoro3. Il Compaire era venuto al seguito di Giuseppe Bonaparte ed ebbe in assegnazione il feudo di S. Michele al prezzo irrisorio di 15.000 ducati come compenso per le paghe arretrate spettantigli4. Successivamente la proprietà passò a Giovanni Andrea Deslandes con atto notarile del 27 aprile 1816 e da questi, per diritti successori, alle sorelle Antonietta Molle, moglie del generale de Muralt, e Pasqualina, moglie di Nicandro Marselli5. Infine il feudo fu diviso tra i coloni con strumento del 18 febbraio 1863 del notaio Martorelli6.
Il documento appare oggi importante soprattutto per gli elementi toponomastici che in gran parte riconducono a quelli ancora conservati popolarmente ma scomparsi dalla toponomastica ufficiale.
« R. Archivio di Montecassino.
Nella RiveIa dei beni della difesa Chiamata S. Michele intercetera, si legge: Rivela de’ beni, che il sagro Real Monastero di Monte Casino possiede sulla difesa chiamata di S. Michele separata ed indipendente dalli territorii delle Università confinanti. Si nota che detta Difesa confina colli erritorj delle Università confinanti di S. Germano, Cervaro, Vallerotonda e S. Elia, e li confini che la circondano sono li seguenti. Dalla parte di Cervaro il fossato di S. Maria d’Ascenso per la serra del monte di detta S.ª M.ª d’Ascenso, e prosiegue per le serre del monte chiamato della ‘Ntera sino al luogo della Pretracquara la quale è quatriconfinio tra Cervaro, Vallerotonda, S. Elia e la difesa di S. Michele, e di là continuando per le serre di detti Monti della ‘Ntera e confinando colla Università di S. Elia, passa per le carbonere e cala al Colle dell’Airola e di là alla strada che da S. Germano va a Vallerotonda e sale al Monticello chiamato il Montano, che è triconfinio tra S. Elia, S. Germano, e la difesa di S. Michele, e continuando il confine di S. Germano passa per li limiti della selva di Erasmo Iannelli, e Francesco Fusco, che fu del quondam D. Gio. Luigi Ricciardi, denominata di Capodacqua, restando le sorgenze di Capo d’Acqua dentro la Difesa di S. Michele, e poi confina colli beni della chiesa di S. Iacopo di S. Germano e con quelli di Andrea e quondam D. Tommaso Ponaro salendo alla serra della Castagna e passando per il colle della Pinchera seguitando il confine di detti Ponaro, cala al fossato della Pinchera donde sale all’argine di detto fosso, e confina per detto argine colla selva di Peola, di Erasmo Patini, e tirando al fosso che divide detta selva di Peola confina colla selva ed oliveto di Filippo Ranaldi, e poi colla via pubblica, che va a Chiusavecchia ed indi coll’oliveto di Gio. Galasso, successivamente coll’oliveto delle monache di S. Scolastica di S. Germano e poi con quello di Erasmo Patini sino all’argine del fosso dello Sprumaro, seguitando a confinare con gli oliveti di Maria Antonia vedova di Bernardino Marrone di Cervaro, di Gio. Battista di Antonio Grillo, di S.ª M.ª Maggiore di Cervaro, di Giovanna Caira, di Cesare Risi, di Michelangelo Marrone, di Giovanni Fusaro, e di Narda Curto per quello che fu di Marco Parola e cala a detto Fossato di S.ª m.ª di Ascenzo primo confine.
Dentro detta Difesa il Monastero tiene li seguenti beni. Un Palazzo con atrio, cortile, Chiesa, fontana di acqua sorgiva, orti, magazzini, stalla, cucina, e due appartamenti di stanze abitabili superiore ed inferiore con altri comodi, quali serve per il Monaco destinato alla cura de’ beni del Monastero ivi esistenti. [I] Territorio arborato, e vitato attorno a detto Palazzo di tomola 10 incirca, chiamato il Pastino del Rettore con fontana d’acqua sorgente chiamata la favorita, quale dedotte le spese di coltura, ed altre da fertile ed infertile rende ogni anno ducati sei. II. Territorio seminatorio di tomola trenta chiamato la masseria, che dedotte le spese rende ogni anno da fertile ad infertile ducati nove. III. Territorio, seminatorio di tomola 50 nel luogo detto Gagliardo rende ogni anno da fertile ad infertile ducati quindici. IV. Selva nelli luoghi detti la Starsa, Gagliardo, Capodacqua, vaccareccia, Colle della Castagna, Sorbo e la Selvotta di tomola 170, rende ogni anno da fertile ad infertile ducati dodici.
Il presente documento venne copiato dall’originale esistente in questo R. Archivio e fattone confronto concorda. In fede di che appongo il solito suggello del mio ufficio rogato e requisito, e mi sottoscrivo – Montecassino 26 novembre 1906 – Ambrogio M. Amelli, Archivista ».
1 La lunga relazione, della quale la questione Capo d’Acqua era solo un capitolo, fu pubblicata nel volumetto Risanamento della Città di Cassino – Conduttura di acqua potabile – Riordinamento delle fognature, Napoli 1907, a firma dello stesso autore.
2 In un primo tempo la rettoria di S. Michele, comprendente la difesa Antera e la tenuta Le Starze, era stata assegnata ad Antonio De Nicola per 154.000 ducati (la difesa Antera) e a Filippo Gaudioso per 150.000 ducati (la tenuta Le Starze); ma poi fu aggregata al dominio privato del Re, che la vendette al generale Compaire; L. Fabiani, La Terra di S. Benedetto, III, Montecassino, 1980, pag. 40.
3 L. Fabiani, op. cit., pagg. 66-67.
4 Fraja Frangipane, Giornali 1815, (6 dicembre), Archivio di Montecassino.
5 C. F. Pinchera, Risanamento, cit. pag. 25.
6 Ibid.
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